Rfi ha valutato 95 milioni una partecipazione che per la Francia vale
solo 500mila euro.
Quel che in Francia vale 500 mila euro, in
Italia vale 95 milioni. Una differenza clamorosa, un rapporto di uno a
190 che nessuna differenza di principi contabili sembra in grado di
giustificare. Quella differenza di valutazione sta bloccando la nascita
della società mista italo-francese che dovrà sostituire Ltf per
costruire e gestire il tunnel di base della Torino-Lione. Una vicenda
imbarazzante che crea in queste ore discussioni e scontri nei ministeri
romani.
Tutto nasce
dalle scelte contabili delle ferrovie italiane nel 2007. Fino ad allora
infatti il valore di Ltf era lo stesso di qua e di là delle Alpi. La
Lyon-Turin Ferroviarie era stata costituita nel 2001 con un capitale
sociale di 1 milione di euro ed era posseduta per metà dalle ferrovie
francesi e per metà da quelle italiane. Ciascuno aveva una
partecipazione del valore di 500 mila euro. Nel 2007 il colpo di scena:
le ferrovie italiane iscrivono a bilancio il valore della partecipazione
di Ltf a 95.121 milioni di euro. Quel valore è rimasto tale fino ad
oggi, come si deduce dal bilancio 2013 di Rfi. All'epoca le
ferrovie sostennero che l'incredibile aumento di valore era stato
deciso per osservare i principi contabili imposti dalla legge italiana.
In sostanza, calcolando diversamente il di una stessa cosa, quel che in
Francia vale mezzo milione in Italia ne vale 95.
La circostanza sta
creando non pochi problemi. Il 7 ottobre scorso infatti la Francia ha
annunciato di voler affidare al suo ministero del Tesoro la quota del 50
per cento della nuova Ltf che costruirà e gestirà il
supertunnel. Dunque lo Stato francese pagherà 500 mila euro alle
ferrovie d'oltralpe, esattamente il valore della partecipazione.
Analogamente dovrebbe fare il Tesoro italiano. Ma Rfi si mette di
traverso perché se ottenesse, come dovrebbe, i 500 mila euro dallo Stato
italiano, svaluterebbe di quasi 95 milioni la sua partecipazione
creando un buco, tecnicamente una minusvalenza, nel bilancio. Così da
settimane il braccio di ferro tra Tesoro italiano e Rfi sta bloccando
l'operazione.
Al di là dei riflessi che
la storia finirà per avere sulla vicenda Tav, resta il fatto
singolarissimo che si possa moltiplicare per 190 il valore di un bene e
iscriverlo così a bilancio. Una stranezza sulla quale si preannunciano
non poche polemiche.
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