sabato 17 settembre 2011

pc 17-18 settembre - fiat termini imerese: uova lanciate da operai in protesta contro concessionaria

La notizia di ieri del rinvio dell'incontro a Roma con il ministro allo sviluppo economico Paolo Romani fa inasprire la protesta degli operai fiat di Termini Imerese che non ci stanno


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FIAT: TERMINI, PROTESTA DAVANTI CONCESSIONARIA A PALERMO


PALERMO Sit-in di protesta degli operai Fiat di Termini Imerese davanti alla succursale della casa automobilistica in via Imperatore Federico, a Palermo. Circa duecento manifestanti si sono radunati mentre era in corso la presentazione della nuova Lancia Y. Si é registrato anche un lancio di uova contro alcune vetrine della concessionaria. Da sei giorni i lavoratori, preoccupati per il loro futuro occupazione, protestano ed hanno organizzato ripetuti blocchi stradali e ferroviari, l'ultimo proprio ieri. (ITALPRESS)


http://www.siciliaonline.it/ultimora/cronaca/
































pc 17-18 settembre - DAL SEMINARIO PROLETARI COMUNISTI, REPORT SU ASSEMBLEA FABBRICHE E LOTTE OPERAIE

A fine agosto, nel corso del seminario di Proletari comunisti, si sono tenute due assemblee sulla situazione nelle fabbriche e le lotte operaie e sui movimenti di opposizione politica (No Tav, studenti, immigrati, antirazzismo, ecc.).
Pubblichiamo ora un resoconto sintetico della prima assemblea.. Nei prossimi giorni pubblicheremo l'altra.

Nel corso della assemblea sulla situazione nella fabbriche sono intervenuti diversi operai e abbiamo invitato uno dei tre compagni Fiom licenziati alla Fiat Sata di Melfi, Marco Pignatelli, con cui l'incontro ha preso di fatto la forma di un'intervista.
Cominciamo da questa.


Proletari comunisti - Abbiamo seguito tutta la vicenda dei 3 operai licenziati alla Fiat Sata, e anche nei mesi e anni prima siamo stati sempre con il cuore, con la testa, con la nostra presenza e lavoro alla Fiat di Melfi, dai “21 giorni” fino a tutta la mobilitazione contro questi licenziamenti.
Quest'anno la Fiat è diventata ancora di più che in passato il cuore del nuovo fascismo padronale, che ora viene legiferato dalla manovra del governo che vuole esplicitamente rendere norma il fatto che ci possono essere deroghe al CCNL e allo Statuto dei Lavoratori, a partire dall’art. 18; così facendo, quindi, diventa legge di Stato il piano Marchionne.
La Fiat perciò rappresenta il punto centrale dello scontro tra operai e fascismo padronale, non solo dal punto di vista dell'attacco, ma anche da quello della risposta di classe necessaria.
Il No al referendum è andato oltre le aspettative a Pomigliano e a Mirafiori. Alla Fiat Sata non ci sono in gioco posti di lavoro, come a Pomigliano e Mirafiori, ma ciononostante qui ci sono stati scioperi esemplari per compattezza degli operai, per l'unità realizzata al di là delle appartenenza alle sigle sindacali. Questo l'ha capito bene Marchionne che ha voluto licenziare alla Fiat Satai 3 operai di cui 2 delegati, uno Rls, a riprova della diversità della Fiat Sata e dello spettro che l'azienda, ma non solo, anche i sindacati filopadronali e il governo vogliono esorcizzare: quello dei 21 giorni. Se i licenziamenti sono un attacco durissimo, sono però anche una reazione al clima e al potenziale di lotta della Sata.
La fase finale della vicenda processuale ha visto il rovesciamento dela decisione del giudice di primo grado e sancito che non c'era comportamento antisindacale, benchè i licenziamenti siano illegittimi. La stessa sentenza contiene un attacco ideologico dato che dice che gli operai sono colpevoli di insubordinazione e di aver offeso i capi, quando qualsiasi operaio potrebbe raccontare delle offese pesanti che i capi rivolgono agli operai.

Marco - Nelle prossime settimane sarà presentato il ricorso contro l’ultima sentenza e occorreranno non meno dialtri 5-6 mesi per una nuova sentenza. Quella che sentiamo alla fabbrica è la paura che i nostri licenziamenti hanno prodotto, nonostante sia chiaro che sono illegittimi. La Fiat sta anche organizzando un reparto confino, riservato a iscritti Fiom combattivi e a operai RCL. Sembra essere tornati a prima dei 21 giorni, ma ancora sappiamo se anche oggi succederà qualcosa del genere.
Marchionne secondo me ha paura a fare anche a Melfi un referendum tipo Pomigliano e Mirafiori, non tanto perché teme di perderlo ma perche ha paura di cosa farebbe il 50% che voterebbe no.
Il piano Fiat è un piano di dismissioni, ne sono consapevoli e d'accordo governo, cisl, uil e lo stesso apparato cgil. Circa la Fiom, Landini cerca di mantenere duro, pur con dei limiti, e io sono dell’opinione che Fiom e sindacati di base debbano sotterrare vecchie ruggini per superare le divisioni e fare massa
Per il resto credo personalmente che sia tempo di andare a Roma e restarci. E' un'idea che sta frullando a molti, anche se è molto difficile, perchè quà il governo non come in Spagna. Ma io non vedo come qualcosa di diverso possa farci ottenere risultati. La Cgil proprio questo vuole evitare, per questo convoca manifestazioni locali per il prossimo sciopero, temono che qualche decina di migliaia di persone possa prendere un'iniziativa clamorosa.
Circa la nostra vicenda, la risolveranno presto i giudici, non vedo come possano ignorare le tante prove che dimostrano che il nostro licenziamento era orchestrato, con il consenso degli altri sindacati e anche di qualcuno della stessa Fiom. Vogliamo che ci sia un inchiesta su questo.

Pc - abbiamo avuto l'impressione, le stesse registrazioni lo dimostrano, che una parte del sindacato sia stato utilizzata come spionaggio con un’operazione premeditata di guerra sotterranea. Lo stesso ruolo giocato da 'Panorama' sembra simile a quello giocato nell'inchiesta giudiziaria del 2006 che ha cercato di colpire i compagni di proletari comunisti, dello slai cobas per il sindacato di classe e 4 operai Sata, ne è una dimostrazione.

Marco - Sicuramente questa come quella sono state operazioni studiate. Ho il sospetto che esponenti del sindacato ne siano coinvolti, si emarginavano gli iscritti, delegati validi e combattivi, o si cooperava con l'azienda per emarginarli......

Pc - tu dici che questo potesse essere parte di quella cosiddetta operazione “antiterrorismo” per colpire ieri i lavoratori più combattivi e, oggi all'interno della stessa Fiom, selettivamente, Barozzino, Lamorte e te?

Marco - credo proprio si sia trattato di una sorta di vendetta per quelli conosciuti come i più attivi.

Pc - anche il processo è stato anomalo. Dopo la campagna di 'Panorama' abbiamo visto sindacalisti andare a testimoniare contro di voi, quindi a sancire il passaggio a sindacati che collaborano con azienda e Stato per colpirvi.

Marco - non solo sindacalisti di cisl, uil, fismic...

Pc - se possiamo definire l'inchiesta del 2008, una controrivoluzione successiva alla ribellione dei 21 giorni, possiamo definire il vostro licenziamento una controrivoluzione preventiva?

Marco - penso di si. Se vediamo i fatti, la Sata è l'unico posto in cui si applica l'Ergo Uas. L'Ergo Uas che vuole Marchionne elimina ogni tempo di riposo, si passa dall'8% all'1% del tempo di lavoro, eliminato con la scusa che la posizione in piedi elimina il fattore di sforzo e quindi elimina la necessità del riposo. In termini di produzione si passa da 72 auto all'anno per operaio a quasi a 100. Roba che manco i cinesi fanno!
Con i capi, io ho dimostrato che materialmente non era possibile fare tutte le operazioni che dicevano loro e come dicevano loro. Secondo loro da inizio a fine giornata si dovrebbe impiegare lo stesso tempo, come fossimo macchine senza cervello Il risultato, oltre malattie e problemi di sicurezza, è anche una bassa qualità del prodotto.

Pc - l'Ergo Uas si applica anche alle operaie, che sono il 30%.?


Marco
- certo! Anzi, dato che secondo loro semplifica le operazioni e riduce lo sforzo, pretendono che tutti possono farlo, anche chi ha problemi.

Pc - ma questo sistema aumenta anche la forza degli operai, perchè se riesci a bloccare anche solo una linea fermi tutta la produzione. Ecco perchè occorre creare una situazione in cui scioperare sia impossibile, ecco perchè gli serve una fabbrica fascista, in cui tutti sono un tutt'uno corporativo e il pensiero, l'insubordinazione operaia è di per qualcosa da vietare. Secondo anche le parole della sentenza lo stesso sciopero diventa da sanzionare perchè “incrina il rapporto di fiducia”.
Dalle parole che dicevi su Roma e sullo sciopero traspare la coscienza che le manifestazioni tradizionali non bastano più. C'è coscienza di questo in fabbrica?

Marco - tutto dipende dalla forza che hai in fabbrica, dal tipo di delegati che hai.

Pc - questo è prodotto anche del fatto che i meccanismi di rappresentanza selezionano delegati che non fanno i “delegati”. Se, magari, si avviasse un nuovo ciclo di lotte, questo creerebbe anche la necessità di nuove rappresentanze operaie.

Marco - questo è vero non solo per le rappresentanze operaie, ma anche per la stessa rappresentanza politica.

Pc - si capisce quindi che occorre che anche gli operai oggi tornino ad avere un loro partito. Prima di Marchionne, il governo stava già dalla parte dei padroni. Ora col fascismo padronale, è come se la Fiat impone leggi e decisioni al governo. Quindi solo formalmente le decisioni sono imposte da chi è eletto dal popolo, ma chi ha eletto Marchionne? Questo accresce la necessità di costruire un partito “operaio” che rappresenti gli interessi degli operai.
Altro punto. Perché non è stato fatta un manifestazione nazionale a Melfi, ad esempio, per i processi? Non pensi sia un errore lasciare i processi agli avvocati, anche bravi e onesti?

Marco - Il problema è che spesso non si è riusciti a mobilitare neanche tutti i delegati.

Pc - Vediamo che c'è “grande disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente”.
Ma tornando alla questione della Fiom e dell’unità sindacale. Una domanda: con chi ci dovremmo alleare? La Fiom è quella dell’attuale segretario Fiom Basilicata, De Nicola o la Fiom dell’ex segretario Cillis che oggi collabora con l’azienda? Siamo stati a Roma il 16 ottobre abbiamo gridato sciopero generale e contestato la Camusso e ci siamo trovati contro il servizio d’ordine Fiom/cgil; gli studenti il 14 dicembre hanno assediato il Parlamento e Landini li ha sconfessati. ecc. Vogliamo capire che cosa dobbiamo fare? Qualcuno ce lo deve chiarire e gli operai Fiom hanno responsabilità in questo.
E' arrivata l'ora che gli operai Fiom impongano che la Fiom faccia quello che dice? Perchè a Melfi la Fiom dice che vuole andare a Roma e a Dalmine, all’Ilva, per es. non se ne parla nemmeno. E' fondamentale essere chiari oggi su che cosa vogliamo fare: scioperiamo per bloccare il paese? Ci prepariamo ad affrontare la polizia? Scioperiamo per restare in “sacco a pelo” a Roma? Ci vuole responsabilità, chiarire se si sta con la Cgil della Camusso o con i lavoratori che lottano, Se risolviamo questo, la situazione è davvero eccellente.
Resta poi la questione, uno sciopero generale cambia o no i rapporti di forza nelle fabbriche? Resta il problema di una linea Fiom e anche di parte dei sindacati di base che puntano soprattutto sui ricorsi legali, mentre nelle fabbriche non si ottengono veri risultati da anni. Fino a quando? Credo che se vogliamo metterci a lottare insieme, dobbiamo decidere di parlare la stessa lingua.

Abbiamo approfittato della presenza di compagni dello Slai cobas per il sindacato di classe di altre città, Bergamo, Palermo, Milano, Ravenna, per fare poi il punto dell'attività in vista di un autunno che si presenta molto ricco, sia sul fronte delle lotte nelle fabbriche contro i piani del padronato, che della lotta al governo.

Dalmine
Un compagno operaio della Dalmine di Bergamo ha detto: Noi operai di proletari comunisti abbiamo subito capito il carattere dell'attacco, il fascismo padronale, in cui i padroni in proprio impongono un sistema in cui il conflitto non è ammesso. E per noi la risposta deve essere quella di operai che si organizzano in partito.
Durante la campagna referendaria alla Fiat di Torino abbiamo cercato di portare con forza la denuncia del fascismo padronale. Alle portinerie però c'erano anche quelli di Fim e Uilm e questo è stato secondo noi un limite in questa battaglia, perchè non sono state viste e inquadrate per quello che realmente sono: forze del padrone, non parte del dibattito nel campo degli operai.
Un altro limite della Fiom è quello di aver puntato principalmente sul ricorso legale alla Fiat. Noi siamo sempre ai processi, alla Sata come a Torino, per sostenerli in ogni caso; è la Fiom che non sempre vi ha partecipato, così come non ha fatto di questi processi, a Torino come a Melfi, se non sui giornali, un fatto nazionale, mobilitando le fabbriche.
Anche rispetto all'accordo siglato dalla CGIL il 28 giugno, la risposta di Landini, è stata ancora quella dei ricorsi, via che è inadeguata. Ma anche settori dei sindacati di base su questo non hanno una coscienza diversa.
Alla Dalmine, che pure è una fabbrica in cui c'è stata in passato più resistenza, oggi le cose non vanno bene; i sindacati confederali usano l'accordo Pomigliano o Mirafiori per dire che da noi, dove parti di questo accordo sono già passate senza scontri, tutto va bene
Anche da noi ora cercano di imporre modifiche dell'organizzazione del lavoro, tipo Ergo Uas: controlli computerizzati sulle operazioni svolte da ogni operaio, e si cerca di trattare ogni minima resistenza come una ribellione.
Tutto questo ci deve far capire che ci sono tutte le condizioni per la ripresa delle lotte e l'esperienza passata ci dimostra che se riusciamo a lottare uniti, vincere.
Un esempio di questo è stata la lotta degli operai immigrati della logistica, pagati ancora a cottimo, che dopo giorni di blocco e sciopero, hanno ottenuto risultati economici, ma soprattutto, una rappresentanza voluta dai lavoratori, non scelta dall'azienda. Quello che si è ottenuto è il rispetto dei minimi contrattuali, per questo oggi bisogna mettere in campo la forza degli operai in tutti i posti di lavoro.

Pcnon è chiaro se la Dalmine sia effettivamente in crisi, oggi molte fabbriche si dichiarano in crisi ma in realtà della crisi approfittano.

Operaio Dalminela situazione è che negli anni precedenti in fabbrica avevamo fatto record di produzione. con la crisi, l'azienda ha voluto approfittarne per far “pulizia” di chi dalla fabbrica voleva andarsene a spese della cassa integrazione. Quando annunciarono 1000 esuberi su 3000 non c'è stata un'esplosione di lotta.
Esiste un vasta rete di controllo clientelare gestita principalmente dalla Fim, che avviluppa gli operai, tutto un sistema di gratifiche, anche minime che ha diffuso tra gli operai l'ideologia di subordinazione ai padroni.
Esiste anche alla Dalmine una differenziazione di due tipi di operai, giovani ed anziani, che non è solo differenza di generazione, ma anche di contratto, livello salariale ecc.

Termini Imerese e Fincantieri
Un compagno di Palermo ha affrontato le questioni Termini Imerese e Fincantieri.
Per gli operai di Termini Imerese c'è stato il prolungamento della cassa integrazione fino a fine settembre. C'è attesa di come andrà a finire, anche circa ipotetici nuovi acquirenti.
Un errore è stato che all'annuncio della chiusura da parte di Marchionne non c'è stata nessuna ribellione. Nessuna soluzione prospettata ha mai garantito un futuro plausibile per tutti gli operai.
L'ultima soluzione è l'ADR motors, piccola fabbrica molisana, che produce per la cinese Chery. Ma non ci sono le idee chiare tra i lavoratori. I sindacati lavorano ancora insieme, e la loro linea è rivolgersi a Lombardo e alla Regione Sicilia, linea che non ha dato finora nessun risultato.
Pensiamo che da qualche parte ora verrà la scintilla.
Ala Fincantieri la situazione può diventare simile. La notizia di una possibile chiusura è stata accolta dagli operai con rabbia, scioperi di diversi giorni e blocchi anche duri, quasi alla maniera degli operai di Castellammare che si sono conquistati un periodo di respiro grazie alla durezza della loro lotta, in questo caso è stata una commessa che ha rinviato la chiusura e ha interrotto l'inferno della CIG.
Il nostro lavoro è far sì che questo rinvio serva a preparare la ripresa delle lotte e non la chiusura.

Ilva
All'Ilva di Taranto la cassintegrazione si è per ora chiusa, ma nell'indotto la Cigs si va trasformando in mobilità e quindi in licenziamento per migliaia di operai.
Anche all'Ilva ci sono stati gli interinali licenziati, ma non hanno ben maneggiato la loro lotta, affidandosi sempre e comunque agli stessi sindacati che avevano firmato gli accordi e che li avevano svenduti, puntando al massimo sulla mediazione di Vendola.
Nel frattempo gli infortuni in fabbrica sono ripresi, gli operai vengono spinti a far parte del blocco sociale pro-Riva nel conflitto che oppone Riva alla città per la questione ambientale; non c'è ancora, come è stato a Genova, una lotta in cui gli operai hanno fronteggiato la parziale chiusura della fabbrica inquinante, conservando il posto di lavoro.
Il fascismo padronale nell'Ilva, dove ha iniziato la carriera Palombella segretario nazionale della Uilm, è da tempo una realtà, anche se in chiave soft. Certo la scintilla può sempre scoccare, ma fino a quando non ci sarà ribellione nei confronti dei sindacati di regime non sarà facile. Su questo noi dobbiamo nell'autunno concentrare le nostre forze.

Disoccupati Organizzati
I Disoccupati Organizzati di Taranto sono nati proprio per rompere la catena disoccupazione/clientelismo/corruzione che domina a Taranto come in tutto il sud. Abbiamo condotto lotte dure, con scontri, occupazioni, cui hanno cercato di rispondere con la repressione e l'intimidazione attraverso denunce , multe, ecc; ma anche con un tentativo insidioso e condotto da molte parti per dividerci con manovre, illusioni, ecc.. Ma non ci sono riusciti. la lotta è continuata e i disoccupati organizzati resistono. Abbiamo in città raccolto un consenso solidale molto vasto, ma dobbiamo raccogliere altri risultati concreti, perciò la lotta sta continuando.
Abbiamo fatto molte lotte ma anche proposto, attraverso un Convegno, soluzioni concrete per il lavoro attraverso la raccolta differenziata porta a porta, dove tutti ci hanno dato ragione.
Ciò che abbiamo ottenuto è dovuto alla forza di un gruppo compatto, organizzato dallo Slai cobas per il sindacato di classe.
La questione centrale è che questa battaglia ha imposto la “lista di lotta”, questo manda a tutti i disoccupati il messaggio della lotta e dell'organizzazione.
Rispetto agli operai, tra i disoccupati c'è una situazione più difficile, mancano luoghi oggettivi di aggregazione quotidiana, ma nello stesso tempo non c'è il peso sul collo del ricatto padronale e del licenziamento, anche se non mancano intimidazioni giudiziarie e repressione.
I risultati, anche piccoli, ci sono, ma solo se ci si organizza in proprio, fuori dai sindacati ufficiali.

Precari delle Cooperative sociali.
A Palermo i precari delle coop sociali che lavorano nelle scuole all'assistenza dei disabili su appalti della provincia si trovano in un'alternanza tra precariato e disoccupazione, senza diritto a sussidio perché sospesi nei periodi in cui non lavorano. Attualmente la situazione è ancora peggiorata, a causa di appalti sempre più brevi gli hanno tolto anche il contratto a tempo indeterminato e infine gli portato il licenziamento, e poi dopo la lotta la cassa integrazione.
La nostra lotta ha interrotto una tradizione di trattative con sindacati di comodo, di incontri segreti a cui i lavoratori non partecipavano, mentre con noi sale sempre una delegazione di lavoratori.
La lotta dura, a fronte di sempre maggiori tagli, è riuscita comunque a salvaguardare i posti di lavoro, finora. La nostra logica è stata quella dell'assedio, fargli sentire il fiato sul collo, una rottura della tranquillità del Palazzo ottenuta grazie alle clientele, con ruolo di garante dei sindacati confederali.
Da ultimo abbiamo ottenuto continuità grazie a una forma che ci siamo inventati di progetti extrascolatici, che hanno ottenuto anche l'appoggio dei familiari dei ragazzi.
Le piccole conquiste danno coraggio ai lavoratori ma anche possono afflosciare la lotta, e per questo è necessario una costante lotta ideologica tra i lavoratori contro l'accontentarsi e le illusioni.
Con gli operai di fabbrica si è creato un certo legame, ad es con alcune operai mariti di operatrici organizzate con noi, a volte dicono “dobbiamo fare come lo slai cobas”. Altro momento di contatto è stato dato dalla concomitanza di una delle più forti iniziative alla Prefettura per un tavolo della vertenza precari con una giornata di lotta nazionale della Fincantieri, con reciproco scambio di solidarietà tra operai e precari.
Abbiamo anche avviato un tentativo di creare un coordinamento precari, molto importante perchè da fiducia ai lavoratori e li aiuta a uscire dal loro ambito ristretto e alzare la testa.

venerdì 16 settembre 2011

pc 16 settembre - A Ravenna il comune di centrosinistra risponde con sgomberi e denunce all'emergenza casa per gli immigrati



Per due volte in pochi giorni la polizia ha sgomberato un Hotel, un parco e un'ex concessonaria, usati come ricoveri dagli immigrati, cacciandoli e facendo partire le denunce contro di loro.
Invece di predisporre strutture per permettere l'alloggio gratuito a chi non ha i mezzi economici per farne fronte, compresi coloro che sono in possesso del permesso di soggiorno per motivi umanitari, l'amministrazione di centrosinistra sceglie la strada della repressione, tutta a vantaggio degli speculatori immobiliari e, in un caso (quello dell'ex concessonaria), dello stesso comune. Ancora una volta un problema sociale trasformato in ordine pubblico, come è stato con lo sgombero del presidio dei senza casa sostenuto dallo Slai cobas per il sindacato di clesse a luglio scorso, campagna di lotta per la casa che ripartirà la settimana prossima. Ma qui, al problema-casa si aggiunge quello della politica antimmigrati perseguita da questa amministrazione. Infatti è su questo terreno che il sindaco-sceriffo Matteucci difende la linea del bastone della sua amministrazione con la richiesta di aumentare il numero di poliziotti e carabinieri in città.

dai quotidiani locali:

Nuovo blitz all'hotel Trieste, c'erano undici clandestini

giovedì 15 settembre 2011

Questa volta erano in undici. L'albergo Trieste non trova pace: in un nuovo blitz delle forze dell'ordine, sono stati fermati undici extracomunitari che occupavano abusivamente la strtuttura, già sgomberata altre due volte.
Gli extracomunitari hanno divelto la muratura apposta alle finestre per evitare loro l'ingresso nelle camere e le hanno nuovamente trasformate in dormitorio.
Fino a questa mattina, quando, oltre alla presenza dei titolari dell'hotel, sono intervenuti carabinieri, polizia di Stato, guardia di finanza e polizia municipale.

L'ex concessionaria d'auto come dormitorio per extracomunitari

giovedì 15 settembre 2011

Nella prima mattinata di oggi le Volanti hanno effettuato un controllo di questa via Romea all'interno di un fabbricato in disuso, utilizzato nel recente passato come concessionaria di auto, per verificare l'eventuale presenza abusiva di cittadini stranieri.
Infatti sul retro dell'edificio gli agenti hanno rintracciato due stranieri di cui uno, di 23 anni e di nazionalità tunisina, risultava in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato dopo i recenti sbarchi di Lampedusa, mentre l'altro risultava sprovvisto di documento d'identità.
In Questura, dopo gli accertamenti , è emerso che il tunisino annoverava vari precedenti per i reati di rissa e occupazione abusiva di stabili o edifici, mentre il secondo giovane senza documenti, veniva indicato con una età di 16 anni.
Il ragazzo che, al momento del controllo, aveva declinato ai poliziotti generalità diverse da quelle reali, è stato denunciato per false attestazioni a Pubblico Ufficiale sulla propria identità personale e, unitamente all'altro connazionale, per occupazione abusiva d'edificio e, dopo le formalità di rito, è stato affidato a un centro di accoglienza cittadino.
Il proprietario dello stabile verrà invitato ad adottare i correttivi per evitare ed impedire che lo stabile venga usato come alloggio di fortuna da parte di persone che non ne hanno titolo.
La Questura invita i proprietari di stabili in disuso a segnalare alla Polizia eventuali arbitrarie intrusioni per i provvedimenti del caso.

pc 16 settembre - Tagli ai lavoratori mentre aumentano le spese militari!



Un articolo di Silvia Cerami, da L'Espresso, documenta l'enorme finanziamento all'industria bellica nazionale da parte di questo governo (dimenticando però di fornire i dati dell'interventismo "umanitario" del centrosinistra in Iraq, nell’ex Jugoslavia e in Afghanistan, nascondendo il carattere di continuità bipartisan del rafforzamento dell'apparato militare dello stato imperialista italiano).

"Ottanta milioni di euro di spese militari al giorno, pari a 500 dollari pro-capite. Oltre 600 generali, 2 mila e 700 colonnelli, 13 mila ufficiali, quasi 26 mila sottoufficiali e ben 70 generali di corpo d'armata, più del doppio dei corpi d'armata: una massa sterminata di dirigenti con ricchi stipendi a guidare un numero sempre più esiguo di soldati...."
"secondo i documenti ufficiali, il volume finanziario complessivo a disposizione del ministero della Difesa è pari a 20 miliardi e 494,6 milioni di euro, nel 2011, a 21 miliardi e 16 milioni di euro, nel 2012, e a 21 miliardi e a 368 milioni di euro, nel 2013. Ma una parte consistente delle spese per l'acquisto degli armamenti è iscritta nei bilanci del ministero dello Sviluppo economico. A quanto ammontino i "fondi-stampella" dello Sviluppo economico le carte ufficiali però non lo dicono: sono circa 900 milioni per il 2011, rispetto ad almeno 1.200 milioni degli anni precedenti, secondo una stima che circola tra esperti della difesa".
"L'elenco è ricco: l'ultima trance del programma per il caccia Eurofighter costerà all'Italia 5 miliardi di euro, senza considerare i 13 miliardi di euro già pagati. Poi ci sono gli otto aerei-robot Predator senza pilota da comprare per la cifra di 1,3 miliardi di euro. E ancora i 100 nuovi elicotteri militari NH-90 che peseranno sulle nostre tasche 4 miliardi di euro.
E non manca la difesa via mare, con due sommergibili che saranno acquistati per 915 milioni e 10 fregate "FREMM" da ottenere per soli 5 miliardi di euro: quest'ultimo è l'unico programma silurato dalla manovra che ha "affondato" quattro delle navi.
Ma il capitolo più impressionante è quello della digitalizzazione: Forza Nec, una rete di comunicazione satellitare che unirà i mezzi di terra, mare e cielo in un solo network. Solo la progettazione costa 650 milioni, quanto alla spesa complessiva è stimata intorno ai 12 miliardi. Servirà mai a qualcosa?
C'è chi sostiene che non siano spese ma investimenti, che creano un ritorno in occupazione qualificata e ricerca tecnologica. Ma in una stagione di tagli a servizi primari per i cittadini, questo bilancio bellico da superpotenza appare mostruoso. E se la nostra industria militare ha vissuto una stagione d'oro - con blockbuster sui mercati come il veicolo tattico Lince o l'elicottero d'attacco A-129 Mangusta - la cronaca giudiziaria racconta come i contratti abbiano alimentato un sistema di potere parallelo.
Vicende come l'accordo panamense con sei pattugliatori navali "donati" a Panama grazie all'intercessione di Valter Lavitola nella sua veste di consulente Finmeccanica. Un regalo da cinquantina di milioni di euro che è stato prontamente inserito nelle maglie di due decreti per il rifinanziamento delle missioni all'estero: ... con il costo di un solo cacciabombardiere F-35 si potrebbero realizzare 183 asili nido in grado di accogliere settanta bimbi, con stipendi per insegnanti compresi. Insomma un solo jet risolverebbe il problema delle liste di attesa negli asili nido solo a Roma o potrebbe garantire l'indennità di disoccupazione a 15.000 precari".

pc 16 settembre - conferenza a madrid 8 ottobre




Conferenza a Madrid





PROLETARI DI TUTTO IL MONDO , UNITEVI!


CONFERENZA INTERNAZIONALE DI MADRID


8 OTTOBRE 2011


E’ nostro compito lavorare per unire i Partiti e le Organizzazioni del Movimento Comunista Internazionale e come parte del Movimento Rivoluzionario Internazionalista (MRI), per apprendere e applicare i fondamenti del maoismo, il Potere che si conquista e difende con la guerra popolare e schiacciare il piano dell’imperialismo degli accordi di pace, il cretinismo parlamentare e i suoi servi del nuovo revisionismo.


VIVA IL MAOISMO, ABBASSO IL REVISIONISMO!

GUERRA POPOLARE FINO AL COMUNISMO!



Movimento Popolare Perù 2011

pc 16 settembre - tra i NOCS un branco di luride bestie, protette dalle alte gerarchie e dalle autorità dello stato


Le prove degli atti di nonnismo nel quartier generale delle teste di cuoio. Le immagini mostrano la pratica chiamata "anestesia": la vittima viene fatta spogliare e percossa con violenza sui glutei per renderli insensibili. A questo punto i capi della caserma lo mordono con forza fino a far sprofondare i denti nella carne. I dettagli dell'indagine oggi in edicola su Repubblica

pc 16 settembre - Tempo di bilanci: i primi 100 giorni di Pisapia. Da un compagno del circolo pc milano

Tempo di bilanci: i primi 100 giorni di Pisapia.

PRIMA PUNTATA
Tra la manovra finanziaria del governo che taglia i fondi; gli intrecci “pericolosi”(politica e “malaffare”, ovvero c’è del marcio in quel di Sesto); difesa dei valori, tra i quali per esempio la Resistenza; la difesa del posto di lavoro e “nuove” prospettive(Expo); il diritto alla casa; diritto di cittadinanza degli immigrati; il diritto alla salute e sicurezza, sul lavoro e nei territori; la legalità, ovvero lotte e repressione (continuità con la MILANO NERA della Moratti, fatta di militarizzazione/STATO DI POLIZIA – denunce – sgomberi -? o altro); il diritto di culto (gli islamici sono uguali ai cattolici?); i diritti delle donne e della comunità omosessuale;
quali risposte e quali cambiamenti mostrano il vento “nuovo” del cambiamento, che tante speranze e attese hanno seminato –anche- tra lavoratori/giovani e masse proletarie?
A premessa di questa analisi
diciamo subito: che in 100 giorni è “difficile” cambiare tutto, ma alcune scelte mostrano la strada che verrà; che bisogna tenere in considerazione il dispiegarsi dell’attacco (la canea) della destra, tramite alcuni esponenti –come De Corato o Masseroli- o i mass media della “famiglia” Berlusconi, che rappresentano una, loro, necessità per difendere il discredito che hanno accumulato. Come è importante ritornare, in seguito, su tutti i punti per rendere l’analisi un’arma contundente nelle mani dei lavoratori e delle masse.
Questo è necessario per evitare estremismi e opportunismi di varia natura, tipo: “sono tutti uguali”, che riduce il tutto ad un monolite privo di contraddizioni; o “meglio Pisapia che De Corato” creando false illusioni del “governo migliore” a cui possono aspirare le masse.

LA MANOVRA FINANZIARIA CHE TAGLIA I FONDI: l
La giunta Pisapia si è unita al coro dei vari sindaci – di centro destra e di centro sinistra - che ha “criticato” i tagli, ma a differenza di altri, e in tutta fretta, si è prodigata nell’aumento delle tasse scaricandole, principalmente, sulle spalle dei lavoratori-precari-disoccupati-pensionati-immigrati. Possono inquadrarsi in quest’ottica, foraggiata dall’assessore al Bilancio –Tabacci- (“l’uomo” della limatura dei conti): introduzione dell’addizionale Irpef (che i milanesi non avevano mai pagato); ha annunciato l’introduzione della tassa di soggiorno; l’aumento del
tichet per i mezzi ATM (da 1 euro a 1,50). Qui la “scusante” utilizzata è stata la vuotezza delle casse comunali, problema vero, ma altrettanto conosciuto da Pisapia prima della sua elezione - gli autori di questa ruberia erano noti: la giunta Moratti e i vertici delle varie consociate come ATM.
Ci si aspettava un cambio di passo che raccogliesse il grido di “dolore” delle altre amministrazioni locali, non limitandosi ai pellegrinaggi e suppliche a Napolitano (cioè l’uomo dalla firma facile, “uomo” della provvidenza non tanto e non solo per
il governo Berlusconi, ma tutore di questo sistema antioperaio e antipopolare). Anzi col fatto di aderire, a parole, alla giornata di protesta del 15 settembre (che prevedeva l’azione simbolica della chiusura degli uffici comunali), ha pensato bene di distribuire una lettera ai milanesi che sinteticamente dice: «Il Comune, a causa della manovra del Governo, rischia di non essere più in grado di dare i servizi». Cosa non diversa dal diktat della Lega verso i propri sindaci.
Non solo queste prime risposte sono sbagliate, ma in fin dei conti mostrano, mascherandosi dietro il leit motiv “al ladro, al ladro”, l’accettazione della linea governativa. Prendiamo ad esempio l’aumento del biglietto ATM. Visto che prima Albertini poi la Moratti insieme all’AD e Presidente di Atm, Catania, hanno dissipato più di 20milioni di euro (giocandoli in Borsa), anziché limitarsi a
dimissionare Catania (non sarà presidente e AD ma continuerà ad essere Direttore generale, percependo uno stipendio di 240mila euro –non può essere licenziato perché per legge gli dovrebbero “regalare” 2 anni di stipendio e corrispondergli la liquidazione, senza contare le penali), non si poteva ipotizzare una sorta di Class Action con relativo sequestro dei beni e riutilizzo del maltolto per nuovi posti di lavoro miglioramento del servizio?

INTRECCI ‘PERICOLOSI’ – POLITICA E MALAFFARE:
Scandalo dopo scandalo è davanti gli occhi di tutti qual è la natura di questo sistema. Pisapia in campagna elettorale si era fatto paladino della trasparenza, a partire dalle nomine degl’assessori, ed ora si trova a dover gestire la grana Maran (assessore alla Mobilità), che si trova ‘coinvolto’ per affinità nel caso Penati. Anziché applicare il “progetto trasparenza” Pisapia e sospendere momentaneamente l’assessore, si è limitato a difenderlo a spada tratta senza fugare i dubbi. Cosa non diversa dalla linea seguita dalla giunta Moratti come nel “caso” Pennisi o del governo Berlusconi nei tanti casi giudiziari in cui è implicato. E tutto questo incalzato al suo interno dall’IDV.
Forse ha ragione “l’amico” Dario Fo? Questi dice: "Pisapia fa fatica a combattere la sua battaglia perchè si ritrova circondato da tutti quelli che sono saltati sul carro del vincitore. Mi riferisco a quella sinistra che per vent’anni ha sempre perso e adesso si è buttata dentro. Come quei cagnolini che si infilano sotto la tavola, sperando di raccogliere qualche briciola di avanzi. E poi c’è chi si camuffa e vuole partecipare alla spartizione della torta grande. Spero che il sindaco abbia il coraggio e la tenuta necessaria".
E visto che era stato uno dei cavalli di battaglia in campagna elettorale, che fine ha fatto l’istituzione della Commissione Antimafia (negata dalla precedente giunta, dal prefetto, al grido “a Milano la Mafia non esiste”) per fare “luce” sugli intrecci politica-criminalità-forze dell’ordine (le cosiddette mele marce, come nel caso del commercialista A Carlomagno che aveva creato alcune società offshore per evasione finanziaria in cui era coinvolto un maresciallo e il direttore di una banca di Erba)?

DIFESA DEI VALORI –LA RESISTENZA-:
Milano è città Medaglia D’Oro alla Resistenza ed è anche città della Moda. Ma la memoria e i valori della Lotta Partigiana in questi anni sono stati ampiamente attaccati/revisionati sia da destra che da sinistra, mentre sono stati stesi tappeti ai noti stilisti evasori. Sedi dell’Anpi sfrattate-sedi di proprietà del Comune dati a gruppi nazifascisti-ecc., mentre ai creativi del made in Italy si è concesso di tutto e di più, sino alla recente disponibilità per le sfilate del Sacrario della
Loggia dei Mercanti. Scelta che ha visto la denuncia dell’Anpi e della madre (Cini) dell’assessore alla -Cultura-Expo-Moda e design- Boeri. E così il “nostro” assessore ‘antifascista’ ha fatto retromarcia dichiarando: “Questa scelta - spiega Boeri, ringraziando la camera della moda e il sovrintendente - conferma e anticipa fin dai prossimi giorni la volonta’ di questa amministrazione di valorizzare lo spazio della Loggia dei mercanti come luogo di memoria attiva della storia politica di Milano. Assieme alla casa della memoria, la cui realizzazione e’ prevista nel quartiere Isola, e ai molti altri luoghi della Resistenza milanese, la Loggia costituisce un punto di riferimento per il ricordo della lotta partigiana a Milano. Luoghi che non vanno mummificati, ma resi vitali nel rispetto della loro natura di
‘dispositivi di memoria’ per tutta la citta’”.
Belle idee e buone intenzioni, di certo non mancheranno occasioni per misurare la coerenza di questa giunta. La prossima volta Boeri non aspettare l’Anpi e la mamma per rinfrescare l’antifascismo.

pc 16 settembre - La protesta degli operai Fiat di Termini Imerese continua

nonostante la cassa integrazione continua la protesta degli operai che non possono essere rassicurati dalle dichiarazioni dei politici di turno e nemmeno dal progetto della Dr Motors che se tutto dovesse andare in porto prevede l'occupazione di tutti i circa 1300 operai dal 2016 cominciando con 400 nel primo anno... e comunque se il progetto rimane questo ne rimarrebbero fuori tra 600 e 700 soprattutto dell'indotto...

FIAT: PROTESTA A OLTRANZA A TERMINI IMERESE, PRESIDI E BLOCCHI

09:23 16 SET 2011

(AGI) - Palermo, 16 set. - Continua la protesta delle tute blu della Fiat di Termini Imerese e dell'indotto, da quattro giorni in trincea, tra scioperi, presidi, occupazioni e assemblee.
Oggi e lunedi' gli operai sono in cassa integrazione, ma hanno organizzato un blocco davanti alla Bienne, fabbrica dell'indotto, e un sit-in ai cancelli della Fiat. L'intenzione e' di proseguire a oltranza, almeno fino a giovedi'. Martedi e' in programma il tavolo con il governatore Raffaele Lombardo; mercoledi' l'incontro con il ministro allo Sviluppo economico Paolo Romani, "anche se su questo appuntamento non abbiamo conferme ufficiali", chiosa il sindacalista della Uilm Vincenzo Comella. L'addio del Lingotto e' dietro l'angolo. Al 31 dicembre manca poco e la richiesta e' quella di capire le strategie e i tempi per riassorbire i circa 2.100 lavoratori e, quindi, la consistenza dei piani industriali delle cinque imprese che subentreranno alla casa automobilistica, nonche' degli ammortizzatori sociali che dovranno sostenere gli operai che resteranno al momento fuori dal circuito produttivo. (AGI) Mrg



Fiat. Landini (Fiom): “In sciopero i lavoratori di Temini Imerese per il quarto giorno consecutivo contro la mancata convocazione da parte del Governo. Il Piano Fabbrica Italia si conferma una scatola vuota per cancellare i diritti e chiudere i siti”

Il Segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, ha rilasciato oggi la seguente dichiarazione.


“Gli oltre 2.200 lavoratori della Fiat e dell'indotto di Termini Imerese sono in sciopero per il quarto giorno consecutivo contro la mancata convocazione da parte del Governo dell'incontro sul futuro dello stabilimento siciliano.”

“E' intollerabile che, a Termini Imerese come all'Irisbus di Grottaminarda (Avellino), le lavoratrici e i lavoratori siano costretti a lotte durissime e a pesanti sacrifici per ottenere quanto in un Paese civile dovrebbe essere scontato: un negoziato sul loro futuro.”

“E' ormai evidente che il Progetto Fabbrica Italia è una scatola vuota che la Fiat usa per annunciare la chiusura degli stabilimenti (Cnh di Imola, Irisbus di Grottaminarda e Termini Imerese) e ricattare i lavoratori per peggiorarne le condizioni e negarne i diritti. Nel frattempo migliaia di lavoratori continuano a sopravvivere con salari fortemente tagliati dalla Cassa integrazione.”

“Il Governo, che sinora ha solo assecondato i disegni e le volontà della Fiat, deve rispondere alla protesta che - alla Irisbus come a Termini Imerese - rivendica soluzioni vere che garantiscano l'occupazione e lo sviluppo.”

Fiom-Cgil/Ufficio Stampa

giovedì 15 settembre 2011

pc 15 settembre - come lavorano i circoli di proletari comunisti - un bilancio a Taranto


SUL LAVORO DEL CIRCOLO PROLETARI COMUNISTI DI TARANTO

Tracciamo le linee del piano di lavoro sul piano politico e sindacale.
Sul piano politico, dobbiamo portare a termine il consolidamento del circolo di Proletari comunisti che nel complesso quest'anno ha dato buona prova di sè. Siamo riusciti ad evitare le sacche dell'economicismo attraverso una costante mobilitazione politica che ha trovato nelle manifestazioni al centro città il loro risultato principale, tutte tenutesi con buona partecipazione, con impegno della maggiorparte dei compagni che hanno assunto in queste una identità e fatto diventare Proletari comunisti una realtà politica presente, sia pur di taglio essenzialmente agitatorio, propagandistico.
Sono state le manifestazioni di piazza che hanno dimostrato il rapporto abbastanza armonioso tra Proletari comunisti e la realtà organizzata dei disoccupati.
E' l'insieme di queste manifestazioni che ha permesso il salto di qualità del circolo che è diventato una realtà.
Gli altri due anelli importanti sono stati la presenza alle fabbriche che pur non avendoci portato nessuna novità in termini di lotte ed organizzazione, ci ha permesso di affermare una iniziale presenza politica di base ai cancelli, ed è la prima volta che avviene da quando la nostra organizzazione è nata.
I gruppi di studio che hanno giocato un ruolo importante nel 1° semestre, mentre nel 2° semestre hanno avuto un obiettivo rallentamento, recuperato in parte prima del seminario di agosto. La crescita politica ed ideologica è un lavoro da riprogrammare da questo autunno a partire dai fatti positivi di quest'anno.
Sul piano organizzativo, il circolo ha mostrato disciplina e crescita di uno spirito militante. L'iniziativa politica più riuscita sul piano nazionale è stata la presenza a Manduria nella fase calda del campo di immigrati.
A questa vanno aggiunte: la partecipazione realizzata alla manifestazione contro la guerra di Napoli;
l'intervento a Melfi, sia al processo che alla fabbrica, la principale realtà operaia in cui è in corso lo scontro col fascismo padronale;
la buona presenza, con un impegno di tutti sul campo, fatta a Genova 2011
la presenza, anche se solo di alcuni compagni, alle iniziative immigrati a Bari e Lecce.
Non siamo invece molto avanzati nella divisione dei compiti e responsabilizzazione dei compagni, su cui, pur all'interno di una generale stabilità, occorre fare decisi passi avanti, perchè soprattutto da parte di alcuni compagni, si manifestano reali potenzialità.
Il circolo ha contribuito al ruolo di avanguardie dei compagni nel movimento di lotta dei Disoccupati Organizzati, ma non siamo ancora ai livelli di una direzione politica da parte del circolo di questo lavoro sindacale di massa.

Siamo riusciti a scongiurare l'economicismo ma il livello di militanza del circolo non va ancora considerato acquisito, dato che comunque i risultati della lotta, che sono importanti sul piano generale di linea e di peso che essa ha avuto in città, non sono ancora significativi sul piano concreto e una crisi/riflusso non è ancora scongiurata; così come una sua tenuta a fronte di una repressione capillare o dispiegata non è ancora certa.
L'obiettivo minimo è conservare la forza del 60/70% del circolo, l'obiettivo massimo di fase è quello di raccogliere altre 4/5 avanguardie della lotta che hanno dimostrato in questo periodo una buona tenuta.

Sul piano sindacale la fase è insidiosa, dato che ancora non sono avvenute le prime assunzioni alla Castiglia srl e la nascita di un tavolo effettivo che abbia anche un risultato vertenziale per una trentina di disoccupati, così come l'avvio di nuovi corsi. La spontaneità è anche abbastanza scarsa, l'integrazione dei nuovi ancora poco significativa e i vecchi sono altalenanti nella partecipazione. A settembre occorre ripartire con iniziative incisive di lotta che facciano tornare subito in campo le questioni del lavoro e del reddito.
Le altre iniziative sindacali sono di carattere nazionale e comprendono la lotta contro il fascismo padronale e la manovra governativa

Il lavoro del mfpr è stato un anello qualitativo sia nel circolo che nella lotta dei disoccupati, anche se nella lotta dei disoccupati la non partecipazione di un certo numero di donne giovani e combattive ha penalizzato questo fronte di massa.
Sul piano politico, due, tre compagne sono sembrate fra le più in crescita nell'attività politica, ideologica generale. Verso queste compagne è il lavoro di studio e di discussioni sul campo di vicende nazionali è l'aspetto più formativo. Soprattutto lo studio, avviato de 'L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato' di Engels, ha aperto un campo da tempo non toccato, costituendo un valore e indicazione nazionale, ma esso deve essere ripreso altrimenti si perde il ritmo. Sul piano di lavoro di massa, invece, a parte la denuncia, dobbiamo guardare a tempi più lunghi.

Bisogna infine mantenere alta la vigilanza e la denuncia pubblica, opposizione verso fenomeni di repressione che possano manifestarsi e che potrebbero influire notevolmente sul nostro piano di lavoro locale.

Agosto 2011

pc 15 settembre - approvata la manovra, comprensiva dell'art.8 , forte protesta a roma sotto il parlamento


Il Parlamento ha approvato la manovra finanziaria che scarica la crisi sui lavoratori e le masse popolari
Fuori da Montecitorio dove vi era il presidio di protesta, la protesta si è intensificata, la polizia ha caricato, un corteo per Roma è stata la risposta.
Una protesta che rappresenta tutti i lavoratori e le masse popolari e che noi fermamente appoggiamo.
Una protesta che deve andare in direzione di una vera rivolta proletaria e popolare prolungata.
Napolitano ha prontamente firmato la manovra, nonostante contenesse l'anticostituzionale art.8, voluto da Marchionne, Confindustria, Sacconi - con il beneplacito di cisl-uil e il silenzio assenso del PD
L'appello della FIOM a napolitano è stato freddamente respinto..
ma quando la smettiamo con questi appelli ?
Napolitano è il garante ispiratore di tutta la manovra, il grande protettore dell'ignobile e impresentabile Berlusconi, il servo per eccellenza di tutti i padroni, il fautore dell'unità nazionale per scaricare la crisi di banche , finanza e padroni sugli operai e le masse popolari.
Chi continua a fare appelli di questo genere o è ci fa.
Comunque l'appello di Landini ha avuto un merito, provocare l'ira e la contrarietà della camusso e dell'apparato CGIL, che dice No all'art.8, ma non vuole disturbare realmente il manovratore .
L'opposizione operaia, proletaria e popolare alla manovra, all'art.8 (fascismo padronale), deve essere autonoma dalla CGIL e dalla pseudo opposizione parlamentare
per condurre una lotta a fondo contro, manovra, padroni, governo berlusconi e ogni governo dei padroni

Proletari comunisti
15 settembre 2011

pc 15 settembre - permessi subito per tutti gli immigrati nei CARA - protesta a Pisticci -Basilicata


Protesta nel Materano, immigrati occupano la Basentana
13/09/2011 Una trentina di ospiti del Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Pisticci Scalo, allestito presso l’ex Motel La Pace e che ospita circa 130 immigrati, hanno occupato martedì la carreggiata sud della superstrada Basentana per sollecitare la riduzione dei tempi di esame delle pratiche di riconoscimento, presso la Commissione richiedenti asilo di Crotone.

La protesta, durata circa tre ore, si è svolta senza incidenti ma ha creato disagi alla viabilità. I manifestanti, che avevano già protestato il 31 agosto scorso per lo stesso motivo.

pc 15 settembre - nulla e nessuno può fermare il movimento NOTAV -occupato il comune a Rivalta

No Tav occupano il municipio di Rivalta


Un centinaio di attivisti del movimento contrario alla Torino-Lione sta occupando dalle 18 l'edificio, dove era in programma un consiglio comunale aperto sulla questione dei tagli alla spesa pubblica. Un modo per denunciare "l'enorme spreco di risorse pubbliche in un momento di tagli"Oltre un centinaio di attivisti del movimento No Tav ha occupato l'atrio del Municipio di Rivalta (Torino) per protestare contro la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione.

Altri manifestanti si trovano all'esterno dell'edificio, dove questa sera è in programma un Consiglio comunale aperto sui tagli alla spesa pubblica. Il sindaco di Rivalta, Amalia Neirotti, presidente regionale dell'Anci, si è da tempo espressa favorevolmente all'opera.

L'iniziativa è stata promossa dal Coordinamento dei Comitati No Tav di Rivalta, Collina Morenica e Val Sangone e - hanno spiegato i manifestanti - ha l'obiettivo di "denunciare anche in questa area, interessata dal progetto del cantiere della nuova linea Torino-Lione di 14,6 ettari, il venir meno per tutti i cittadini delle garanzie democratiche e di diritto a manifestare, in seguito alla militarizzazione in atto a Chiomonte e in tutta la zona Ovest".

I manifestanti contestano anche "l'enorme spreco di risorse pubbliche in un momento in cui - hanno evidenziato - gli Enti locali non riescono più a garantire servizi essenziali ai cittadini".

pc 15 settembre - Torino - la sentenza targata marchionne del giudice di Torino.... intanto operai Mirafiori sempre più poveri

Il giudice: "Accordo legittimo
alla Fiat di Pomigliano d'Arco"Depositate le motivazioni della sentenza sul ricorso Fiom: Fim e Uilm sono pienamente rappresentative e nulla vieta che possano concludere intese come quella impugnata. E' tuttavia antisindacale escludere il sindacato della Cgil dalle rappresentanze aziendali

SARAH MARTINENGHI E CLAUDIO MERCANDINO

Lo stabilimento di Pomigliano
La Fim e la Uilm sono pienamente legittimate a siglare contratti con la Fiat, anche in deroga al contratto nazionale di lavoro metalmeccanico, e l'intesa ha piena efficacia in quanto non esiste alcuna norma che la vieti. E' così che il giudice del lavoro torinese Vincenzo Ciocchetti spiega, nelle motivazioni depositate stamane in cancelleria, la sentenza con la quale, il 16 luglio scorso ha respinto il ricorso della Fiom per la dichiarazione di illegittimità dei contratti di primo e secondo livello conclusi per lo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco.

Richiamandosi al principio di "effettività", il giudice dichiara efficace l'accordo contestato dal sindacato della Cgil e firmato invece dalle altre organizzazioni sindacali. L'intesa mostra "una certa disorganicità", scrive Ciocchetti, manca di "una chiara vicenda abrogativa" degli accordi precedenti e non presenta "una sicura gerarchia tra le fonti contrattuali richiamate, con portata vincolante e da tutti accettata", tuttavia non si può accogliere la richiesta della Fiom di "veder caducati i contratti stipulati dalle parti sociali sicuramente rappresentative".
"Nel caso di specie - spiega il giudice - non v'è dubbio che Fim e Uilm, le due principali organizzazioni formatarie dei contratti in questione, siano sicuramente organizzazioni rappresentative dei lavoratori; inoltre, se è vero che, sull'altro versante, non vi è un'organizzazione di categoria datoriale, ma una grande impresa, è anche vero che non esiste alcun divieto legale alla stipula di simili tipi di contratto". Dunque tale stipula non può essere considerata antisindacale, anche in considerazione del fatto che è stata approvata in un referendum "dalla stragrande maggioranza" dei lavoratori.

Se, però, la Fiom è tenuta a rispettare questo accordo, per lo stesso principio di rappresentanza all'interno dell'azienda non può essere esclusa dalle rappresentanze sindacali. "L'impresa - scrive il giudice - non può escludere un'organizzazione sindacale che dispone di una propria rappresentanza per il solo fatto di stipulare con altri sindacati una convenzione avente quale effetto conseguente di estromettere tale organizzazione". Perciò Ciocchetti conclude per la antisindacalità di tale esclusione, che appare "paradossale e ingiustificata". Il datore di lavoro, argomenta Ciocchetti, non può attuare "interventi, posti in essere non solo in modo unilaterale, ma anche sul piano negoziale", destinati a "favorire o, all'opposto, danneggiare una delle organizzazioni che partecipano alla dialettica intersindacale". Il datore di lavoro, anzi, deve mantenere un atteggiamento di "neutralità" rispetto alle scelte di tutti i sindacati con cui tratta "senza schierarsi in favore di alcuno di essi". Poiché, in conclusione, "la Fiom è un sindacato pienamente rappresentantivo e non può essere discriminata in base al suo dissenso sugli accordi contrattuali", la sua esclusione va dichiarata "antisindacale".



Mirafiori sta bene? Noi invece no"
Le tute blu e lo stipendio dimezzatoSecondo l'ad Marchionne è tutto ok, ma per chi lavora nello stabilimento torinese della Fiat ogni settimana di cassa integrazione equivale costa 100 euro in busta paga. Dall'inizio dell'anno la linea della Mito ha funzionato per 72 giorni su 170, quella di Idea e Musa appena 29
di STEFANO PAROLA

"Mirafiori sta bene". Maria è arrivata è tornata dal suo primo giorno di fabbrica dopo due mesi di cassa integrazione e si è sentita dire dall'amministratore delegato della sua azienda che "Mirafiori sta bene". Forse i muri dello stabilimento stanno bene, ma chi ci lavora no. E il malcontento di Maria sta tutto nelle ultime due buste paga che ha ricevuto al rientro in fabbrica: "Su quella di giugno - racconta -, mese in cui non ho lavorato neanche un giorno, c'è scritto 1.290 euro. È tanto? Il fatto è che dentro ci sono 300 euro di rimborso della dichiarazione dei redditi e 200 di quattordicesima. Senza questi "extra" il mio stipendio è di 790 euro".

E' la cifra minima, la prendi quando non metti piede in stabilimento per tutto il mese. E a qualcuno capita spesso. Perché nell'"inferno" dei 5.500 cassintegrati delle carrozzerie di Mirafiori ci sono almeno tre gironi, uno per linea di montaggio. Quelli che si occupano dell'Alfa Mito, poco meno di 2 mila persone, sono quasi dei privilegiati: da inizio anno a fine agosto hanno lavorato per 72 giorni su 170. Al contrario, i circa 800 addetti destinati alla catena che sfornava la Fiat Multipla sono quelli messi peggio: zero giorni di lavoro su 170, perché quel modello non si fa più. In mezzo ci sono tutti le altre tute blu impiegate all'assemblaggio della Fiat Idea e della Lancia Musa: 29 giorni su 170.

Maria appartiene a quest'ultimo gruppo di operai "di mezzo". Sottomano ha una busta paga di gennaio, quando le cose andavano un po' meglio: "In quel mese avrò lavorato quattro o cinque giorni e ho preso 1.100 euro. Ma io vivo sola con un figlio a carico e ho diritto alle detrazioni e all'assegno familiare. Ma ho colleghi che saranno arrivati a 800-850 euro". Si potrebbe pure vivere con mille e qualche euro al mese, non ci fosse quel mutuo che era stato acceso quando le cose andavano bene: "Quando l'ho fatto arrivavo a anche a 1.400 euro al mese. Ora per fortuna mi aiutano i miei genitori. Perché io nei periodi di maggior cassa arrivo fino al 6 o al 7 del mese con i miei soldi, poi arranco. Mio figlio fa seconda elementare e dovrebbe cambiare gli occhiali perché gli sono diventati un po' piccoli. Se li terrà così perché non posso permettermi una spesa del genere".

Storie di ordinaria cassa integrazione. Che riguardano tante tute blu. "A settembre chi lavora alla Mito farà dieci giorni di lavoro, mentre i loro colleghi della linea Idea-Musa si fermeranno a cinque. E la decurtazione del salario è altissima", spiega Edi Lazzi, il responsabile della quinta lega della Fiom, quella che si occupa di Mirafiori. Su un salario medio di 1.250 euro si parla di 100 euro che se ne vanno per ogni settimana di cassa integrazione. Vuol dire che per un mese a "zero ore" ci sono 2,2 milioni di euro che non finiscono nelle tasche dei lavoratori e quindi neppure nel sistema economico della città. E che in quest'ultimo anno i salari base hanno viaggiato tra i 780 e i 900 euro.

In più la cassa rosicchia anche tutto il resto: "Si porta via - fa notare Lazzi - un pezzo di tredicesima, non ti fa maturare le ferie e i permessi retribuiti, incide sui ratei. È due anni che si va avanti così in corso Tazzoli".

pc 15 settembre - Fiat termini imerese - gli operai bloccano l'autostrada

Fiat, non si ferma la protesta

lavoratori di Termini Imerese proseguono la mobilitazione nonostante la convocazione del tavolo regionale. Manifestazione anche nella stazione di Fiumetorto
Non si ferma la protesta degli operai dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Nonostante la convocazione dei tavoli regionale e nazionale con il governatore Raffaele Lombardo e il ministro Paolo Romani, di martedì e mercoledì prossimi, le tute blu hanno deciso di alzare il livello della mobilitazione. Al termine di un'assemblea, iniziata all'alba davanti ai cancelli della fabbrica, è stato deciso di occupare per 45 minuti - dalle 7,45 alle 8,30 - l'autostrada A19 e la stazione ferroviaria Fiumetorto, nei pressi dello stabilimento.

"Non ci bastano le convocazioni di martedì e mercoledì - dice Vincenzo Comella della Uilm - la protesta va avanti fino a quando non avremo certezze occupazionali e produttive sul dopo Fiat e sui piani presentati dalle cinque aziende"

pc 15 settembre - ITALIA: 15 MILIONI DI DISOCCUPATI

Il governo gioca sempre con le cifre che riguardano i fenomeni sociali per darne una visione rassicurante, come dice Berlusconi per non diffondere pessimismo, insomma per rendere poco comprensibile la realtà effettiva.

Come si occupa per esempio delle cifre relative alla disoccupazione ce lo spiega un articolo di Affari&Finanza del 13 settembre di cui riportiamo pezzi. Il titolo è già “preoccupante” per gli ottimisti alla Berlusconi: “Disoccupazione: il calo è un’illusione in 15 milioni non cercano più lavoro”.

15 milioni, abbiamo letto bene, e l’articolista, Giovanni Ajassa responsabile Servizio Studi BNL Gruppo BNP Paribas, spiega bene perché, utilizzando “dati nazionali relativi alla prima metà del 2011 diffusi in agosto dalle autorità statistiche [sott. nostra] come pure da riscontri regionali sul 2010 che Eurostat ha reso disponibili di recente.”

“A metà 2011 il numero dei disoccupati è sceso in Italia intorno ai 2 milioni di unità. Alla stessa data il conteggio dei senza lavoro è salito in Spagna a 4,2 milioni, più del doppio del dato italiano. Italia e Spagna si collocano ai due opposti estremi del ventaglio dei valori assunti dal tasso di disoccupazione, dai noi pari all’8% contro il 21% di Madrid. Meglio dell’Italia, nell’Eurozona, ci sono la Germania con il 6% e i Paesi Bassi e l’Austria, dove l’incidenza dei disoccupati sulla forza lavoro scende addirittura al 4%.”

“Le differenze tra i tassi di disoccupazione raccontano, però, solo una parte della storia. [sott. ns.] Oltre ai disoccupati ci sono, infatti, gli inattivi, ovvero coloro che rimangono fuori dal mercato del lavoro perché scoraggiati, inabili o comunque non interessati alla ricerca di una occupazione [sott. ns.].”

“Ragionando sulle teste invece che sulle percentuali, in Italia gli inattivi sono 15 milioni su una popolazione tra i 15 e i 64 anni di circa 40 milioni di persone [sott. ns.]. Tra la primavera del 2008, quando iniziò la recessione, e la metà del 2011 la popolazione italiana che è in età da lavoro ma che si colloca fuori dal mercato del lavoro è cresciuta di 620mila unità...”

… “In ogni caso, l’ambigua miscela tra disoccupazione e inattività è il retroterra del grave deficit di occupazione che l’Italia segna soprattutto nel segmento giovanile.”

A queste cifre si sommeranno quelle dei prossimi operai e lavoratori disoccupati e si aggiungono a quelle degli altri paesi europei; insieme fanno una marea impressionate soprattutto di giovani sulla quale galleggia la barca del capitalismo di cui parlano politici e padroni…

pc 15 settembre - le caserme degli sbirri sono fogne e luogo di violenza fascista - una denuncia

"Pestaggi e soprusi nella caserma dei Nocs"Roma,
la Procura indaga sul "nonnismo" tra le teste
di cuoio dopo il racconto di un agente, correlato di registrazioni video e
audio e fotografie. "Mi hanno picchiato per uno sguardo in mensa: la
convalescenza è durata 108 giorni"di FEDERICA ANGELI e MARCO MENSURATI

ROMA - Tra di loro lo chiamano l'"Anestesia". Consiste nel picchiare
talmente tanto la vittima da renderle insensibile "la parte prescelta" e poi
morderla, fino a strappare la carne. Un rito a metà tra l'iniziazione e la
tortura che ha un significato ben preciso: benvenuto nella caserma dei Nocs,
il Nucleo operativo centrale di sicurezza, quello che si occupa delle
operazioni più delicate e importanti, dai sequestri alle catture dei
latitanti.

A raccontare di quel "morso", e di tutte le altre "incredibili forme di
violenza fisica e psicologica che, ogni notte, da anni, precipitano nel
terrore la caserma polifunzionale di Spinaceto", sede dei Nocs, è una voce
dall'interno. Un agente dal curriculum impeccabile che, vittima
dell'ennesimo episodio, ha deciso di reagire e si è rivolto alla procura di
Roma, fornendo registrazioni video e audio, e fotografie. "L'incubo comincia
la sera. Quando "gli esterni" e i civili tornano a casa e dentro restano le
quaranta teste di cuoio, come intrappolate, ostaggio di una decina di
ufficiali fuori controllo che nel tempo hanno imposto con botte e sevizie e
minacce di morte un regime parallelo". Alternativo a quello ufficiale. Ma
tollerato.

Il racconto dell'agente (che qui riportiamo in forma anonima per sua stessa
richiesta) parte proprio da una di quelle foto. Si vede un ragazzo di
schiena, senza pantaloni, tenuto fermo da una decina di mani, e un uomo
nell'atto di mordergli il gluteo destro: "Eccola, l'anestesia. Il ragazzo
nudo è una testa di cuoio arruolata da poco, mentre quello che morde è il
leader: si vanta di essere capace di serrare il morso fino a far toccare gli
incisivi", spiega il poliziotto. "È un sorta di rito di iniziazione: se
dimostri di essere degno del morso, allora entri a far parte del gruppo,
altrimenti sono solo botte, umiliazioni ed emarginazione". Non che una volta
morsi la vita migliori. Le violenze, fisiche e psicologiche, sono comunque
quotidiane, ma almeno non si viene esclusi dal sistema di potere parallelo,
dai servizi, dai turni, insomma dalla vita del Nocs.

"Io sono stato "morso" dopo un paio d'anni. Ma, come gli altri, anche dopo
ho subito di tutto". All'interno della caserma - dice ancora l'uomo - basta
nulla per scatenare scene di violenza inaudita. "L'ultima volta è successo
perché in mensa ho fatto un saluto a quello che si ritiene il leader. Lui si
è avvicinato e spalleggiato dagli altri, ha cominciato a picchiarmi". Un
pestaggio in piena regola - i Rambo dei Nocs sono istruttori di arti
marziali - che ha costretto la vittima a una convalescenza di 108 giorni. "A
quella scena hanno assistito tutti, nella sala. Ma nessuno si è detto
disposto a testimoniare, perché lì regna il terrore". Non è una coincidenza
che negli ultimi anni ci siano stati numerosi episodi di agenti affetti da
depressione e "fuggiti" in pensione a soli 40 anni, oltre al caso, più
clamoroso, del suicidio di Paolo De Carli. L'agente si sparò un colpo al
cuore due anni fa, proprio lì, in caserma.

"La magistratura sta lavorando - dice Gianni Ciotti, segretario provinciale
del sindacato di polizia Silp Cgil - Ci auguriamo che quanto raccontato dal
collega coinvolga solo alcune mele marce, non possiamo pensare né tollerare
che in un reparto d'eccellenza come il Nocs accadano cose del genere".
Stando ad altri racconti, infatti, l'Anestesia non era l'unica forma di
violenza che il gruppo usava per "punire" gli agenti non allineati. Anzi ce
ne erano molte altre, magari meno codificate, ma quasi sempre a sfondo
sessuale, spesso delle vere e proprie molestie, subite in silenzio dalle
vittime.

La denuncia del poliziotto - nell'atto formale si parla esplicitamente di
"aggressioni e torture" - è stata acquisita qualche mese fa dalla procura di
Roma che, dopo una prima fase di studio, ha deciso di approfondire e ha dato
delega alla Digos di fare i primi accertamenti. Alla richiesta di
chiarimenti sullo stato dell'indagine, gli investigatori si trincerano
dietro a un no comment, ma già nei prossimi giorni il pm Elisabetta
Ceniccola, titolare del fascicolo, ascolterà gli agenti sotto accusa. Se si
troverà riscontro di quanto dichiarato dall'agente, il magistrato dovrà
anche capire per quale motivo il Comando del Nocs non è mai intervenuto pur
essendo stato a conoscenza di tutto già a partire dal 2007: "Io queste cose
le ho scritte con appositi atti d'ufficio, protocollati e relazionati. Ma
non ho mai avuto risposta".

pc 15 dicembre - intervista a Giulia del movimento NOTAV - libertà per le compagne arrestate

UN’ESPERIENZA NO TAV- INTERVISTA A GIULIA TRIPOTI
di Geni Sardo - Coordinamento Donne Trieste
Tra le persone che condividono questa lotta e che contribuiscono a diffondere la battaglia NO TAV c’è un’artista che mi ha colpito per la profondità delle emozioni che riesce a trasmettere e per la passione del suo impegno politico.
Parlo di Giulia Tripoti, romana, cantautrice, che ho conosciuto dopo un intenso scambio epistolare e di cui ho apprezzato le canzoni.
Ecco l’intervista che ho realizzato per voi.

Quando ti sei avvicinata alla lotta NO TAV?
Avevo sempre seguito a distanza le notizie in rete, ero andata una volta al presidio di Venaus, ma tutto è cambiato nel momento in cui ho partecipato all’assemblea indetta a Bussoleno, dopo che le forze di polizia avevano sgomberato violentemente la libera repubblica della Maddalena.
Ero arrivata di sera tardi e mi stupii nel trovare, nonostante l’ora, circa duemila persone chiuse in un edificio. Rimasi sbalordita: per me era incredibile vedere gente di tutte le età partecipare attivamente ad una assemblea così numerosa e dove le proposte venivano approvate per alzata di mano!
Ho ripreso alcune scene con la mia macchinetta e mi venivano i brividi per l'emozione. Ho pensato: ”cazzo questa gente sta avanti! In un periodo in cui non si riesce nemmeno a fare una riunione di condominio loro stanno qui, di notte, per decidere delle azioni future!” (non sapevo fosse la norma).
Quali sono state le tue impressioni?
Mi sono trovata catapultata in un mondo che pensavo non esistesse più. Sai quante volte ho pensato “ non c’è futuro, non c'è soluzione, la gente non si sveglierà mai e si andrà verso il declino totale”. Ero pessimista, proprio perchè stufa di ciò che vedevo a Roma fino ad un po' di tempo fa, dove quasi ogni giorno c'era una manifestazione e non sapevi più per cosa! si rischia di far perdere fiducia nella lotta di piazza!
Hai potuto renderti conto delle ragioni dell’opposizione alla TAV all'assemblea di Bussoleno?
Dopo aver ascoltato gli interventi potei parlare con alcuni dei presenti che erano informatissimi e mi diedero spiegazioni molto precise. Era solo l'inizio! All'assemblea si decise, tra le tante cose, di fare una fiaccolata a Susa e come per miracolo vidi arrivare migliaia di persone la sera dopo tra le vie del bellissimo borgo. Da lì mi è venuta la parte della canzone in cui dico: ”questa valle è questa piazza, è questi fuochi, è questi passi, è queste voci, è questa resistenza culturale“ e non a caso le immagini del video sono proprio dell’assemblea e della fiaccolata.
Sei andata alla manifestazione nazionale del 3 luglio?
Sì ed è stata una vera avventura! La sera prima avevo suonato a Gagliole, in un paesino di montagna delle Marche, per l'ANPI e alla fine del concerto (tra i saluti del pubblico che mi gridava NO TAV! NO TAV!) mi avevano accompagnata in tutta fretta alla stazione di Ancona dove ho perso il treno per Torino... poi ho perso un’ altra coincidenza e sono riuscita ad arrivare a Torino solo in tarda mattinata completamente stravolta. Da lì siamo arrivati a Chiomonte appena in tempo per vedere da lontano gli effetti dei lacrimogeni che tiravano nel bosco. Raggiungiamo la centrale, parliamo con un po’ di gente (era strapieno) dopo di che accennano l’assalto alle reti e cominciano ad arrivare i lacrimogeni. Per 4 ore abbiamo fatto avanti e indietro per la strada (io non avevo neanche i limoni), ma era importante la nostra presenza, dovevamo rimanere! Lì, per la prima volta, ho sentito la BATTITURA! Questo ritmo martellante che ti entra dentro e non ti molla più. La battitura sarà alla base dell’ispirazione della mia canzone.
Dopo un po’ di giorni ho potuto scrivere la canzone, l’ho spedita al sito NO TAV come regalo per tutte queste persone che mi hanno ridato la speranza di un futuro migliore. Ho ricevuto tantissimi ringraziamenti, mi hanno scritto delle mail piene di affetto sincero, alcune dicevano “il NO TAV è nel nostro DNA, ma sentito da te ci entra nelle viscere”. Mi sono sentita come a casa, è nato un rapporto d'amore con la Valle che resiste.
E quando ci sei tornata?
Ci sono tornata quando ho organizzato a Chiomonte un evento/concerto a sostegno della lotta NO TAV. Sono riuscita a portare con me romani che non erano mai stati nella valle. Lo scopo del viaggio consisteva nel guardare, parlare, comprendere e riportare a Roma ciò che i media non ti dicono. Il concerto (20 agosto) è andato benissimo ed eravamo tutti molto emozionati.
In quei giorni ho assistito poi ad altre assemblee, non solo in valle ma anche a Torino. Si riuniva gente molto diversa, dal giovane all'anziano, dall'anarchico al cattolico praticante, ma tutti uniti per difendere la valle!
C’è anche un’altra ragione per cui sono profondamente legata alla Val di Susa: mio nonno ha fatto il partigiano in Piemonte, è stato ferito, soccorso e nascosto da una famiglia di Agliano. Ho fatto un video il 25 aprile 2010 per far rivedere a mio nonno quei posti, quelle persone ancora in vita, quelle colline che lo avevano nascosto dai fascisti. Quando l'ha visto si è commosso come non mai.
Mio nonno partigiano se n’è andato nel marzo 2011 e non posso dimenticare quello che ha fatto in passato, mettere a rischio la propria vita di ragazzo per regalarmi un futuro. Sono in debito con lui. Ora che mio nonno non c'è più vedo nei valsusini la nuova resistenza, i nuovi partigiani. Se fosse ancora in vita andrebbe a lottare in quella valle e sarebbe in prima linea. Ho stretto un legame con la Val di Susa e ora non la mollo più...ma tutte queste cose preferisco dirle con le mie parole a forma di musica...
Grazie Giulia, la valle che resiste ha trovato una voce in più.

pc 15 settembre - la giornata di lotta del 13 settembre a Mestre

13 SETTEMBRE - PER LA LOTTA E L'UNITA' DEI POVERI E DEGLI
SFRUTTATI DI FRONTE ALLO SFACELO CREATO DAI CAPITALISTI, DAI
LORO GOVERNI DELLA GUERRA E DELLE SPESE MILITARI
Dopo lo sciopero del 6 settembre della Cgil e quello di una parte dei
Sindacati di base si è verificato che la centrale nazionale della Cgil "usa"
gli scioperi generali per mediare sugli stessi contenuti contro i quali
anche
l'ultimo sciopero si è espresso.
Oggi 13 settembre 2011 in varie città italiane la nostra
organizzazione sindacale ripropone con forza la necessità non di una mera
risposta, tuttosommato funzionale alle colossali stronzate del governo, ma
di
una crescita e maturazione della lotta e della classe operaia, che, nelle
mani dei sindacati di regime, sta andando alla fame ed alla miseria.
Intendiamo la lotta e l'unità dei poveri e degli sfruttati come
partecipazione diretta alla politica e discesa in campo da parte dei
lavoratori e dei disoccupati, sia che si tratti di italiani, sia che si
tratti di immigrati.
Vi è quindi la necessità di una lotta sociale più matura e forte, che
viva di istanze e tempi propri, e non di "conseguenza" a quelle che sono
manovre tutte studiate a tavolino e "politiche", tese a guadagnare il
massimo
del profitto padronale sfruttando in maniera bieca la situazione di
debolezza
causata dall'adesione di una parte dei lavoratori ai sindacati di regime, e
dalla mancanza di sindacalizzazione alcuna dell'altra parte, con le poche
eccezioni dei sindacati di base e di classe.
Lo Slai Cobas per il Sindacato di Classe in Veneto si è già
mobilitato da anni a denunciare, informare e costruire vertenze, cause
giudiziarie e lotte ed autorganizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici,
ottenendo significative vittorie e riconoscimenti, vogliamo unirci A CHI NON
FA DELLA CONCILIAZIONE CON IL PADRONATO IL FINE DELLA PROPRIA ATTIVITA'
SINDACALE.
Finché la maggioranza dei lavoratori italiani sarà nei sindacati di
regime, non c'è mobilitazione che possa effettivamente mettere in crisi il
regime e in particolare, oggigiorno, il governo di una parte del regime,
quella di Berlusconi dei mafiosi e degli industriali.
Anche oggi, siamo impegnati in una fila di richieste ispettive al
Ministero del Lavoro inerenti una ditta operante in Fincantieri, riguardante
ammanchi ed irregolarità non giustificate, che i padroni vorrebbero
trasformare nella "norma", cose "di poco conto", che, applicate a cento e
più
lavoratori alla volta, portano ad un maggior plusvalore, più simile alla
"accumulazione originaria di capitale" che non al "profitto".
Vogliamo avviare un percorso di lotta e di autorganizzazione che
estenda e rafforzi la espressione diretta delle masse alla politica, uscendo
dai "limiti" imposti da una parte dalla limitazione degli spazi giuridici
voluta dal "governo" ai danni dei lavoratori con varie leggi e leggine
scritte per proteggere chi delle leggi se ne frega, e dall'altra parte
limitata dalla stessa politica delle "ra"presentanze", DATO CHE questi
limiti, pur Costituzionalmente posti, sono stati abusati e traditi dalla
classe politica dirigente tutta, senza alcuna eccezione.
Quindi il nostro appello all'unità riguarda sia i singoli cittadini e
lavoratori, lavoratrici, donne, giovani, sia le realtà di lotta che sappiano
guardare oltre il proprio specifico, proprio perché limitandosi al proprio
specifico, non si è poi sostanzialmente molto diversi, in una realtà come
questa di guerra, di repressione e brutalità del potere, di corporativismo e
di modello sociale individualistico e selvaggio, a quel sistema che si vuole
superare (fatto di falsi "nuovismi", sostanzialmente di organizzazioni
economiche di piccoli e medi imprenditori camuffate da partiti politici).
Riportiamo la civiltà e la dignità al comando nel nostro Paese, per un
nuovo 25 aprile !
LAVORATORI E LAVORATRICI DEL SINDACATO LAVORATORI AUTORGANIZZATI
INTERCATEGORIALE - COMITATI DI BASE PER IL SINDACATO DI CLASSE
(SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE) VENEZIA E VENETO

pc 15 settembre - ancora sulla giornata di lotta del 13 - corrispondenza da palermo

La giornata di mobilitazione del 13 settembre a Palermo è stata abbastanza
piena.

Il volantinaggio mattutino davanti alla Fincantieri di Palermo è stato fatto
in una situazione pressoché deserta, presenti infatti solo una cinquantina di
operai essenzialmente delle ditte esterne dato che quasi tutti gli altri sono
ancora in cassa integrazione e la nuova commessa, con tutti i dubbi espressi
dagli operai sulla reale concretezza di questa promessa fatta dal A.D. Bono
sull’onda della lotta di questa estate, dovrebbe arrivare a fine anno, ma di
reali certezze non ce ne sono.

La manifestazione pubblica a metà mattinata davanti alla sede dell’Ufficio
Regionale delle Scuole per la Sicilia dei lavoratori della scuola Ata di ruolo
in attesa del riconoscimento di diritti acquisiti da anni, ha trovato già il
palazzo occupato da un gruppo di precari della scuola che rivendicano un posto
di lavoro dopo il massiccio taglio agli organici da parte del governo: nella
provincia di Palermo, per fare un esempio, sono stati dati come immissioni in
ruolo solo 8 posti di assistente amministrativo, ciò vuol dire che della
graduatoria di questi lavoratori ne sono rimasti fuori, anche da un incarico
temporaneo, circa 200 precari solo quest’anno, a cui si aggiungono le altre
centinaia tagliate fuori nei due anni precedenti.
Sotto l’“occhio vigile” di un gruppo di poliziotti e digos con i quali ci sono
stati momenti di tensione quando una nostra delegazione ha chiesto di
incontrare il dirigente dell’USR minacciando di buttare a terra la porta di
vetro se non fosse stata aperta, cosa che è stata subito fatta dai portieri,
è stata espressa solidarietà attiva a questi lavoratori precari, e nell’attesa
di una risposta da parte del dirigente, si è svolta una assemblea pubblica e il
volantinaggio davanti al palazzo ribadendo la necessità della lotta contro la
manovra, contro il governo e i padroni, manovra alla quale come abbiamo
scritto, il governo ha l’intenzione di aggiungerne un’altra; questa intenzione
è stata esplicitata ieri da un esponente del Pdl sul sole24ore dove si parla di
una nuova manovra da 400 miliardi!

La giornata è proseguita nel pomeriggio con una assemblea pubblica alla quale
hanno partecipato lavoratori precari delle cooperative sociali, del
policlinico, di una azienda della Provincia “Palermo Energia”, alcuni
disoccupati e studenti durante la quale oltre ad approfondire gli effetti della
manovra in generale che ha il suo cuore nell’attacco all’articolo 18 si sono
discussi anche quelli specifici che ricadono nei rispettivi settori con l’
impegno da parte di tutti a partecipare alle iniziative che si continueranno a
mettere in campo per contrastare gli attacchi del governo.

Slai Cobas per il sindacato di classe
Palermo

mercoledì 14 settembre 2011

pc 14 settembre - Fiat Termini Imerese, operai in sciopero

Gli operai della Fiat di Termini Imerese hanno ripreso la lotta.

Ieri dovevano riprendere il lavoro interrompendo una lunga cassa integrazione e hanno scioperato per l’intera giornata perché le notizie diffuse sull’accordo di programma che vedrebbe la Dr Motors subentrare alla Fiat a fine anno non sono buone: nonostante le rassicurazioni del padrone della Dr, Di Risio, se tutto andasse in porto rimarrebbero fuori circa 600 operai.

***

(Palermo Repubblica.it)

Fiat, operai in sciopero

chiedono incontro con Lombardo

Manifestazione delle tute blu di Termini Imerese davanti alla Presidenza della Regione. Le tute blu chiedono garanzie sul loro futuro, considerato che l'azienda torinese lascerà lo stabilimento a fine anno

Oltre un migliaio di lavoratori della Fiat di Termini Imerese e dell'indotto sta manifestando a Palermo. Un corteo è partito da palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione, per snodarsi nelle vie centrali della città.

I lavoratori rifiutano la proposta di incontro con l'assessore alle attività produttive Marco Venturi, affermano i sindacati, e chiedono di essere ricevuti dal presidente della Regione.

"C'è forte preoccupazione - dice Antonio Riolo, della segreteria regionale Cgil - ora è il momento delle scelte, della chiarezza e delle garanzie relativamente a impegni economici e livelli occupazionali rispetto allo stabilimento e all'indotto".

La manifestazione sta producendo grossi disagi alla circolazione stradale. Ma le tute blu annunciano: "Non ce ne andremo fino a quando non incontrerenmo il Governatore". Decine i poliziotti che presidiano l'ingresso di Palazzo d'Orleans. Al fianco degli operai, oltre ai rappresentanti sindacali, c'è pure il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato.

(14 settembre 2011)



pc 14 settembre - meeting internazionalista a Parigi il 16-17 ottobre - dalle rivolte arabe alla rivoluzione


promosso da compagni italiani, francesi, con partecipazione compagni tunisini, marocchini,turchi


...

pc 14 settembre - la giornata di lotta del 13 settembre alla Dalmine bergamo

CONTRO LA MANOVRA ECONOMICA: OCCORRE UNA LOTTA GENERALE, AUTONOMA DALLE STRUMENTALIZZAZIONI DI SINDACATI CONFEDERALI E FALSA OPPOSIZIONE PARLAMENTARE

Il governo Berlusconi, dopo quattro riscritture, ha varato il testo definitivo della manovra finanziaria 2012-2013 che ha già ottenuto la fiducia del Senato, mentre in questi giorni sta passando anche in Parlamento. Una manovra, da 54 miliardi tra le più pesanti degli ultimi decenni, che da un lato scarica la crisi sui lavoratori, precari, disoccupati, donne, masse popolari e dall’altro vuol fare avanzare nelle fabbriche un regime di vero e proprio fascismo padronale per ridurci come schiavi attraverso la libertà di licenziare.
Leggendo tra i numeri, che la stampa cerca di oscurare, emerge chiaramente l’odio di classe che governo e padroni esprimono verso gli operai e che è l’anima nera ha fondamento di questa manovra:
36 miliardi di misure fiscali di cui: 14 nel 2012 in cui le maggiori entrate 4,2 miliardi vengono dall’aumento dell’IVA dal 20 al 21% , mentre dal contributo di “solidarietà” del 3% dei 34mila ricconi italiani che guadagnano più di 300mila euro l’incasso è di 54milioni nel 2012, lo sblocco delle addizionali comunali e regionali con aumento aliquota IRPEF rispettivamente fino allo 0,8% e all’1,4%, il resto dovrebbe arrivare dalla “lotta” all’evasione, ma invece viene inserita la proroga di 1 anno per gli accertamenti Iva collegati al condono del 2002 e il carcere scatta solo per chi evade oltre 3milioni di euro (l’imposta evasa dovrà essere superiore al 30% del volume di affari).
18 miliardi di tagli alla spesa che verranno: dall’anticipo di 2 anni al 2014 dell’adeguamento delle pensioni di vecchiaia delle lavoratrici nel settore privato a 65 anni, dal TFR differito di 2 anni per i dipendenti pubblici, dai tagli agli enti locali e la privatizzazione dei servizi pubblici, mentre viene alleggerito il taglio previsto ai parlamentari 10% per le retribuzioni superiori ai 90 mila euro (parte eccedente questa quota) e del 20% sopra i 150mila euro.
Viene poi inserita l'attacco all'art. 18, con meno vincoli sui licenziamenti, alla contrattazione, dando valore retroattivo erga omnes dei contratti in deroga, quindi con riconoscimento e traduzione in legge degli accordi Fiat di Pomigliano e Mirafiori che cancellano diritti, attaccano la malattia e la libertà di sciopero. In un quadro di generale cancellazione dello Statuto dei lavoratori e di massima libertà ai padroni e massima precarietà dei lavoratori.

Questo è il cuore e la sostanza della manovra governativa, il resto si tratta di pura propaganda volta a salvaguardare privilegi del sistema politico.

A fronte di questo attacco, i partiti di opposizione parlamentare si uniscono più o meno al governo, le organizzazioni sindacali con l'intesa del 28 giugno, compresa quella della Cgil della Camusso, avevano scelto già di fiancheggiare il governo nella crisi.

Per questo i proletari, i lavoratori, le lavoratrici, le masse popolari non hanno altra scelta che difendere con la lotta redditi, lavoro, diritti e condizioni di vita e di lavoro; attraverso l'utilizzo di forme di lotta che puntino al blocco effettivo di posti di lavoro, strade, città, con assedio di luoghi istituzionali e parlamentari compartecipi di questo pesante attacco; fino ad ottenere risultati concreti in particolare l'art. 18, i contratti nazionali, le pensioni.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
Sede regionale: Dalmine Viale Marconi,1 24044 (Bergamo) Fax 035/19968666 Cell. 335/5244902

pc 14 settembre - la giornata di lotta dello slai cobas per il sindacato di classe a Ravenna

La giornata di lotta contro la manovra economica del governo, promossa a livello nazionale dallo Slai cobas per il sindacato di classe, a Ravenna si è realizzata con un presidio davanti i cancelli dell'Enichem con uno speakeraggio, affissione di striscioni con le parole d'ordine che fanno appello alla "rivolta operaia", alla difesa dell'articolo 18, contro i sindacati di regime e contro il riformismo sindacale e politico. E' stato diffuso il foglio fabbriche di proletari comunisti agli operai presenti. L'iniziativa è stata preparata con un volantino allo sciopero della Cgil del 6 settembre e una serie di volantinaggi tra gli operai della Marcegaglia.

Sta per passare al Parlamento una pesantissima manovra economica “lacrime e sangue” per i lavoratori. Lacrime e sangue perché attacca i salari e i diritti degli operai nel nome di una via d’uscita dalla crisi, una crisi generata proprio dai signori padroni che si sono arricchiti in tutti questi anni con profitti vertiginosi, alimentando la speculazione finanziaria e che, adesso, visto che ci hanno sfruttato tenendoci bassi i salari, sono entrati in crisi perché non riescono a venderci più le loro merci dato che i nostri salari e stipendi non ci bastano ad arrivare a fine mese.

Con questa manovra economica, su cui il governo Berlusconi chiederà la fiducia domani in parlamento, perdiamo tutte le conquiste e i diritti nei posti di lavoro.

Pertanto è necessario organizzare le lotte su una linea classista. Gli strumenti di lotta messi in campo ad oggi sono stati inefficaci. Dopo lo sciopero della CGIL di maggio abbiamo avuto il famigerato accordo di giugno che deroga sui contratti nazionali, cancella l’art. 18, impedisce l’agibilità sindacale di chi si vuole opporre agli accordi a perdere come Fiom e cobas. Un accordo firmato dalla stessa CGIL, la stessa organizzazione sindacale che ci ha chiamato a scioperare la settimana scorsa. Noi non abbiamo aderito allo sciopero del 6 settembre anche se eravamo con i lavoratori in sciopero in corteo, ma per dire che ci vuole un’altra linea, sindacale e di lotta per contrastare questa manovra economica.

Ma possono queste rituali processioni che non attaccano veramente i padroni, i loro interessi, senza il blocco effettivo della produzione, senza attaccare le sedi istituzionali che rappresentano il governo, senza protestare davanti alle sedi dei partiti politici che concordano tutti, maggioranza e opposizione, sullo scaricare la crisi sui lavoratori?

Che legittimità hanno i rappresentanti di questo governo coperti da privilegi, corrotti e corruttori, amici di mafiosi, a peggiorare le nostre condizioni di vita? E noi gli contrapponiamo le sfilate per le vie delle città a sostegno di piattaforme a perdere?

Lo Slai cobas per il sindacato di classe ha indetto una giornata di lotta nazionale per oggi 13 settembre per organizzare la forza e l’unità dei lavoratori su posizioni di classe che vuol dire piena autonomia dai sindacati di regime e dai partiti parlamentari se si vuole veramente incidere sui rapporti di forza contro padroni e governo, contro tutti i governi perché sono tutti espressione degli interessi dei padroni, sia quelli di destra così come quelli di centrosinistra.

E’ ora che ci rendiamo conto che il riformismo sindacale e politico, le piattaforme di lotta che puntano ad “uscire dalla crisi”, convergono con gli interessi dei padroni. Ci vuole una vera rivolta operaia per aprire la strada ad un nuovo modello sociale che punti alla giustizia sociale, all’uguaglianza, all’affermazione dei diritti, alla fine reale di un sistema che ci impone salari da fame, precarietà, morti sul lavoro!

E' stato scelto di fare l'iniziativa all'Enichem anche per denunciare l'accordo neocorporativo del 1° luglio sull'aumento dello straordinario, sul legame del premio di produzione alla malattia,

pc 14 settembre - la parola a Red Block organizzazione giovanile maoista


Intervista a Red Block da Red Action (Croazia)
Parlateci della vostra organizzazione: quando e come è stata formata? Perchè avete scelto quel nome?

La nostra organizzazione è nata in seguito al g8 2001 di Genova, I giovani maoisti che parteciparono in prima linea in quella battaglia decisero di fondare questa nuova organizzazione giovanile con lo scopo di contribuire alla costruzione del partito comunista di tipo nuovo marxista-leninista-maoista. Il nome è figlio di questa fase politica in Italia, e non solo, ovvero in un momento in cui assistiamo alla reazionarizzazione delle democrazie borghesi processo che scientificamente chiamiamo stato di polizia che avanza verso il moderno fascismo. Proprio in quei giorni a Genova la democrazia borghese è stata sospesa a favore di uno stato di polizia, di contro una massa di giovani ribelli è scesa in campo resistendo e controattacando contro la repressione messa in campo. Principalmente questo è stato opera dei giovani ribelli vestiti di nero chiamati black bloc dalla stampa, tra di essi alcuni sono realmente anarchici, altri no. Quello che è passato però attraverso i media e in parte si è verificato in strada è stato che giovani vestiti di nero e ispirati dall’ideologia dell’anarchia in particolare individualista e nichilista abbiano utilizzato il metodo della violenza contro la polizia ma anche contro i simboli del capitalismo dalla semplice cabina telefonica, al bancomat ecc.
Noi ci chiamiamo cosi perché da quelle giornate abbiamo affermato che è giusta la violenza rivoluzionaria, la gioventù proletaria e ribelle deve rivendicarne l’uso con orgoglio, ma allo stesso tempo questa violenza debba essere incanalata contro il vero obiettivo e quindi essere “costruttiva” ovvero finalizzata alla processo rivoluzionario e non fine a se stessa. In questo progetto la gioventù proletaria e ribelle è fondamentale nella lotta per la conquista del potere politico che per noi passa innanzitutto per la costruzione del partito m-l-m e l’inizio di una guerra popolare di lunga durata.
Per questo ci chiamiamo Red Block, da un lato perché indichiamo un punto di partenza verificatosi a Genova 2001, dall’altro perché indichiamo una nostra via alternativa rispetto a quella anarchica per noi inconcludente e in ultima analisi perdente.

Quali sono le attività principali della vostra organizzazione e l'area dove lavorate?

Le nostre attività riguardano a 360 gradi le questioni giovanili, principalmente siamo attivi nel movimento studentesco, nel movimento antifascista e supportiamo il nostro partito nelle campagne di massa verso la classe operaia, siamo membri attivi delle Rete Nazionale sulla sicurezza dei posti di lavoro, facciamo un lavoro di informazione e sostegno internazionalista verso le Guerre Popolari in India, Perù, Turchia/Nord Kurdistan, Filippine e il movimento rivoluzionario in Nepal, supportiamo i movimenti di liberazione nazionale in Palestina,Irlanda, Paesi Baschi ecc. la nostra attività principale ha come fulcro il sud Italia in Sicilia a Palermo. Ma il nostro lavoro politico è di respiro nazionale e l’aspetto locale è inteso per servire quello nazionale e internazionale, in questo senso siamo stati in prima linea lo scorso 16 ottobre nella contestazione della direzione riformista del primo sindacato in Italia la CGIL, e abbiamo portato avanti la campagna in sostegno alla Guerra Popolare in India e per una manifestazione unitaria e di protesta per il decennale del g8 2001 che si è svolto tre settimane fa contro la monopolizzazione dell’area riformista che in quei giorni dirigeva l’ala pacifista e oggi si accorda con lo stato perché questo decennale venga snaturato e depotenziato da tutte le istanze di ribellione e di vendetta.

Che relazione avete con il resto della sinistra in Italia? Qual è la vostra posizione sulle elezioni parlamentari?

Non abbiamo rapporti stabili con la “sinistra ufficiale” facente capo a partiti ex parlamentari revisionisti come Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti italiani ,i troskisti del Partito Comunista dei Lavoratori ecc., nella prassi quotidiana questi partiti sono riformisti borghesi che nulla hanno a che fare con il proletariato e la lotta di classe. Intratteniamo rapporti con alcuni centri sociali, pur non condividendone l’ideologia, facendo un lavoro di massa e di unità d’azione per quanto riguarda principalmente l’antifascismo, anche nel campo della lotta contro la repressione vorremo iniziare un tale lavoro ma queste forze portano avanti una linea che proclama in sostanza l’autosufficienza delle singole aree politiche e addirittura singole organizzazioni e centri sociali. Per noi è scontato che davanti un apparato repressivo organizzato e centralizzato questa linea non basta ne è sufficiente e di conseguenza perdente, per questo lavoriamo perché nasca un fronte di opposizione contro la repressione che raccolga tutte le forze colpite da essa dagli anarchici agli autonomi dei centri sociali ecc. nel movimento studentesco siamo vicini ad alcuni collettivi che hanno una visione di classe sulla riforma universitaria e scolastica e non meramente economicista e ristretta così come presentata da alcuni centri sociali e dalla sinistra riformista. Sulle elezioni parlamentari, non siamo astensionisti di principio ma pensiamo che in questa fase politica di costruzione del partito rivoluzionario la linea tattica sia quella del boicottaggio elettorale attivo che non coincide con un mero astensionismo bensi con una lotta attiva contro il cretinismo parlamentare e le elezioni come strumento di confusione verso le masse e di dominio da parte della borghesia, in questo senso siamo per un coinvolgimento attivo dei lavoratori e delle masse contro le elezioni e non ci limitiamo a dare l’indicazione di non votare e basta.

Che cosa significa per voi essere maoisti oggi?

Per noi oggi essere maoisti significa fare parte attiva del movimento comunista internazionale, il maoismo rappresenta per noi la terza e superiore tappa del marxismo come sviluppo su tutti i fronti della nostra scienza proletaria e della sua seconda tappa il marxismo-leninismo, dal punto di visto teorico, ideologico e militare. Le esperienze più avanzate in questo momento di rivoluzioni proletarie in primis in India, in Perù, nelle Filippine, in Turchia sono dirette da partiti maoisti che hanno lanciato la guerra popolare di lunga durata nei rispettivi paesi, in altri principalmente nel sud Asia si prepara l’inizio per nuove guerre popolari, in Sud America in Canada e in Europa nuovi partiti politici nascono e si affacciano sullo scenario rivoluzionario. In Italia il nostro partito applica creativamente il marxismo leninismo maoismo dando delle risposte concrete a problemi concreti: la necessità di un’organizzazione giovanile rivoluzionaria, di una delle donne proletarie e rivoluzionarie, la necessità che il movimento operaio e dei lavoratori rompa decisamente con i sindacati filo padronali e riformisti e si autorganizzi nei posti di lavoro per la lotta sindacale che non rimanga fine a se stessa di tipo economica ma che faccia crescere la coscienza verso la lotta politica per la presa del potere. Semplicemente essere comunisti coerenti oggi per noi significa essere maoisti.

L’Italia oggi è uno dei più grandi esportatori di capitale in Croazia e nei paesi confinati come la Slovenia o la Bosnia-Erzegovina. Come valutate la posizione dell’Italia nel sistema imperialista mondiale?

L’italia è un paese membro del g7,ovvero una delle 7 grandi potenze imperialiste, nella fase attuale di stato di polizia che avanza a tappe forzati verso la costruzione del moderno fascismo, un elemento importante consiste nella partecipazione a guerre di aggressione imperialiste, particolarmente in questa fase vengono giustificate con la difesa dell’interesse Nazionale vedi in Libia o lotta al terrorismo vedi Afghanistan e irak, ritorna il nazionalismo del periodo fascista accompagnato dal revisionismo storico vedi le foibe per penetrare con maggiore aggressività sia finanziaria che militare nella zona geografica considerate “naturalmente” come principale mercato di conquista ovvero I Balcani. In questo senso l’italia è in prima linea nell’intervento militare nell’ambito di grandi coalizioni Nato-Onu-UE in Albania, Kosovo e Bosnia-Erzegovina. Di contro l’italia storicamente si è formata in ritardo come nazione borghese rispetto ad altre che già precedentemente disponevano di grandi imperi coloniali (Francia, Inghilterra, paesi bassi ecc) quindi ancora oggi tende a ritagliarsi un proprio posto al sole seguendo servilmente altre nazioni nelle loro imprese imperialiste in particolare gli USA. Dal nostro punto di vista è sbagliato parlare di mondo unipolare , l’imperialismo è stato sempre multipolare, come ci insegna Lenin in certi casi gli interessi di alcune nazioni imperialiste convergono in altri casi no. Nel caso dell’italia ciò significa che per radici storico-economiche tende ad accodarsi al carrozzone del vincitore o del più forte ma ciò non significa che si debba sottovalutare l’italia come potenza imperialista e per il ruolo che ha nelle guerre di rapina e nella conquista di nuovi mercati.

Tutti conosciamo Berlusconi ed il suo autoritarismo. Sembra che l’estrema destra stia crescendo molto in tutta l’Europa occidentale. Credete che I regime come quello di Berlusconi stanno avanzando verso il fascismo?

Come abbiamo detto nelle altre risposte, la fase che la borghesia imperialista italiana sta attraversando è quella di utilizzare sistematicamente lo stato di polizia (impunibilità dei vertici della polizia, autonomia dall’apparato politico anche in un contesto di democrazia Borghese) per costruire tappa dopo tappa un regime moderno fascista.
Moderno fascista non significa ne fascismo del ventennio fascista italiano ne “nuovo fascismo”, il carattere fascista deriva dal consenso popolare e di massa che ha Berlusconi così come l’avevano Mussolini e Hitler, di andare contro le stesse leggi dello stato borghese, il controllo diretto dei mass media o di proprietà diretta del premier o del servizio pubblico gestito dallo stesso governo, tutto questo aggiornato ai tempi nostri e quindi un fascismo che per imporsi non avrà bisogno di una nuova marcia su Roma o di un nuovo incendio del rechstag ma che si impone tappa dopo tappa da un lato manipolando le coscienze tramite l’utilizzo dell’informazione e le riforme imposte dal governo in tutti i campi, i nuovi elementi che lo rendono moderno sono l’inedito utilizzo dei sindacati e dell’aristocrazia operaia che collaborano in questo progetto e della finta opposizione parlamentare del pd (ex pds e pci )che sono parte integrante del moderno fascismo in costruzione.

Abbiamo scritto un articolo circa l’azione antifascista a Palermo. Qual è la situazione nel movimento antifascista in Italia oggi e come vi partecipate?

Oggi in Italia ci sono molti gruppi fascisti, in particolare Casapound è molto vicina al governo e finanziata da esso. C’è un movimento antifascistat a macchia di leopardo, quando I fascist provano ad aprire le loro sedi, da nord a sud il movimento antifascista combatte contro di loro e la loro legittimazione da parte del governo e dello stato in generale. La repressione è forte contro gli antifascisti che si oppongono fieramente contro questo tipo di legittimazione e diffusione.
Ci sono arresti e intimidazione da parte della polizia tramite multe o procedimenti penali come l’arresto, per noi l’antifascismo non deve essere meramente culturale e di propaganda e neanche meramente militante. Per noi l’antifascismo deve avere 3 aspetti importanti allo stesso modo: militante,sociale e culturale.
Militante perché bisogna opporsi in prima persona e fisicamente contro la manovalanza fascista, sociale perché senza un supporto dalle masse e la loro partecipazione a questa battaglia, da un lato diventerebbe solo una lotta di strada e dall’altro le masse sono permeabili all’ideologia fascista che viene direttamente dalla propaganda e dalle politiche del governo e quindi bisogna mobilitarle in senso opposto, a ciò si aggiunge un lavoro culturale che contrasti il revisionismo storico principalmente contro la resistenza partigiana del nostro paese ma anche del vostro, ormai da anni in italia dal governo, dall’opposizione di sinistra fino al presidente della repubblica si cerca di far passare l’idea che partigiani e fascisti fossero sullo stesso piano e che combattessero per ideali diversi ma entrambi in buona fede. Molta propaganda anticomunista è stata fatta contro i partigiani italiani e jugoslavi sui cosiddetti “martiri delle foibe” “uccisi solo perché italiani”. La propaganda è subdola e fatta in attività ufficiali istituzionali e nelle scuole.
Detto questo la nostra parola d’ordine è di formare delle reti antifasciste locali (già ci sono in alcune città) ma soprattutto di creare una rete antifascista nazionale, su questo ci sono stati dei tentativi ma il movimento antifascista è ancora arretrato per una tale proposta e non ne capisce l’importanza, a dar forza alle nostre proposte c’è l’esperienza concreta di battaglie antifasciste in particolare contro casapound a napoli e a palermo. Nella prima seguendo questa linea il movimento antifascista è riuscito a cacciare da un quartiere popolare e ad alta intensità immigrata i fascisti che avevano occupato un ex convento, per far ciò si è occupata un ex scuola nello stesso quartiere, si è portata avanti una campagna mediatica e di denuncia contro la stampa compiacente ed i legami tra i neofascisti ed esponenti politici locali principalmente del pdl (partito di Berlusconi). Un lavoro simile è stato fatto a palermo con una campagna contro la libreria mondadori ( di proprietà di Berlusconi) che ospitava la presentazione di un libro scritto da e su casapound, dopo una campagna mediatica nelle scuole, nelle università e in città in generale si è data una risposta militante e sul campo denunciando anche in seguito i legami tra esponenti politici di governo locali che hanno appoggiato l’iniziativa fascista.
Cosa pensate sia necessario per la rivoluzione in Italia? Qual è la vostra posizione sui sindacati? Come immaginate una Guerra Popolare in Italia?
Innanzitutto è necessario un partito rivoluzionario che sia l’avanguardia del proletariato con al centro la classe operaia e che riesca a dirigere le masse popolari che in italia sono rappresentate in gran parte dalla piccola borghesia. In italia il partito ha cessato di essere tale subito dopo la fine della resistenza con il passaggio negli anni 50 di Togliatti al riformismo. Negli anni 60 e 70 ci sono stati diversi tentativi nel dare la risposto alla domanda di organizzazione per il proletariato ma nessuno ha raggiunto l’obiettivo. Dobbiamo fare tesoro delle esperienze che vanno dal partito comunista d’italia alla resistenza partigiana fino alle organizzazioni maoiste o armate degli anni 70 e prenderne le lezioni positive, il dato è che nessuna di questa esperienza ha risolto il problema.
Detto questo bisogna avanzare sulla costruzione del partito comunista di tipo nuovo in stretto legame con le masse e nel fuoco della lotta di classe per questo c’è bisogno dei lavoratori dei giovani e delle donne ribelli.
Circa i sindacati, come dicevamo prima i sindacati ufficiali cgil-cisl-uil sono parte integrante e strumento del regime, molti compagni in italia credono che sia possibile costruire un’opposizione interna all’interno del principale sindacato italiano e storicamente di sinistra la cgil, noi invece siamo per l’organizzazione diretta dei lavoratori in cobas, senza delegare a sindacalisti di professione e corrotti che non fanno l’interesse del lavoratore ma che subordinano la lotta sindacale alla propria carriera personale. Il movimento dei cobas in italia è molto sviluppato a partire dalla fine degli anni 80, ma noi diciamo che questo non basta. Anche molti sindacati di base fanno la lotta sindacale fine a se stessa e perdono di vista il fine ovvero il sindacato come cinghia di trasmissione dei lavoratori dalla lotta economica verso quella politica (partito). Per questo il nostro partito dirige lo slai cobas per il sindacato di classe che invece inserisce la lotta economica in un contesto politico con il fine di elevare la coscienza politica del lavoratore e farlo lottare non solo per migliorare le sue condizioni economiche ma per rivendicazioni politiche e lotta rivoluzionaria.

Entrambe le nostre organizzazioni hanno partecipato alla settimana di solidarietà con la rivoluzione in India. Come vedete la situazione nel movimento comunista internazionale? Quail sono le organizzazioni con cui cooperate?

In questo momento la situazione del movimento comunista internazionale è abbastanza delicata, dopo il colpo di stato interno da parte della cricca di Deng Xiao Ping in Cina nel 1976, l’ultimo grande paese socialista di riferimento è caduto. In questo momento non vi è un solo paese socialista sulla faccia della terra anche quelli che formalmente si dichiarano tali hanno abbracciato il capitalismo e l’economia di mercato (Cuba, Cina, Laos, Vietnam e Corea del nord).
Tra i cosiddetti partiti comunisti troviamo partiti revisionisti che si sono dati all’elettoralismo con l’unica aspirazione di entrare in coalizioni dei governi borghesi, altri che hanno deviato dal marxismo-leninismo in primis i troskisti ma anche gli hoaxisti che non riconoscono i contributi qualitativi del maoismo e restano ancorati ad uno stalinismo dogmatico.
Detto questo nel movimento m-l-m a differenza di tutti questi precedenti c’è stato il merito di rialzare la bandiera rossa della rivoluzione grazie al Partito Comunista del Perù in un momento in cui il movimeto comunista internazionale era allo sbando dove da un lato il socialimperialismo sovietico spandeva il revisionismo insieme ai partiti cosiddetti eurocomunisti. In questo marasma riconoscere il maoismo e in base a questo lanciare una guerra popolare nel 1980 ha rappresentato un faro per il movimento comunista internazionale.
Tutto ciò è stato rinforzato con la nascita del Movimento Rivoluzionario Internazionalista come centro embrionale dei partiti maoisti che conducono la Guerra Popolare, con l’inizio di essa anche in Turchia/Nord Kurdistan, in Nepal, con la fusione del Partito Comunista dell’India (Marxista-Leninista) Guerra Popolare e il Centro Comunista Maoista formando il Partito Comunista dell’India (maoista) (al di fuori del Movimento Rivoluzionario Internazionalista) e rinvigorendo la Guerra Popolare in India.
Si sviluppa la Guerra Popolare nelle Filippine, e nel Sud Asia si riconvoca recentemente la riunione del Ccomposa
che coordina i partiti maoisti del Sud Asia tra cui quelli in Afghanistan, Nepal, India, Bhutan, Sri Lanka e Bangladesh

Tutti questi sono segnali positivi e oggettivi che sicuramente hanno contributo alla formazione di partiti rivoluzionari che intendono lanciare Guerre Popolari nei propri paesi come in Sud America o in Canada e adesso anche nel Maghreb dove i maoisti in particolare in Marocco e Tunisia sono in prima linea nella lotta di classe.

La campagna di solidarietà alla Guerra Popolare in india ha messo in luce che anche in Europa ci sono partiti rivoluzionari e compagni che vogliono avanzare fermamente nella costruzione di essi per dare inizio a movimenti rivoluzionari nei propri paesi strettamente legati con il movimento comunista internazionale e la parte più attiva e coerente di esso che è rappresentato dai maoisti che oggi sono gli unici alla testa di movimenti realmente rivoluzionari con l’obiettivo di prendere il potere nei rispettivi paesi.

Noi collaboriamo con le organizzazioni giovanili come noi dei partiti fratelli del nostro partito proletari comunisti-pcm italia, ovvero quei partiti facenti capo al Movimento Rivoluzionario Internazionalista, ma dopo il recente periodo di oggettiva inattività di questo organismo internazionale anche con organizzazioni giovanili al di fuori di esso ma con cui ci può essere unità d’azione, in tal senso la campagna sull’ india o la firma congiunta al documento contro il summit internazionale del World Economic Forum in Austria rappresentano dei passi concreti nella collaborazione tra organizzazioni giovanili rivoluzionarie e l’approfondimento dei rapporti bilaterali nel più genuino internazionalismo rivoluzionario.

Vi ringraziamo per l’intervista e mandiamo i più sentiti saluti rivoluzionari a tutti i compagni, e a tutti i giovani ribelli e lavoratori croati.

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