sabato 29 gennaio 2011
pc quotidiano 29 maggio - dalla fiat sata di melfi... allo sciopero.... la presenza di proletari comunisti
il delegato licenziato barozzino nel suo intervento allo sciopero del 28
il processo per i licenziamenti riprende il 15 marzo
lo striscione di proletari comunisti allo sciopero
29/01/2011 CI SONO pure le femministe nel piazzale antistante i cancelli della Fiat di Melfi. Dalla Puglia sono arrivati i Proletari comunisti e i pensionati dello Spi Cgil ragionano sotto le banchine sui termini della protesta. Si aspetta il turno delle 9.30, dovrebbe uscire qualcuno, ma dai cancelli della Sata gli unici che transitano liberamente sono poliziotti in divisa e guardie giurate. Se non si può entrare si può sempre tappezzare i cancelli di striscioni e bandiere. E così la piazza si colora di rosso in men che non si dica. Il primo ad arrivare è il camioncino della Fiom. Ha i megafoni, l'impianto acustico che si perderà per strada rendendo il comizio comprensibile a pochi dei trecento che affolleranno il piazzale a metà mattinata. La pioggia è impietosa con chi protesta sotto gli ombrelli rossi, così come i cappucci dei tre operai licenziati e le felpe dei sindacalisti più agguerriti. Fa freddo e si sta all'impiedi, del resto è di condizioni «disumane» che si sta parlando. «Quando escono dal turno di sette ore e mezza non hanno nemmeno la forza di parlare quegli operai», dice Vincenzo Russo della Fialms, che si ricorda dei sindacati corporativi fascisti e dal microfono invita quelli moderni a non fare la stessa fine. «Ha aderito il 40%, cammina una sola linea e un¹altra funziona a stop and go», urla entusiasticamente il segretario regionale del sindacato più intransigente Manuele De Nicola. L'indotto è dato a braccia conserte per il 70%, col risultato che le forniture non arrivano e la catena di montaggio della Punto è costretta a fermarsi. ....
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«La verità è che qui non hanno capito ancora che la cancellazione dei diritti sdoganata a Mirafiori toccherà anche questa fabbrica», si mormora ai piedi del furgoncino. «Si passa a 18 turni, ci toccherà lavorare 6 mesi senza pause, avremo 120 ore di straordinario obbligatorio e se da gennaio a giugno superiamo il 4% di assenteismo non ci pagheranno i primi giorni di malattia. E soprattutto «se ti iscrivi a un sindacato diverso ti metti contro i padroni».
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