martedì 18 marzo 2025

pc 18 marzo - Strage di Braccianti in Sicilia dopo la Raccolta delle Arance. - prima info/solidale

 


Rosario Lucchese, 18 anni, Salvatore Lanza, 54 anni, e Salvatore Pellegriti, 56 anni. Tutti e tre erano lavoratori agricoli originari di Adrano, in provincia di Catania. Erano impegnati nella raccolta delle arance per conto di un’azienda di Adrano e stavano rientrando a casa dopo una giornata di lavoro nei campi di Francofonte, nel siracusano.

La dinamica dell’incidente

Secondo una prima ricostruzione, il pulmino su cui viaggiavano i braccianti e un furgone si sono scontrati frontalmente per cause ancora da accertare. L’impatto è stato così violento che i vigili del fuoco hanno dovuto intervenire per estrarre le vittime dalle lamiere dei veicoli. Sul posto sono giunti due elisoccorsi e diverse ambulanze per trasportare i feriti negli ospedali della zona. 

I soccorsi

I soccorritori hanno lavorato tempestivamente per estrarre i feriti e le vittime dai mezzi coinvolti. Due elisoccorsi e diverse ambulanze hanno trasferito i feriti negli ospedali vicini. 

La sicurezza stradale e le condizioni di lavoro

Questo tragico evento solleva nuovamente l’attenzione sulla sicurezza stradale e sulle condizioni di lavoro dei braccianti agricoli. Spesso, questi lavoratori sono costretti a lunghi spostamenti su strade pericolose per raggiungere i luoghi di lavoro, aumentando il rischio di incidenti. È fondamentale che le autorità competenti e le aziende agricole adottino misure preventive per garantire la sicurezza dei lavoratori durante gli spostament


La strage di braccianti sulla statale 194: Adrano piange Rosario (18 anni) e i due Salvatore

Tre morti e sette feriti, quattro dei quali in gravi condizioni, il tragico bilancio del frontale sulla Ss194 in territorio di Carlentini

E’ una strage quella che si è consumata nel primo pomeriggio di oggi pomeriggio sulla strada statale 194 “Ragusana” nei pressi dello svincolo di contrada Cannellazza, nel territorio di Carlentini (Siracusa). Tre persone decedute e sette feriti, quattro dei quali in gravi condizioni. E’ questo il tragico bilancio dell’incidente stradale avvenuto oggi poco prima delle 14.

Le vittime – tutte di Adrano – sono Rosario Lucchese, aveva solo 18 anni; Salvatore Lanza, 54 anni e Salvatore Pellegriti, 56 anni. Tutti lavoratori agricoli di un’azienda catanese, che stavano effettuando la raccolta delle arance per conto di una ditta di Adrano. La vittima più giovane lavorava soltanto da una settimana. Le altre due sono sposati e con figli. Le salme si trovano nella camera mortuaria di Carlentini e il magistrato di turno ha autorizzato per domani il loro trasferimento ad Adrano

Secondo una prima ricostruzione il pulmino a 9 posti sul quale viaggiavano i braccianti ed un furgone si sono scontrati frontalmente per cause ancora da accertare. I vigili del fuoco hanno estratto le vittime dalle lamiere dei veicoli e due elisoccorsi e diverse ambulanze hanno trasferito i feriti in ospedale. Sul posto i carabinieri hanno effettuato i rilievi e raccolto elementi per accertare la dinamica dell’incidente.

Il dolore

I braccianti erano impegnati nella raccolta delle arance a Francofonte e stavano rientrando ad Adrano dopo una giornata di duro lavoro in un agrumeto. 

 i sindacati si mobilitano per questa strage di lavoratori. «Bandiere a lutto in tutte le sedi Uila per ricordare i tre operai agricoli di Adrano morti oggi a causa di un incidente stradale sulla Ragusa-Catania. Piangiamo le vittime e confidiamo nella pronta guarigione dei feriti, mentre assicuriamo sin d’ora assistenza sindacale e legale ai familiari» hanno detto Nino Marino, segretario generale della Uila Sicilia, e Nino Lombardo, segretario territoriale Uila di Adrano. «Siamo pronti a sostenere – aggiungono – ogni iniziativa perché sia fatta piena luce su questo tragico episodio avvenuto su una delle più famigerate tra le nostre tante, troppe, strade della morte

L

«Profondo cordoglio» è espresso anche da Flai Cgil e Cgil di Catania e Sicilia. «La nostra vicinanza – aggiungono – va alle famiglie colpite da questa immane tragedia, ai colleghi delle vittime e a tutta la comunità. Siamo addolorati anche per i sette feriti, attualmente in gravi condizioni, ai quali auguriamo una pronta guarigione. Ancora una volta, un incidente stradale segna il mondo del lavoro ponendo con forza anche il tema della sicurezza negli spostamenti di chi, quotidianamente, si muove per raggiungere il proprio impiego. Oggi è il giorno del dolore e del cordoglio, ma la tragica morte di questi lavoratori deve scuotere le coscienze affinché si possano attuare indispensabili politiche di sicurezza sotto vari profili


pc 18 marzo - non dare tregua ai sostenitori di riarmo europeo e italiano - Torino, Enrico Letta contestato dagli studenti

 all'inaugurazione dell'anno accademico: 

«800 miliardi per il riarmo Ue e tu hai detto di apprezzare»

Proteste e urla anche contro il rettore Geuna da parte del Cau Torino, con la scritta: «Contro tagli e genocidio, Bernini mandante e Geuna complice»

Enrico Letta e Stefano Geuna contestati - gli studenti durante la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Torino. ha protestato contro l'ex premier e il rettore. 

Nel momento in cui Geuna è salito sul palco, dalla platea del Teatro Regio si sono alzati alcuni ragazzi e ragazze con uno striscione, a firma Cau Torino, con scritto: «Contro tagli e genocidio, Bernini mandante e Geuna complice». «Il rettore complice del genocidio in Palestina interrompa i rapporti con Israele e si preoccupi dei tagli della ministra Bernini, 700 milioni in meno per lo studio - hanno urlato -. Il governo taglia, vivete in un mondo immaginario e fuori da questa cerimonia la gente viene uccisa da bombe made in Usa, Italy e France», hanno detto chiedendo di salire sul palco a parlare, mentre dal resto della platea si sono alzati alcuni fischi e
richieste di lasciar proseguire la cerimonia. 

La contestazione ha riguardato anche Enrico Letta, ex premier: «Ottocento miliardi per il riarmo e tu hai detto di apprezzare». L’intervento dell’ex parlamentare del Pd è stato interrotto per qualche minuto e il manifestante (un esponente dei collettivi studenteschi) è stato allontanato dalle forze dell’ordine.

Una protesta conclusa , quando gli studenti sono stati allontanati dalle forze dell'ordine. Alcuni studenti erano in presidio anche all'esterno, prima dell'inizio della cerimonia.

 

Proteste fuori e dentro il Regio di Torino per l’inizio dell’anno accademico

Alcuni studenti dell’organizzazione studentesca Cambiare Rotta si sono alzati dal pubblico che hanno chiesto di intervenire

TORINO – Mentre si stava svolgendo il discorso del rettore dell’Università degli Studi di Torino, Stefano Geuna, stamattina al Teatro Regio per l’inizio dell’anno accademico, alcuni studenti dell’organizzazione studentesca Cambiare Rotta si sono alzati dal pubblico che hanno chiesto di intervenire.

“Rettore lei è complice del genocidio in Palestina – hanno urlato dalla platea gli studenti – interrompa i rapporti con Israele e si preoccupi dei tagli che la ministra sta facendo allo studio, 700 mln in meno. Il governo – hanno continuato – taglia sanità, istruzione mentre fuori da questa cerimonia la gente viene uccisa da bombe made in Usa, Italy e France”.

“Non c’è nulla da celebrare: gli studenti sono schiacciati dal carovita e dalla precarietà. Vogliamo un’università davvero accessibile, non un’istituzione piegata agli interessi delle aziende” – hanno concluso prima di essere scortati fuori dalla Digos.


Anche fuori dal Teatro Regio alcuni studenti protestavano contro il riarmo dell’Europa, la riforma dell’Università della ministra Bernini e la precarizzazione.

pc 18 marzo - Il governo Meloni sta minando intenzionalmente la democrazia

Il rapporto della Civil Liberties Union for Europe accusa il governo Meloni di compromettere lo stato di diritto e di limitare la libertà dei media, evidenziando un pericolo per la democrazia in Italia. Il rapporto inserisce l’Italia tra i cinque paesi che minano intenzionalmente i principi democratici in Europa.

di Marika Ikonomu da il Domani

«Un preoccupante deterioramento dello stato di diritto in Italia», con «tendenze preoccupanti» e una «regressione rispetto al 2023», in diversi «settori fondamentali»: dall’indebolimento dell’indipendenza della magistratura, all’erosione dello spazio civico, oltre alle minacce alla libertà di stampa e alla mancanza di regolamentazione trasparente sul lobbying e sul finanziamento dei partiti politici. È quanto emerge dal rapporto “Liberties Rule of Law Report 2025”, un’analisi indipendente della situazione dello stato di diritto dei paesi dell’Ue, realizzata dalla Civil Liberties Union for Europe. Per l’Italia hanno lavorato alla ricerca la Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild), Antigone, A buon diritto, Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e STRAtegic LItigation (Strali). Riferito all’anno 2024, l’analisi, alla sua sesta edizione, è «il più approfondito “rapporto ombra” sullo stato di diritto», i cui risultati confluiranno nel ciclo di monitoraggio dello stato di diritto della Commissione europea. In base agli elementi emersi, Liberties – spiega Cild – «colloca l’Italia tra i paesi “demolitori”, insieme a Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia, in quanto i loro governi minano sistematicamente e intenzionalmente lo Stato di diritto in quasi tutti gli aspetti».

Stato della democrazia

È a causa di alcune riforme promosse dal governo che «l’equilibrio istituzionale è in pericolo» – segnala il rapporto – perché dirette a ridurre il potere del parlamento. A minare il bilanciamento tra i poteri dello stato, e nello specifico tra quello esecutivo e legislativo, l’uso frequente dei decreti legge da parte del governo: nella legislatura in corso sono stati 79 i decreti legge varati, di cui 67 convertiti in legge. A questo si aggiunge il tentativo di estendere il periodo di conversione da 60 a 90 giorni, inserito in un disegno di legge proposto da Forza Italia. Anche la riforma del “Premierato”, già approvata in prima lettura dal Senato, e l’assenza – dopo 32 anni – di un’istituzione nazionale per i diritti umani «sollevano interrogativi sulla separazione dei poteri, la tutela dei diritti umani e l’equilibrio democratico in Italia», continua lo studio.

Il sistema giudiziario

pc 18 marzo - riprendono i massacri e il genocidio a Gaza - mobilitazione immediata - non possiamo aspettare il 12 aprile!

 

Quasi 300 morti a Gaza in 24 ore

Un'immagine di Gaza dall'alto Un'immagine di Gaza dall'alto Foto di Abdallah ElHajj via Istockphoto

Centinaia di persone continuano a essere uccise e ferite ogni giorno a Gaza 

Come riportato da Al-Jazeera, Israele continua a bombardare a tappeto la Striscia di Gaza, 

Per dare un’idea della portata e della gravità del conflitto, sempre secondo Al-Jazeera, solo il 10 dicembre 2023 sono state uccise 297 persone e più di 550 sono state ferite.

I residenti di Gaza hanno anche riferito di aspri combattimenti nel quartiere di Shujayea a Gaza City e nel campo profughi di Jabalia, una densa area urbana. La Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) ha dichiarato che le forze israeliane hanno fatto irruzione in un’area vicino alla clinica dell’UNRWA, nel cuore del campo di Jabalia, dove le sue squadre di emergenza e i medici gestiscono un presidio medico.

Israele aveva ordinato l’evacuazione del nord di Gaza all’inizio della guerra, ma decine di migliaia di persone sono rimaste, temendo che il sud non sarebbe stato più sicuro o che non sarebbe mai stato permesso loro di tornare a casa.“L’esodo di massa continua. Coloro che fuggono dal nord di Gaza per sopravvivere lo descrivono come il “viaggio della morte””, ha detto Tareq Abu Azzoum di Al Jazeera, riferendo da Rafah, nel sud di Gaza.

Allo stesso tempo, “il sistema sanitario di Gaza è in ginocchio e al collasso”, ha affermato il capo dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, con solo 14 dei 36 ospedali funzionanti.Come riportato dal sito ufficiale dell'OMS, secondo il Ministero della Salute, il tasso di occupazione dei letti negli ospedali operativi è del 171%, mentre nei reparti di terapia intensiva il tasso di occupazione arriva fino al 221%.

Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza, Ashraf al-Qudra, ha dichiarato in un’intervista telefonica ad Al Jazeera che dall’inizio della guerra, il 7 ottobre, sono morte più di 18.000 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini. Inoltre, circa 40.000 persone, sempre per lo più donne e bambini, sono rimaste ferite.

 

Per saperne di più, visita:

https://www.aljazeera.com/news/2023/12/10/nearly-300-killed-in-gaza-in-24-hours-as-hamas-netanyahu-trade-threats 

https://www.who.int/news/item/04-12-2023-who-appeals-for-protection-of-the-health-system-from-further-attacks-and-degradation-of-its-capacity 

pc 18 marzo - il governi dei paesi imperialisti lo dicono chiaro: L’economia di guerra la pagano i cittadini con i tagli al Welfare e più tasse - serve lo sciopero generale qui e ora!

da il manifesto

 "I paesi Ue saranno spinti a fare dure scelte sulla spesa". Il vicepremier Tajani dice che "Giorgetti è preoccupato dei conti pubblici, ma questo è un problema di sicurezza nazionale". La pagheranno i cittadin

Aumentare la spesa militare senza restare prigionieri del debito pubblico e degli interessi in più da pagare con i soldi presi della spesa sociale. Al netto dell’enfasi militarista sui «valori» dell’«Europa» che avvolge un’ampia parte della politica e dell’opinione pubblica italiana, è questa la contraddizione reale che il governo Meloni sta cercando di affrontare. Senza trovare molte soluzioni che possano essere prese seriamente in considerazione a Bruxelles dove si stanno decidendo i contenuti del «piano di riarmo» annunciato dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

Il discorso, e le repliche, che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni terrà oggi e domani al Senato e alla Camera in vista del Consiglio Ue saranno dominate dal retropensiero esplicitato dall’Ocse. Nell’aggiornamento dell’«Economic Survey» di marzo, l’organizzazione internazionale degli studi economici a Parigi ieri ha esplicitato il dilemma che ha portato sabato scorso il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti a contestare il «Riarm Eu». Per questa organizzazione neoliberale un’economia sovra-indebitata come quella italiana sarà costretta a fare «dure scelte sulla spesa» sociale. Fuori dal gergo allusivo usato in queste circostanze, il governo Meloni dovrà decidere di tagliare la spesa sociale molto di più dei 12 miliardi di euro imposti dal nuovo patto di stabilità entrato in vigore da gennaio e dalla procedura per deficit eccessivo intrapresa dalla Commissione Ue.

La spesa per i militari è già aumentata negli ultimi tempi. Solo in Italia quest’anno è arrivata a 32 miliardi di euro. E, con il «Rearm Europe», dovrà moltiplicarsi. La Commissione Ue ha accolto una proposta del governo Meloni e riconoscerà lo scorporo della spesa militare dal calcolo del deficit e del debito. Il problema però non è risolto. La deroga aumenterà le già notevoli disparità nella capacità di investimenti (non solo militari) che esistono tra i paesi europei. Prendiamo la Germania, il motore della proposta di riarmo, dove oggi si vota la riforma costituzionale che toglierà il tabù sull’aumento del debito pubblico in nome di una nuova economia di guerra. Berlino ha uno spazio di bilancio più che doppio rispetto a Roma. Con un debito pubblico al 63% si calcola che arriverà anche al 75 -80%. È in base a questa percentuale che sono stati ricavati gli «800 miliardi» che von der Leyen vuole spendere in quattro anni: 650 a carico del debito degli stati membri, 150 di prestiti da ripagare. Meloni & Co. devono gestire un debito pubblico da 135% sul Pil, in crescita. I 30 miliardi in più all’anno stimati, per quattro anni, aumenteranno questa montagna. E cresceranno anche gli interessi.

pc 18 marzo - a sostegno dei 'ribelli Houthi' contro imperialismo USA e sionismo genocida

 

Missili Houthi contro portaerei Usa

In risposta ai raid Usa 

in solidarietà con il popolo palestinese

Missili Houthi contro portaerei Usa
Ansa
Nave greca attaccata dagli Houti nel Mar Rosso

I ribelli sciiti Houthi dello Yemen hanno annunciato di aver risposto ai raid Usa con missili e droni contro la portaerei Harry Truman.

"In risposta a questa aggressione, le forze armate hanno condotto una operazione militare specifica che ha preso di mira la portaerei statunitense USS Harry S. Truman e le sue navi da guerra nel Mar Rosso settentrionale con 18 missili balistici e da crociera e un drone", ha affermato il portavoce militare degli insorti, Yahya Saree, in una dichiarazione televisiva.

pc 18 marzo - oggi giornata internazionale per la libertà dei prigionieri politici

 lanciato da ATIK associazione dei lavoratori turchi in Europa

18 Marzo, Giornata Internazionale per la libertà dei prigionieri politici

SIAMO LA VOCE DEI PRIGIONIERI POLITICI,
LIBERT
À PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI!


In ogni epoca storica, quanti hanno messo in gioco la propria vita per la dignità umana contro gli oppressori hanno pagato un caro prezzo. Le sofferenze che il sistema capitalista imperialista ha inflitto ai popoli del mondo e alla natura per mantenersi in vita stanno trascinando il nostro pianeta verso la catastrofe in un grande disastro. Nell’ultimo periodo in molte parti del mondo abbiamo assistito all’estensione di occupazioni e guerre regionali per una nuova spartizione imperialista. Gli stati imperialisti stanno precipitosamente aumentando la spesa per armamenti ed eserciti. Per questo loro conflitto cercano di renderne parte tutti i settori della società. Cercano di introdurre leggi sul servizio militare obbligatorio e di indirizzare i giovani alle scuole militari, con propaganda manipolatoria mirata a loro. Il rischio che chiunque si opponga a queste politiche è la morte o la prigionia. Perciò è essenziale combattere contro questo marcio ordine.

L'esistenza di prigionieri politici è la prova che la lotta contro l'imperialismo è implacabile. È nostro dovere stringerci a loro, sostenerne la lotta, supportarli e liberarli. I prigionieri politici, che trascorrono un lungo periodo della loro vita in prigionia, in questa condizione sono privati dei loro diritti, subiscono oppressione e tortura. Questa sopraffazione è esercitata in molti modi nei paesi in cui il fascismo è forma di governo. I molti altri paesi, i prigionieri politici affrontano lunghi periodi di detenzione, punizioni disciplinari, pressioni per "addomesticarli" e persino condanne a morte, eppure continuano a resistere per la liberazione dell'umanità senza arretrare di un solo passo.

Molte volte nella storia abbiamo assistito alle loro gloriose resistenze. Pur ristretti in cella, non si possono imprigionare il loro animo e coscienza né rinunciano a combattere contro i mali sociali come chi sta "fuori".

Il rivoluzionario libanese Georges Abdallah, prigioniero in Francia dal 1984, non è stato rilasciato nonostante la decisione degli stessi tribunali borghesi di liberarlo. Mumia Abu Jamal, prigioniero negli Stati Uniti dal 1981, è ancora detenuto. In Turchia, centinaia di prigionieri politici, in particolare A. Öcalan, sono tenuti in isolamento e sottoposti a isolamento totale. Nelle stesse prigioni turche, a circa 600 prigionieri, nonostante siano gravemente malati sono negate terapie e sono lasciati morire. I rivoluzionari democratici di Turchia e Kurdistan sono incarcerati in molti paesi europei, in particolare in Germania. Il timore verso le organizzazioni e gli attivisti politici è la prova che la democrazia borghese è una bolla e l'imperialismo una tigre di carta. Tutto il mondo sa come l'Israele sionista tiene in prigione e tortura migliaia di palestinesi.

Lo stato peruviano, violando persino le sue stesse leggi, priva molti oppositori e rivoluzionari del loro diritto a difendersi e li condanna all'ergastolo. I corpi dei rivoluzionari deceduti non vengono nemmeno restituiti alle loro famiglie, come nel caso del dottor Abimel Guzman (presidente Gonzalo). In particolare nei paesi del Medio Oriente, sui prigionieri politici la legge è applicata come su nemici da punire più severamente. In Iran, decine di prigionieri colpevoli di aver resistito al regime fascista e partecipato alle proteste sono stati giustiziati, e l'esecuzione di molti altri prigionieri è ancora sul tavolo.

Dobbiamo sostenere le lotte dei prigionieri politici, non importa dove si trovino nel mondo, e richiamare l'attenzione pubblica su questi centri di tortura, esecuzione e oppressione. Il 18 marzo organizziamo azioni di massa per porre fine all'oppressione dei prigionieri politici. Portiamo le voci dei prigionieri alle masse locali e di immigrati!

Libertà per i prigionieri politici!

testo in inglese e francese  in via di traduzione -

On March 18, International Day of Freedom for Political Prisoners

LET'S BE VOICE FOR POLITICAL PRISONERS, FREEDOM FOR ALL POLITICAL PRISONERS!

At every moment in history, those who have risked their lives for human dignity against oppressors have paid a great price. The damages that the Imperialist Capitalist system has inflicted on the peoples of the world and nature in order to maintain its existence are dragging our planet into a great disaster. In recent times, we have witnessed the spread of regional wars and occupations to many parts of the world for new imperialist sharing. Imperialist states are rapidly increasing their armament and military budgets. They are trying to make all segments of society a party to this conflict among themselves. They are trying to introduce compulsory military service laws and direct young people to militesto in inglese e francese  in via di traduzione - tary schools, especially with manipulative discourses applied to young people. The danger that awaits those who oppose all policies is either death or captivity. Therefore, it is essential to fight against a rotten order.

The existence of political prisoners is proof of a relentless struggle against imperialism. It is our duty to embrace them, support their struggle, support them and carry them out. Political prisoners, who spend a long period of their lives in captivity, are exempted from their rights throughout this process and are subjected to oppression and torture. These oppressions are experienced in many ways in countries where fascism is effective in governmental forms. Political prisoners, who face long periods of detention, disciplinary punishments, "taming" attacks and even death sentences in different countries, continue to resist without taking a single step back for the liberation of humanity.

History has witnessed many of their glorious resistances. Although they are in limited spaces, their hearts and consciousness cannot be held captive, and they do not give up fighting against social problems as much as the "outsiders".

Lebanese revolutionary Georges Abdallah, who has been held captive in France since 1984, has not been released despite the decision of the bourgeois courts to release him. Mumia Abu Jamal, who has been held captive in prisons in the USA since 1981, is still being held in prison conditions. In Türkiye, hundreds of political prisoners, especially A. Öcalan, are being held in solitary confinement and are being subjected to total isolation. Similarly, in Turkish prisons, around 600 prisoners are being denied treatment despite being seriously ill and are being left to die. Revolutionary democrats from Turkey and Kurdistan are being held in prisons in many European countries, especially in Germany. The fact that bourgeois democracy is a bubble and imperialism is a paper tiger is evidence of how much they fear political organizations and individuals. The whole world knows that Zionist Israel is holding thousands of Palestinians in prisons and torturing them.

pc 17 marzo - La situazione in cui siamo e il nostro cambio di passo - Editoriale

E’ il tempo in cui i proletari, le masse, si dovranno rendere conto, per esperienza diretta, della situazione in cui siamo e in cui c’è un cambio di passo.

E’ innanzitutto un cambio di passo della borghesia, dell'imperialismo, che tira le somme della sua crisi sistemica sul piano economico, politico, militare, culturale, ideologico, e si rende conto che o afferma il suo potere totalitario e riesce in questa maniera a fronteggiare una crisi epocale e devastante, o è destinata a “perire”. Chiaramente si trova in vantaggio rispetto alle masse, perché le masse non hanno altro oltre che la loro lotta che essenzialmente oggi è spontanea, o inquinata dal riformismo e opportunismo, perché serve la ricostruzione dei loro strumenti politici per opporsi realmente su scala mondiale all'imperialismo e alla sua marcia.

Anche noi comunisti non siamo forti abbastanza, o meglio, siamo quelli che possiamo essere nella dinamica mondiale. Vi è chiaramente uno sviluppo diseguale del movimento comunista, ci sono Paesi in cui i comunisti sono più forti e altri in cui sono allo stadio iniziale.

Noi dobbiamo essere lucidi rispetto a questo. Ci vorrà tempo perché in qualche modo il proletariato e le

pc 17 marzo - Milano 16 marzo - DAX vive!

 

Dax resiste contro guerra e stato di polizia: corteo antifascista e anticapitalista a Milano

Alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Davide Dax Cesare sfila a Milano il corteo che lo ricorda e che aggiorna, ogni anno, le lotte a cui partecipava prima di essere ucciso per mano fascista il 16 marzo 2003.

da Radio Onda d’urto

Un corteo che cade nella tre giorni di iniziative organizzate dall’Associazione Dax 16 marzo 2003 nata 5 anni dopo l’uccisione per continuare il lavoro di memoria su fatti della “notte nera” di Milano.

Almeno 2mila le persone che, nonostante il meteo, hanno sfilato nel capoluogo lombardo, dentro la tre giorni “Dax Resiste. Antifascismo è anticapitalismo. Contro guerra e stato di polizia”.

pc 17 marzo - Padova Antifascista

 

Padova: Un migliaio di antifasciste e antifascisti davanti alla prefettura contro la manifestazione di Casapound

Manifestazione antifascista  sabato 15 marzo a Padova, con oltre un migliaio di partecipanti, contro l’annunciata sfilata nazionale di Casapound, relegata alla periferia della città, mentre antifascisti-e hanno sfilato in centro storico.

“Padova – si legge su Global Project – ha riaffermato la sua forte identità antifascista, opponendosi fermamente al corteo di CasaPound. La città ha risposto compatta e determinata, testimoniando ancora

pc 17 marzo - Torino /Askatasuna - senza commento

Gasparri, Zangrillo e Rosso davanti al centro sociale Askatasuna di Torino con un cartello: «Lo Stato sta arrivando». Contestati dagli attivisti

Gasparri accompagnato dal ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e dal senatore Roberto Rosso ( FI) si è presentato al centro sociale con un cartello azzurro: «Lo Stato sta arrivando»

«Se ci fosse un campionato dei cattivi, quelli di Askatasuna lo guiderebbero abbondantemente, magari loro saranno contenti per queste parole, ma per l’Italia non è un primato e questa città non lo merita». Così il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, al termine di un incontro con il questore Paolo Sirna e i sindacati di polizia. Durante la riunione, che si è svolta questa mattina in questura, sono stati affrontati molti temi, dal pagamento degli straordinari alle carenze degli organici, ma l’argomento centrale sembra essere stato il centro sociale di corso Regina Margherita 47

Qui Gasparri, accompagnato dal ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e dal

pc 17 marzo - Mirafiori - Un commento


A Mirafiori a tirare gli operai per la giacca della tuta…

A partire dal volantino diffuso venerdì 14 alla portineria 2 di Mirafiori dalla Fiom e Cgil in uscita da un convegno sulla transizione ecologica condiviso con associazioni ambientaliste e non solo. Un volantinaggio, scrivono i media locali in contrapposizione con la presenza di Meloni a Torino. Magari! sarebbe il caso di dire vista la vitale necessità di concentrare nelle fabbriche la lotta per rovesciare il governo Meloni del moderno fascismo, imperialista al servizio di Trump, della mano libera ai padroni, del razzismo, della repressione...

Invece alla portineria 2, la portineria storica delle carrozzerie, Fiom e Cgil si sono assunti la responsabilità di portare tra gli operai un volantino programmatico significativo, che follemente fa il verso alle scelte di governo, istituzioni e padroni rispetto alla crisi, mantiene il sindacato e le sue richieste in posizione subordinata in continuità con quatno fatto in tutti questi anni, usando la transizione ecologica come richiamo per trascinare ancora i lavoratori in questa spirale.

Quindi gli operai si sono trovati nelle loro mani un volantino che attribuisce la crisi dello stabilimento e del gruppo alle scelte di Stellantis, quando la crisi dell’ auto ha investito l’intero settore, una crisi di sovrapproduzione nel quadro più generale di crisi e di sviluppo dei conflitti, dove Stellantis naturalmente sta facendo il suo. Un volantino che acriticamente evoca la motorizzazione elettrica e la politica ambientale come via di uscita, come se il problema fosse produrre un motore a benzina piuttosto che un motore elettrico e non, nel modo di produzione capitalista per il profitto, quali sono i rapporti di forza tra padroni e la classe operaia nella difesa dei suoi interessi immediati, per il lavoro, il salario come per la salute, in fabbrica tanto quanto nel territorio e in prospettiva per mettere fine allo sfruttamento.

Giovedì 13 marzo, ne ha dato un esempio Elkan, nella crisi nominato presidente di ‘Vento’, bonariamente definita start up, una macchina per far soldi dai soldi, un fondo cosiddetto venture capital, da 75 milioni di euro per finanziare le nuove imprese tech ad altro rischio e con conseguenti alti profitti, sostenuto da Exor la cosiddetta cassaforte della famiglia Agnelli. in tutta evidenza una scelta finanziaria che distoglie fondi dalla produzione industriale.

Quindi il volantino in maniera contraddittoria agita una soluzione, una proposta presentata come un passo in avanti rispetto ‘alle 500 fabbriche metalmeccaniche chiuse, ai 35000 licenziati, alla situazione a Mirafiori peggiorata...’ ma non può rappresentare una via di uscita per gli operai, non certo per la bontà o meno della indicazione ambientalista, ma perché chiede ancora agli operai di mettersi nelle loro mani, in continuità con quella linea sindacale confederale che ha reso indifesa la classe operaia di fronte ai piani padronali, in fabbrica e nel paese. Una linea collaborazionista e perdente dei tavoli istituzionali e padronali senza il conflitto, degli operai in concorrenza tra stabilimenti, di un sindacato che fa leva sulla delega con gli operai ridotti a tesserati invece che protagonisti a tutto campo.

Dalle proposte senza classe operaia, alla classe operaia che prende nelle sue mani le proposte. Così dobbiamo rovesciare il volantino nella questione dell’autonomia operaia. Dalle soluzioni

pc 17 marzo – Trump ordina l’attacco militare allo Yemen causando 53 morti e centinaia di feriti, soprattutto donne e bambini

 

Mentre continua a fare propaganda a piene mani, grazie ai mezzi di informazione al suo servizio, dicendo che vuole far finire le guerre, l’attuale rappresentante dell’imperialismo degli Stati Uniti, il moderno-fascista Trump, ha ordinato di attaccare militarmente lo Yemen: “Gli attacchi ordinati ieri da Trump hanno colpito radar, difese aeree e sistemi missilistici e di droni, con l'obiettivo di riaprire le rotte di navigazione nel Mar Rosso” come riporta l’Adnkronos.

"L'ho ordinato io", ha confermato il presidente americano Trump, spiegando di aver chiesto "all'esercito Usa di condurre un'azione militare decisa e potente contro questi terroristi" e seguendo da remoto le operazioni.

Ma come tutti oramai sanno, i veri motivi dell’attacco del terrorista n.1 al mondo, Donald Trump, contro il popolo yemenita sono quelli del sostegno alla resistenza del popolo palestinese e del pericolo per l’economia americana.

"È passato più di un anno - proseguiva Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden … L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli

pc 17 marzo - Il processo Ilva "Ambiente svenduto" è un processo al sistema capitalista - Ricomincia il 21 marzo a Potenza

 Intervento dell'avvocata Antonietta Ricci di parti civili slai cobas sc


Il processo dell'Ilva non è un processo di dati. E’ un processo al sistema, al modo di produzione capitalista.

Il libro "Un lungo processo raccontato attraverso 7 anni di udienze" che ha messo insieme i passaggi principali delle udienze del processo “Ambiente svenduto” di 1° grado è un lavoro preziosissimo. Nessuno potrà mai andarsi a leggere 3800 pagine delle motivazioni della sentenza di 1° grado per avere un quadro complessivo della situazione. È veramente complicato.

Per cui, questo libro, mettendo in evidenza dichiarazioni, testimonianze che illuminano su tutta la questione, come si svolgeva veramente il lavoro in Ilva di Taranto, è molto utile. Perché, se è vero che la sentenza di primo grado è stata totalmente annullata, quei fatti, quelle testimonianze, quello che è stato detto nel processo di primo grado non può essere annullato, rimane. E come era portata avanti la produzione, ciò che subivano i lavoratori è un dato di fatto che rimarrà per sempre.

Per esempio è stato molto interessante riportare nel libro la requisitoria di uno dei PM che dice a un certo punto: come è possibile che tutto ciò avvenisse senza che nessuno sapesse e senza che nessuno prendesse provvedimenti? E il pubblico ministero riporta per esempio le testimonianze dei cittadini dei

domenica 16 marzo 2025

pc 16 marzo - "Dio, patria, famiglia" - la corsa a chi lo applica per primo: per ora vince l'America di Trump ma segue l'Italia della Meloni/Valditara

Non aspettiamo in Italia, nè illudiamoci che resteranno "parole" le linee guida integraliste/reazionarie di Valditara. Occorre anche da noi combattere subito nelle scuole, nelle università il governo che vuole fare della scuola un luogo centrale per una cultura fascista, suprematista, razzista, militarista. 

Chi ancora chiede nel campo del femminismo piccolo borghese che questa scuola sia aperta all'educazione sessuale contro le concezioni e pratiche sessiste, maschiliste sempre più dilaganti che alimentano l'odio verso le donne che vogliono "rompere le catene", fino ai femminicidi, si dovrà rendere conto che questa scuola, sempre più anche in Italia a Ministri ignoranti e incompetenti, fomenterà le concezioni di subordinazione delle donne e del loro ruolo principe che deve essere nel produrre figli (non è un caso che vogliono fare corsi sì, ma sulla fertilità o infertilità).

E' chiaro poi che con queste "linee guida" gli insegnanti, il personale scolastico che non si adegua farà la fine dell'America di Trump: licenziato, denunciato, e... arrestato 

Educazione americana: dio, patria, famiglia

Da Il Manifesto - stralci

Ministero dimezzato I procuratori generali di 21 stati fanno causa al governo: il licenziamento del 50% del personale rende impossibile svolgere le funzioni del dipartimento. L’intento è liquidarlo

Nel panorama delle nomine del governo Trump, quella di Linda McMahon, dirigente della federazione di wrestling Wwe, a ministra della pubblica istruzione, si distingue per aver messo assieme la materiale

pc 16 marzo – Usa e Israele vogliono deportare in Africa i palestinesi di Gaza… pressioni su Somalia, Sudan e Somaliland

 

Non bisogna mai farsi ingannare dalle parole degli imperialisti e da tutti i loro lacchè. Sulla deportazione dei palestinesi gli Usa e i nazisionisti fanno sul serio. La sparata del fascioimperilista Trump con annesso video su Gaza, di trasformare la striscia in un resort turistico, era stata attenuata da Trump stesso e dalla propaganda americana, ma come si vede dalla notizia che dall’altro ieri gira sui media come l’Ansa, che riprende un’esclusiva che della Associated Press, gli USA e l’entità nazisionista, stanno facendo tentativi con paesi africani come il Sudan, la Somalia e il Somaliland per spostarvi i palestinesi che vorrebbero deportare dalla Palestina.

La notizia viene riportata anche da un articolo del manifesto di ieri che ha per titolo “Usa e Israele vogliono deportare in Africa i palestinesi di Gaza".

“I colloqui, tenuti in gran segreto, riflettono la volontà dell’amministrazione di Donald Trump e del governo di Benyamin Netanyahu a portare avanti un progetto che è stato respinto dai palestinesi – «non

pc 16 marzo - Torino Università 17 marzo finanziamenti alle università, non alle armi


Inaugurazione anno accademico di Torino: finanziamenti alle università, non alle armi

Lunedì 17 marzo l’Università di Torino celebrerà in mattinata la cerimonia di inaugurazione del suo anno accademico, cerimonia a cui è stato invitato come “ospite di riguardo convocato per l’occasione” Enrico Letta.

da Assemblea Precaria Universitaria

In un momento storico in cui assistiamo al continuo disinvestimento nell’istruzione, mentre ingenti risorse vengono dirottate verso il finanziamento di guerra e spese militari, troviamo vergognoso e ridicolo l’invito all’ex primo ministro. Mentre si taglia sui fondi universitari, si precarizzano ricercatori e docenti e si aumentano le tasse per gli studenti, Letta si è reso recentemente protagonista della convocazione di una manifestazione per il riarmo dell’Unione Europea, dimostrando ancora una volta l’asservimento delle istituzioni agli interessi di guerra e dell’ industria bellica.

Da parte nostra rifiutiamo completamente questa impostazione e denunciamo la subordinazione delle politiche pubbliche agli scopi bellici, nonchè lo smantellamento dell’università pubblica in favore di questi ultimi. Per questa ragione ci ritroveremo lunedì 17 marzo dalle 10:30 in presidio davanti al Teatro Regio. Continueremo a chiedere senza sosta, a tutte le istituzioni locali e nazionali, un adeguato finanziamento dell’università pubblica, il superamento del precariato accademico, più garanzie per il diritto allo studio e la fine dei finanziamenti alle spese militari a discapito dell’istruzione.

CONTRO TAGLI GUERRA E PRECARIETA’ CI RIPRENDIAMO L’UNIVERSITA

pc 16 marzo - Terremoto. Una assemblea popolare nell’ex base Nato di Bagnoli affronta l’emergenza - info solidale

Ce lo avevano detto che non avrebbero fatto nulla, e così è andata. Stanotte a Pozzuoli e in tutta la zona flegrea ancora una scossa superiore a 4Md e non c’erano presidi permanenti dove ripararsi per avere un primo supporto e soprattutto un luogo sicuro dove stare. Nonostante la pioggia e il vento, non è stata montata nessuna tenda per passare la notte fuori le nostre abitazioni di nuovo riempite di crepe.
Davvero basta, non possiamo essere lasciati a noi stessi. Le istituzioni devono intervenire adesso e rispondere a queste necessità perché è già tardi. C’è ancora bisogno di un efficiente controllo a tappeto di tutte le abitazioni e di un piano di alloggio per gli sfollati che sia rapido e che preveda anche la requisizione diretta da parte dello Stato delle strutture alberghiere e delle case sfitte nelle zone limitrofe al territorio della zona rossa. Non possiamo vivere di nuovo quello che abbiamo vissuto a maggio 2024, vogliamo sicurezza.
È questo quello che abbiamo detto all’Assemblea tenutasi all’Ex base Nato di Bagnoli, che stanotte ha dato riparo a tante e tanti che non hanno detto aspettato l’inesistente risposta delle istituzioni. Vogliamo rilanciare queste nostre rivendicazioni assieme a tutta la popolazione dell’area flegrea colpita dal sisma. Vogliamo risorse per rispondere a questa crisi, non per le armi.

pc 16 marzo - Parte in Italia la preparazione della settimana internazionale di azione a sostegno della guerra popolare in India - info csgpindia@gmail.com

Dal blog https://guerrapopolare-india.blogspot.com/

Settimana di azione internazionale e internazionalista dal 7 al 12 aprile - Per una campagna lunga un anno da aprile 2025 a marzo 2026


La campagna mondiale contro la Operazione Kagaar, che continua, ha denunciato e colpito gli imperialisti e il governo Modi, che avevano posto l’obiettivo di cancellare il movimento democratico, popolare e rivoluzionario e la guerra popolare diretta dal PCI (Maoista), che sono la reale alternativa politica per i proletari e il popolo dell’India.

Tutte le campagne lanciate negli anni scorsi dal regime fascista di Modi , dalla “Operazione Green Hunt” in poi hanno fallito l’obiettivo posto dal regime.

Oggi Modi dichiara che spazzerà via la guerra popolare, il movimento rivoluzionario e il PCI(Maoista) entro marzo 2026.

Il Comitato Internazionale di Sostegno alla Guerra Popolare in India (ICSPWI) chiama tutti i partiti e organizzazioni marxiste-leniniste-maoiste, i partiti rivoluzionari, le forze antimperialiste a raccogliere la sfida lanciata dal governo Modi con una campagna lunga un anno da aprile 2025 a marzo 2026.

È a un anno di mobilitazione e sostegno alla rivoluzione indiana a cui il ICSPWI fa appello, a partire da una settimana internazionale e internazionalista di azione dal 7 al 12