Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia
7 milioni di persone hanno protestato negli Stati Uniti contro Trump, definito re autocrate ma più chiaramente fascista e sono scese in piazza nella maggior parte delle città americane.
È stata una buona dimostrazione contro la politica di Trump, fascista, razzista, a servizio del grande capitale, delle multinazionali, delle oligarchie finanziarie all'interno e imperialista all'esterno, volta a imporre gli interessi principali dell'imperialismo americano sopra gli interessi del mondo e a schierare tutti con lui, in una contesa infinita con le altre potenze imperialiste, mentre si schiacciano i popoli con guerre, genocidi e repressioni.
In America questo sviluppa un movimento di opposizione, e il movimento di opposizione non può essere raccolto dal partito democratico, un partito fallito proprio attraverso le elezioni di Trump.
Serve una nuova forza politica, un nuovo movimento di massa, un nuovo fronte e una nuova capacità di combattimento in America, nel ventre della bestia, per abbattere la bestia fascio imperialista che ha preso il potere, in continuità con le precedenti amministrazioni ma con la chiara intenzione di rappresentarne una rottura di stampo nazifascista.
Queste manifestazioni sono state fondamentalmente pacifiche, questo da un lato non può che essere così, quando si mobilitano in forme così estese masse di democratici, di studenti, di migranti, di associazioni che si oppongono a Trump è evidentemente che la forma di partecipazione della grande massa è pacifica. L'obiettivo è di raggiungere un alto numero di partecipanti per raccogliere tutte le ragioni dell'opposizione all'amministrazione Trump.
Ma questo è anche un limite, perché Trump conduce con uno stile di guerra la lotta all'opposizione
interna, innescata negli ultimi mesi dal richiamo delle forze di polizia di ogni genere e tipo e perfino dell'esercito all'interno degli Stati per lanciare una grande opera di intimidazione generale verso tutti coloro che in varie forme vogliono protestare.La pacificazione del fronte interno è necessaria all'imperialismo nella sua marcia verso la guerra. E questa pacificazione i governi di stampo fascio nazista come quello di Trump hanno bisogno di imporla con le leggi della guerra, della dittatura, della repressione dello stato di polizia.
Quindi è del tutto evidente che le masse, le avanguardie proletarie e popolari all'interno degli Stati Uniti dovranno misurarsi con due livelli dello scontro. Da un lato la mobilitazione di massa in un grande fronte anticapitalista, antifascista, antimperialista, antiTrump e tutte le forme politiche che l'hanno portato al potere; quindi una mobilitazione autonoma dal partito democratico. Dall'altro costruire dentro questa lotta la dinamica che porti a un nuovo partito rivoluzionario negli Stati Uniti. Una dinamica che rinverdisca i momenti migliori della storia di questo paese, quando settori importanti delle masse oltre che scendere in piazza presero le armi, con l'esempio che non va mai dimenticato del Black Panther Party.
In America non va tutto bene a Trump e ciò che non va bene a Trump va bene ai proletari e ai popoli del mondo. Noi sosteniamo tutte le proteste che si sviluppano negli Stati Uniti, sosteniamo tutte le forze che denunciano il regime di Trump come fascista, perché intorno a questo problema, se è fascista o meno, non c'è solo un giudizio sulla natura di questo regime ma anche del modo e delle forme con cui combatterlo.
Nello stesso tempo sappiamo che in America il proletariato, parti rilevanti della classe operaia, sono dalla parte di Trump, legate agli interessi nazionalistici della guerra commerciale; questo ha fatto presa su un settore importante della classe operaia che è in realtà aristocrazia operaia, puntello da sempre dell'imperialismo in ogni parte del mondo e prima di tutto nel più grande paese imperialista del mondo.
Ma nei confronti dei sindacati dell'aristocrazia operaia e delle forze legate alla politica di Trump occorre schierare l'alternativa del proletariato più sfruttato in prevalenza immigrato, l'alternativa del proletariato di fabbrica laddove nella dinamica del piano Trump alcune fabbriche si avvantaggiano e altre si chiudono.
Serve quindi negli Stati Uniti il partito rivoluzionario, serve anche l'unità delle forze classiste, che hanno necessità di organizzarsi non prevalentemente all'interno del sindacato ufficiale ma anche fuori da esso per quanto difficile sia.
Il nostro appoggio negli Stati Uniti va a tutte le forze che intraprendono questa linea.
Proprio in questi giorni le dichiarazioni della Meloni mettono in stretta correlazione Trump e Meloni, non solo perché Meloni è, come dice Landini, cortigiana di Trump - cortigiana perché i fascisti sono cortigiani da sempre del nazismo, dell'imperialismo più grande, sono eredi di Mussolini, il più grande servo dei servi del nazismo nella seconda guerra mondiale - ma anche perché la Meloni si identifica con le battaglie politiche di Trump, quelle contro la cosiddetta cultura woke, vale a dire contro i proletari, le minoranze oppresse e tutto quello che sotto la bandiera del woke vuol dire opporre ai progressisti, ai giovani, alle donne, alla cultura tutto ciò che è di vecchio, tutto ciò che fa riferimento alla storia di quel paese piena di orrore e barbarie, così come nel nostro paese abbiamo avuto la più grande barbarie, quella del fascismo.
Quindi, se in America, in questo grande paese imperialista, nel ventre della bestia, sono necessari il partito rivoluzionario, il fronte unito e la costruzione di un movimento di massa in grado di rispondere alla violenza dell'imperialismo e delle sue truppe, con le proprie “truppe”, con le proprie forme di lotte e di combattimento; questo è necessario anche in Italia. Denunciare il governo Meloni come fascista serve a definire chiaramente il campo dell'opposizione e il campo del proletariato e dei suoi alleati, non farlo significa gettare confusione e quindi favorire gli interessi del fascismo in ascesa, rappresentato dal governo Meloni.
Per questo anche nel nostro paese serve il partito della rivoluzione che non può essere che proletario e comunista, proletario, dei settori più sfruttati, comunista, degli autentici comunisti che non hanno niente a che fare con l'attuale sinistra parlamentare, o aspirante parlamentare, e con altre forze che pur essendo nel campo dell'opposizione e perfino della rivoluzione sono di matrice piccolo borghese.
Il partito della classe, del proletariato, il partito comunista è oggi l'obiettivo necessario, indispensabile del cammino della lotta contro i governi reazionari dell'imperialismo, del capitalismo, della guerra, del genocidio, dell'oppressione e impoverimento e sfruttamento dei popoli.
Serve il fronte unito che non può essere soltanto antifascista, non può essere solo democratico, occorre che esso si leghi alla lotta contro la guerra, cioè alla dimensione imperialistica e dell'imperialismo italiano in particolare, e che si leghi alla lotta contro la natura di classe di chi serve questo governo, di chi serve il fascismo nel nostro paese e di chi non può che essere dall'altra parte, ne abbia coscienza o no. Quindi serve un fronte anticapitalista, antifascista, antimperialista.
Chiaramente questo governo sfida e provoca il movimento, perché ha tutto l'interesse a marciare verso un'acutizzazione delle contraddizioni interne sul terreno dell'ordine pubblico per proporsi come stato forte, governo forte, stato di polizia, dittatura aperta, per proporsi come simulacro di legge e ordine, tallone di ferro.
Su questo terreno è inevitabile che partito e forze rivoluzionarie, fronte unito dei proletari e delle masse popolare abbiano bisogno di costruire la propria forza militante, il proprio esercito, rivisitando storicamente quella che è stata la lotta partigiana e il grande motore rivoluzionario degli anni ‘70.
Oggi non fare questo lavoro, non dire chiaramente questo, significa ingannare il popolo e se stessi.
Noi invece vogliamo lavorare perché questa prospettiva dalla propaganda, dall'agitazione, dalle parole, possa trasformarsi in fatti.

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