L’ospedale Al-Awda di Gaza ha annunciato di aver ricevuto i corpi di 24 vittime e 74 feriti palestinesi nelle ultime 24 ore, a seguito dei bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza centrale, in chiara violazione dell’accordo di cessate il fuoco. Secondo fonti della BBC i palestinesi uccisi sarebbero 44.
Dall’entrata in vigore del cessate il fuoco lunedi scorso, è passata giusta una settimana, Israele ha commesso 80 violazioni della tregua provocando 97 morti e 230 feriti tra i palestinesi, ma in modo decisamente indecente i mass media ufficiali – anche in Italia – continuano a rovesciare la realtà e a diffondere la tesi che la tregua sia stata violata da Hamas.
Le forze armate israeliane hanno confermato domenica sera che due soldati sono stati uccisi e tre sono stati feriti in un attacco avvenuto in mattinata da parte di imprecisati gruppi palestinesi a Rafah contro un veicolo del genio militare. I soldati facevano parte del 932º Battaglione della Brigata Nahal. Relativamente a questo attacco Hamas ha dichiarato che questo è avvenuto in un’area sotto il controllo israeliano, dove afferma di non aver avuto contatti con i suoi combattenti per mesi.
Secondo un’indagine iniziale dell’IDF, riferita dal Times of Israel “una cellula di terroristi è emersa da un tunnel nella zona e ha sparato RPG contro un escavatore, uccidendo i due soldati. Allo stesso tempo, un altro escavatore è stato colpito dal fuoco di un cecchino, ferendo altri due soldati – operatori di
macchinari pesanti – di cui uno gravemente e uno moderatamente. Poco dopo, un altro soldato, anche lui operatore di macchinari pesanti, è stato moderatamente ferito dal fuoco dei cecchini”.Il canale televisivo israeliano Canale 12, citando fonti informate, ieri riferiva che i raid israeliani su Rafah sarebbero stati fatti nel tentativo di proteggere le milizie di Yasser Abu Shabab che avevano collaborato con Israele e che da giorni sono sotto attacco da parte dei combattenti di Hamas.
Quanto avvenuto a Rafah, il contesto e le conseguenze, sembrano configurare più una operazione “false flag” piuttosto che un’azione pianificata da Hamas. Del resto il governo israeliano non fa mistero di non gradire affatto la tregua in corso.
Nella serata di ieri, il primo ministro israeliano Netanyahu aveva deciso di chiudere tutti i valichi della Striscia di Gaza e sospendere la consegna degli aiuti umanitari “in risposta alla violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas”.
Su Telegram, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito di aver “iniziato una nuova fase di applicazione del cessate il fuoco in conformità con la direttiva della leadership politica, e a seguito di una serie di attacchi significativi in risposta alle violazioni da parte di Hamas,”. Le Idf hanno sottolineato che continueranno a far rispettare l’accordo di cessate il fuoco e risponderanno “con fermezza a qualsiasi sua violazione”.
Dal sito di informazione statunitense Axios si apprende che la consegna degli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza riprenderà questa mattina dopo le pressioni dell’amministrazione Trump a Israele.
Nelle prossime ore il vice presidente Jd Vance e gli inviati Steve Witkoff e Jared Kushner si recheranno in Israele. Trump ha spiegato ai giornalisti in volo sull’Air Force One di ritenere che ”la leadership di Hamas non sia coinvolta” negli attacchi contro le Idf nella Striscia di Gaza, ma che ”forse ci sono dei ribelli al suo interno” aggiungendo che ”in ogni caso la situazione verrà gestita in modo appropriato. Con durezza, ma correttamente”. Hamas ha annunciato che una delegazione guidata da Khalil al-Hayya, è arrivata al Cairo “per seguire l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco, con i mediatori e con le fazioni palestinesi”.
In un lungo comunicato diffuso ai media e diffuso da The Cradle, Hamas afferma di aver rispettato pienamente l’accordo di cessate il fuoco firmato a Sharm el-Sheikh il 9 ottobre 2025, sotto l’egida di Egitto, Qatar, Turchia e Stati Uniti, mentre Israele lo avrebbe violato “deliberatamente e ripetutamente” fin dal primo giorno.
Il movimento palestinese ha dichiarato di aver fornito ai mediatori prove documentate, foto ed elenchi delle violazioni.
Hamas ha accusato le forze israeliane di “aver preso di mira
deliberatamente i civili nelle aree consentite”, causando 46 palestinesi
uccisi e 132 feriti alle 14:30, con metà delle vittime donne, bambini e
anziani. Tra le vittime era inclusa la famiglia Abu Shaban,
completamente sterminata in un singolo attacco. Hamas ha affermato che
questi atti fanno parte dei continui sforzi di Israele per “minare
l’accordo”.
La dichiarazione afferma che le forze israeliane continuano a
controllare e attaccare in un’area che si estende da 600 a 1.500 metri
oltre la concordata “linea gialla”, sparando artiglieria, usando droni e
bloccando il ritorno dei civili sfollati. Hamas ha dichiarato che
l’area presa di mira copre circa 45 chilometri quadrati, definendo ciò
una “flagrante violazione della linea di ritiro”.
Hamas ha accusato Israele di aver gravemente limitato l’accesso
umanitario, incluso un divieto quasi totale su prodotti alimentari
chiave come carne, pollame e bestiame. Le consegne di carburante hanno
raggiunto solo il 7,1% dei livelli concordati, e anche l’ingresso di
input agricoli e attrezzature solari è stato bloccato. Inoltre, il
valico di Zikim è stato chiuso, soffocando ulteriormente la
distribuzione degli aiuti.
Il gruppo ha affermato che Israele ha bloccato l’ingresso di attrezzature essenziali per ripristinare elettricità, acqua, reti fognarie e di comunicazione, oltre a materiali da costruzione e liquidità per le banche. Ha anche impedito l’ingresso di attrezzature mediche e di protezione civile, ritardando gli sforzi di ricostruzione critici.
Il
movimento palestinese ha affermato che Israele continua a ritardare il
rilascio di donne e bambini dalle sue prigioni, non è riuscito a fornire
elenchi accurati dei detenuti o i nomi di centinaia di palestinesi i
cui corpi sono ancora trattenuti, e ha impedito alle famiglie dei
detenuti rilasciati esiliati all’estero di lasciare la Cisgiordania per
riunirsi ai loro cari. La dichiarazione aggiunge che i prigionieri hanno
subito abusi sistematici, tra cui percosse, torture e umiliazioni anche
dopo il loro rilascio.
Hamas ha affermato di aver ricevuto i corpi di 150 palestinesi, alcuni
dei quali erano ammanettati, bendati o presentavano segni di esecuzione e
schiacciamento sotto macchinari israeliani. Molti corpi rimangono non
identificati. Ha inoltre chiesto l’ingresso urgente di attrezzature per i
test del DNA e macchinari pesanti per recuperare altri corpi ancora
intrappolati sotto le macerie, sottolineando che queste azioni sono
crimini di guerra e crimini contro l’umanità che richiedono una
responsabilità internazionale.
Nella dichiarazione diffusa ai media il movimento palestinese ha ribadito il suo pieno impegno all’accordo e ha esortato i mediatori a fare pressione su Israele affinché rispetti e implementi tutti i suoi termini. Ha ritenuto Israele pienamente responsabile di qualsiasi deterioramento o collasso del cessate il fuoco e ha chiesto alla comunità internazionale di agire con urgenza per fermare queste violazioni e garantire l’attuazione dell’accordo.

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