venerdì 17 ottobre 2025

pc 17 ottobre - Il governo conferma il memorandum Italia-Libia

by Osservatorio Repressione

di Vincenzo R. Spagnolo*

La maggioranza vota compatta per il rinnovo del sostegno alla discussa Guardia costiera libica, inaugurato nel 2017 dall’allora premier del Pd Paolo Gentiloni e dal ministro Minniti

Si susseguono le legislature, cambiano di segno governi e maggioranze, ma la rotta dell’Italia rispetto al memorandum fra Italia e Libia resta la stessa. Con un voto nettamente polarizzato (153 sì del centrodestra, contro 112 no delle opposizioni e 9 astensioni), è passata alla Camera la mozione presentata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati che impegna il Governo a “proseguire la strategia nazionale di contrasto ai trafficanti di immigrati e di prevenzione delle partenze dalla Libia, fondata sul Memorandum del 2017, procedendo al rinnovo dello stesso”.

Si conferma dunque l’obiettivo ufficiale di cooperare nella lotta alla tratta di migranti e di fermare le partenze dal Paese africano, da perseguire attraverso una collaborazione nel controllo delle frontiere

marittime e il sostegno italiano alla controversa Guardia costiera libica.

Cambiano insomma di colore gli addendi (allora il premier era il dem Paolo Gentiloni e al Viminale sedeva Marco Minniti; ora la presidente del Consiglio è Giorgia Meloni e il ministro dell’Interno è Matteo Piantedosi), ma il risultato no, visto che lo stesso esecutivo Meloni (che entro il 2 novembre avrebbe potuto decidere di chiedere uno stop al Memorandum) ha valutato di proseguire nel solco tracciato dal documento.

Respinte le due mozioni del centrosinistra – Nel voto di ieri, il muro compatto alzato dal centrodestra, oltre a sostenere la propria mozione, ha bocciato (con 151 no, a fronte di 74 sì e 44 astenuti) quella presentata da Pd, Avs, +Europa e Italia Viva (a prima firma della segretaria dem Elly Schlein) che chiedeva all’esecutivo di “non procedere a nuovi rinnovi automatici del Memorandum, sospendendo immediatamente ogni forma di cooperazione tecnica, materiale e operativa che comporti il ritorno forzato di persone verso il territorio libico, in violazione del principio di non refoulement quale norma di diritto cogente”. Sorte analoga per la mozione del Movimento 5 Stelle, respinta con 157 voti contrari, a fronte di 37 sì e 81 astenuti. Due documenti diversi, benché accomunati dall’intento di voltar pagina rispetto a un’intesa ora non più condivisa. Un mutamento di visione sul quale il centrodestra fa ironia, col forzista Paolo Emilio Russo che definisce il “ribaltone” del centrosinistra “sorprendente”, in quanto “esempio della politica che si piega alle convenienze del momento, che approva un provvedimento quando è al governo e lo rinnega quando passa all’opposizione”.

Il Pd cita il caso Almasri e incalza: così si nasconde un fallimento – Di parere opposto, va da sé, le opposizioni, che hanno sottolineato in aula gli aspetti da chiarire nell’approccio del governo rispetto a vicende come quella del generale libico Almasri: “Non ci ha ancora spiegato come mai hanno deciso di liberare un torturatore libico – ha argomentato la Schlein – e con un volo di Stato riportarlo in Libia, dove poteva continuare a calpestare i diritti fondamentali delle persone con gli omicidi e gli stupri, di cui è accusato dalla Corte penale internazionale”. E per il deputato Matteo Orfini “dispiace che nella mozione di maggioranza non sia spesa una sola parola per affermare che si tratta di una tragedia umanitaria che produce migliaia di morti nel Mediterraneo, il piano del 2017 ormai è fallito”. Secondo i parlamentari pentastellati, invece, la priorità sarebbe stata la revisione del Memorandum (con l’obiettivo di assicurare trasparenza sull’uso dei fondi nazionali ed europei e un miglior monitoraggio delle condizioni nei centri libici) da realizzare attraverso una interruzione del rinnovo automatico. “Oggi di immigrazione non si parla più, perché TeleMeloni vuole nascondere il fallimento”, ha incalzato in Aula il deputato 5S, Alfonso Colucci, segnalando come si contino “quasi 300mila migranti sbarcati in Italia dall’insediamento del governo Meloni, 54.380 al 14 ottobre 2025, in crescita rispetto al 2024. Un fallimento totale”.

*da Avvenire

Don Mattia Ferrari: “Quei corpi distrutti dalle torture con la nostra complicità”

Intervista di Angela Stella* a Don Mattia Ferrari cappellano di Mediterranea dopo il voto in Aula sui patti con la Libia: “Io stesso ho dovuto dare la benedizione in videochiamata a ragazzi cattolici catturati in mare, portati nei lager e lì ridotti in fin di vita”.

Don Mattia Ferrari, cappellano della Mediterranea Saving Humans, cosa ne pensa del fatto che ieri la Camera abbia approvato la mozione della maggioranza che procede al rinnovo del Memorandum Italia Libia?

È un grande dolore apprendere questa notizia per me, per noi, per il nostro Paese. Lo dico non a partire da determinate posizioni politiche ma in nome della fraternità. Come noto, io stesso ho dovuto dare la benedizione in videochiamata a ragazzi cattolici catturati in mare, portati nei lager e lì ridotti in fin di vita. Durante quelle videochiamate, ho visto corpi scarnificati, distrutti dalle torture che avevano subìto. Queste persone denunciano una violenza incredibile e sofferenze oltre ogni limite, oltre ogni immaginazione. Ogni persona porta in sé una storia, un volto, una speranza, che viene tradita da questo sistema di violenza indicibile che avviene di fatto con la nostra complicità o a volte anche semplicemente con la complicità della nostra indifferenza.

Il deputato di +Europa, Riccardo Magi, nel suo intervento in Aula ha denunciato il fatto che il memorandum altro non è che una “forma di cooperazione con dei poteri mafiosi”. Lei che ne pensa?

Grazie ad una inchiesta di Nello Scavo abbiamo scoperto che Abd al-Rahaman al-Milad, detto Bija, uno dei capi della mafia libica e trafficante di esseri umani, era seduto al tavolo per questi accordi con la Libia nel 2017. Poi c’è Mohammed al-Khoja, un altro boss della mafia libica, che è diventato direttore del DCIM, un dipartimento che gestisce dodici lager a Tripoli nel sistema che beneficia dei finanziamenti europei. E come non ricordare Almasri, capo della polizia giudiziaria, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e abusi nelle carceri. Io non sono un giornalista, né un magistrato ma quelli che sto elencando sono dati di fatto. La mafia libica ricopre purtroppo un ruolo apicale nella politica migratoria e detentiva di quel Paese con cui noi abbiamo accordi. Proprio l’Onu ha pubblicato un report in cui spiega come la guardia costiera libica cattura le persone in mare e le riporta a terra consegnandole alla mafia libica, che poi le mette nei lager per cercare di ricattare le famiglie o le utilizza per i lavori forzati.

In Parlamento poi sono state bocciate due mozioni: quella a prima firma Schlein che voleva stracciare memorandum, quella del M5S che voleva rivederlo. Qual è la sua posizione in merito?

Non entro nel merito delle mozioni, ma quello che è fondamentale subito è interrompere i finanziamenti ai respingimenti e scrivere una pagina nuova nel Mediterraneo. La cooperazione internazionale è fondamentale, ma va fatta nel rispetto dei diritti umani e coinvolgendo le società civili.

Secondo lei perché l’Italia persiste a mantenere questo tipo di rapporti?

C’è un problema a monte ossia la mancanza di coinvolgimento delle associazioni e dei movimenti dei Paesi di partenza sia le associazioni dei migranti, come Refugees In Libya. Noi non vogliamo mettere in discussione la cooperazione internazionale ma auspichiamo che un giorno il Parlamento possa all’unanimità prendere coscienza che non possono più continuare questi respingimenti. La vita trova compimento nella solidarietà e nella fraternità, non nel cinismo o nell’indifferenza. Dobbiamo evitare questi processi di disumanizzazione. Noi non perderemo mai la speranza e continueremo ad operare per aiutare i nostri fratelli e le nostre sorelle migranti, perché nelle relazioni di fraternità con loro troviamo la vera bellezza della nostra vita.

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