Il prorompente socialimperialismo
cinese, oramai seconda potenza economica mondiale, sta giocando da anni le sue
carte nello scenario internazionale e lo fa anche con la 25a riunione della Sco
(Shanghai Cooperation Organization) che si apre oggi in Cina, a Tientsin.
È una aperta sfida agli Stati Uniti innanzi tutto, sul piano generale dell’assetto mondiale: a Tianjin, riporta uno dei tanti quotidiani che si stanno occupando dell’incontro: “la Cina pensa in grande e punta ‘a un nuovo ordine economico e politico internazionale equo’ coagulando interessi che spaziano dal Pil al peso specifico nucleare e militare”. La Cina parla esplicitamente e non da oggi della necessità di un riassetto economico (politico) mondiale che definisce “multilateralismo”, che è un altro modo per dire che oramai la Cina è così potente dal punto di vista economico che non tollera che gli Stati Uniti si mettano in mezzo per impedire l’ulteriore espansione economica, cioè di conquista di altri mercati.
È per questo che oggi a Tientsin ci sono i 10 paesi membri della Sco: China, Kazakhstan, Kyrgyzstan,
Russia, Tajikistan and Uzbekistan (fondatori) alla quale si sono uniti Bielorussia, India, Iran e Pakistan. Ma oltre a questi oggi sono presenti anche i maggiori rappresentanti di Turchia (Erdogan), Corea del Nord (Kim Yong-un), Egitto… insomma tutto quello che viene definito e viene ripetuto da Xi Jinping, Sud Globale!E la riunione è già di per sé un
evento importantissimo a prescindere dagli accordi che saranno presi e dalle dichiarazioni
finali che saranno firmate: con tutte le sue implicazioni è importante per il
futuro stesso dell’umanità.
Potremmo dire che è stato lo
stesso Trump ad organizzare questa riunione ai massimi livelli e grande
partecipazione, con i suoi dazi, soprattutto contro l’India. È la “guerra
commerciale” scatenata da Trump che rende ancora più “incerta” l’economia
mondiale.
A questa “guerra” la Cina, che si
vuole fare sempre più “guida” di questo “Sud Globale”, risponde con questa iniziativa
che “stressa” ancora più la situazione attuale, mostrando chiaramente il
livello cui sono arrivati gli attuali “rapporti di forza”, e mentre, come tutti
gli altri paesi si prepara alla guerra offre una sponda agli altri paesi che
vogliono “sganciarsi” dalle imposizioni dell’imperialismo Usa.
I commentatori, infatti,
ricordano che “La Cina si è concentrata sull’adozione di ‘azioni concrete’ per
favorire lo sviluppo dell’Organizzazione e prevede di realizzare oltre 100
progetti ‘piccoli e belli’, garantendo 2 miliardi di yuan (280 milioni di
dollari) in sovvenzioni agli Stati membri quest’anno ... Nei prossimi cinque
anni, la Cina istituirà inoltre 10 Luban Workshop nei Paesi membri della Sco,
offrendo 10 mila posizioni di formazione per lo sviluppo delle risorse umane.”
E ancora, la Cina ha “proposto un
rafforzamento della cooperazione in un’ampia gamma di settori, tra cui energia,
infrastrutture, economia digitale, innovazione scientifica e tecnologica,
intelligenza artificiale, ‘sfruttando i vantaggi dei nostri vasti mercati e le
complementarietà economiche dei Paesi membri’”.
Tra i 26 leader mondiali che
apprezzano la posizione della Cina, c’è quello dell’Iran che è stato attaccato
militarmente da Israele e Stati Uniti e che la Cina difende dalle sanzioni
vecchie e nuove, dell’Onu e del blocco europeo.
Ci sono quelli delle “strategiche
potenze confinanti oltre alla Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan ma
anche il Pakistan e alcuni Paesi Asean con i quali la stessa Cina cerca di
compensare la pressione commerciale del negoziato con gli Usa sui dazi in una
sorta di bacino alternativo alla perdita di quote di mercato in Nordamerica… C’è
l’Egitto, partner strategico in Africa, c’è la Turchia di Erdogan, porta
d’Oriente sull’Europa…”, per la Corea del nord c’è Kim Jong Un, che starà “sul
palco d’onore sotto il quale sfilerà il meglio della dotazione bellica cinese.”
Ma soprattutto ci sono la Russia
e l’India.
Putin ha voluto rimarcare la
potenza economica della Sco: “I ritmi di sviluppo della cooperazione
nell’ambito della Sco sono veramente impressionanti. Ad esempio, la crescita
media del prodotto interno lordo dei Paesi membri nell’anno passato è stata
superiore al 5 per cento mentre quella della produzione industriale è stata del
4,6 per cento. Anche il commercio reciproco cresce costantemente. Tutti questi
dati sono superiori alle medie mondiali” e che conferma “la sua amicizia più
forte della roccia con la Cina e che i rapporti bilaterali ora sono “i più
stabili, maturi e strategicamente significativi tra le grandi potenze”.
E infine c’è l’India: una
stretta di mano, tra Xi Jinping e Modi, che mette insieme circa 3 miliardi di
esseri umani.
L’India del fascista indù
Narendra Modi è presente soprattutto per dare una risposta ai dazi al 50%
inflitto dagli Usa dell’“amico” Donald Trump, e non era più stato in visita in
Cina da 7 anni.
I problemi pesanti da risolvere
tra i due paesi sono tanti: oltre alla questione dei confini – 3.800 chilometri
che hanno portato a scontri e morti – e di una diga che la Cina vuole costruire
in Tibet e causerà seri problemi per l’acqua del fiume Brahmaputra - ci sono
quelli strettamente economici: la Cina è da un lato il suo principale partner
commerciale ma allo stesso tempo ha un deficit commerciale che quest’anno ha
raggiunto una cifra record: 99,2 miliardi di dollari. Una cifra che
l’amministrazione indiana vorrebbe diminuire sensibilmente. Per cominciare a
dare una svolta la Cina ha deciso di togliere le restrizioni sulle
esportazioni di terre rare, fertilizzanti e macchine perforatrici per gallerie verso
la Cina.”
Insomma, se è vero che la
Sco viene percepita come una “alternativa alla Nato”, è anche vero che è
la forza dell’economia che permette al socialimperialismo cinese di imporsi nel
mondo.
In questo incontro (nell’attesa
di analizzarne i risultati che verranno e le sicure reazioni dell’imperialismo
americano), Xi Jinping in soli 15 minuti ha disegnato lo schema di un “nuovo
ordine mondiale”, usando parole di miele: “partner e non nemici”, “ordine
mondiale giusto”, “collaborazione”, “reciproco rispetto, fiducia e sensibilità”…
Ma dietro le parole di miele il
socialimperialismo cinese si afferma con lo sfruttamento selvaggio del
proletariato cinese e di altri paesi, con i “prestiti” che incastrano e strangolano
interi paesi, dall’Africa all’America Latina, con il sostegno economico e
militare ai peggiori dittatori fascisti…
Si tratta di un’azione a trecentosessanta
gradi che insieme alle iniziative guerrafondaie e reazionarie quotidiane degli
Usa di Trump, aggrovigliano le contraddizioni, già alla massima potenza, della
crisi del sistema capitalista-imperialista, che lascia sempre meno spazio ad
una “soluzione” che non sia quella della guerra mondiale.

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