da No Muos
Ci teniamo a raccontare cosa è successo il giorno della
manifestazione per rendere noto a tutti/e come in Contrada Ulmo si vive
in uno stato di polizia.
Come da prassi, abbiamo comunicato a chi
dovere l’intenzione di fare una manifestazione, ricevendo le classiche
prescrizioni del caso, questa volte più restrittive rispetto agli anni
precedenti. Quello che abbiamo affrontato sabato in Contrada Ulmo ha
dell’incredibile. Scopriamo solo il giorno del corteo che su tutta la
strada, da tutti gli accessi possibili, che porta dalla statale 10 al
presidio e quindi alla base, è vietato il transito di mezzi propri per
tutta la giornata (dalle 8 alle 22), con l’eccezione delle persone
residenti nella zona. Anche chi è proprietario/a di un terreno, ma ha la
residenza altrove, non può transitare. nche per noi, quindi,
regolarmente proprietari del terreno del presidio è precluso l’accesso.
Anche alle macchine regolarmente comunicate alla questura utili a
svolgere diversi compiti durante la
La manifestazione si svolge in clima sereno e determinato. Tanti sono gli slogan e gli interventi che ricordano il genocidio in Palestina, che si oppongono al piano di riarmo europeo e NATO, che ricordano che preferiamo che i soldi vengano spesi per servizi essenziali e utili e non in armi; si ricorda rabbiosamente anche l’incendio della sughereta e il paradosso di come, in una delle zone più presidiate al mondo, sia possibile appiccare degli incendi per tre giorni di fila in punti diversi; infine, si ricorda la visita del comandante statunitense al Comune di Niscemi qualche giorno fa, ribadendo che chi occupa, sfrutta e rende casa nostra una portaerei di guerra è e continuerà ad essere un nostro nemico. Finiamo il corteo davanti al cancello una breve assemblea tra le persone presenti, lasciandoci con l’appuntamento per sabato prossimo alla manifestazione no ponte e promettendoci di rivederci a settembre per delle nuove iniziative nomuos.
Vorremmo chiudere questo breve racconto della giornata di ieri con qualche considerazione e qualche ringraziamento.
Mai,
in quindici anni di lotta, il livello di controllo e militarizzazione
di Contrada Ulmo è stato così alto. Sappiamo che non è casuale questo e
che è certamente legato al corteo della scorsa estate e al nuovo clima
che si respira dopo l’approvazione del decreto sicurezza; lo abbiamo
sempre detto: guerra sul fronte esterno e interno sono inevitabilmente
intrecciati.
Vorremmo anche dire alla questura, che si sfrega le mani
pensando di aver fatto un buon lavoro, che se ieri alla manifestazione
non una rete è stata toccata non è perché “hanno fatto un buon lavoro”.
Contrada Ulmo, la sughereta, i boschi circostanti sono casa nostra. Quando tagliare, entrare, danneggiare, salire sulle antenne lo decidiamo noi, sempre e da sempre. Ieri nessuna rete è stata tagliata perché così abbiamo voluto. Valutiamo noi e sappiamo noi come, cosa e quando farlo.
Infine, vorremmo davvero ringraziare tutte le persone che ci hanno
raggiunto in piazza venerdì sera, a guardare il film, la regista
Francesca Scalisi, Valentina e la famiglia Terranova per aver
partecipato. Vogliamo ringraziare tutti e tutti gli amici del movimento
che sono passati/e per un saluto, un abbraccio e un sorriso, ricordando
le ore passate insieme in presidio, i blocchi stradali, le
manifestazioni, le sere al presidio attorno al fuoco mangiando carciofi:
l’emigrazione è una brutta bestia che forza le persone ad andare via.
Anche per questo lottiamo contro la guerra e la militarizzazione del
territorio, anche per liberarci dai ricatti del lavoro (e dell’assenza
di lavoro) che spingono sempre più persone ad andare via. Vogliamo
ringraziare tutte le persone che non si sono fatte scoraggiare dai
controlli e ci hanno raggiunte. Grazie ai compagni e alle compagne che
hanno macinato migliaia di chilometri solo per fare il corteo insieme:
questa generosità e questo affetto non passano mai inosservate. Grazie
per essere tornate in contrada Ulmo, grazie per averci raggiunte per la
prima volta. Grazie ai sindaci e consiglieri comunali di vari comuni che
sono stati presenti sentendo l’urgenza di stare lì, dove la guerra
parte, sentendo così sentire ancora di più l’assenza del sindaco di
Niscemi. Grazie a tutte le compagne e i compagni del movimento che, come
sempre, con grande generosità, si sono messe a diposizione affinché
tutto “filasse liscio”, trovando degli improbabili equilibri tra il
lavoro salariato e spesso precario, il lavoro di cura all’interno delle
mura domestiche, e un vita sempre più difficile. Grazie davvero.
Tornare ancora sotto il MUOS dopo tre anni di guerra alle porte di casa significava dire che c’è
chi non si arrende al fatto che siamo costretti/e a vivere accanto a
uno strumento che serve a fare la guerra in ucraina, che sostiene il
genocidio in Palestina e dirige le operazioni militari statunitensi in
medio oriente; significa ricordare e ricordarsi che una Sicilia senza il
MUOS e Sigonella è possibile; significa dirsi che la cura del nostro
territorio tocca a noi, e la prima impresa è liberarlo dagli oppressori.
Un
compagno a noi molto caro lo scorso anno ha chiuso la manifestazione
dicendo che non importano i numeri ma la determinazione. Anche
quest’anno abbiamo confermato che quella determinazione ci appartiene,
nelle azioni dirette come nel ragionamento politico e nelle motivazioni
che dirigono la nostra lotta.
Ci siamo state, ci siamo e ci saremo sempre. Fino alla vittoria.

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