giovedì 21 agosto 2025

Milano 23/08 - LA PALESTINA RESISTE e la solidarietà non si ferma – Tutte e tutti in piazza per fermare DEPORTAZIONE E GENOCIDIO

La Palestina resiste con ogni fibra dei corpi del suo popolo.

La Palestina resiste perché è dalla parte giusta della storia e dell’umanità nel suo senso più compiuto.

La Palestina resiste perché la Resistenza all’occupazione coloniale è ormai parte integrante della sua vita ed è impressa con il sangue dei suoi martiri sulla terra in cui affondano le radici degli alberi di ulivo e del gelso. I disegni di sopraffazione del sionismo genocida e dell’alleato imperialista si sono infranti, si infrangono e si infrangeranno davanti al Sumud, la resistenza attiva, la dignità e l’orgoglio del popolo palestinese. 

Il popolo palestinese non si è mai piegato e ancora non si sottometterà alla deportazione e alla strategia della grande Israele. 

Il popolo palestinese aspira ad un futuro di pace di uguaglianza di diritti in un’unica Palestina dal fiume al mare.

Una Palestina futura terra di pace senza più occupazione militare, apartheid e il razzismo del colonialismo suprematista ebraico. 

La Palestina ha già comunque idealmente vinto perché, con la sua Resistenza e con il sangue versato dal suo popolo, ha finalmente gettato trai rifiuti più degradanti della storia la strumentalizzazione politico-ideologica dell’orrore della Shoah. L’ olocausto ebraico utilizzato come giustificazione per ogni crimine inflitto al popolo palestinese. Un’ indicibile sofferenza usata come arma, come giustificazione storico messianica dell’occupazione coloniale sionista imposta al popolo palestinese.

La Palestina ha lavato con il suo sangue le incrostazioni di ignoranza e malafede che nascondevano l’ignobile impunità per i suoi crimini garantita dall’ imperialismo occidentale.

Con il 7 ottobre il popolo palestinese ha imposto il suo punto di vista e la tragica ed eroica narrazione del suo presente e della sua storia passata, svelando agli occhi del mondo il progetto strategico e il sogno sionista della Grande Israele. Il sogno del suprematismo ebraico sionista che ha affondato i suoi artigli e si è nutrito fin da prima del 1948 con il sangue del popolo palestinese.  

La Palestina ha già vinto perché con il suo sangue ha strappato il velo di mistificazione e di bugie della narrazione filosionista della “grande democrazia in Medio oriente” che autorizza un ministro canaglia come Ben Gvir di andare a provocare e provare ad umiliare un prigioniero politico palestinese come Marwan Barghouti. Una “non democrazia parlamentare” perché rivolta esclusivamente al proprio interno mentre invece ha sparso a piene mani i suoi “alti valori occidentali” sul popolo palestinese. “Valori” distopici come il suprematismo ebraico, la pulizia etnica, la discriminazione etnico-religiosa e la disumanità. Mentre invece ha cercato di imporre la sottomissione con la macellazione di vite umane che dura da decenni, con recinti elettrificati, muri, check point, incarcerazioni arbitrarie, torture, proiettili e bombe al fosforo bianco e ora il GENOCIDIO.

QUANTO SANGUE E QUANTO SACRIFICIO. QUANTO MARTIRIO IL MONDO HA CHIESTO AL POPOLO PALESTINESE PERCHE’ POTESSE IRROMPERE CON LA SUA VERITA’ DOPO 76 ANNI DI OCCUPAZIONE COLONIALE SIONISTA.

– Aggiornamenti sull’attualità del genocidio e valutazioni sullo “sciopero generale” di domenica 17 –

Nel mentre questo appello verrà pubblicato e diffuso, si aspetta la risposta dei macellai dell’entità sionista Israele sulla proposta di accordo (di Qatar ed Egitto) per un cessate il fuoco nel merito della quale la Resistenza Palestinese unificata ha già espresso la propria condivisione.

Il tragico antefatto è che a gennaio 2025 era già stato firmato un cessate il fuoco in vista di possibili accordi che potessero portare alla cessazione dell’aggressione al popolo gazawi. Il cessate il fuoco era stato rotto ufficialmente e in maniera unilaterale dalle forze d’occupazione coloniale nel marzo 2025 senza che questo portasse ad alcuna “reprimenda” mondiale nei confronti dei macellai nazi-sionisti israeliani.

Non vogliamo sembrare pessimisti ma crediamo che tutto giri intorno alla durata e alla continuità di un possibile “cessate il fuoco”. Le forze della Resistenza con Hamas e le altre organizzazioni politiche combattenti premono responsabilmente per un immediato “cessate il fuoco” e l’ingresso immediato senza limiti di aiuti umanitari gestiti dalle organizzazioni umanitarie internazionali insieme al ritiro permanente delle truppe parallelamente allo scambio progressivo e programmato di prigionieri da entrambe le parti. 

L’entità coloniale sionista chiamata Israele vorrebbe invece riprendere il genocidio e coprire la striscia di Gaza sotto una coltre definitiva di orrore. I loro “capi” politici e militari sanno che per i loro soldatini assassini non sarà una passeggiata, e sinceramente questo ce lo auguriamo, ma tutte e tutti noi sappiamo, come tutto il resto dell’umanità, che Gaza si trasformerà in un mare di sangue nel quale affogherà quel milione e mezzo di esseri umani, donne, uomini, bambini e bambine palestinesi fino ad ora sopravvissuti alla realizzazione di un genocidio in diretta che dura da quasi due anni.

Aggressione ad un giornalista palestinese che riprendeva la “pacifica” marcia sionista delle bandiere

A questo proposito, dopo quasi due anni, crediamo sconfortante ma opportuno (alla faccia dei finti “pacifisti” di casa nostra sempre proiettati prioritariamente a esaltare ogni cenno di “benevolenza” della società israeliana, “sana” in quanto tale) sottolineare come la stragrande maggioranza della popolazione dello “stato ebraico” sia scesa in piazza domenica 17 SOLO contro l’escalation della soluzione finale e per un cessate il fuoco SOLO per salvare gli ostaggi ( …per poi continuare) senza una denuncia piena e assoluta dell’evidente piano di sterminio genocida del popolo palestinese. A questo proposito, dopo quasi due anni, crediamo sconfortante ma  opportuno (alla faccia dei finti “pacifisti” di casa nostra sempre proiettati prioritariamente a esaltare ogni cenno di “benevolenza” della società israeliana, “sana” in quanto tale) sottolineare come la stragrande maggioranza della popolazione dello “stato ebraico” sia scesa in piazza domenica 17 SOLO contro l’escalation della soluzione finale e per un cessate il fuoco SOLO per salvare gli ostaggi ( … per poi continuare) senza una denuncia piena e assoluta dell’evidente piano di sterminio genocida del popolo palestinese.

A questa giornata di “lotta” non hanno infatti partecipato i sindacati arabi con questa dichiarazione di dissociazione e di presa di distanza. 

Non crediamo proprio di esagerare con la sfiducia nell’attuale cosiddetta “società civile” dello “stato ebraico” fatta di riservisti ma,  quella parte che si oppone alla “soluzione finale”, criticata ipocritamente persino dal governo Meloni che la definisce un’inutile escalation .., non è mossa dalla presa di coscienza del proprio ruolo individuale di occupante ma è invece probabilmente animata da dalla paura o, dopo due anni di sangue palestinese, perché è stanco di combattere o ha un rigurgito di coscienza o più probabilmente perché è consapevole che lo sterminio sanguinario del popolo palestinese ha solo creato i presupposti di nuove ribellioni, o perché comprende che fare la concessione di un piccolo pezzo di terra ai palestinesi sia più utile e opportuno per vivere in pace che provare inutilmente a prendersi tutto. Un piccolo pezzo di terra chiamata Palestina circondata da muri e filo spinato ….

Ai detrattori di quanto scriviamo e della verità che invece vogliono tenere nascosta, seppellita e mistificata dalla narrazione della Hasbara, la propaganda sionista, diciamo che noi sappiamo distinguere. Noi facciamo uso della dialettica e mai facciamo di tutta un’erba un “fascio” … ma nelle grandi manifestazioni che contestavano la riforma della giustizia di Netanyahu prima del 7 ottobre non abbiamo mai visto una bandiera palestinese e sono comparse pochissime bandiere della pace in mezzo ad una marea di bandiere fieramente sioniste per una continuità dell’occupazione coloniale e della prevaricazione razzista inflitta al popolo palestinese a fronte di una minoranza tragicamente purtroppo ancora esigua disposta ad affrontare con voce ferma i crimini del sionismo in quanto tale.

Una minoranza antisionista che si batte con coraggio ma che purtroppo è ancora ininfluente e isolata, accusata com’è di complicità con il “terrorismo”, e questo dice molto sulla società civile israeliana. 

Ancora una volta emerge quindi oggettivamente un segnale di dissenso interno e autocentrato. Un malessere provocato anche dalle difficoltà economiche create dallo stato di guerra perseguito da Netanyahu, e rivolto esclusivamente all’interno della società israeliana. Senza mettere in discussione o provare razionalmente ad affrontare e rimuovere i motivi storici della sofferenza palestinese.  Un “fulgido esempio” di apologia del sionismo in tutte le sue complessità che i media occidentali cercano di magnificare in cerca di un’anima buona dell’entità sionista Israele per poterlo difendere.

Per chiudere questa analisi certamente affrettata ma sostanziale citiamo solo le dichiarazioni degli scorsi giorni del Generale Aaron Haliva riportate sulla rivista Haretz: 

“Per ogni vittima del 7 Ottobre, 50 palestinesi sono morti. Non importa se si tratta di bambini. Non parlo per vendetta, ma per trasmettere un messaggio alle generazioni future. Non c’è niente che possiamo fare; hanno bisogno di una Nakba di tanto in tanto, per sentirne il prezzo”.

Aaron Haliva è uno dei generali “democratici” che critica e si dissocia ufficialmente dal governo netanyahu, ben Gvir e Smootrich.

Perché non c’è differenza e non esiste un “sionismo buono” e quello “cattivo”. La differenza è chi procede nel genocidio in obbedienza ad una dura ma “ineluttabile” profezia messianica o e al “dovuto risarcimento” del trauma dell’olocausto ebraico e chi lo fa con gioia, con sadismo e con la bava alla bocca. Ma il risultato per il popolo palestinese non cambia.

FERMIAMO IL GENOCIDIO

LA PULIZIA ETNICA

I PIANI DI DEPORTAZIONE

FERMIAMO IL SIONISMO!

LA RESISTENZA NON E’ TERRORISMO!

Chiudiamo con una poesia struggente del grandissimo scrittore e poeta palestinese Mahmoud Darwish.

“Confessione di un terrorista”. Mahmoud Darwish, poeta palestinese 

Hanno occupato il mio paese,

hanno espulso il mio popolo

hanno annullato la mia identità.

E mi hanno chiamato terrorista.

Hanno confiscato le mie proprietà,

hanno sradicato i miei raccolti,

hanno demolito la mia casa.

E mi hanno dato del terrorista.

Hanno legiferato leggi fasciste,

hanno istituito l’apartheid.

Hanno distrutto, diviso, umiliato.

E mi hanno chiamato terrorista.

Hanno ucciso le mie gioie,

hanno rapito le mie speranze,

hanno ammanettato i miei sogni.

E quando ho rifiutato tutte le barbarie

e ho deciso di difendermi, loro… hanno ucciso un terrorista!

  • ORA E SUBITO SI FERMI L’AGGRESSIONE ALLA POPOLAZIONE DI GAZA E CISGIORDANIA!
  • ORA E SUBITO ENTRINO LE MIGLIAIA DI CAMION BLOCCATI ALLE FRONTIERE DAI NAZISIONISTI
  • PER PORTARE GLI AIUTI UMANITARI E SALVARE LA VITA AL POPOLO PALESTINESE
  • ORA E SUBITO SI RITIRI NOI MACELLAI IN DIVISA DELL’ IDF
  • ORA E SUBITO SI FERMINO LE INCURSIONI OMICIDE E IL FURTO DELLA TERRA DEL COLONI IN CISGIORDANIA
  • PER IL DIRITTO ALL’ESISTENZA
  • PER IL DIRITTO ALLA RESISTENZA
  • PER IL DIRITTO AL RITORNO DEI PROFUGHI
  • PER IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE

Nessun commento:

Posta un commento