Buona, utile assemblea - un report per informare, aiutare a capire informarci
Dall'informazione del compagno del Comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in India - stralci
La posizione dei compagni indiani noi l'abbiamo portata nelle manifestazioni più partecipate a Milano della Palestina sia nel primo anno in cui normalmente i numeri dei partecipanti erano molto grossi, sia nelle ultime tre manifestazioni a Milano sono stati fatti tre interventi, in cui in uno è stato denunciato il massacro del 21 maggio in India, in un altro è stata annunciata la mobilitazione che era in corso su questo massacro, e nell'ultimo, fatto da una compagna di Milano, è stato fatto l'intervento che ha parlato della settimana dei martiri che si sta facendo a livello internazionale. Questi nostri interventi sono stati fatti in quella città che è una sorta di “capitale morale” della solidarietà della Palestina, dato che sono praticamente 75 sabati consecutivi di manifestazione.
Anche da tutta questa attività, da quello che sta avvenendo in diversi paesi del mondo, che nasce il rapporto tra India, tra movimento comunista e di guerra dei popoli indigene, soprattutto dei popoli delle foreste, con la resistenza palestinese.
Chiaramente a questo corrisponde la posizione del regime. Il regime fascista indiano è stato uno dei primi che immediatamente ha solidarizzato con Israele, e ha fatto infiniti abbracci, saluti, ecc., e l'ha fatto con un discorso molto preciso, chiamando il popolo indiano ad essere solidale con Israele, perché, come è stato detto, nel nostro paese stiamo combattendo gli stessi nemici. Quindi vedrete che se dovrà essere riconosciuto lo Stato di Palestina, l'ultimo Stato che lo riconoscerà sono gli Usa e il penultimo sarà l'India. Anche perché il regime indiano è un regime fascista Hindutva, integralista, con un'ideologia, che somiglia al sionismo. Quindi anche lì c'è una massiccia persecuzione, non solo dei maoisti, ma dei musulmani e di tutte le altre etnie, con la negazione dei diritti nazionali, innanzitutto verso un grande Stato, che è il Kashmir.
Il regime indiano ha riciclato all’interno subito il piano genocida dello Stato sionista di Israele. E, come dicono gli stessi compagni palestinesi, la prassi ideologica, politica, culturale, militare che il regime indiano sta usando verso le popolazioni utilizza molte delle forme che noi vediamo in maniera nei confronti del popolo palestinese.
Quindi il legame tra la lotta per la liberazione del popolo palestinese e la guerra del popolo in corso in India in un'area definita “corridoio rosso” e che riguarda una popolazione di 50 milioni di abitanti, è una realtà importante e significativa nei contenuti e nei metodi.
... noi siamo comunisti solidali con tutte le lotte dei popoli oppressi dall'imperialismo, questo per principio, per storia, per significato reale della parola comunismo-internazionalismo; abbiamo un legame ideologico, storico, e anche pratico con l’India, abbiamo partecipato, incontrato i compagni del PCI (M), partecipato a loro eventi, ricavando anche un rispetto e un legame più forte; facciamo un’attività in Italia per far conoscere le esperienze che i compagni indiani stanno portando avanti - compagni indiani che sono così forti nelle aree dell'India dove ci sono le popolazioni più sfruttate, i territori devastati; per far conoscere qual è il segreto di questa forza politica.
Questo partito organizza una massa di indigeni armati in un paese di quasi 1.500.000.000 di persone; questo partito è a maggioranza femminile, un'altra caratteristica che viene descritta anche dai giornalisti, e così via; questo partito affronta le questioni ambientali e territoriali, in una zona molto diversa dalla nostra, con un programma nazionale di mobilitazione che ha molte lezioni da darci.
Questo lavoro è fatto da un partito, sotto certi aspetti, senza precedenti, differente. In una lunga intervista, il compagno segretario generale, Basavaraj, ucciso il 21 maggio, spiega tutte queste cose; e capire ciò che spiega, come stanno affrontando i problemi e che problemi stanno affrontando, diventa non una esperienza, ma un insegnamento, un messaggio che tutti possono apprendere. E la cosa migliore che possiamo fare noi oggi è leggere questa intervista.
Il massacro che c'è stato il 21 maggio è stato fatto perché vogliono distruggere le foreste, perché vogliono cancellare un'intera popolazione.
Ebbene, compagni, leggete l'intervista e la lotta che si sta svolgendo in quelle terre e trovate nomi di multinazionali ben conosciute anche in Italia, sono i Jindal, i Mittal che sono tra i primi produttori di acciaio del mondo, la Tata, ecc.
Voglio dire, compagni, che questa storia di cui parliamo stasera ha molto a che fare perfino con tutto ciò che stiamo facendo nel nostro paese.
Ma questa storia è in gran parte sconosciuta e dovrà essere raccontata.
I compagni indiani sono un po' particolari. Succede un massacro, raccontano il massacro minuto per minuto. Si sa che anche i partiti rivoluzionari subiscono repressione, morti. Ma difficilmente si trova un partito che racconta pure come è avvenuto. Minuto per minuto. Spiegano com'è successo che il gruppo dei compagni a un certo punto si sia trovato isolato. Che cosa è stato fatto dalle popolazioni per salvarli, che cosa non sono riusciti a salvare. Perché in un certo momento salvare il compagno sembrava possibile e il compagno ha detto: no, lasciate stare, quante altre perdite deve costare questo? Il problema è che io ho già dato, e ci sono tanti altri come me…
Questo tipo di questione ha molto a che fare con la concezione del partito, della rivoluzione, della guerra di popolo, della trasformazione sociale che evidentemente viene da linea, ma anche da altri aspetti che tutti quanti dovremmo conoscere.
Come viene scritto nell'opuscolo sulla settimana dei martiri della rivoluzione indiana, che i compagni indiani hanno fatto arrivare tre giorni fa e noi l’abbiamo subito tradotto e fatto uscire, si dice esattamente che cosa si sta facendo in questo momento in India, che stanno facendo i compagni, stanno cercando di raccontare il massacro e che stanno facendo loro, che cosa intendono loro per la settimana dei massacri. Perchè ogni aspetto di questa storia è una memoria. L'opuscolo è in ben buona parte fatto con i nomi e i cognomi dei compagni caduti, raccontando chi sono, la vita, dove sono morti, come sono morti, che avevano fatto finora. Quindi non è un opuscolo di propaganda. Metà di esso è dedicata ai singoli compagni uccisi, in cui viene spiegata la loro militanza, la loro vita.
Chiaramente tutte queste notizie non arrivano esattamente con i normalissimi mezzi di internet, ma attraverso forme non sempre recuperabili facilmente in internet. Però, ciò che succede in India in questa settimana non sarà un mistero per chi vuole conoscere, ma potrà conoscerlo attraverso le immagini che si riusciranno a fare pervenire.
A Taranto, nei prossimi due giorni ci saranno dei grandi striscioni che saranno messi in punti della città. Nella giornata di ieri siamo passati nell’area in cui vi sono realtà asiatiche e abbiamo parlato con alcuni che provengono prevalentemente dal Bangladesh.
A Bergamo c’è una quantità di lavoratori indiani, e in alcuni posti di lavoro sono iscritti allo Slai cobas per il sindacato di classe sono indiani, a giugno si sono fatte riunioni sui prigionieri politici e la situazione in India con i lavoratori indiani; A Bergamo Milano i nostri compagni hanno fatto due iniziative al Consolato indiano. A Roma, in occasione dell'ultima manifestazione nazionale del 21 giugno, è stato sanzionato con uno striscione l'ambasciata indiana.
In India dopo il massacro del 21 maggio si sono mobilitati in solidarietà con i compagni non soloi compagni ma anche associazioni e forze di sinistra,. C'è stata una mobilitazione estesa.
L’esercito indiano ha fatto cose che abbiamo visto anche in altri paesi, ha fatto subito sparire i corpi, non ha restituito i cadaveri, non ha risposto alle istanze che sono venute, non solo da familiari, associazioni, e così via, ma anche da alcuni dei governi dell'India, perché l'India è uno Stato multinazionale. Ci sono 50 stati, 50 governi, e alcuni stati hanno contestato al governo centrale la situazione che esiste.
In India vi sono state quattro operazioni che, tutte, avevano come obiettivo cancellare la ribellione armata. Ora Modi dice che sarà cancellata entro il 31 marzo del 2026. E' chiaro che questa scadenza è anche una scadenza per noi.
Come le popolazioni indiane stanno dicendo: potete pensarla come volete, potete fare quello che volete, ma pure noi lo faremo… e il 31 marzo vediamo se siete riusciti a fare qualcosa.
Chiaramente anche a livello internazionale ci siamo dati questa scadenza del 31 marzo. Essa prevede due cose: una delegazione in India, una delegazione internazionale. E chiaramente chi appartiene all'area di chi vi parla sarà in India con questa delegazione.
Nello stesso tempo si prevedono cortei e manifestazioni, proprio nell'ultima settimana di marzo 26, che è anche l'anniversario della Comune di Parigi. Comune di Parigi che ha un effetto strategico e programmatico per i compagni indiani, perché forse la differenza fondamentale con le forze della Resistenza palestinese sta nell'idea di uno stato socialista e della marcia verso il comunismo che non sia solo un ideale, ma abbia le caratteristiche della Comune di Parigi.
(1) Dichiarazione dell’Unione della gioventù democratica palestinese (PDYU)
Contro il genocidio e l’oppressione da Gaza alle foreste dell’India
L’
Unione della gioventù democratica palestinese (PDYU) condanna
fermamente la brutale campagna di violenza e pulizia etnica che viene
portata avanti con il nome di “Operazione Kagar” contro il popolo
Adivasi in India. Con il pretesto della “controinsurrezione” e della
lotta contro i movimenti maoisti, lo Stato indiano ha scatenato una
devastante operazione militare che prende di mira sistematicamente le
comunità indigene – distruzione di villaggi, spostamento forzato di
famiglie, e messa a tacere delle voci che chiedono giustizia e dignità.
Riconosciamo
in questi crimini la stessa logica di genocidio che si sviluppa sotto
gli occhi del mondo a Gaza. Che siano bombe fatte piovere sui bambini
palestinesi o i proiettili e i bulldozer che spianano le foreste
ancestrali in India, il modello è lo stesso: colonialismo, avidità delle
multinazionali, e violenza autoritaria che schiaccia i più poveri e i
più marginalizzati per strappare loro terra e risorse.
La nostra
lotta in Palestina contro l’occupazione e la cancellazione è
profondamente connessa alla lotta del popolo Adivasi per proteggere la
loro terra, cultura e modo di vita. Sia a Gaza che nelle foreste
dell’India, intere popolazioni vengono criminalizzate semplicemente
perché resistono al dominio e allo sfruttamento.
Facciamo appello
alla gioventù, agli studenti e alle forze progressiste di tutto il mondo
ad alzare le proprie voci contro questi genocidi, a solidarizzare con
gli Adivasi, e a chiedere la fine immediata dell’Operazione Kagar. Allo
stesso tempo, riaffermiamo il nostro incrollabile impegno per la causa
palestinese e la liberazione di tutti i popoli oppressi che lottano per
la giustizia e la dignità.
Da Gaza al Bastar, da Dheisheh a Dantewada – la solidarietà è la nostra arma.
Palestinian Democratic Youth Union (PDYU)
Unione della gioventù democratica palestinese




Nessun commento:
Posta un commento