Ospite di Trump alla Casa Bianca, Benjamin Netanyahu ha annunciato di aver candidato il presidente americano per il Nobel per la pace. “Sta forgiando la pace mentre parliamo, in un paese, in una regione dopo l’altra”, ha dichiarato.
A cura di Giulia Casula
Benjamin Netanyahu si è recato in visita alla Casa Bianca per una cena con Donald Trump e ha annunciato di aver nominato il presidente Usa per il Nobel per la pace. "Sta forgiando la pace mentre parliamo, in un paese, in una regione dopo l'altra", ha spiegato il premier israeliano, che ha consegnato a Trump la lettera inviata al Comitato del premio. "Le nostre squadre, insieme, rappresentano una combinazione straordinaria per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità", ha proseguito Netanyahu, che ha espresso "apprezzamento e ammirazione" per la "leadership globale" degli Stati Uniti, elogiando gli sforzi dell'amministrazione Trump per "costruire la pace in molte regioni del mondo, soprattutto in Medio Oriente". Secondo il premier israeliano, la visione e la leadership del tycoon "hanno promosso una diplomazia innovativa, definita non dal conflitto e dall'estremismo, ma dalla cooperazione, dal dialogo e dalla prosperità condivisa",
Trump: "Hamas vuole il cessate il fuoco a Gaza"
La cena tra i due leader
si è svolta mentre proseguono le trattative per un cessate il fuoco
nella Striscia di Gaza, incentrate su una possibile tregua di 60
giorni e sullo scambio di ostaggi israeliani con detenuti palestinesi
. Ai giornalisti Trump ha detto di non credere che i negoziati siano
in una fase di stallo e che anzi, "le cose stanno andando molto
bene". Hamas "vuole un cessate il fuoco" a Gaza,
ha dichiarato, fiducioso del fatto che la controparte
palestinese sia disposta a concordare una tregua con Israele.
"Vogliono incontrarsi e vogliono avere quel cessate il fuoco",
ha ribadito.
Anche Netanyahu ha affermato di voler "costruire
la pace con i vicini palestinesi" ma non "con quelli che
non vogliono distruggerci". Il premier israeliano però, ha
posto una condizione per un'eventuale fine del conflitto e cioè che
la "sicurezza rimarrà sempre nelle nostre mani". Qualcuno,
ha aggiunto, direbbe che in questo modo "non ci sarebbe un vero
Stato palestinese: ma non ci importa".
Netanyahu: "Cerchiamo altri Paesi per sfollati palestinesi"
Interrogato sul piano di
ricollocazione dei palestinesi proposto da Washington e quindi sul
futuro della Striscia dopo la guerra, Netanyahu ha affermato che
Trump sostiene la "libera scelta" e che Israele sta
collaborando con gli Stati Uniti per trovare altri Paesi in cui i
palestinesi sfollati possano vivere e dare loro "un futuro
migliore". "Chi vuole rimanere può rimanere, ma chi vuole
andar via deve poterlo fare", ha aggiunto. Il primo ministro non
ha detto quali sarebbero i Paesi vicini disposti ad essere coinvolti
in quest'operazione di deportazione ma che c'è una "grande
collaborazione" e "qualcosa di buono accadrà". Intanto,
nella Striscia continuano le vittime. Almeno 12 palestinesi sono
morti in nuove incursioni israeliane, mentre secondo quanto riferito
dall'Idf è di cinque soldati israeliani uccisi e altri 14
feriti il bilancio dell'esplosione di un ordigno ieri sera a Beit
Hanoun, nel nord di Gaza. Durante la sua permanenza negli Usa
Netanyahu ha incontrato anche il segretario di Stato americano, Marco
Rubio. I due hanno avuto "una conversazione seria e importante
sul rafforzamento dell'alleanza tra Israele e gli Stati Uniti e sulle
sfide comuni che affrontiamo a livello regionale e internazionale",
ha scritto il premier israeliano su X. Netanyahu ha affermato
che "abbiamo una opportunità storica per espandere gli Accordi
di Abramo", costruendo una "pace allargata" tra
Israele e tutti i suoi vicini, "grazie alla leadership del
presidente Trump".
Una parte della cena è stata dedicata
anche alla situazione in Iran a seguito degli attacchi americani ai
siti nucleari di Teheran, celebrati da Netanyahu come "una
vittoria incredibile". Trump ha aggiornato il premier israeliano
sullo stato delle trattative sul nucleare, il cui prossimo round di
colloqui sarebbe già stato fissato. "Presto, forse la prossima
settimana", ha chiarito l'inviato Usa Steve Witkoff. "Mi
auguro che la guerra sia finita: vogliono incontrarci e vogliono
parlare, e la situazione è molto diversa rispetto a prima", ha
detto ancora il tycoon.
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