Il più grande sistema di sorveglianza di massa al mondo? È in India e si chiama Aadhar
Era il 2015 quando Narendra Modi inaugurava la prima Digital India Week, un’iniziativa attraverso la quale digitalizzare l’India e renderla la “next big thing“. Nuova Delhi aveva mobilitato 18 miliardi di dollari per rafforzare l’infrastruttura digitale nazionale, implementare la connettività a banda larga e adottare tecnologie emergenti nella quotidianità dei cittadini. Dieci anni dopo il sogno del primo ministro indiano – ancora al potere – si è (quasi) realizzato ma con qualche riserva avanzata dagli analisti internazionali.In un primo momento Digital India sembrava infatti essere un piano pensato appositamente per stimolare lo sviluppo hi-tech a livello statale, per consentire ai cittadini di accedere a Internet ed effettuare pagamenti cashless, per migliorare l’accesso ai servizi pubblici, combattere la corruzione e promuovere l’inclusione finanziaria. In un secondo momento il progetto è finito nell’occhio del ciclone.


Il super sistema digitale dell’India
Digital India si pone vari obiettivi: dal miglioramento dell’accesso a Internet ad una maggiore
penetrazione della rete mobile, dall’incremento del numero di strutture gestite dal governo che forniscono servizi digitali ai cittadini allo sviluppo dell’e-governance.Il piano comprende in realtà decine di iniziative diverse, tra le quali DigiLocker (un sistema per conservare documenti ufficiali in formato digitale), National Scholarship Portal (per la gestione digitale delle borse di studio) ed e-Hospital (per la prenotazione online di visite e gestione della sanità pubblica).
Il cuore del progetto coincide tuttavia con India Stack, una componente chiave dell’infrastruttura digitale su cui si basa l’intero programma; parliamo, in sostanza, di un insieme di app digitali (aperte a terze parti) create per fornire servizi fondamentali alla popolazione.
Quali? Per esempio l’identità digitale (Aadhaar), i pagamenti digitali tramite strumenti come Upi (Unified Payments Interface), la firma digitale dei documenti (e-Sign e DigiLocker). Tutto questo dovrebbe – il condizionale è d’obbligo – consentire all’India di proporre un processo digitale democratico tanto distante dal modello cinese quanto da quello occidentale guidato dai colossi privati tecnologici.
Sviluppo digitale o strumenti di sorveglianza di massa?
Il modello indiano incarna tuttavia non pochi rischi. Prendiamo Aadhar, il sistema di identificazione biometrica lanciato da Delhi nel 2009 e perfezionato nel corso degli anni . Consiste in un codice univoco rilasciato a tutti i residenti indiani in base ai loro dati biometrici e demografici. È volontario ma è diventato sostanzialmente necessario perché serve per accedere a molteplici programmi gestiti dal governo, svolgere attività imprescindibili (ricevere lo stipendio o la pensione) e persino trovare un lavoro.
Aadhar collega vari aspetti della vita quotidiana di un individuo a un unico ID, permettendo potenzialmente una sorveglianza su larga scala. Ha, dunque, il potenziale per diventare uno strumento di controllo di massa, soprattutto se combinato con altri database e tecnologie di sorveglianza. Lo United Payment Interface, per esempio, collega il sistema Aadhaar, i conti bancari e i portafogli digitali tramite un indirizzo di pagamento virtuale: tracciare un individuo è facilissimo e per scongiurarne il rischio servono garanzie ferree.“Il governo sostiene che il collegamento ad Aadhar porterà a una migliore governance, ma porterà a una società totalitaria perché il governo conosce il profilo di ogni individuo”, ha dichiarato Srinivas Kodali del Free Software Movement of India. “L’obiettivo è tracciare tutti dalla nascita alla morte. Tutto ciò che è collegato ad Aadhaar finisce nelle mani del ministero degli Interni e delle agenzie di polizia e sorveglianza, quindi il dissenso contro il Governo diventa molto difficile”, ha aggiunto l’attivista. La preoccupazione di Kodali è la preoccupazione di milioni di individui. Soprattutto di quelli che fanno parte delle minoranze etniche e religiose
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