martedì 13 maggio 2025

pc 13 maggio - Parlano di pace, preparano la guerra

Il problema principale nella valutazione della situazione politica attuale è legato alla comprensione che deve avanzare tra i proletari e le masse popolari su due temi di fondo. 

Uno è la marcia verso la guerra imperialista, l'altro - con tutti i suoi effetti che hanno per la realtà italiana sul piano economico, politico e sociale - è la questione dello Stato e del governo e quindi della necessità di attrezzarci alla lotta politica e sociale nei confronti di questo Stato e di questo governo.

Sulla questione della guerra esiste una fase che diremmo di confusione. Una cosa è certa: tutte le potenze imperialiste e i loro governi, da Trump all'Europa e ai vari regimi legati all'imperialismo su scala mondiale, così come i competitor della guerra interimperialista, la Russia, la Cina, parlano di pace e preparano la guerra. Su questo punto dobbiamo concentrare la nostra attenzione.

Si parla di colloqui di pace sulla guerra Ucraina-Russia

Trump è partito che l'avrebbe chiusa in mezza giornata, successivamente ha attaccato frontalmente Zelensky ed è sembrato in piena sintonia con la Russia, trovando un'opposizione negli altri paesi

imperialisti occidentali, in particolare in quelli europei. Successivamente ha fatto un accordo con l'Ucraina, che è già un accordo di spartizione, riguardante le cosiddette “terre rare” e ora dovrebbero esserci dei colloqui diretti tra Ucraina e Russia nei prossimi giorni. La sostanza è questa: la Russia vuole che ciò che si è conquistato sul campo di battaglia venga riconfermato all'interno della spartizione, ed è obiettivamente una spartizione dell'Ucraina.

L'imperialismo americano in testa vuole portare a casa il risultato: scaricare sull'Ucraina - e indirettamente sui governi europei - il sostegno che ha dato alla guerra. L'imperialismo americano vuole la pace per affermare il suo primato come potenza imperialista nei confronti degli altri potenze imperialiste e in particolare nei confronti dell'Europa imperialista.

I proletari e i popoli, a partire da quelli dell'Ucraina, non hanno nulla da guadagnare da tutto questo, hanno pagato un altissimo costo di vite a una guerra reazionaria, reazionaria perché frutto di un'invasione imperialista - quella dell'imperialismo russo - ma reazionaria anche perché l'Ucraina è guidata da un regime ultra reazionario e di stampo nazista - con i nazisti che hanno fatto una parte rilevante delle cosiddette “truppe ucraine” - , una guerra come pedina dell'imperialismo USA ed europeo. 

Trump con il suo intervento ha messo in luce il carattere di questa guerra.

Quindi è evidente che le masse proletarie ucraine come hanno avuto tutto da perdere in questa guerra non hanno nulla da guadagnare realmente in un eventuale accordo di pace.

L'imperialismo europeo e i suoi governi divisi al loro interno puntano a partecipare alla spartizione e all'equilibrio strategico militare che si viene a creare in caso di accordo di pace sull'Ucraina.

Sono tutte potenze guerrafondaie, parlano di pace ma vogliono la guerra, la fanno e portano a casa i risultati che sono i profitti di guerra e i profitti della ricostruzione.

Noi, come siamo stati contro la guerra per interposta persona, saremo contro ogni accordo di pace che le potenze imperialiste possano fare.

La strada è sempre una: ribellarsi all'imperialismo, ai suoi piani di guerra, in tutti i paesi, nei paesi imperialisti come nei paesi coinvolti dalle guerre imperialiste.

L'Italia imperialista ha partecipato finora alla guerra con il sostegno all'Ucraina. Meloni, servetta dell'imperialismo USA, sempre per conto degli interessi sovrani dell'imperialismo italiano, ora si trova emarginata sia dai piani di Trump di spartizione sia dalla reazione dei governi stati imperialisti a questa spartizione.

Ma naturalmente dentro tutta questa vicenda sono i piani di riarmo l'elemento che li accomuna.

Chi parla di pace aumenta a dismisura gli armamenti, in primis gli Stati Uniti, così come gli altri competitori. Chi parla di pace intanto attiva tutti i piani per prepararsi alla guerra in maniera esplicita: il piano di riarmo europeo, a cui corrisponde il piano di riarmo dell'imperialismo italiano, che si pone a servizio dei due padroni, a seconda del governo in carica, e questo governo è alleato principalmente con l'imperialismo americano.

Il riarmo viene scaricato sulle masse popolari perché i soldi vengono presi da tutte le fonti possibili e quindi sottratti a ogni possibile utilizzo per la Sanità, la Scuola, i servizi sociali, il lavoro, le questioni ambientali e climatiche.

Opporsi al piano di riarmo quindi è comunque giusto e necessario. Opporsi ai piani di riarmo puntando a mobilitare i proletari e le masse popolari, legandolo in questo aspetto agli effetti e alle condizioni di vita, di lavoro delle masse popolari. 

Ma la guerra imperialista non sarà fermata da tutto ciò.

La guerra imperialista sarà fermata se i governi che preparano la guerra verranno rovesciati e solo il rovesciamento dei governi dell'imperialismo, il loro indebolimento, all'interno dei piani di preparazione e poi di sviluppo delle guerre, che possono permettere di cambiare lo stato delle cose.

Per questo noi siamo perché ci si muova su due piani: sì allo sciopero generale contro i piani di riarmo che deve essere realmente generale e, nello stesso tempo, sì alla costruzione delle forze necessarie per rovesciare in tutti i paesi imperialisti i governi e, nel nostro Paese, l'attuale governo Meloni.

La questione della guerra e dello scaricamento di essa è inevitabilmente legata agli effetti della crisi dell'imperialismo e delle contraddizioni tra le potenze imperialiste, e il frutto di queste contraddizioni nei vari scenari del mondo chiamano necessariamente in tutto il mondo i proletari e le masse a rispondere a questa situazione.

Il Primo Maggio è stato un momento importante perché in tanti paesi si è affermata la volontà dei proletari e delle masse popolari di scendere in piazza per combattere le guerre e nello stesso tempo di essere in questo momento solidali con la vicenda più evidente di cosa significano l'imperialismo e i suoi governi, i suoi stati per i popoli, che è la vicenda del popolo palestinese.

La solidarietà con il popolo palestinese è stata il cemento internazionalista nel Primo Maggio e continua ad essere centrale in questa prospettiva. Il popolo palestinese resiste eroicamente ai piani di genocidio e di deportazione, e in queste ore l'arrivo di Trump in Medio Oriente è una tappa di questo piano di genocidio e di deportazione; mentre il regime sionista procede con massacri e uccisioni quotidiane in un disegno che è di occupazione integrale della striscia di Gaza e di espulsione della sua popolazione.

Contro la guerra e a fianco del popolo palestinese sono negli interessi dei proletari e delle masse popolari di tutto il mondo e quindi anche del nostro Paese. 

E' importante che si scenda in piazza per questo in tutte le forme e in tutti i modi, noi appoggiamo tutte le proteste contro la guerra e ogni sostegno al popolo palestinese e facciamo la nostra parte perché esse si muovano lungo la linea effettivamente proletaria e internazionalista.

In questo contesto torniamo sulla questione dell'elezione del nuovo Papa. Abbiamo già espresso un giudizio lapidario su questo. Questo nuovo Papa non è Francesco, ma questo non vuol dire che siamo tornati a un Papa Ratzinger. Il contesto della situazione mondiale non lo permette e oseremmo dire il contesto stesso dell'influenza della Chiesa nel mondo non lo permette.

In questo momento abbiamo un Papa “tirato per la giacca”, tutti cercano di prendersi un pezzo, cosa che con Bergoglio era diventato estremamente difficile dato la sua netta opposizione e anche la coerenza con cui l'ha sostenuta fino alla sua morte.

Questo è un Papa di mediazione, alcuni dicono di dialogo, si parla di ponti. Riafferma il primato della pace, ma si sa - l'abbiamo già detto - senza giustizia nessuna pace. Dire pace oggi non è una discriminante, tutti stanno parlando di pace ma preparano la guerra, Trump in primis.

Quindi dire “pace” non vuol dire niente, occorrerà vedere in che misura queste parole si tradurranno in una posizione di influenza e in una reale opposizione alla guerra imperialista e alla mobilitazione anche di gran parte delle masse cattoliche, che nel nostro Paese sono importanti nella lotta contro la guerra.

Poi senza dire la parola “giustizia” significa la pace degli oppressori scaricata sugli oppressi e l'Ucraina spartita e la Palestina sotto genocidio stanno lì a dircelo chiaro e netto.

Come si può parlare di pace senza essere contro il piano di spartizione dell'Ucraina? Come si può parlare di pace senza essere per la fine immediata dell'azione genocidaria del regime sionista israeliano? Come si può parlare di pace e non opporsi chiaramente con la lotta ai piani di riarmo e di guerra?

E' questo il punto di vista che occorre affermare tra i proletari e le masse e farlo in una dinamica in cui cresca la coscienza, cresca la lotta, cresca l'organizzazione.

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