Il problema principale nella valutazione della situazione politica attuale è legato alla comprensione che deve avanzare tra i proletari e le masse popolari su due temi di fondo.
Uno è la marcia verso la
guerra imperialista, l'altro - con tutti i suoi effetti che hanno per la realtà
italiana sul piano economico, politico e sociale - è la questione dello Stato e
del governo e quindi della necessità di attrezzarci alla lotta politica e
sociale nei confronti di questo Stato e di questo governo.
Sulla questione della guerra esiste una fase
che diremmo di confusione. Una cosa è certa: tutte
le potenze imperialiste e i loro governi, da Trump all'Europa e ai vari regimi
legati all'imperialismo su scala mondiale, così come i competitor della guerra
interimperialista, la Russia, la Cina, parlano di pace e preparano la guerra.
Su questo punto dobbiamo concentrare la nostra attenzione.
Si parla di colloqui di pace sulla guerra Ucraina-Russia.
Trump è partito che l'avrebbe chiusa in mezza giornata, successivamente ha attaccato frontalmente Zelensky ed è sembrato in piena sintonia con la Russia, trovando un'opposizione negli altri paesi
imperialisti occidentali, in particolare in quelli europei. Successivamente ha fatto un accordo con l'Ucraina, che è già un accordo di spartizione, riguardante le cosiddette “terre rare” e ora dovrebbero esserci dei colloqui diretti tra Ucraina e Russia nei prossimi giorni. La sostanza è questa: la Russia vuole che ciò che si è conquistato sul campo di battaglia venga riconfermato all'interno della spartizione, ed è obiettivamente una spartizione dell'Ucraina.L'imperialismo americano in testa vuole
portare a casa il risultato: scaricare sull'Ucraina - e indirettamente sui
governi europei - il sostegno che ha dato alla guerra. L'imperialismo
americano vuole la pace per affermare il suo primato come potenza imperialista
nei confronti degli altri potenze imperialiste e in particolare nei confronti
dell'Europa imperialista.
I proletari e i popoli, a partire da quelli dell'Ucraina, non hanno nulla da guadagnare da tutto questo, hanno pagato un altissimo costo di vite a una guerra reazionaria, reazionaria perché frutto di un'invasione imperialista - quella dell'imperialismo russo - ma reazionaria anche perché l'Ucraina è guidata da un regime ultra reazionario e di stampo nazista - con i nazisti che hanno fatto una parte rilevante delle cosiddette “truppe ucraine” - , una guerra come pedina dell'imperialismo USA ed europeo.
Trump con il suo intervento ha messo in luce il carattere di
questa guerra.
Quindi è evidente che le masse proletarie ucraine come hanno avuto tutto da perdere in questa guerra non hanno nulla da
guadagnare realmente in un eventuale accordo di pace.
L'imperialismo europeo e i suoi governi divisi
al loro interno puntano a partecipare alla spartizione e all'equilibrio
strategico militare che si viene a creare in caso di accordo di pace
sull'Ucraina.
Sono tutte potenze guerrafondaie, parlano di
pace ma vogliono la guerra, la fanno e portano a casa i risultati che sono i
profitti di guerra e i profitti della ricostruzione.
Noi, come siamo stati contro la
guerra per interposta persona, saremo contro ogni accordo di pace che
le potenze imperialiste possano fare.
La strada è sempre una: ribellarsi
all'imperialismo, ai suoi piani di guerra, in tutti i paesi, nei paesi
imperialisti come nei paesi coinvolti dalle guerre imperialiste.
L'Italia imperialista ha partecipato finora
alla guerra con il sostegno all'Ucraina. Meloni, servetta dell'imperialismo
USA, sempre per conto degli interessi sovrani dell'imperialismo italiano, ora
si trova emarginata sia dai piani di Trump di spartizione sia dalla reazione dei governi stati imperialisti a questa spartizione.
Ma naturalmente dentro tutta questa vicenda
sono i piani di riarmo l'elemento che li accomuna.
Chi parla di pace aumenta a dismisura gli
armamenti, in primis gli Stati Uniti, così come gli altri competitori. Chi
parla di pace intanto attiva tutti i piani per prepararsi alla guerra in
maniera esplicita: il piano di riarmo europeo, a cui corrisponde il piano di
riarmo dell'imperialismo italiano, che si pone a servizio dei due padroni, a
seconda del governo in carica, e questo governo è alleato principalmente con
l'imperialismo americano.
Il riarmo viene scaricato sulle masse popolari
perché i soldi vengono presi da tutte le fonti possibili e quindi sottratti a ogni
possibile utilizzo per la Sanità, la Scuola, i servizi sociali, il lavoro, le
questioni ambientali e climatiche.
Opporsi al piano di riarmo quindi è comunque giusto e necessario. Opporsi ai piani di riarmo puntando a mobilitare i proletari e le masse popolari, legandolo in questo aspetto agli effetti e alle condizioni di vita, di lavoro delle masse popolari.
Ma la guerra
imperialista non sarà fermata da tutto ciò.
La guerra imperialista sarà fermata se i
governi che preparano la guerra verranno rovesciati e solo il rovesciamento dei
governi dell'imperialismo, il loro indebolimento, all'interno dei piani di
preparazione e poi di sviluppo delle guerre, che possono permettere di cambiare
lo stato delle cose.
Per questo noi siamo perché ci si muova su due
piani: sì allo sciopero generale contro i piani di riarmo che deve essere
realmente generale e, nello stesso tempo, sì alla costruzione delle forze
necessarie per rovesciare in tutti i paesi imperialisti i governi e, nel nostro
Paese, l'attuale governo Meloni.
La questione della guerra e dello scaricamento
di essa è inevitabilmente legata agli effetti della crisi dell'imperialismo e delle contraddizioni tra le potenze
imperialiste, e il frutto di queste contraddizioni nei vari scenari del mondo
chiamano necessariamente in tutto il mondo i proletari e le masse a rispondere
a questa situazione.
Il Primo Maggio è stato un momento importante
perché in tanti paesi si è affermata la volontà dei proletari e delle masse
popolari di scendere in piazza per combattere le guerre e nello stesso tempo di
essere in questo momento solidali con la vicenda più evidente di cosa significano
l'imperialismo e i suoi governi, i suoi stati per i popoli, che è la vicenda
del popolo palestinese.
La solidarietà con il popolo palestinese è
stata il cemento internazionalista nel Primo Maggio e continua ad essere
centrale in questa prospettiva. Il popolo palestinese resiste eroicamente ai
piani di genocidio e di deportazione, e in queste ore l'arrivo di Trump in Medio
Oriente è una tappa di questo piano di genocidio e di deportazione; mentre il regime sionista procede con massacri e uccisioni quotidiane in un
disegno che è di occupazione integrale della striscia di Gaza e di espulsione
della sua popolazione.
Contro la guerra e a fianco del popolo palestinese sono negli interessi dei proletari e delle masse popolari di tutto il mondo e quindi anche del nostro Paese.
E' importante che si scenda in piazza
per questo in tutte le forme e in tutti i modi, noi appoggiamo tutte le
proteste contro la guerra e ogni sostegno al popolo palestinese e facciamo la
nostra parte perché esse si muovano lungo la linea effettivamente proletaria e
internazionalista.
In questo contesto torniamo sulla questione
dell'elezione del nuovo Papa. Abbiamo già espresso un giudizio lapidario su
questo. Questo nuovo Papa non è Francesco, ma questo non vuol dire che siamo
tornati a un Papa Ratzinger. Il contesto della
situazione mondiale non lo permette e oseremmo dire il contesto stesso
dell'influenza della Chiesa nel mondo non lo permette.
In questo momento abbiamo un Papa “tirato per
la giacca”, tutti cercano di prendersi un pezzo, cosa che con Bergoglio era
diventato estremamente difficile dato la sua netta opposizione e anche la
coerenza con cui l'ha sostenuta fino alla sua morte.
Questo è un Papa di mediazione, alcuni dicono
di dialogo, si parla di ponti. Riafferma il primato della pace, ma si sa -
l'abbiamo già detto - senza giustizia nessuna pace. Dire pace oggi non è una
discriminante, tutti stanno parlando di pace ma preparano la guerra, Trump in
primis.
Quindi dire “pace” non vuol dire niente,
occorrerà vedere in che misura queste parole si tradurranno in una posizione di
influenza e in una reale opposizione alla guerra imperialista e alla mobilitazione
anche di gran parte delle masse cattoliche, che nel nostro Paese sono importanti
nella lotta contro la guerra.
Poi senza dire la parola “giustizia”
significa la pace degli oppressori scaricata sugli oppressi e l'Ucraina
spartita e la Palestina sotto genocidio stanno lì a dircelo chiaro e netto.
Come si può parlare di pace senza essere
contro il piano di spartizione dell'Ucraina? Come si può parlare di pace senza
essere per la fine immediata dell'azione genocidaria del regime sionista
israeliano? Come si può parlare di pace e non opporsi chiaramente con la lotta
ai piani di riarmo e di guerra?
E' questo il punto di vista che occorre
affermare tra i proletari e le masse e farlo in una dinamica in cui cresca la
coscienza, cresca la lotta, cresca l'organizzazione.
Nessun commento:
Posta un commento