martedì 1 aprile 2025

pc 1 aprile – Dalla “riconversione” delle fabbriche all’apertura delle miniere, i piani di guerra dei paesi imperialisti europei sono in pieno svolgimento

Questa rapida corsa alla preparazione alla guerra (e guerra è ormai la parola usata quotidianamente dai capi di stato e di governo, partiti e politicanti di ogni tipo), contribuisce a ristrutturare la produzione: si va dalla volontà di riconvertire, per esempio, le fabbriche di auto in fabbriche di armi, all’apertura o riapertura di miniere per quelle materie prime che vengono chiamate terre rare.

La Commissione europea, infatti, ha lanciato il 25 marzo il piano sulle terre rare, ma anche quest’ultima decisione, che per quanto riguarda l’Europa è stata chiarita dal commissario dell’Ue Séjourné in una intervista a la Repubblica, è urgente per “la nostra difesa e per produrre armi”. “Bisogna riaprire le miniere in Europa. Perché senza le terre rare «siamo troppo dipendenti da Paesi come la Cina» … perché solo così saremo «competitivi» sul mercato dell’auto e in quello delle batterie.” Tutta l’intervista, di fatto, è un intreccio di motivi legati alla concorrenza industriale mondiale e alla guerra.   

Il piano prevede 47 “progetti per arrivare ad un livello di estrazione del 10 per cento, di lavorazione al 40 per cento e di riciclaggio al 25 per entro il 2030. Con l’obiettivo di raggiungere un‘autonomia pari almeno al 65% del nostro fabbisogno complessivo. Tra le 47 iniziative, almeno quattro riguardano l’Italia: in Emilia-Romagna, Toscana (Rosignano), Lazio (Ceccano) e Sardegna (Portovesme).”

Al perché del giornalista le miniere siano così importanti, il commissario (guerrafondaio) risponde

come un disco rotto: «Sono fondamentali per l’industria e per la difesa. Non dobbiamo più dipendere da altri Paesi: né dalla Russia né dalla Cina. Senza litio, nichel o grafite non possiamo produrre batterie elettriche. Senza germanio, non possiamo produrre semiconduttori. Il mondo è cambiato rispetto a due o tre anni fa. La situazione geostrategica non è più quella di prima. Dobbiamo prenderne atto».”

E quanti soldi servono per riaprire queste miniere? “Noi (bello questo noi!) mettiamo a disposizione due miliardi di euro»… fino al 2030” che è l’anno entro il quale la von der Leyen ha detto che l’Europa sarà pronta alla guerra! (Mentre Crosetto ha detto che l’Italia è già pronta!)

Ma i soldi basteranno? La risposta: “I privati saranno incoraggiati a investire in questo campo. Spero che le nuove miniere si aprano rapidamente. Bisogna estrarre il prima possibile. Non possiamo perdere tempo».”

Con tutta questa fretta al giornalista viene un dubbio, e chiede: “Non ha paura che ci sia una rivolta sociale? Una miniera vicino casa non fa piacere a nessuno.” E non può fare certo piacere, visto che una miniera di questo tipo diventa di sicuro obbiettivo militare!

Ma il Commissario risponde: «Cercheremo di spiegare la situazione nel modo migliore». E quale potrebbe essere la spiegazione? Siamo in guerra? E se le masse non dovessero “comprendere” la spiegazione? le miniere si aprono lo stesso?

Tutta questa fretta sull’apertura delle miniere è dovuta anche al fatto che “Dobbiamo ricordarci che il prezzo delle materie prime è salito del 500% a causa delle restrizioni all’esportazione imposte dalla Cina”.

Il giornalista quindi, che ha l’occhio lungo sulla concorrenza economica, non per niente lavora per il quotidiano degli Agnelli/Elkann, tira in ballo la Cina e chiede: Come farete a essere sicuri che nei progetti non entrino i cinesi?” La risposta vorrebbe essere rassicurante per i padroni europei, ma non lo è: «L’obiettivo è produrre in Europa per l’Europa. Quindi questo è uno dei criteri. Sia per l’estrazione sia per la lavorazione. Il problema non è solo la Cina, ma anche il Gabon, il Sudafrica e altro…». Non può essere rassicurante perché come dice lo stesso Séjourné (e come mostrano i grafici) l’obiettivo è quello “di raggiungere un‘autonomia pari almeno al 65% del nostro fabbisogno complessivo” e il resto del 35%? Potrebbe venire dall'Ucraina? E infatti, a questo punto, il giornalista tira dentro pure l’Ucraina: “Entrerà anche l’Ucraina nei progetti?” ricordando al commissario, come se non lo sapesse, che “Gli Usa su questo sono molto aggressivi.”

“Ovviamente” risponde consapevole il commissario “le competizioni internazionali sono aggressive. Adesso feroci. Gli Stati Uniti stanno pensando al loro piano, noi al nostro. Con l’Ucraina abbiamo già un accordo firmato nel 2021. È un nostro partner e il progetto Graphite copre già il 10% del nostro consumo…”.

E per rimanere sul tema guerra il giornalista ritorna sulla questione: “Questo provvedimento può aiutare anche a fare di più sulla difesa, oltre al “RearmEu”?

“Faccio un esempio” risponde il commissario: “il magnesio è utilizzato nella difesa e in termini di lavorazione siamo dipendenti al 100%. In termini di estrazione dipendiamo dalla Cina al 97%. Le miniere in Romania e nella Repubblica Ceca sono fondamentali. E questo è davvero un argomento importante. Lo stesso vale per il tungsteno. Ci sono alcune miniere in Europa, ma sono del tutto insufficienti. La nostra autonomia su questi prodotti è strategica».

Insomma tutta l’Europa tirata in ballo! Come si vede i piani ci sono, il piano per il riarmo, il piano per le terre rare, il piano della distruzione ambientale... e vogliono fare in fretta nel portarli avanti! Ma sono piani di sicuro peggioramento delle condizioni sociali ed economiche e piani di guerra che non tengono affatto conto della volontà e degli interessi del proletariato e delle grandi masse popolari, sono piani dell'imperialismo che, come abbiamo detto nelle piazze in questi giorni, è entrato nella sua fase in cui ci porta a tappe forzate verso una nuova guerra interimperialista mondiale verso la quale o i popoli con una Resistenza, ribellione, mobilitazione mai vista riusciranno a mettere un freno - necessario comunque per ritardarla - o  in essa si dovrà giocare una partita storica tra l'imperialismo e le sue barbarie e l'alternativa del socialismo, della liberazione dei proletari dei popoli su scala mondiale. 

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