Un articolo interessante perchè dimostra ulteriormente per chi non vuol capire anche nel nostro campo le ragioni del nostro agire e delle nostre posizioni che fanno da base a una nuova campagna internazionale dall'Italia all'india, passando per europa, america latina, asia...che ci apprestiamo a lanciare - proletari comunisti /PCmItaly
"...Modi è ugualmente popolare tra i leader di destra in tutto il mondo. Trump e Modi hanno tenuto due megaraduni congiunti: Howdy Modi a Houston nel 2019 e Namaste Trump ad Ahmedabad nel 2020. Entrambi hanno celebrato pubblicamente i rispettivi successi politici. Trump ha affettuosamente detto che Modi è suo amico, che «sembra tuo padre» ma è anche uno «fortissimo».Meloni e Modi hanno anche intrapreso sforzi per rafforzare i legami tra India e Italia in «difesa, sicurezza, commercio e tecnologia»...
L’alleanza globale delle estreme destre
La vittoria di Trump rivitalizza sovranisti, reazionari e conservatori di mezzo mondo: dall'Ungheria di Orbán all'india di Modì fino all'Italia di Meloni
L’umore doveva essere gioioso allo Scruton Café di Budapest dopo la notizia della rielezione di Donald Trump. Il locale prende il nome dal filosofo inglese Roger Scruton, venerato dalla destra americana ed europea.
È stato anche al centro del documentario di Vice «America and Hungary, a Far-Right Love Affair» come luogo popolare in cui i pensatori di destra di tutto il mondo si incontrano e ripetono a pappagallo i temi dei conservatori. L’Ungheria, sotto il leader di estrema destra Victor Orbán, è spesso tenuta in gran considerazione dalla destra come prova che un futuro illiberale è davvero possibile.
Ma Budapest non è l’unica capitale in cui i politici populisti di destra si sentono fiduciosi dopo le elezioni Usa. Da Roma a Buenos Aires, da San Salvador a Nuova Delhi, i leader di destra sono ottimisti sul fatto che, con un amico come Donald Trump al timone a Washington, una ricostruzione illiberale della politica globale sia a portata di mano.
Culto della personalità
Per prima cosa, il ritorno di Trump li rassicura sul fascino immenso del culto della personalità nelle democrazie elettorali. Trump si è fatto passare per un outsider schietto e duro, con poca pazienza per le esitazioni politiche tipiche del politico di professione. Piuttosto, si presenta come un leader risoluto, disposto a trasgredire tutte le norme politiche e i controlli e gli equilibri democratici per la causa nazionale. Si tratta di un modello fonte d’ispirazione per politici come Javier Milei in Argentina e Nayib Bukele in El Salvador.
L’economista focoso e presidente autoproclamatosi anarco-capitalista dell’Argentina è salito al potere decantando le sue politiche «motosega» con le quali avrebbe tagliato lo Stato presumibilmente sovraffollato e salvato il paese da una grave crisi finanziaria. Ha trovato fama mondiale grazie a un
video di TikTok del 2023 in cui può essere ammirato mentre trascrive su una lavagna i nomi di varie agenzie governative, come il ministero della Cultura, il ministero dell’Ambiente e il ministero delle Donne, del Genere e della Diversità, e poi urlare afuera.Le sue buffonate durante la campagna elettorale, nel corso della quale spesso portava con sé una motosega, hanno funzionato. Da quando è salito al potere, Milei ha mantenuto la promessa e ha azionato la motosega nel settore pubblico. Le vittime, tuttavia, sono stati i poveri dell’Argentina. Più della metà del paese è scivolata sotto la soglia di povertà, mentre il 18% della popolazione ora vive in estrema povertà.
Bukele ha preso il potere anche in El Salvador come un outsider politico rock-star, promettendo un approccio pratico alla violenza delle gang del paese. Le sue politiche di mano dura , o «pugno di ferro», hanno portato l’1 percento dell’intera popolazione a essere detenuta in mega-prigioni simili a fortezze. Tra questi, tremila bambini.
Secondo Amnesty International , la crociata di Bukele contro le gang ha portato a «massicce violazioni dei diritti umani, tra cui migliaia di detenzioni arbitrarie e violazioni del giusto processo, così come torture e maltrattamenti». Nonostante ciò, il tasso di approvazione di Bukele si è aggirato intorno al 90% e i suoi fan lo hanno soprannominato «il dittatore più cool del mondo».
Guerra al woke
La destra globale trova l’agenda anti-woke di Trump tanto attraente quanto il suo stile di leadership. Ha detto che le università sono dominate da «marxisti, maniaci e lunatici» e ha promesso di smantellare le politiche Dei (Diversity, equity, and inclusion) e le protezioni antidiscriminazione per le persone trans.
Viktor Orbán si considera un precursore in questo settore. Alla Conservative Political Action Conference (Cpac) del 2023 a Budapest, si è vantato:
L’Ungheria è in realtà un incubatore dove si fanno esperimenti sul futuro delle politiche conservatrici. L’Ungheria è il luogo in cui non abbiamo solo parlato di sconfiggere i progressisti e i liberal e dar vita a una svolta politica cristiana conservatrice, ma l’abbiamo fatto davvero.
Il cartello sopra l’ingresso della sede della conferenza recitava «No Woke Zone». Ai presunti giornalisti woke era vietata la partecipazione.
Nel 2021, il governo Orbán ha vietato la «rappresentazione dell’omosessualità o della transizione sessuale» nei mass media rivolti a bambini di età inferiore ai diciotto anni. I riferimenti all’omosessualità sono vietati nell’educazione sessuale nelle scuole.
Le autorità ungheresi hanno inoltre implementato una nuova legge che prende di mira le università straniere e hanno costretto la Central European University (Ceu), finanziata da George Soros, a lasciare il paese. La Ceu era il bersaglio principale della legge perché era vista come un centro liberal di pensiero anti-Orbán.
I musulmani come capri espiatori
Infine, i leader di destra vedono le proprie visioni del mondo riflesse nella xenofobia e nell’islamofobia di Trump. In patria, ha promesso di radunare e deportare in massa i migranti clandestini. In precedenza, Trump ha falsamente affermato di aver visto i musulmani nel New Jersey celebrare gli attacchi dell’11 settembre. Ha anche chiesto un’ulteriore sorveglianza dei musulmani statunitensi e ha introdotto il famigerato divieto di viaggio per i musulmani.
Tutto ciò risuona con personaggi come Orbán e la presidente del consiglio italiana, Giorgia Meloni. Entrambi sono stati in prima linea nel movimento europeo anti-migranti. Meloni ha sostenuto il «diritto a non migrare» e ha lavorato per arginare quella che considera un’immigrazione illegale esternalizzando il controllo delle frontiere europee a paesi non appartenenti all’Ue. Ha presentato le sue politiche come un modello che altri leader europei dovrebbero seguire, sebbene i critici le abbiano definite «disumanizzanti e illegali».
Da parte sua, Orbán si è fatto passare per un salvatore della civiltà cristiana europea. Si è scagliato contro l’arrivo dei migranti musulmani, presumibilmente terroristi e culturalmente alieni, sulle coste europee, presentando le sue politiche anti-migrazione draconiane come un modo per mantenere l’Europa sicura e cristiana.
A migliaia di miglia di distanza, a Nuova Delhi, il primo ministro nazionalista indù, Narendra Modi, sarebbe d’accordo con i punti di vista di Meloni, Orbán e Trump. Nel corso della sua leadership decennale, la retorica anti-musulmana e la violenza in India hanno raggiunto il massimo storico.
I leader del partito di Modi hanno demolito le case degli attivisti musulmani e chiesto il boicottaggio delle attività commerciali di proprietà musulmana. Il governo di Modi ha promosso il Citizenship Amendment Act del 2019 che garantisce solo ai migranti non musulmani provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan il diritto alla cittadinanza accelerata. Giornalisti critici hanno dovuto affrontare accuse di terrorismo inventate, mentre le organizzazioni della società civile sono state accusate di aver ricevuto illegalmente finanziamenti esteri.
Fraternità globale
Naturalmente, tutte queste mosse illiberali non stanno avvenendo nel vuoto dei singoli contesti nazionali. I Trump, i Modi, gli Orbán, i Meloni e i Bukele del mondo sono ben consapevoli dell’esistenza reciproca e sono in procinto di forgiare un’alleanza globale.
Elon Musk, seduto al timone del Department of Government Efficiency (Doge) con la seconda presidenza Trump, si proclama un grande fan delle politiche della motosega di Milei. Trump e Milei condividono anche un legame speciale. Dopo che Milei ha vinto le elezioni, Trump si è congratulato con lui: «Sono molto orgoglioso di te. Ribalterai il tuo paese. Renderai di nuovo grande l’Argentina!». Milei è stato il primo leader straniero a incontrare Trump dopo le elezioni statunitensi di novembre ed è stato ospite all’insediamento di Trump.
Il leader salvadoregno, Bukele, ha avuto anche un incontro molto pubblicizzato con Musk a settembre. Sotto Orbán, l’Ungheria ha ospitato tre incontri internazionali del Cpac, tra gli oratori c’erano personaggi del calibro del politico olandese di estrema destra Geert Wilders, la commentatrice di destra Candace Owens, il deputato repubblicano Andy Harris ed Eduardo Bolsonaro, figlio dell’ex presidente del Brasile, Jair Bolsonaro. Orbán ha pronunciato il discorso di apertura al summit del Cpac del 2022 a Dallas.
Da quando ha vinto le elezioni presidenziali, Trump avrebbe avuto diverse telefonate con il leader ungherese, chiedendogli consiglio sulla guerra in Ucraina. Orbán è stato un critico degli aiuti militari all’Ucraina e ha mantenuto rapporti amichevoli con Vladimir Putin.
Modi è ugualmente popolare tra i leader di destra in tutto il mondo. Trump e Modi hanno tenuto due megaraduni congiunti: Howdy Modi a Houston nel 2019 e Namaste Trump ad Ahmedabad nel 2020. Entrambi hanno celebrato pubblicamente i rispettivi successi politici. Trump ha affettuosamente detto che Modi è suo amico, che «sembra tuo padre» ma è anche uno «fortissimo».
Meloni e Modi hanno anche intrapreso sforzi per rafforzare i legami tra India e Italia in «difesa, sicurezza, commercio e tecnologia». Naturalmente, nel contesto europeo, Meloni e Orbán sono anime gemelle anti-immigrazione.
Il 2025 potrebbe rivelarsi l’anno migliore di sempre per la comunità globale dei leader conservatori illiberali.
*Somdeep Sen insegna relazioni internazionali alla Roskilde University ed è autore di Decolonizing Palestine: Hamas Between the Anticolonial and the Postcolonial. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.
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