Motivo del contendere è l’indecente proposta di legge, elaborata dai cislini e recepita positivamente dalla compagine governativa, sulla partecipazione attiva dei lavoratori alle sorti delle aziende.
Qualora il progetto venisse accolto – e tradotto in legge – dalla cricca fascioleghista, i salari e gli stipendi dei dipendenti sarebbero pericolosamente legati all’andamento dei conti economici del padrone: in questo modo si incentiverebbe l’autosfruttamento per gonfiare ancora le tasche di costui.
Lo Sbarra si difende sostenendo che «la legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl punta a unire il Paese su un nuovo modello di sviluppo basato sulla corresponsabilità e sulla democrazia economica», ma è soltanto un inganno da cui gli unici veri produttori della ricchezza del Paese devono guardarsi come se fosse una nuova forma di peste.
La ricetta proposta dal massimo esponente della corporazione porta la stessa sempre più nelle braccia delle compagini governative"
Da un commento di Stefano Ghio - proletari comunisti Genova
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Che la Cisl sia sempre più in sintonia con i piani dei padroni e del governo Meloni lo si è visto anche negli ultimi scioperi - in particolare quello generale del 29 novembre - avvalorando così non solo la politica economica antioperaia e antipopolare ma in questa fase innanzitutto l'azione repressiva anti sciopero del governo.
La proposta di legge "sulla partecipazione al lavoro" è frutto di questa linea. Su di essa la Cisl nei mesi passati ha fatto una campagna e aveva raccolto le firme nei posti di lavoro; e la proposta è stata presentata alla camera da esponenti, non a caso, di Fdi, Fi e Noi con l’Italia.
Su di essa avevamo subito preso posizione in questo blog e tra i lavoratori.
La "partecipazione al lavoro" è di fatto una collaborazione dei lavoratori con i padroni per salvaguardare i profitti delle aziende, che come tutta la storia passata e recente ha insegnato non significa affatto ricaduta positiva per migliorare le condizioni di lavoro, salariale, della
sicurezza dei lavoratori, ma tutto il contrario, sempre più l'aumento dei profitti, i miglioramenti produttivi sono pagati dai lavoratori andando di pari passo con aumento dello sfruttamento, dei carichi di lavoro, taglio dei posti di lavoro, precarizzazione dei contratti di lavoro, taglio dei costi per la sicurezza, riduzione dei salari, ecc. - gli esempi sono decine e decine, vedi gli stabilimenti Stellantis che dichiarano profitti mentre gli operai vengono messi in cassintegrazione, i salari vengono tagliati, le condizioni di lavoro diventano sempre più pesanti.La proposta di legge, come si può leggere dal testo, pubblicato in coda, indica in che consiste la partecipazione: dalla condivisione di semplici meccanismi di informazione, a un certo ruolo riconosciuto ai lavoratori nella gestione dell’impresa. Con in mezzo la possibilità di partecipazione azionaria e quindi profili anche di carattere finanziario. Oppure modalità paritetiche con cui affrontare specifici problemi come, per esempio, le dinamiche retributive dei lavoratori giustificate da produttività e professionalità. Inoltre viene riconosciuto un meccanismo premiale alle aziende che accettano questa "partecipazione"."
Cioè un misto di ingabbiamento dei lavoratori, per cui essendo rappresentati nei CdA, nella gestione dell'impresa non devono aver più motivo di lottare contro la "loro" azienda; e di inganno dei lavoratori per convincerli a mettere soldi nelle aziende (partecipazione azionaria); un vero e proprio imbroglio che, se avvenisse, porterebbe soltanto al fatto che i lavoratori devono pagare i padroni, i lavoratori dovrebbero privarsi di una parte del loro salario per far crescere gli utili delle aziende, con la conseguenza che chiaramente non riceverebbero mai nè una parte di quegli utili, nè recupererebbero i soldi dati. Questa proposta di legge punta in generale a fare degli stessi lavoratori i sostenitori del salario, non come pagamento della forza lavoro spesa (solo di una parte tra l'altro, visto che, come Marx ci insegna, una altra parte più grande è lavoro gratis per il capitale), ma dipendente dall'andamento produttivo dei padroni, che, quando devono pagare gli operai, dichiarano che questo andamento va sempre male, è sempre in crisi; quindi è una partecipazione alle "dinamiche retributive" in realtà per abbassare i salari, o peggio per fare degli stessi lavoratori coloro che decidano a chi dare meno e a chi dare di più. Infine, col "meccanismo premiale" chi avrebbe effettivamente soldi sono le aziende, i lavoratori si accontentino di "partecipare" al loro sfruttamento...
La Cisl certamente è il sindacato confederale che più di tutti sempre ha collaborato con i padroni; ma ora fa un deciso passo avanti, chiamando i lavoratori, le lavoratrici ad abbandonare la strada della lotta e a mettersi al servizio del capitale.
Ma chi attacca come "ideologia" e chiama ad abbandonare la lotta, è esso portavoce del capitale per imporre la sua "ideologia", per cui il bene comune è l'interesse privato dei padroni.
Questa unità dei lavoratori con i padroni non è nuova, si chiama fascismo.
E l'unità tra lavoratori e padroni va di pari passo con la divisione tra i lavoratori, con la logica e pratica corporativa, che viene giustificata col fatto che "ogni impresa è infatti sempre più originale rispetto all’altra ed ogni lavoratore è originale rispetto all’altro, riacquista sempre più il suo volto dopo il tempo delle prestazioni ripetitive". Quindi, basta coi discorsi di "unità dei lavoratori", ogni lavoratore è un individuo e deve pensare a sè, ed anzi essere attivo contro quei lavoratori che persistono nel praticare la lotta collettiva.
Per Cisl, partiti di governo è l'aspirazione alla fine della lotta di classe, ma è una stupida illusione!
Noi siamo sicuri che i lavoratori non si lasceranno ingannare.
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