mercoledì 18 dicembre 2024

pc 18 dicembre - Meloni racconta balle, vende fumo e mostra la sua natura - Editoriale


La Meloni alla sua festa di Atreju si è esercitata nel mestiere che le riesce meglio: raccontare balle, vendere fumo e mostrare la sua vera natura, che in questo caso coincide con la natura effettiva di FdI e con la visione ideologica e politica del suo programma e del ruolo del suo governo nella trasformazione reazionaria dello Stato, delle Istituzioni, degli strumenti di consenso, egemonia di massa, volti ad costruire un regime moderno fascista.

I toni sono stati da campagna elettorale permanente, di attacchi volgari e sguaiati a forze dell’opposizione, a personaggi di essa, per dipingersi come novità, salvatrice della patria, della nazione, con toni a metà tra demagogia spicciola e ruffianismo verso i poteri cosiddetti “forti” nazionali, europei e mondiali.

Le balle sono chiaramente quelle sui temi di politica economica e sono quelle di sempre di tutti i reazionari della sua parte in peggio: dal milione di posti di lavoro di Berlusconi (da creare) a 1 milione di posti di lavoro creati, ecc. Si possono usare i dati come si vogliono, ma questa cosa non sta né in cielo né in terra; la disoccupazione di massa, la disoccupazione giovanile e femminile, le regioni disastrate del sud per la mancanza di lavoro, non sono state intaccati neanche di una virgola da questo governo, come tutti possono verificare, non solo nelle loro città, nei loro quartieri popolari, nelle loro famiglie. E i giochetti sui contratti - determinati, indeterminati – sono appunto giochetti, il posto di lavoro di tutti o è precario, o è a rischio o non c’è. E che si discuta tanto su come regolarizzare raider, ecc. è solo lo specchio della montagna di lavoratori, soprattutto giovani, che fanno lavori di merda, per salari di merda e condizioni di merda. Su questo, questo governo non fa certo meglio dei governi precedenti ma sicuramente si predispone sempre di più per fare peggio.

L’altra balla è la questione dei ricchi e dei poveri, dei salari e dei redditi. All’ombra di questo governo

quella che è aumentata è la ricchezza dei ricchi. L’ascesa di nuovi ricchi che fanno parte della corte dei miracoli familiare, politica e sociale di questo governo. E nella stessa maniera e tempistica è aumentata la povertà. Qui i 5 milioni di poveri registrati dalle statistiche sono una pallida immagine, anche se gravissima e fonte di umiliazioni, sofferenze, rispetto alla più grande povertà relativa fatta dalla dilagante cassintegrazione, dalle Naspi che stanno colpendo operai e operaie di grandi e medie fabbriche, che hanno reso i salari di gran parte degli operai “salari minimi”. E infine lo scandalo dell’abolizione del ‘reddito di cittadinanza’ che ha trasformato un milione di poveri, che caso mai si “arrangiavano” in poveri e basta, costretti ancor più ad “arrangiarsi”.

Per non dire l’oscena crescita del caro-sanità, del caro-scuola, del caro-macchina, del caro-trasporti, del caro-bollette, del caro-multe, del caro-tasse, ecc. Tutto questo nell’idea di trasformare il popolo in popolo di miserabili che deve pure ringraziarli per i bonus, per la carità di Stato, per poco più di “aumento” di un euro per le pensioni, mentre ai ministri si voleva dare un aumento di più di 7mila euro al mese, cambiato ora, dopo gli attacchi dell’opposizione, a rimborso spese di trasferta, che è la stessa cosa, solo meglio camuffata.

Ma la cosa più vergognosa è che in tutto il discorso sui “brillanti risultati” del suo governo per il lavoro, Meloni non ha detto una parola sulle stragi dei lavoratori, sempre più in aumento nelle ditte a nero, come nelle grandi multinazionali – della serie: ringraziate se lavorate, se poi morite… E come ce ne potremmo meravigliare? la Meloni non è mai andata nei luoghi della morte dei lavoratori neanche come “faccia lavata”!


Le balle la Meloni le ha dichiarate in maniera arrogante, col sorriso sulla bocca, di chi si aspetta l’ovazione, anche senza affacciarsi al “balcone”, contando sul “balcone H24 aperto” che è la televisione di Stato e privata o occupata o pronta a salire sul carro di chi comanda.

Ecco questa è la parte più odiosa delle balle. E’ quella che viene contrastata meno non tanto dalle chiacchiere della Schlein ma nella società e nelle piazze. Questo è il punto di maggior forza di questo governo e il punto di maggior debolezza del movimento di opposizione.

Su questo la Meloni sembra avere consapevolezza quando attacca in maniera sguaiata i sindacati e Landini della “rivolta sociale”. Strilla come una cornacchia perché, e questo lo sa, sindacati che facciano opposizione reale e non recite a Roma e nelle trattative sarebbero sicuramente una trincea della difesa del lavoro, del salario, della sanità ecc., e la “rivolta sociale”, la ribellione dei lavoratori e delle masse popolari potrebbe essere effettivamente un realtà.

Meloni attacca Landini perché i fascisti non vogliono i sindacati, tutti, tranne quelli che sindacati non sono più ma cercano di fare il salto della quaglia, Ugl, la Cisl di Sbarra; e sa bene che lo stesso Landini non ha le carte in regola per parlare di “rivolta sociale”, ne può parlare in televisione e ai comizi, ma più che altro per convincere i suoi che ci vuole.

Il resto non sono balle ma fumo E’ quando si descrive come statista d’Europa e del mondo in ascesa, prendendo per buone le leccate interessate di governanti e giornali compiacenti che la descrivono “in ascesa”.

Ma è in ascesa perché è una serva in carriera. Abbracciata e ringraziata per i servizi gratuiti che offre a Musk, Trump, ad aspiranti dittatori di ogni risma, da Orban a Milei, all’indiano Modi, alla nuova governance di destra Von der Leyen, a cui la Meloni è debitrice per aver avuto uno strapuntino anche per il democristiano, in servizio permanente effettivo anche quando fa parte di un partito fascisteggiante, Fitto.

Ringalluzzita da questi elogi, da parte delle forze interessate che l’Italia faccia da base d’appoggio e prima linea delle politiche guerrafondaie, anti immigrati, razziste, e della guerra ai poveri, in nome della difesa strenua dei signori del capitale, la Meloni su questo continua il cammino dell’imperialismo straccione, dal servo dei nazisti, Mussolini, ai governi democristiani al carro degli americani del dopo guerra e a quelli cosiddetti “europeisti” dell’ultimo ventennio.

Dietro il fumo c’è l’arrosto. L’arrosto dei profitti di guerra di un’industria bellica straripante – ormai siamo al fatto che la Leonardo è tutto e tutto il resto è niente – mentre avanzano i signori del nucleare e i grandi parassiti e speculatori delle grandi opere, insieme all’ala ricottara e sottoproletaria del turismo per ricchi e della gentrificazione selvaggia (dalla Santachè a Briatore), e i grandi profittatori assassini della sanità privata, fino alle eterne, e non tanto piccole, corporazioni balneari, tassisti, ecc.

Questo è l’arrosto. Con buona pace di chi aspira perfino ad un “capitalismo normale”, a un “paese sano”, a un paese senza evasione e corruzione, che non vede, o quando vede non denuncia, finge di non vedere, come su questo non c’è limite al peggio.

Infine, con il comizio di Atreju, sono venuti i pezzi forti, quelli sui “migranti che vanno cacciati” se non muoiono prima, sui campi di concentramento da mantenere in Albania, sul fatto che questo sarebbe “lotta alla mafia”. Mafiosi sono i migranti, a cui va solo razzismo e odio, coltivando i bassi istinti del popolo bue; razzismo e odio con leggi anti costituzionali conseguenti che sono uguali alle leggi razziali di mussoliniana memoria.

Sulla mafia, poi, anche uno sbracato analista dei dati elettorali sa bene che in tutte le zone di intensità mafiosa, camorrista, n’drangheta, del sud, del centro come del nord, hanno votato, se hanno votato partiti del centrodestra, e in questo Salvini e FdI hanno fatto il pieno.

Gli strilli contro Saviano non sono altro che quello che hanno sempre detto i mafiosi, piccoli, medi e grandi, sulla grande stampa come nelle loro chiacchiere nei salotti. E sono parte della campagna per la “giustizia ingiusta” di cui Nordio e le sue leggi si esercitano ogni giorno,

A Caivano è la piccola malavita sotto attacco, e strati di povera gente attaccata a loro per vivere o per quieto vivere. La grande malavita se ne fotte e viene lasciata in pace.

Purtroppo su questo noi pensiamo che Meloni goda di consenso del “popolo distratto” e che questa demagogia, insieme all’infame demagogia No vax, sia stata e resta uno dei punti forti di questo governo, che al traino di questa infame campagna e azione fa i decreti sicurezza, su cui si consuma un passaggio grave di Stato di polizia, moderno fascismo, repressione di massa.


La Meloni nel suo gridato comizio ha, per la prima volta dicono alcuni giornalisti, attaccato non solo posizioni, forze politiche, ma personaggi politici, sindacali, con nome e cognome – da Saviano, a Prodi, a Landini. Li ha indicati esplicitamente come i responsabili, guastatori di festa, che sono contro l’Italia; una sorta di incitamento, indicazione a fascisti, criminali a colpire queste persone non solo a parole ma nei fatti. Una sorta di via libera, di istigazione a delinquere che in un paese minimamente democratico comporterebbe ben altro non certo le ovazioni della platea


Sull’ultimo punto il comizio della Meloni è stato estremamente reticente, quello della guerra. Ha parlato per lei Crosetto e parlano per lei i fatti. L’Italia è sempre più dentro la guerra imperialista in Ucraina, i suoi istruttori sono sul campo nell’addestramento delle truppe ucraine, un nuovo pacchetto miliardario di aiuti militari all’Ucraina è pronto per essere approvato in parlamento in questi giorni. D’altra parte la servetta sempre più servile di Trump e dell’Europa delle armi della Von der Leyen domanda che il livello delle spese militari arrivi al 2,5% e l’Europa e i governi europei fanno a gara per aggiungere ad esse l’armamento in proprio, ed esplicitamente si dichiara che questi soldi vanno tolti alle spese sociali. La Meloni è entusiasta di questi piani e vuole essere tra le prime della classe, e qui a supporto non vi è soltanto l’interesse dei padroni ma l’ideologia imperialista, militarista, nazionalista e neo coloniale.

Non solo ma avere dalla propria parte le alte autorità militari, fasciste dentro, alla Vannacci, rende possibile per la Meloni contare su ogni ipotesi e su ogni forzatura sul terreno di “stato di emergenza”, “stato di guerra”, difesa della nazione, fino ad essere brodo di coltura di golpe militari.

Tutto questo non l’ha detto la Meloni, come avrebbe voluto, ma chi ha mente, occhi e orecchie non può non vederlo.

E anche su questo punto Meloni conta sul consenso nazionale di forze di opposizione parlamentare certamente non alternative ai piani di guerra dell’imperialismo italiano, di sindacati ben dentro la logica dell’economia di guerra che comporta anche posti di lavoro e salari alti innanzitutto nelle industrie belliche; come non teme per ora un movimento contro la guerra e le spese militari non in grado ancora di costituire né una grande opposizione di massa, né la necessaria “guerra alla guerra” nelle forme richieste dalla situazione e secondo la gradualità che i tempi della guerra comporta.

proletari comunisti

dicembre 2024




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