A Kazan, nella Federazione Russa, dal 22 al 24 ottobre 2024 si è tenuto il XVI Vertice dei BRICS che ha avuto come tema di fondo: «Rafforzare il multilateralismo per un giusto sviluppo e una giusta sicurezza globali».
Vi hanno partecipato i massimi rappresentanti dei paesi fondatori, “Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica” che vi ha aderito nel 2011, cui si sono aggiunti quest’anno “Egitto, Emirati Arabi, Etiopia Iran”; resta in sospeso l’Arabia Saudita, mentre agli ultimi vertici hanno preso parte, fra gli altri, rappresentanti di Cuba, Bolivia, Kuwait, Nigeria, Palestina, Venezuela e Senegal, così come la Turchia, Armenia, Serbia, Malesia e Azerbaigian, tutti paesi che potrebbero aderire a breve a questa che viene chiamata “nuova alleanza che sta ridisegnando l’economia e la geopolitica”.
La partecipazione della Turchia è un fatto importante visto che la Turchia è membro della NATO e chiede di entrare nell’Unione Europea, così come la possibilità di adesione dei paesi dell’America Latina che indeboliscono la presa degli Stati Uniti nel loro storico “cortile di casa”: entrambe le cose esprimono l’alto livello delle contraddizioni dettate dalla situazione di crisi mondiale del sistema capitalista-imperialista.
Ed è esattamente alla luce di questo che bisogna leggere ciò che mettono nero su bianco i Brics quando parlano di “Multilateralismo”, “giusto sviluppo” e “giusta sicurezza”, parole e frasi che ne condensano le richieste urgenti come alternativa all’attuale assetto economico-politico mondiale.
Diversi quotidiani, nazionali e internazionali, hanno riportato l’evento, soprattutto mettendo in risalto i dati sia della popolazione che del pil dei Brics, mettendoli a confronto con quelli dei paesi del G7 – Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Gran Bretagna, Canada e Giappone.
Mentre i Brics, come si vede dal grafico, da soli raccolgono circa il 45% della popolazione mondiale e il 37,3% del pil mondiale, i paesi del G7 producono il 43% del pil mondiale ed hanno una popolazione del 10%... (Sole24Ore): da questo punto di vista, dal punto di vista “economico”, il peso si è spostato e si sposterà sempre più verso i Brics.
Lo scontro mondiale interimperialista attuale passa anche attraverso questi “eventi”, ma qui non si è trattato solo di un evento “economico”, perché questo fatto eccezionale, che si inserisce nell’attuale “caos”, come lo chiama Xi Jinping, fatto di guerre interimperialiste per interposta persona come in Ucraina, di genocidi come quello in corso in Palestina e Libano, di altre guerre in corso come in Africa e di altre guerre minacciate, cambia l’assetto della politica mondiale. E, infatti, i mezzi di informazione della borghesia dei paesi imperialisti “occidentali”, hanno provato a non mettere troppo in evidenza il vertice, e quando l’hanno fatto hanno messo l’accento sul significato di aperta contrapposizione dei Brics con il “blocco” dei paesi imperialisti del G7, andando di fatto alla “sostanza” del vertice, come fa, per esempio, il quotidiano dell’imperialismo francese Le Monde che prende di mira la Cina: “Pechino vuole allargare i Brics per estendere la sua influenza” o il Sole24ore per cui “L’ambizione [dei Brics] è di crescere ancora per contrapporsi ai Paesi sviluppati rappresentati nella Nato”!
Mettiamo la parola blocco tra parentesi perché nel sistema capitalista-imperialista che è fatto di concorrenza in tutti i campi per il dominio dei mercati, per il profitto e il controllo dei territori e delle materie prime, c’è una guerra di tutti contro tutti e ogni accordo all’interno di ogni possibile “blocco” è momentaneo.
A parte la “lettura” dei paesi imperialisti “occidentali” di questo evento, ciò che esprime davvero le
intenzioni e fa vedere la portata della “visione del mondo” soprattutto dei paesi a guida dei Brics, e cioè la Cina, l’India e la Russia, è il documento ufficiale finale che è pieno di affermazioni e di analisi generali sulle varie questioni internazionali, ma molto chiare: questo documento di cui riportiamo alcuni stralci delle prime pagine, non solo esprime una “visione del mondo”, ma prepara gli strumenti per “gestire il mondo” in alternativa naturalmente a chi da decenni gestisce l’economia mondiale e i conseguenti rapporti tra gli stati, i rapporti internazionali, e cioè, a diversi livelli, i paesi imperialisti del “G7” con a capo gli Stati Uniti.Qual è l’obbiettivo dei Brics, lo ha detto Xi Jinping durante questo incontro, come riportato dal quotidiano dei padroni italiani, il Sole24Ore: “Nel caos i Brics sono fondamentali per un ordine equo”;… e qui, così come nel tema che dà il titolo al vertice, viene ribadita tutta la sostanza della posizione innanzi tutto della Cina socialimperialista che si pone a capo del cosiddetto Sud Globale, che prova a riunire attorno a sé buona parte dei paesi del mondo, anche con la cosiddetta “Nuova via della seta”, e lo dimostra la chiarezza del documento infarcito sì di parole come solidarietà, cooperazione, pace, che si richiama allo “spirito dei BRICS di rispetto reciproco e comprensione, uguaglianza sovrana, solidarietà, democrazia, apertura, inclusività, collaborazione e consenso” basato su tre pilastri: “della politica e della sicurezza, economica e finanziaria, culturale e interpersonale, cooperazione … a beneficio dei nostri popoli attraverso la promozione della pace…”, ma anche della perentoria frase “di un ordine internazionale più rappresentativo e più equo, di un sistema multilaterale rafforzato e riformato, lo sviluppo sostenibile e l'inclusione e la crescita.”
Il continuo richiamo alla “pace” è comprensibile vista la situazione attuale del potente sviluppo economico della Cina, ma anche dell’India, del Brasile… sviluppo per il quale le guerre, che si trascinano dietro dazi commerciali, sanzioni, difficoltà nei trasporti ecc. diventano ostacoli.
Il documento finale si occupa di tutto, dalle guerre in corso all’ambiente, dallo sviluppo del nucleare ai paesi dell’Africa indebitati, dalla necessità dell’antinazismo all’importanza della partecipazione delle donne in tutti gli ambiti… ma il lato “economico” per i Brics e i paesi chiamati EMDC - Mercati Emergenti e i Paesi in via di sviluppo - di Africa, Asia, Europa, America Latina e Medio Oriente risalta nella necessità non solo di un “mondo migliore”: "BRICS e Sud globale: costruire insieme un mondo migliore", ma soprattutto necessità delle riforme, scrivendo esplicitamente, affinché i paesi imperialisti “occidentali” capiscano bene, che bisogna prendere atto che sono nati “nuovi centri di potere, di decisioni politiche e di crescita economica” che possono aprire la strada a “un'economia più equa, giusta, democratica e a un ordine mondiale multipolare equilibrato.” Una “multipolarità” che può “ampliare le opportunità per i Mercati Emergenti e i Paesi in via di sviluppo per liberare il loro potenziale costruttivo e godere di benefici universali, un'equa globalizzazione economica e cooperazione. Tenendo presente la necessità di adattare l'attuale architettura delle relazioni internazionali per riflettere meglio la contemporaneità”, richiamandosi sempre al “rispetto internazionale, comprese le finalità e i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite (ONU) come pietra angolare indispensabile e il ruolo centrale dell'ONU nel sistema internazionale, in cui gli Stati sovrani cooperano per mantenere pace e sicurezza internazionali, promuovere lo sviluppo sostenibile, garantire promozione e tutela della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali nonché una cooperazione basata sulla solidarietà, il rispetto reciproco, la giustizia e l'uguaglianza” e per questo chiedono “l'urgente necessità di conseguire una rappresentanza geografica nella composizione del personale del Segretariato delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali in modo tempestivo.”
L’obbiettivo, ripetono, è quello di “Rafforzare il multilateralismo per un ordine mondiale più giusto e democratico”, necessità di una “nuova architettura”, in questo senso è una sfida aperta agli Stati Uniti e ai paesi imperialisti del G7.
Insomma, alla “democrazia imperialista”, come si vede, i paesi raccolti nei Brics, con in testa la Cina socialimperialista, contrappongono la loro “democrazia”, e pretendono le “riforme” delle istituzioni attuali, richiamandosi costantemente a tutto ciò che i paesi imperialisti considerano istituzioni “democratiche” come l’Onu, il G20, il WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) – delle quali fanno carta straccia ogni giorno - per ottenere, nel contesto internazionale che sta cambiando rapidamente, ciò che adesso pensano di poter pretendere!
Una pretesa che viene dalla forza dei Brics certificata dai dati, dalle analisi politiche ed economiche, da tanti articoli, come questo di Ramonet, ex direttore di Le Monde Diplomatique: “Negli ultimi dieci anni, tra i Paesi Brics si sono moltiplicati gli scambi bilaterali – soprattutto tra Russia, India e Cina - con un picco nell’ultimo anno che ha interessato in maniera particolare l’interscambio Russia- Iran che è avvenuto al 60 per cento in rubli e rial. Allo stesso tempo è cresciuta la corsa all’oro come riserva delle banche centrali … Nel 2023, il commercio all’interno dei BRICS è aumentato significativamente e si prevede che raggiungerà i 500 miliardi di dollari entro il 2024.”
Quello che però, tra le altre cose, preoccupa i paesi imperialisti “occidentali” è il tentativo di sganciamento dal dollaro come moneta per gli scambi mondiali: “L’iniziativa chiave dei BRICS è il progetto di de-dollarizzazione, per ridurre la loro dipendenza dal dollaro USA favorendo l’uso delle proprie valute. Cina e Russia stanno guidando gli sforzi con azioni concrete per realizzare questo progetto.” E l’esempio del petrolio è chiarissimo: “Cinque Paesi esportatori di petrolio fanno ora parte dei BRICS+. Se queste nazioni decidessero di richiedere il pagamento del petrolio in valuta locale, l’impatto sul dollaro USA potrebbe essere molto significativo. Ciò rafforzerebbe l’autonomia dei BRICS nella finanza internazionale e ridurrebbe la loro dipendenza dal dollaro USA e dai sistemi finanziari occidentali come lo SWIFT. Le discussioni si stanno trasformando in azioni concrete, consentendo l’uso delle valute dei BRICS o addirittura di una possibile nuova valuta comune.”
Contro il predominio del dollaro, perché, dice un altro articolo, “Per oltre cinquant’anni gli Stati uniti hanno potuto godere di questo privilegio che gli ha permesso di avere un tenore di vita nettamente superiore alle loro possibilità, grazie ad un continuo indebitamento con il resto del mondo che ha superato quest’anno i 21.000 miliardi dollari.”
È grazie a questo predominio, aggiungiamo, che gli USA hanno potuto armarsi fino ai denti e finanziare guerre e colpi di stato in tutto il mondo.
I paesi dei Brics stanno provando a sganciarsi da questo predominio, da questa gabbia creata negli anni dall’imperialismo che ha stretto paesi e popoli in una morsa di “mancato sviluppo”, con la creazione della Nuova Banca per lo Sviluppo e altre istituzioni finanziarie e la corsa a riempire le casse di valuta pregiata e soprattutto oro, come “alcuni Paesi africani, come lo Zimbabwe, Nigeria e Uganda, le cui banche centrali stanno aumentando le riserve auree con l’obiettivo dichiarato di ridurre la dipendenza dal dollaro.” inoltre “Se si concretizzerà la nascita di ‘The Unit’ [il possibile nome della moneta unica dei Brics] il 22 ottobre di quest’anno verrà ricordato come una svolta di portata storica paragonabile al 15 agosto del 1971 quando il presidente Nixon decise unilateralmente lo sganciamento del dollaro dall’oro, infrangendo gli accordi di Bretton Woods.”
Al predominio della “finanza”, questo vertice ha anche contrapposto quello dell’industria: infatti in questo vertice un’attenzione particolare è stata data a quella che hanno chiamato “nuova rivoluzione industriale”: “Il panorama industriale è in rapida evoluzione e lo sviluppo delle capacità nel campo dell'industria garantisce la continuità della cooperazione industriale dei BRICS”, per questo si riconosce “che il Partenariato per la Nuova Rivoluzione Industriale (PartNIR) funge da piattaforma guida per la cooperazione dei BRICS”. Fa parte di questa visione l’organizzazione concreta di “Forum BRICS su PartNIR 2024, BRICS Industrial Innovation Contest 2024, Mostra BRICS sulla Nuova Rivoluzione industriale 2024 e i programmi di formazione BPIC … lancio del Centro BRICS per le Competenze Industriali in collaborazione con le Nazioni Unite dell'Organizzazione per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) per sostenere congiuntamente lo sviluppo delle competenze dell'Industria 4.0 tra i Paesi BRICS e per promuovere partnership e aumento della produttività nella nuova rivoluzione industriale” e la creazione di “sette gruppi di lavoro, tra cui Industria chimica; Estrazione mineraria e metalli; Trasformazione digitale dell'industria; PMI; Produzione intelligente e robotica; Industria Fotovoltaica; Dispositivi medici e Farmaceutico.”
Tutto questo è segno e conferma dello spostamento progressivo della capacità produttiva, e della relativa immensa forza lavoro, dai paesi capitalisti-imperialisti “occidentali” a quelli dei Brics”, tendenza rafforzata dalla partecipazione a questo vertice, tra l’altro, anche del Vietnam, che in questi ultimi anni a causa anche dei salari in parziale aumento in Cina grazie alle lotte della classe operaia, è diventato meta di delocalizzazione, appetibile per tutte quelle compagnie che vogliono mantenere bassi i costi di produzione, fondamentalmente i salari, e nel frattempo assicurarsi la vicinanza alle catene di fornitura e infrastrutture logistiche della Cina.
Per la forza che esprimono e l’“alternativa” che rappresentano i paesi dei Brics, Cina in testa, sono diventati più attrattivi per i “paesi in via di sviluppo” (perfino la Cina socialimperialista si definisce in maniera strumentale così!), per i paesi più poveri, oppressi dall’imperialismo, che in tutti questi anni sono stati costretti (e in parte lo sono ancora) a finanziarsi con i soldi del Fondo Monetario Internazionale o della Banca Mondiale, facendo prestiti impossibili da restituire se non a costo di un continuo peggioramento delle condizioni delle masse popolari per l’imposizione degli “aggiustamenti strutturali” (tagli ai servizi pubblici, alle pensioni ecc.) richiesti per poter accedere ai prestiti. Questi paesi, la maggior parte dei 54 solo in Africa, soffocano nei debiti e cercano una via d’uscita. È per questo che soprattutto la Cina, oramai la seconda potenza economica mondiale che dispone di ingenti somme liquide, e i diversi paesi Brics, approfittano di questa situazione oggettiva per scardinare anno dopo anno le posizioni dell’imperialismo degli Usa e di quelli europei…
È questo “scardinamento” che indebolisce passo dopo passo l’avversario, già in preda ai problemi della crisi economico-politica mondiale e che deve ricorrere perfino al “vecchio” protezionismo per cercare di salvare le proprie fabbriche… uno scardinamento che “chiama alla guerra”; è ciò che ha risvegliato l’attenzione in particolare dello Stato terrorista numero 1 al mondo, gli Stati Uniti, sulla Cina dichiarata nemico numero uno! Ma se al nemico numero uno si aggiungono altri colossi come l’India e il Brasile, tra tutti gli altri, si costruisce un “blocco” che permette di arrivare più preparati allo scontro frontale.
Per adesso, in questo scorcio di scontro rappresentato dal vertice di Kazan, che non è servito solo a mettere insieme i paesi che si definiscono ancora in via di sviluppo, e ad organizzarli in questo sempre più largo “Sud Globale”, sono gli Stati Uniti e i paesi imperialisti del G7 che hanno dovuto ingoiare il rospo di una Russia imperialista che ha potuto dire di non essere isolata, nonostante le sanzioni, e che ha visto perfino la partecipazione dell’attuale Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, offrendo al vertice stesso la platea internazionale dalla quale è stata lanciata la sfida.
Questa platea internazionale vede assenti per adesso, coloro che subiscono gli effetti di questo scontro in atto, la classe operaia e le grandi masse popolari di tutto il mondo che devono prendervi necessariamente il proprio posto.
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