Salari e profitti: tenere bassi i primi, quanto più bassi
possibili, e aumentare i secondi, quanto più è possibile: è questa l’ossessione
di una classe, la borghesia, la classe dei padroni e dei loro rappresentanti
politici in tutti i governi, costi quel che costi.
Capitalisti ed economisti borghesi, pur chiamando le cose con nomi non scientifici, dicono con i dati e i loro articoli o studi, di tanto in tanto, chiaramente come stanno le cose, come per esempio fa il Sole 24
ore di ieri con questo titolo: “Quel travaso di ricchezza dal lavoro al capitale”, travaso che, ripete nell’articolo “è stato pazzesco”!Questo articolo prende spunto da uno studio
dell’Osservatorio delle Imprese della Sapienza di Roma e dice che negli ultimi
4 anni i padroni, che con linguaggio borghese vengono chiamati sempre
“imprenditori”, nonostante “tanta incertezza: pandemia, inflazione da politica
economica espansiva, Ucraina, energia, Medio-Oriente” se la sono cavata (!)
facendo ricorso ai loro “animal spirits” (veramente più che grazie agli spiriti
animali, i padroni se la possono cavare sempre solo perché banche e governi
mettono a loro disposizione miliardi a fondo perduto, facendo debiti che
vengono scaricati sulle masse popolari), mentre “I lavoratori dell’industria
invece sono stati penalizzati un po’, anzi un po’ troppo.” aggiunge il
giornalista. E la cosa potrebbe peggiorare, dice, “perché il contratto
collettivo è scaduto per il 75% delle imprese aderenti a Confindustria e va
rinnovato”.
E mentre spera che il contratto venga rinnovato per il
recupero almeno parzialissimo dell’inflazione, il giornalista riporta i dati
dello studio Mediobanca: “I bilanci aggregati delle società industriali
italiane medie e grandi pubblicati nei giorni scorsi dall’Area Studi Mediobanca
dimostrano che soprattutto per effetto dell’inflazione il fatturato netto 2023
è stato superiore del 34% al 2019, altrettanto il valore aggiunto [cioè
il profitto, per semplificare, ndr], il fatturato esportato è tornato
vicino al 40% del totale.”
Quindi, il profitto è aumentato del 34%, ma “la
distribuzione della ricchezza prodotta dalle imprese” e cioè la ricchezza
prodotta dagli operai! “è stata distorta” perché “Negli ultimi quattro anni,
tra il 2020 e il 2023, - continua l’articolo” mentre “da un lato la quota di
valore aggiunto che va ad ammortamenti, oneri finanziari, oneri fiscali è
cambiata poco, dall’altro la quota che va a costo del lavoro ha perso 12
punti percentuali e quella che remunera il capitale di rischio dei soci
(utile netto) è aumentata di 14 punti percentuali. Il travaso di ricchezza
dal lavoro al capitale è stato pazzesco.”
“I soci”, cioè i padroni delle azioni che si dividono il
profitto prodotto dalla classe operaia, continua l’articolo, “hanno prelevato
come dividendi l’80% degli utili netti e hanno lasciato il 20% come
autofinanziamento di nuovi investimenti, quando invece a loro per primi
dovrebbe convenire far crescere il capitale nella propria impresa.”
Ma, a dispetto dell’economista, i padroni non hanno nessuna
intenzione di rinunciare ai profitti per fare “nuovi investimenti”, aumentando
così la loro ricchezza personale, che infatti viene poi investita per il 60%
nella speculazione finanziaria. Tanto, a dar loro soldi da “investire” nell’azienda
ci pensa lo Stato, come ha detto esplicitamente l’amministratore delegato della
Stellantis, Tavares.
Ricchi sempre più ricchi e chi lavora sempre più povero,
dunque. Questo ci ricorda che la necessità della battaglia per l’aumento dei
salari è “certificata” anche dagli studi della borghesia.
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