"In tanti hanno saputo di aver perso l’impiego solo quando, recandosi in ufficio dopo le vacanze di Pasqua, si sono visti sbarrare l’ingresso. Altri avevano già ricevuto la comunicazione del licenziamento durante le feste, per telegramma o e-mail... Per tutti loro, i circa 15mila impiegati pubblici licenziati senza pietà da uno dei decreti anti-deficit del presidente Javier Milei, l’unica risposta del governo è stato un imponente dispiegamento delle forze di sicurezza a guardia della maggior parte degli organismi statali, mirato a impedire atti di protesta e assemblee nei luoghi di lavoro.
L’episodio più grave, simbolicamente dirompente, ha avuto luogo nella ex Esma, la scuola per la formazione degli ufficiali della Marina argentina di Buenos Aires diventata il più famigerato centro clandestino di detenzione, tortura e sterminio durante la dittatura militare e poi, il 24 marzo del 2004, trasformata dall’allora presidente Néstor Kirchner nel luogo della memoria per eccellenza oltre che nella sede di svariate istituzioni pubbliche, organizzazioni per i diritti umani e associazioni della società civile, dalle Madri e dalle Nonne di Piazza di Maggio all’associazione Hijos, dall’Archivio nazionale della Memoria fino alla Segreteria dei diritti umani della nazione.
È davanti a questa sede che si sono minacciosamente schierati, per la prima volta, uomini della polizia federale armati e con gli scudi antisommossa, decisi a intimidire i lavoratori licenziati che, a seconda dei casi, protestavano o piangevano.
70mila il totale dei dipendenti statali che Milei vorrebbe licenziare. A quelli che sono rimasti è stato rinnovato il contratto per soli tre mesi..." (Da il Manifesto)
Altri licenziamenti stanno avvenendo in sedi di Ministeri, in Istituti nazionali, come nella sede dell’Inadi, l’Istituto nazionale contro la discriminazione, dove la polizia ha fatto violentemente irruzione per impedire che i lavoratori tenessero un’assemblea. E, per varie ore, nei corridoi e negli uffici ministeriali c’erano più membri delle forze di sicurezza che lavoratori. «Non ci sono soldi per comprare il cibo, non ci sono per acquistare medicine, ma si trovano eccome per reprimere», ha denunciato il segretario generale dell’Ate Rodolfo Aguiar.
Ma i licenziamenti più massicci, stanno toccando soprattutto gli operai delle fabbriche (come nelle
Acciaierie di proprietà di ArcelorMittal), dell'edilizia. Da la Prensa Obrera sappiamo che "Nel solo mese di febbraio si sono registrati 16.480 licenziamenti... Allo stesso tempo, si registrano 16.553 sospensioni, come quelle nell'acciaieria di Acíndar (del gruppo ArcelorMittal) e centinaia di pensionamenti volontari, che non sono altro che licenziamenti nascosti"... Nell'edilizia da quando Milei è entrato in carica, “sono andati perduti 50.000 posti di lavoro diretti e più di 100.000 posti di lavoro indiretti” E ci sono migliaia di sospensioni tra i Metallurgici..." Si parla di una perdita di circa 70mila posti di lavoro. "A questo si aggiungono migliaia di licenziamenti nel tessile, nelle calzature, nell’alimentare, nella lavorazione delle carni, nel commercio, nei laboratori del legno, dei mobili, nell’alimentare e un lungo eccetera".I sindacati ufficiali in generale, a parte la convocazione di uno sciopero tra gli statali, si sforzano soprattutto di contenere la rabbia degli operai. Ma le proteste si stanno allargando, nonostante la repressione della polizia.
Da notizie dirette dall'Argentina viene fuori una forte denuncia della situazione e di Milei: l'aumento astronomico dei prezzi, l'inflazione, la perdita di posti di lavoro, di salari, stanno portando ad una rapida condizione di miseria settori che finora non erano poverissimi; e tantissima gente non può più comprarsi neanche beni di prima necessità.
Tutto questo interessa anche i proletari nel nostro paese. Non solo per un giusto e normale sentimento di solidarietà di classe, ma anche perchè il fascio-populista Milei (una versione super potenziata del Berlusconi peggiore) è stato appoggiato, ha ricevuto i primi auguri per la sua vittoria presidenziale dal nostro governo Meloni e, ancora una volta al di là delle parole, è stato accolto a braccia aperte da Bergoglio quando è venuto in Italia.
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