martedì 23 aprile 2024

pc 23 aprile - La visita del governo fascio-imperialista italiano in Tunisia - Ma proprio a Tunisi il famigerato "piano Mattei" è stato contestato

In Tunisia mentre Saied correva a stringere la mano a Meloni e alla sua delegazione, una manifestazione è stata organizzata dal FTDES (Forum Tunisino per i Diritti Economici e Sociali) con un sit-in davanti l'Ambasciata d'Italia in Tunisia per protestare contro le politiche migratorie italiane, il trattamento disumano dei migranti tunisini nei centri italiani (CPR) e contro le pressioni dell'Italia per far svolgere alla Tunisia il ruolo di gendarme per conto dell'Italia/UE.




A premessa: la Tunisia ospita in questi giorni anche le attività dell’esercitazione militare annuale

congiunta “African Lion 24” di Africom, il comando militare degli Stati Uniti, con oltre 10 mila partecipanti provenienti da 20 nazioni, inclusi contingenti della Nato.

Inoltre il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Urso, è in missione di due giorni al Cairo per partecipare ad una serie di incontri bilaterali e imprenditoriali nell'ambito delle iniziative italiane del Piano Mattei per l'Africa. 

Meloni è stata in Tunisia il 17 Arile scorso in visita-lampo con una delegazione composta dai ministri Piantedosi, Bernini e Cirelli. E' il quarto incontro in 10 mesi. In Tunisia anche il ministro della Difesa Guido Crosetto assieme ad una delegazione militare di alto live, il ministro della Cultura Sangiuliano, il ministro dell’Istruzione Valditara.

Oggi riportiamo l'ennesima denuncia di un altro naufragio a Sfax in Tunisia: nel porto di Sidi Youssef la Guardia Nazionale ha recuperato 22 corpi di origine sub-sahariana. Aumentati del 75% le morti dal 2023 nel #Mediterraneo centrale




Il ministro della Difesa: "Siamo due nazioni legate da un rapporto di amicizia e di rispetto e grazie a questo rapporto la Tunisia, sin dall’inizio del Piano Mattei, è diventata fulcro e centro importante per l’Italia di una nuova politica estera". 

Sì, certo, quella politica fascio-imperialista del governo italiano al servizio di Biden e del macellaio Netanyahu che solo i servi a capo dei regimi reazionari possono sostenere e chiamare Meloni "partner affidabile"!

Amicizia.... rispetto.... piani boriosi venduti ai/dai media megafoni del governo per farli passare come "storici". Sappiamo - e lo vediamo ogni giorno - che la menzogna fa parte della comunicazione di questo governo per stravolgere la realtà: chiama "Piano Mattei" il governo fascio-imperialista italiano la sua politica estera neocoloniale, di finanziamenti, di respingimenti anti-immigrati, cioè di lager, motovedette e armi per sparargli addosso e per non farli arrivare nelle coste italiane ed europee.

 Meloni: “Voglio ringraziare le autorità tunisine e il presidente per il lavoro che cerchiamo di portare avanti insieme contro i trafficanti”

Il "Piano Mattei" è la pistola dell'imperialismo italiano puntata sulla Tunisia, sulla Libia, sui regimi reazionari del Mediterraneo Allargato che, al solito, contrattano sulle cifre ma che poi firmano accordi per agire come aguzzini per conto dell'imperialismo italiano/UE.

Il razzismo dello Stato imperialista italiano (che oggi assume le vesti di questo infame governo Meloni) ha portato i morti a Cutro e a un decreto repressivo, disumano, ma anche l'accordo per nuovi lager e per la deportazione dei migranti in Albania.  

Ora che anche il parlamento europeo ha approvato il nuovo Patto su asilo e immigrazione i fascisti al governo in Italia si sono sentiti sostenuti nella loro politica razzista e sono andati subito da Saied in Tunisia a rafforzare i respingimenti fatti di carcere, espulsioni, schedature.

Meloni e Saied hanno firmato 3 progetti per 105 milioni di euro su energia (cioè profitti ENI), cooperazione università e finanziamenti al regime. "Meloni ha anche affermato che l’Italia incoraggerà l’immigrazione regolare concedendo 12.000 permessi di soggiorno a tunisini formati in settori specifici", scrive agenzianova. Ma in un altro articolo si parla solo di un "progetto pilota per la formazione di una quarantina di lavoratori tunisini. Per rispondere ai bisogni di manodopera italiani e a quelli di impiego tunisini, infatti, 38 giovani tunisini hanno seguito una formazione in Tunisia e saranno assunti in Italia nelle imprese edili attive su cantieri con fondi del Pnrr. Un progetto più ampio, che ambisce a portare in Italia duemila lavoratori tunisini nell’arco di 36 mesi, è alle prime fasi e beneficerà di finanziamenti dell’Unione europea".

E' stato "firmato il Piano di cooperazione bilaterale 2024 che prevede oltre 46 attività congiunte tra le Forze armate italiane e tunisine (26 in Italia e 20 in Tunisia), volte a promuovere lo scambio di esperienze, la formazione e che riguardano l’addestramento, le operazioni, la sanità militare, lo scambio di informazioni anche satellitari e il potenziamento delle capacità difensive di entrambi i Paesi. Prevista, inoltre, la partecipazione a esercitazioni congiunte e attività addestrative, in Italia e in Tunisia, insieme a Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri. Tale partenariato si inserisce in un contesto più ampio di collaborazione internazionale, in linea con gli obiettivi di sicurezza e stabilità promossi a livello globale". 

"Sicurezza" e "stabilità" sono riferiti ai profitti, alle merci che transitano per mare, ai confini militarizzati, ai respingimenti. Inoltre il ministro della guerra italiano precisa: "L’Italia auspica una cooperazione per la sicurezza in particolare nel Sahel, in Libia, la cui stabilità è fondamentale per tutta l’area. L’Italia, inoltre, è impegnata in Niger ed è l’unica nazione occidentale accettata: uno sforzo che serve per la sicurezza di tutti."

Una cooperazione che ha portato a dicembre 2023 il Ministero dell’Interno italiano a stanziare 4.800.000 euro per la rimessa in efficienza e il trasferimento di 6 motovedette alla Garde Nationale tunisina, replicando un modello già adottato in Libia.

info da agenzianova

Il “ponte energetico” in costruzione tra Italia e Tunisia (realizzato per la parte italiana da Terna) dovrebbe essere operativo già nel 2027 e potrebbe aiutare il Paese nordafricano a sviluppare le energie da fonti rinnovabili, al momento ferme a un laconico 4,7 per cento della produzione totale includendo anche l’idroelettrico e l’eolico. Il progetto potrebbe anche contribuire a mitigare la crisi idrica e favorire lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile. Si tratta al momento solo di un’idea, di un ribaltamento di prospettiva del progetto infrastrutturale che si snoderà tra la stazione elettrica di Partanna, in Sicilia, e quella di Mlaabi, nella penisola tunisina di Capo Bon, per una lunghezza complessiva di circa 220 chilometri (di cui circa 200 chiletti in cavo sottomarino), con una potenza di 600 MW e una profondità massima di circa 800 metri, raggiunti lungo il Canale di Sicilia. Ma è anche una possibilità reale, una opportunità per consentire alla Tunisia, affetta da una cronica carenza di risorse idriche, di sviluppare impianti di desalinizzazione per il trattamento dell’acqua a elevata salinità, che richiedono un’enorme quantità di elettricità, di cui è però sprovvista. L’italiana We Build, peraltro, è una eccellenza mondiale nella costruzione di dissalatori contro la siccità.

L’Italia è oggi il primo fornitore commerciale della Tunisia, un primato che dura da diversi anni. Stando alle tabelle dall’Istituto nazionale di statistica (Ins) tunisino ottenute da “Nova”, l’export del “Made in Italy” nel Paese nordafricano è stato pari a 1,376 miliardi di dinari (corrispondenti a circa 411 milioni di euro) nel primo bimestre dell’anno in corso, in calo del 12,8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ma sempre davanti agli altri Paesi competitor. Le importazioni dalla Tunisia dell’Italia sono ammontate a 1,965 miliardi di dinari tunisini (590 milioni di euro circa), in aumento del 9,3 per cento rispetto allo stesso bimestre dello scorso anno. Il saldo della bilancia commerciale è quindi di 590 milioni di dinari tunisini (corrispondenti a 176 milioni di euro) a favore della Tunisia. Questi dati confermano un trend consolidato anche nel 2023: Roma sta aiutando Tunisi a superare le sue difficoltà economiche e finanziarie senza perdere la sua posizione di mercato. Un tema, quest’ultimo, che potrebbe essere nell’agenda dell’imminente missione di Meloni.

Al primo posto come partner commerciale della Tunisia si piazza la Francia, con un valore di interscambio pari a 3,702 miliardi di dinari (corrispondenti a 1,105 miliardi di euro). Ma è il caso di sottolineare che tale risultato è dovuto ad una comunità di tunisini nel Paese di quasi un milione di persone (a fronte dei circa 300 mila tunisini in Italia) che generano domanda di prodotti tipici. E’ interessante notare che la Cina figura al quarto posto nella classifica dei partner economici della Tunisia, con un valore di interscambio pari a 1,233 miliardi di dinari (corrispondenti a 368 milioni di euro) registrati nel primo bimestre del 2024: un dato composto per la quasi dalla totalità da esportazioni cinesi, con un valore pari a 1,222 miliardi di dinari (che equivalgono a 365 milioni di euro) e un saldo della bilancia evidentemente sbilanciato a favore del Paese dell’estremo oriente per 1,212 miliardi di dinari (362 milioni di euro circa). Da sottolineare il notevole risultato delle esportazioni della Russia, passate da 416 milioni di dinari del primo bimestre 2023 (124,5 milioni di euro) a 1,045 miliardi di dinari (310 milioni di euro), un aumento di oltre il 150 per cento anno su anno.

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