lunedì 1 aprile 2024

pc 1 aprile - La Resistenza non è reato. Il 4 aprile a L'Aquila Presidio per la libertà di Anan, Ali e Mansour

 

LA RESISTENZA NON È REATO

LIBERTÀ PER ANAN, ALI, MANSOUR

Il 4 aprile dalle ore 9,30: Presidio di solidarietà presso il Tribunale di L’Aquila, in occasione del riesame della custodia cautelare in carcere di Anan Yaeesh, Ali Irar e Mansour Doghmosh.

Anan Yaeesh, rifugiato politico palestinese residente all’Aquila, è stato arrestato il 27 gennaio su mandato dello stato coloniale israeliano che ne ha richiesto l’estradizione.

Anan è particolarmente inviso da Israele. Si è unito alla lotta di liberazione da adolescente, quando l’esercito israeliano ha ucciso la sua compagna mentre con lei si recava a scuola. Ha combattuto in Cisgiordania per difendere il campo profughi dove viveva, è stato vittima di un tentato omicidio ad opera di soldati israeliani che lo hanno raggiunto con 11 colpi di arma da fuoco, i suoi amici sono stati uccisi a sangue freddo dall’esercito Israeliano e nonostante gli anni di prigionia, le violenze subite e le pressioni sulla sua famiglia, non ha mai rinnegato la sua appartenenza alla Resistenza palestinese e non ha mai tradito il suo popolo.

Il suo attivismo politico e le vicende che lo hanno coinvolto hanno fatto di Anan una sorta di eroe in Palestina, quindi un elemento pericoloso per gli Israeliani, che hanno trovato nel governo Meloni il complice perfetto per continuare a uccidere il popolo palestinese e a reprimere la sua Resistenza senza fare troppo rumore.

Ma un’operazione di questo genere, alla luce dei crimini sionisti a Gaza e degli oltre 30 mila morti

palestinesi, non poteva passare sotto silenzio: troppo gravi le violazioni dei diritti umani in Israele, troppo praticata la tortura, troppe associazioni per i diritti umani riconosciute e affidabili che lo confermano: il procedimento estradizionale accolto dal governo italiano è illegale.

E di fronte alla crescente solidarietà che la popolazione e la Resistenza palestinese ricevono nelle piazze di tutto il paese, il governo Meloni e la sua magistratura invece di ammettere l’errore e riconoscere la complicità dello Stato italiano con quello genocida di Israele allargano l'operazione repressiva verso altri palestinesi accusandoli di terrorismo, di preparare azioni contro Italia e Israele, di appartenere a una delle organizzazioni della resistenza palestinese, parte integrante dell'azione del 7 ottobre.

Così l’11 marzo, alla vigilia della camera di consiglio che doveva decidere sulla sua scarcerazione, Anan viene raggiunto da un secondo mandato di cattura, questa volta tutto italiano, e con lui vengono arrestati anche Ali Irar e Mansour Doghmosh.

Ma la cosiddetta “Operazione contro il terrorismo internazionale”, tanto sbandierata da esponenti del governo e politici di centrodestra, non è altro che un'operazione repressiva per cui si arrestano persone accusate di niente, perché nessuna azione di carattere militare o indegnamente definita di “terrorismo” che giustifichi quest'operazione è mai avvenuta nel nostro paese.

Ciò che la giustifica invece è il malcelato tentativo di non scontentare Israele, delegittimare la giusta resistenza dei palestinesi contro l’occupante coloniale, reprimere e criminalizzare la crescente solidarietà con il popolo palestinese e la sua Resistenza.

Il diritto a resistere, anche con le armi all’occupante, è un diritto non solo collettivo ma anche soggettivo, ampiamente riconosciuto dal diritto internazionale. La Resistenza non è reato, la Resistenza è un moto di amore. Come ha detto Anan, “La Resistenza non è terrorismo… Se il nostro amore per la Palestina è terrorismo, allora noi palestinesi siamo il Dio del terrorismo. Dal 1948 ad ora siamo sotto l'attacco di Israele che ci uccide ogni giorno, ma ancora oggi rivendichiamo la libertà, che conquisteremo senza mai fermarci. Perché è la nostra terra e i palestinesi meritano di essere liberi e vivere come tutti gli altri popoli del mondo.

Libertà per Anan, Ali e Mansour

La Resistenza non si processa!

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