Scritta di bianco sul grande striscione rosso, è la parola "Insorgiamo" a campeggiare in testa al corteo, davanti ai cancelli della Gkn. È da lì che è partita il 9 luglio scorso, è da lì che parte oggi. Il Collettivo di fabbrica apre il corteo, ma non è solo: ci sono studenti, lavoratrici, lavoratori, pensionati. Da tutta la Toscana, e da molte città italiane, da Parma, da Bologna, da Trieste Presenti gli operai e molte delle loro famiglie con bambini al seguito. E poi delegazioni sindacali da Melfi, Pomigliano, Frosinone, Emilia Romagna, Lombardia. Il concentramento davanti ai cancelli è iniziato dalle 9, e ha continuato ad allargarsi, con il traffico in zona che piano piano ha iniziato a bloccarsi. Alle 10.30, tra il suono dei tamburi e i colori dei fumogeni, il corteo inizia a muoversi. Dai cancelli della Gkn, verso la zona industriale circostante. In testa ci sono lavoratori e lavoratrici Gkn. Loro, quei cancelli non li hanno mai lasciati, e oggi la protesta parte proprio qui. Oggi, sabato 24 luglio, è il giorno della manifestazione nazionale. Oggi, il grido 'Insorgiamo' si allarga, così come vogliono i lavoratori e le lavoratrici Gkn, che vogliono scendere in piazza per tutti i lavoratori a rischio licenziamento. "Il nostro slogan non è soltanto “la Gkn, non si tocca”, ma il motto che viene dalla Resistenza fiorentina: “Insorgiamo”. Perché i periodi bui capitano nella storia, ma prima o poi vengono spazzati via da un moto di indignazione e dalla sensazione che improvvisamente pervade la società che “così non si può andare avanti”, l'appello giorni fa del Collettivo di fabbrica che ha lanciato la manifestazione nazionale, Dallo sgomento alla lotta, una lotta che è stata accompagnata da un bagno di solidarietà con cui il territorio ha abbracciato il presidio permanente degli operai, un bagno che però ha bisogno di non prosciugarsi. "Abbiamo bisogno che la solidarietà nazionale che abbiamo ricevuto si concretizzi in persone in carne ed ossa, in una manifestazione nazionale da tenersi di fronte alla fabbrica". Il corteo ha attraversato tutta la zona industriale di Capalle, fino alla sopraelevata dell'autostrada. "Si perde sempre, tranne quella volta che si vince", "Nessuno ferma la lotta operaia", "Non c'è resa non c'è rassegnazione ma solo tanta rabbia che cresce dentro me", i cori accompagnano tutto il corteo, fino al ritorno davanti ai cancelli dello stabilimento, intorno alle 12.30. a chiudere la mattinata è l'intervento di Dario Salvetti, lavoratore Gkn delegato Fiom e Collettivo di fabbrica. . Non accettiamo la sospensione unilaterale dei diritti sostanziali in nome della pandemia. Se le aziende possono licenziare, allora i lavoratori e le lavoratrici possono mettersi in assemblea permanente e fare corte". Avevamo bisogno di guardarvi negli occhi, e sappiamo che siamo solo la punta. Siete chiamati a testimoniare il fatto che questa azienda è di fatto adesso in mano ai lavoratori. La proprietà ha lavorato per un anno per chiuderla, mentendo anche ai propri dirigenti, non è interessata a questa azienda, noi invece la abbiamo costruita, e potremmo fare ripartire la produzione in qualsiasi momento. Quando venite qui ci chiedete come stiamo, come volete che stiamo? Siamo qui, in piedi, come qualcuno che ha preso una tranvata in faccia e ha ancora i lividi, ma è in piedi. Ci guardiamo per capire se ce la facciamo, se qualcuno cederà, abbiamo tanta adrenalina, che a volte cala. Ma vi chiediamo, voi come state? Noi fino al 22 settembre abbiamo lo stipendio, poi ci saranno tfr, accordi, ma chi ci domanda come stiamo, magari sta messo peggio di noi, magari chi è qui con noi adesso ha il contratto in scadenza, magari il giornalista che ci intervista lavora a cottimo a 5 euro al pezzo. Non ci sembra che nessuno stia bene. Ma allo stesso tempo stiamo benissimo, perché abbiamo la dignità e la testa alta. Ci chiedete dove vogliamo andare. Per noi è chiaro che questa è una vertenza nazionale e politica. Quando il governo continuerà a scappare, e noi vi riconvocheremo, ci sarà la benzina per partire? Questo è il senso della parola Insorgiamo". "Vogliamo che siate testimoni di una operazione vile. Chiude la fabbrica, tutti dicono Gkn non si chiude, ma questo non si tramuta in nulla di concreto, quelle 500 persone vengono lasciate lì, e piano piano quelle persone prese dalla stanchezza, se la voteranno da sole la chiusura della fabbrica, accettando quei quattro soldi. Così tutti diranno che ce la siamo chiusi da sola, sarà il delitto perfetto". "A livello comunale abbiamo avuto parole e fatti, a livello regionale abbiamo avuto le parole e aspettiamo i fatti, dal Governo non abbiamo avuto né parole né fatti. Il Governo ha la stessa posizione di Melrose, sta pensando a come riscrivere la mail di Melrose. Una mail con cui hanno disvelato la loro natura. Noi quella mail vogliamo rimandarla al mittente. Guardiamoci negli occhi. Noi vinciamo se tutti cessiamo di essere minoritari, abbiamo un presente e un futuro da giocare, che si gioca oggi, trasformando questa lotta in una leva per cambiare i rapporti di forza del paese. Si perde sempre tranne quella volta che si vince. Le vittorie sono rare, costano fatica perché cambiano la storia. a Italia contro i licenziamenti
Dell'attuale giunta fa parte, in qualità di assessore alla sicurezza, Massimo Adriatici, ex sovrintendente di polizia, avvocato e docente a contratto ad Alessandria. Adriatici è noto in città come sceriffo, titolo di cui si vanta, andando in giro armato per la città. Ha fatto un uso disinvolto dei Daspo urbani previsti