E' apparsa oggi su diverse
testate giornalistiche il testo ufficioso del Decreto Legge
"Rilancio" che contiene tra le altre le norme sulla
"Emersione di rapporti di lavoro".
Il
testo definitivo non dovrebbe discostarsi molto da quello che
riportiamo, che a sua volta non è molto diverso dalla bozza che
circolava dal 20 aprile e che già abbiamo commentato.
Per
di più, considerando le resistenze che i fascio-populisti hanno
opposto già all'interno della coalizione di governo e il peso che
hanno nelle Camere, è facile prevedere che al termine del percorso
parlamentare di conversione in legge la normativa finale sarà
ulteriormente peggiorata.
Nello
stesso tempo, questa "regolarizzazione", basandosi sulla
attivazione dei padroni, rischia di sanare poche situazioni
lavorative, perchè una parte dei padroni continuerà ad avere
interesse a occupare a nero, e non verrà indebolito il caporalato.
Proprio
oggi la campagna "Siamo qui, sanatoria subito!" ha indetto
una prima giornata nazionale di mobilitazione contro questa falsa
"regolarizzazione".
Ma
una mobilitazione nazionale effettiva è quella da mettere in campo,
perché tutte le esperienze precedenti dimostrano che tutti i
provvedimenti a favore dei migranti sono stati conquistati solo
attraverso le dure e difficili lotte, proteste, in cui i migranti
sono stati protagonisti in prima persona.
Sviluppiamo
in ogni territorio l'autorganizzazione dei braccianti migranti a
partire dai braccianti bloccati nelle baraccopoli.
Serve
una sanatoria incondizionata, proporzionata all'emergenza del
coronavirus, per tutti quelli presenti in Italia, la cui salute e la
stessa vita è messa in grave rischio dalla condizione di non lavoro,
dalla mancanza di reddito e/o di alloggi. Per tutti occorre
rivendicare documenti, permesso di soggiorno, reddito, case, diritto
d'asilo, contratti di lavoro, chiusura dei CPR, blocco delle
espulsioni e riapertura dei porti.
In
attesa del testo ufficiale e di pareri tecnici più fondati,
ribadiamo la necessità di opporsi senza esitazione a questo ennesimo
attacco alla vita e dignità dei nostri fratelli immigrati e avviamo
una analisi e denuncia dei primi, salienti, commi del provvedimento.
Recita
il decreto (sottolineato nostro):
1.
Al
fine di garantire livelli adeguati di tutela della salute
individuale e collettiva in conseguenza della contingente ed
eccezionale emergenza sanitaria connessa alla calamità derivante
dalla diffusione del contagio da Covid 19 e favorire l”emersione di
rapporti di lavoro irregolari, i datori di lavoro italiani (...)
possono presentare istanza, con le modalità di cui ai commi 4, 5
e 6, per concludere un contratto di lavoro subordinato con
cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale ovvero per
dichiarare la sussistenza di un rapporto di lavoro irregolare,
tuttora in corso, con cittadini italiani o cittadini stranieri
(...)
Dunque,
non si riconosce il diritto a vivere nel nostro paese a chi ci
lavora, anche da anni, senza nessuna tutela ma si dà facoltà a chi
finora li ha sfruttati in condizioni semi-schiavistiche di farli
"emergere".
Così,
come già avevamo scritto: Il lavoratore migrante è legato al suo
padrone a doppia catena: dipende totalmente dalla
volontà/convenienza del padrone se può rimanere in Italia o deve
tornare nei lager libici o in altri paesi da dove è fuggito.
Inoltre,
come già avvenuto in occasioni delle precedenti "sanatorie"
che condizionavano il titolo di soggiorno a un contratto di lavoro,
si dà a pescecani di ogni risma l'arma per taglieggiare
ulteriormente i lavoratori immigrati: "se io ti faccio
"emergere", tu che mi dai?"
E
che ne è degli immigrati che non hanno la "fortuna" di
aver lavorato per un padrone che li fa emergere?
Irregolari
sono e restano!
A
meno che, leggiamo il comma seguente:
2.
(...)
i cittadini stranieri, con permesso di soggiorno scaduto
dal 31 ottobre 2019, non rinnovato o convertito in altro
titolo di soggiorno, possono richiedere con le modalità di cui al
comma 13, un permesso di soggiorno temporaneo (...)
della durata di mesi sei dalla presentazione
dell'istanza. A tal fine, i predetti cittadini (...)
devono aver svolto attività di lavoro, nei settori di cui
al comma 3, antecedentemente al 31 ottobre 2019, (...) comprovata
secondo le modalità di cui al comma 13. Se nel termine della durata
del permesso di soggiorno temporaneo, il cittadino esibisce un
contratto di lavoro subordinato ovvero la documentazione retributiva
e previdenziale comprovante lo svolgimento dell'attività lavorativa
in conformità alle previsioni di legge nei settori di cui al comma
3, il permesso viene convertito in permesso di soggiorno per motivi
di lavoro.
Chi
può dimostrare di aver lavorato, ha 6 mesi di tempo per dimostrare
di aver trovato altro lavoro, ma non basta: solo se ha un permesso
di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019!
E
che ne è dei tanti che hanno perso il titolo di soggiorno dal 2018
per effetto del Decreto Sicurezza di Salvini, (con l'abolizione del
permesso di soggiorno per ragioni umanitarie) e perciò non possono
comprovare di aver svolto attività lavorativa?
Irregolari
sono e restano!
(continua)