mercoledì 22 aprile 2020
pc 22 aprile - LENIN: ‘L’Internazionale proletaria non è morta e non morirà. Le masse operaie, sormontando tutti gli ostacoli, crearono una nuova internazionale… Evviva l’Internazionale proletaria liberata dall’opportunismo!’
La necessità storica della creazione dei partiti rivoluzionari di tipo nuovo e della loro unificazione nell’Internazionale comunista fu determinata dalle esigenze della lotta di classe del proletariato nell’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie.
La questione della creazione di una nuova Internazionale veramente rivoluzionaria, fu posta per la prima volta da Lenin e dai Bolscevichi all’inizio della prima guerra mondiale, subito dopo il crollo della II Internazionale.
...La guerra che ebbe inizio nell’estate del 1914 e che fu guerra imperialistica e di rapina da ambo le parti… mise a nudo in modo implacabile il fallimento sul piano ideale e politico della II Internazionale, mostrò quanto fosse profonda la degenerazione opportunistica della maggior parte dei partiti socialdemocratici. Il 4 agosto del 1914, tutti i deputati del partito socialdemocratico tedesco (il più forte e influente partito della II Internazionale) votarono insieme ai rappresentanti della borghesia
e degli junker i crediti di guerra al Reistag… Ciò significava il passaggio aperto dei capi opportunisti dalla parte della ‘propria’ borghesia nazionale, il tradimento obbrobrioso degli interessi della classe operaia.
… La guerra imperialistica mise a nudo la crisi nel movimento operaio, apri’ l’ascesso che era andato maturando da tempo nell’epoca dello sviluppo relativamente pacifico del capitalismo. Le condizioni oggettive di quell’epoca alimentavano le correnti opportunistiche. Con i super profitti di cui disponeva la borghesia monopolistica corrompeva una parte degli operai e dei loro capi creando così uno strato di aristocrazia operaia e di burocrazia operaia. Insieme ai compagni di viaggio piccolo borghesi del proletariato, questo strato di operai imborghesiti diventati veri e propri piccoli borghesi per il modo di vita, per l’entità dei guadagni e per tutta la loro concezione del mondo, si era trasformato nel più importante sostegno sociale della borghesia in seno alla classe operaia, nella principale fonte di opportunismo.
La crisi del movimento operaio mostrò l’opportunismo nel suo vero ruolo di alleato della borghesia.
‘ L’unità della lotta proletaria per la rivoluzione socialista -scriveva Lenin- esige ora, dopo il 1914, una separazione assoluta dei partiti operai dai partiti degli opportunisti’.
Durante la guerra nel movimento operaio e socialista internazionale, si formarono tre correnti: la socialsciovinista, la centrista, e quella rivoluzionaria internazionalista.
I socialsciovinisti, o opportunisti dichiarati, proclamando la necessità della ‘pace civile tra le classi e della difesa della patria’ nella guerra di rapina, aiutavano apertamente le classi dominanti a gettare gli operai nella carneficina imperialistica in omaggio ai profitti della borghesia.
… i centristi come fenomeno politico erano oggettivamente gli agenti del socialsciovinismo nel movimento operaio. I centristi o opportunisti camuffati, erano a parole contro la guerra mentre nei fatti erano per l’unità con i socialisciovinisti, li aiutavano a mantenere la loro influenza tra le masse, salvavano i capi di destra dal fallimento morale e politico agli occhi dei lavoratori.
...’ L’opportunismo aperto, che respinge senz’altro lontano da sé la massa operaia -scriveva Lenin-, non è temibile e dannoso quanto la teoria del giusto mezzo, che giustifica la pratica opportunistica con parole marxiste, che prova con una serie di sofismi l’intempestività delle azioni rivoluzioanrie, ecc.’
… Gli interessi essenziali delle masse proletarie erano espressi dalla corrente degli internazionalisti rivoluzionari. Solo essi rimanevano fedeli al socialismo, conducevano la lotta rivoluzionaria contro la ‘propria’ borghesia imperialistica, si opponevano al socialscioviniso e al centrismo.
… Per la costituzione di un’organizzazione proletaria internazionale di tipo nuovo, erano mature in quel periodo profonde premesse oggettive e soggettive, determinate dall’acutizzarsi delle contraddizioni dell’imperialismo e dallo sviluppo della lotta di classe proletaria. La premessa decisiva era costituita dall’inizio dell’epoca della crisi generale del capitalismo e delle rivoluzioni proletarie. Lenin dimostrò in odo inconfutabile che l’imperialismo è la vigilia della rivoluzione socialista, che l’ineguale sviluppo economico e politico, a salti, dei paesi imperialisti porta all’inasprimento di tutte le principali contraddizioni del capitalismo. Di qui l’inevitabilità di profondi movimenti rivoluzionari di massa, a comparsa nella catena dell’imperialismo mondiale di anelli deboli che possono essere spezzati per mezzo delle rivoluzioni proletarie. Lenin giunse alla conclusione che il mondo si avviava sempre più verso grandiosi scontri di classe, a rivolgimenti rivoluzionari.
… ‘Alla III Internazionale -scriveva Lenin – spetta il compito di organizzare le forza del proletariato per l’assalto rivoluzionario contro i governi capitalistici, per la guerra civile contro la borghesia di tutti i paesi, per il potere politico, per la vittoria del socialismo’.
Una delle premesse più importanti per la fondazione di una nuova organizzazione proletaria rivoluzionaria internazionale, era costituita dal fatto che esistevano le basi ideologiche, tattiche e organizzative del movimento comunista elaborate da Lenin e dai Bolscevichi. Lenin nella lotta contro le diverse correnti dell’opportunismo, aveva sviluppato la dottrina marxista, arricchendola di nuove tesi derivanti dalla prassi della lotta della classe operaia rivoluzionaria non solo di Russia, ma di tutto il mondo.
… l’apparire nel movimento operaio di partiti e gruppi rivoluzionari internazionalisti che lottavano contro la loro borghesia e i socialsciovinisti, rappresentò pure una premessa molto importante della fondazione dell’Internazionale Comunista.
… dalla parola d’ordine della trasformazione della guerra imperialista in guerra civile, ne derivava direttamente un’altra: quella della sconfitta dei ‘propri’ governi nella guerra imperialistica. Tale parola d’ordine si contrapponeva alla politica socialisciovinistica della ‘difesa della patria’ e si estendeva a tutti i paesi belligeranti.
… i centristi avanzarono la parola d’ordine ‘nè vittoria né sconfitta. Esteriormente poteva sembrare che essa si differenziasse dalla posizione sciovinista della ‘difesa della patria’, ma in realtà ne costituiva soltanto una variante… non credevano nella possibilità di azioni rivoluzionarie internazionali della classe operaia contro i propri governi e non intendevano affatto favorire lo sviluppo di tali azioni.
‘Chi sostiene la parola d’ordine, né vittoria né sconfitta -scriveva Lenin – è consapevolmente o no, uno sciovinista, è nel migliore dei casi, un piccolo borghese pacifista, ma è, in ogni caso, un nemico della politica proletaria, un fautore dei governi attuali, delle attuali classi dominanti’.
… I Bolscevichi spiegavano alle masse che quei benefici che esse attendevano dalla pace era impossibili ottenerli senza la rivoluzione socialista, ‘La fine delle guerre -scriveva Lenin -, la pace fra i popoli, la fine delle rapine e delle violenze: proprio questo è il nostro ideale, ma solo dei sofisti borghesi possono servirsene per allettare le masse, staccando questo ideale dalla propaganda immediata, diretta di azioni rivoluzionarie’.
Nel manifesto leninista fu per la prima volta avanzata la parola d’ordine della creazione di una nuova Internazionale, della III Internazionale.
‘L’Internazionale proletaria non è morta e non morirà. Le masse operaie, sormontando tutti gli ostacoli, crearono una nuova internazionale… Evviva l’Internazionale proletaria liberata dall’opportunismo!’
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