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mercoledì 25 marzo 2020

pc 25 marzo - Bergamo is running - Coronavirus is running - Padroni assassini



29 febbraio – Bergamo is running

Confindustria Bergamo diffonde un video che parla di “misleading” e situazione tranquilla. Il documento è destinato ai partner stranieri.
“Abbiamo un messaggio importante da Bergamo per tutti i nostri partner”, scrive Stefano Scaglia, presidente degli industriali. “I casi di coronavirus sono stati diagnosticati in Italia come in molti altri Paesi. Le attuali avvertenze sanitari indicano che il rischio di infezione è basso.
I governi italiani e le agenzie responsabili hanno adottato misure di protezione immediate, al fine di prevenire nuovi casi. Riconosciamo le crescenti preoccupazioni sulla situazione in Italia, dove lo screening procede a un ritmo più elevato rispetto ad altri Paesi, dando una sensazione fuorviante di tassi. Bergamo is running

4 marzo – Danni incalcolabili
Il sindaco di Alzano Lombardo, il paese che diventerà l’epicentro del contagio, respinge l’idea di una zona rossa in Val Seriana:
“[La decisione] dovrà tenere conto della nostra particolare situazione economica, che
è molto strutturata. Mi aspetto che in questa valutazione ci sia un capitolo relativo all’industria che senza una soluzione di continuità proporrebbe danni incalcolabili”.  Nelle stesse ore si registra un’impennata dei contagi pari al 30%. La zona rossa nel territorio di Lodi è stata istituita il 21 febbraio.

Uno studio dell’Università di Oxford mette in relazione le aree di Lodi (zona rossa) e Bergamo.
 Come si vede nel bergamasco è proseguita indisturbata la crescita esponenziale del contagio

6 marzo – Gli imprenditori di Bergamo: no alla zona rossa

“Un’eventuale zona rossa fra Alzano e Nembro comprenderebbe 376 aziende per 3.700 dipendenti e 680 milioni l’anno di fatturato”,  ribadisce Confidustria. “Lavoriamo – dice il presidente dell’azienda Acerbis – per Germania, Austria, Francia, Spagna, Gran Bretagna, con camion giornalieri e con gli Usa, via container: ci hanno chiesto di spedire tutto, più di quanto già ordinato, per non rischiare di trovarci con dei blocchi.
L’abbiamo fatto per ciò che avevamo, ma non per tutto c’erano eccedenze.
Se passano più di due settimane o un mese – evidenzia – rischiamo penali.
Se però fanno la zona rossa, perdiamo il 10% dei dipendenti”.

10 marzo – Il giusto e il necessario

“Il giusto e necessario proposito di fronteggiare l’emergenza sanitaria non può e non dove aggravare l’emergenza economica che sta già piegando l’intero sistema produttivo del Paese”.
È la risposta di Confindustria alla proposta della Regione Lombardia di un ulteriore giro di vite sulle misure di contenimento del contagio.

11 marzo – Indispensabile

“È indispensabile la necessità di tenere aperte le aziende”, secondo il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti.

13 marzo – Scioperi spontanei

Ondata di scioperi spontanei in numerose fabbriche del Nord Italia. La protesta è contro la decisione del governo di escludere le produzioni non essenziali dalla quarantena.

Un fotogramma del video “Milano non si ferma”

14 marzo – L’accordo con i sindacati

Mentre l’intero territorio italiano è sottoposto a misure di contenimento del virus mai viste in una democrazia, per le aziende è sufficiente un “protocollo di regolamentazione” stipulato con i sindacati confederali. “L’Italia non si ferma”
commenta il premier Giuseppe Conte, riecheggiando lo sciagurato slogan “Milano non si ferma” lanciato a fine febbraio e rilanciato dal sindaco Pd Giuseppe Sala.

15 marzo – Siamo felici
Sul sito ufficiale della multinazionale bergamasca Argomm, che produce guarnizioni di gomma, si legge: “Siamo felici di informarvi che qui siamo al sicuro. Le produzioni proseguono come al solito”.
Due giorni prima, veniva pubblicato questo comunicato: “Alcune informazioni circolate nel fine settimana sono ingannevoli.
Il decreto del Presidente del Consiglio non ferma il lavoro, la produzione e la circolazione delle merci”.

17 marzo – Il sindaco di Brescia: colpa delle industrie

Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono (Pd), dichiara in un’intervista: “[Qui ci sono tanti contagiati perché] il peso del mondo industriale sia su Roma che su Milano si è sentito. Un gigante industriale come la Lombardia si è dimostrata fragilissima nella produzione di beni come le mascherine e i respiratori”.

18 marzo – Il trenino della Valle Seriana

Un articolo sulla rivista il Mulino spiega che “il trenino della Valle Seriana fa una decina di fermate tra Albino, Nembro, Alzano (un asse che costituisce il cuore del cuore del disastro), portando su e giù migliaia di studenti e lavoratori. Fino a non molti giorni fa, il trenino ha certo pesantemente contribuito alla diffusione del contagio”.

19 marzo – Facciamo l’impresa!
A un mese dai primi segnali d’allarme, Confindustria Bergamo scrive ai propri associati chiedendo di riconvertire le produzioni – orientate all’export – alla fabbricazione delle mascherine chirurgiche, ormai introvabili. Lo slogan è: “Facciamo l’impresa”.
maoist alle 11:12
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