Questa mattina, in risposta al grave annuncio di ArcelorMittal di
mettere in cassintegrazione dal 1° luglio 1400 lavoratori per 13
settimane, che si aggiungerebbero ai 1661 già in cigs in Ilva AS, perchè
messi fuori dalla fabbrica da AM, lo Slai cobas prima è andato alle
portinerie della fabbrica per dare subito le prime indicazioni agli
operai e annunciare
il presidio di lunedì e martedì prossimo alle 6 alle portienerie D e A: "l'accordo del 6 settembre deve saltare!"
Poi
lo Slai cobas si è unito al presidio degli operai Ilva AS alla
Direzione già convocato dall'Usb, da novembre 18 in cassintegrazione,
per rispondere alla graduatoria farsa che AM ha presentato e che ancora
una volta non dice secondo quali criteri 2600 operai sono stati tenuti
fuori.
Un presidio che è durato tutta la mattinata, mentre nella
Direzione si teneva un inutile incontro con l'azienda che ha detto NO su
tutta la linea.
Più di 200 operai hanno partecipato al presidio.
Forte la denuncia della graduatoria "presa in giro", come del nuovo
attacco della ArcelorMittal, che rischia anche di far saltare ogni, pur
debole, impegno di assunzione verso questi operai; ma anche crescita
della coscienza che occorre una vera lotta,
e molta più
partecipazione da parte dei lavoratori.
I
compagni dello Slai cobas, il rappresentante operaio Ilva AS dello Slai
cobas hanno durante il presidio fatto grandi e prolungati capannelli,
mentre si distribuiva il volantino dato agli operai fin dal 21 maggio,
in cui fin da allora si "preannunciava" che la AM, a fronte della crisi
mondiale dell'acciaio, e della guerra commerciale, avrebbe scaricato gli
effetti sui lavoratori, mettendo in cassintegrazione anche gli operai
assunti. Di questo anche i sindacati firmatari dell'accordo lo sapevano,
ma hanno taciuto finchè non è stato proprio Mittal ad annunciare la
cassintegrazione per 1400 lavoratori; solo lo Slai cobas aveva già messo
in guardia gli operai della necessitàdi attrezzarsi per rispondere.
Nelle
discussioni con gli operai, alcuni hanno detto che è il governo/Di
Maio, che si è posto come garante del rispetto dell'accordo del 6
settembre che ora deve mettere in discussione l'accordo.
Lo
Slai cobas su questo, nel denunciare prima di tutto che è l'intero
Accordo, all'origine, per le sue aperte violazioni di legge (da cui
l'esposto presentato da Slai cobas alla Procura), che era ed è illegale e
non solo la sua mancata applicazione, ha posto la questione che non
bisogna avere alcuna fiducia nel governo che è sempre dalla parte dei
padroni, e che invece occorre
pretendere dai sindacati firmatari di ritirare la firma dell'accordo,
per rimetterlo in discussione;
non saranno certo i prossimi Tavoli - lunedì 10 giugno ve ne sarà uno a
Roma - che faranno rientrare i lavoratori Ilva AS in cigs nè tantomeno
che impediranno questa nuova cassintegrazione.
Occorre ritirare la firma e sviluppare scioperi e iniziative di lotta, per fare di Taranto una questione nazionale, non
solo per le morti e malattie, ma per la risposta necessaria e prolungata di
lotta.
Tanti
operai hanno condiviso questa posizione e indicazione. Ma sia i sindacati confederali e la stessa Usb, nelle dichiarazioni fatte dopo gli incontri di piena
rivendicazione della giustezza della firma dell'accordo il 6 settembre
(perchè "l'accordo era il migliore possibile, salvo che Mittal non lo
rispetta..".), mostra che i sindacati nonostante questa spudorata azione
di AM, non vogliono ritirare la firma e confidano che Di Maio e il
governo gli risolva i problemi.