sabato 26 gennaio 2019

pc 26 gennaio - Bashur assalto kurdo al quartier generale dell'esercito turco

Rabbia popolare contro i massacri di Erdogan


La notizia è di queste ore. A Shiladze, nel distretto di Duhok in Bashur (Kurdistan meridionale/iracheno) migliaia di abitanti si sono radunati oggi davanti al quartier generale dell'esercito turco di stanza nella regione, che ospita anche i servizi segreti del MIT - in protesta contro l'assassinio negli scorsi giorni di quattro civili da parte dell'aviazione di Erdogan e per reclamare il ritiro delle truppe di occupazione.

Meno nota ma altrettanto odiosa delle Operazioni Scudo dell'Eufrate (che ha occupato la regione siriana di Sebha e la città di al-Bab) e Ramo d'Ulivo (che ha occupato Afrin consegnandola ad un'amministrazione jihadista), l'Operazione Scudo del Tigri lanciata da Erdogan nel marzo scorso ha comportato la penetrazione dell'esercito turco nell'Iraq settentrionale per colpire le basi del PKK. Una spedizione tenutasi grazie alla debolezza del governo centrale iracheno e nella compiacenza di quello regionale curdo (un regime pluridecennale sostenuto anche dall'Italia e retto dal clan mafioso dei Barzani - in cui le elezioni sono sospese e che nulla ha da invidiare ad altre autocrazie mediorientali) per scopi puramente propagandistici. Un anno fa, infatti, la posta in palio era la vittoria al referendum sulla riforma in senso presidenzialista dell'AKP, e adesso quella alle elezioni locali in Turchia.

Le forze di sicurezza hanno sparato sulla folla provocando un morto e svariati feriti: è stato cosi che, liberandosi della polizia delle Asayish di Barzani che cercavano di interporsi, i manifestanti sono dilagati nella base in massa e l'hanno rasa al suolo, non prima di essersi impossessati di una partita di armi e munizioni ed aver dato fuoco ai cingolati, ai pick-up, alle tende e ad altra strumentazione presente. Secondo alcune fonti sarebbero stati catturati anche dei soldati turchi ed, allertati, i jet di Ankara stanno volteggiando a bassa quota sull'area. Ma la popolazione non cede.

pc 26 gennaio - Dai compagni francesi - sostegno ai gilets jaunes ma denuncia delle posizioni filo Le Pen che continuano ad esserci - la cause du peuple

Le Pen soutient-elle les gilets jaunes ?
Depuis le 17 novembre, Le Pen et le Rassemblement National prétendent soutenir les Gilets Jaunes. « Un mouvement populaire légitime », selon eux.Pourtant, le RN et sa leader Marine Le Pen ont, dès le départ, essayé de réduire le mouvement au rejet de quelques taxes, qui « écraseraient les classes moyennes ». Jamais le RN n’a parlé, pour le mouvement des Gilets Jaunes, des ouvriers, qui composent le cœur du mouvement et qui portent l’offensive.Nos camarades de LePoing.info ont fait un compte rendu d’une audience suite à une manifestation à Montpellier. Sur sept prévenus, six au moins sont des ouvriers, un seul est peut être agent de bureau, et tout autant prolétaire.Le Rassemblement National soutient les Gilets Jaunes de la classe moyenne, les petits patrons qui roulent en grosse bagnole.
Mais d’un autre coté, Le Pen a annoncé que son camp voterait la loi Anti-Casseurs de Castaner. Déjà, en 2010, Le Pen proposait d’interdire les manifestations, traitait ceux qui manifestaient contre la réforme des retraites de « casseurs ». En 2016, elle s’opposait aux manifestations contre la loi

pc 26 gennaio - a Parigi - nuova giornata di lotta e nuovi scontri sopratutto nella zona della bastglia

  • « Chiffres officiels »

  • Il y aurait eu « 69000 gilets jaunes dont 4000 à Paris » en manifestation aujourd’hui.
    Toujours des tensions place de la République où la place est évacuée petit à petit ; un panier à salade est sorti plein aux alentours de 20h.

Toujours à République

  • Un nombre important de bacqueux est sur place ; les flics commencent à alléger le dispositif pour évacuer la place.

Place de la République

  • Depuis 18h : de plus en plus de monde à République : tirs de LBD, canon à eau en action, gazages et tirs de grenades GLIF4. La place est nassée et régulièrement chargée.

Les cortèges encore à Bastille, situation tendue, rendez-vous à République ?

  • La place de la Bastille est régulièrement gazée, les cortèges de part et d’autres de la place ne peuvent toujours pas se rejoindre. La place est encore occupée, l’hélico a fait son entrée, les flashball (sans caméra) sortis et le quartier est quadrillé par les forces de l’ordre. Certains repartent vers République (mais il faut encore trouver par où passer), d’autres restent sur place.

Arrivée à Bastille de plusieurs cortèges et premières tensions

  • Après une manif assez calme entre chants et musiques diverses (de Fugain à l’internationale) le cortège parti de République peine à rejoindre Bastille depuis la rue de Rivoli coupé par un canon à eau qui arrose copieusement la place... On observe des groupes de bacqueux dans les rues parallèles, attention à vous ! Plusieurs charges sont en cours sur la place et autour, gazage également.

Départ des cortèges plusieurs milliers de personnes dans les rues de Paris

  • Plusieurs cortèges partaient en début d’après-midi de différents point de rendez-vous dans Paris. Plus de 5000 personnes sont parties de République en direction des Champs via Opéra. Ambiance festive avec fanfares et chanteurs. Les cortèges devraient se rejoindre dans l’après-midi.

D

pc 26 gennaio - ATTACCARE L’IMPERIALISMO FRANCESE PER NASCONDERE QUELLO DI CASA PROPRIA




Se c’è qualcuno che in Africa ha rubato territori, materie prime, prodotti agricoli, sono proprio i padroni italiani sostenuti dai loro governi, da Crispi a Di Maio, passando per Mussolini. […]

Se c’è qualcuno che in Africa ha rubato territori, materie prime, prodotti agricoli, sono proprio i padroni italiani sostenuti dai loro governi, da Crispi a Di Maio, passando per Mussolini. Qui trattiamo solo dell’Eni in Nigeria.

Caro Operai Contro, nel processo ancora in corso al tribunale di Milano, è arrivata il 18 settembre 2018 la condanna ai dirigenti dell’Eni, per una corruzione pagata con 1 miliardo e 92 milioni di dollari, per poter acquisire e sfruttare un immenso blocco petrolifero in Nigeria.
Quando le mazzette dell’Eni vengono intercettate, capita che qualche dirigente sia condannato, ma niente di che. Sono condanne che preludono ad un’altra fulgida carriera, da dirigente strapagato da qualche altra parte.
Ma per avere un’idea di come si muove l’imperialismo italiano in Nigeria, per ottenere nuove aree da

pc 26 gennaio - Ancora sulla lotta e repressione all'Italpizza di Modena - Sosteniamo la petizione

Torniamo nuovamente sulla durissima lotta che sta sconquassando la provincia modenese, con alcune considerazioni che aggiornano sulla situazione del conflitto. Segnaliamo inoltre il lancio del boicottaggio nei confronti di Italpizza  e una iniziativa di dibattito a Modena per il prossimo 9 febbraio.

Tre giorni fa i primi due fermi, giovedì altri tre: si tratta di cinque lavoratori iscritti al sindacato Sicobas. Le ragioni dello sciopero davanti all'Italpizza potete trovarle qui. Ieri ennesima giornata di picchetto con la presenza di Non Una Di Meno regionale accorsa in solidarietà alle lavoratrici modenesi. Diverse aziende da giovedì pomeriggio sono in stato di agitazione permettendo cioè a tutti gli iscritti al sindacato di accorrere e rinvigorire le fila di uno sciopero che sta scoperchiando e mettendo a nudo tutte le contraddizioni presenti nel nostro territorio.
Ci riferiamo in primo luogo ai sindacati confederali, incastrati nelle loro contraddizioni storiche, facenti funzione, ormai, di organi padronali (non che questo ci possa dispiacere o ci stupisca sia chiaro).
In secondo luogo vediamo uno scontro tra blocchi di potere che nella riorganizzazione del modello emiliano legato alla distribuzione del lavoro vorrebbero strappare pezzetti di consenso utili soprattutto alla prossima campagna elettorale. L'unità trovata giovedì dall'arco politico istituzionale,

pc 26 gennaio - Turchia/Nord Kurdistan - Leyla Gulem è libera, ma la lotta continua

Sotto pressione per l’ampia mobilitazione internazionale suscitata dallo sciopero della fame di Leyla Guven e di centinaia di altri prigionieri politici, le autorità di Ankara hanno rimesso in libertà la deputata di HDP prigioniera. Tuttavia, le accuse contro di lei rimangono sul tappeto.
«Leyla Guven viene liberata dopo 79 giorni di sciopero della fame. Il movimento di cui lei aveva preso l’iniziativa, seguita da oltre 250 prigionieri politici curdi, intendeva ottenere la fine dell’isolamento del leader curdo A. Ocalan. Arrestata ingiustamente per il suo impegno democratico, come altri parlamentari, sindaci e militanti di HDP, Leyla Guven rimane profondamente segnata da questa prova, ma lei ha dimostrato che era possibile piegare la tirannia di Recep Tayyip Erdogan.

Ovviamente la liberazione di Leyla Guven non rappresenta la soluzione del problema, resta aperta la lotta per la liberazione di tutti i prigionieri politici per i quali le manifestazioni continuano in diversi paesi europei.

pc 26 gennaio - Venezuela - la posizione dei compagni francesi


Le 23 Janvier 2019, Juan Guaido, président de l’Assemblée Nationale, s’est autoproclamé illégalement “président par intérim” de la République. Il dirigeait jusqu’alors la seule institution contrôlée par la branche pro-américaine de la bourgeoisie vénézuélienne, à la tête d’une coalition anti-gouvernement.
Cette tentative de coup d’Etat fait écho à la rébellion de 27 soldats il y a plusieurs jours et aurait pu n’être qu’un épisode de plus dans la crise vénézuélienne sans l’intervention internationale. Mais voilà, après quelques heures seulement, l’impérialisme américain et l’impérialisme canadien, principaux maîtres en Amérique du Sud, ont immédiatement appuyé Guaido, suivis par les semi-colonies américaines comme le Brésil, la Colombie, le Pérou etc. Le groupe américain “De Lima”, composé de 12 pays alignés sur les USA et le Canada, ne reconnaissent plus le gouvernement de

pc 26 gennaio - LO SCENARIO IN CUI SI COLLOCA LA CGIL DI LANDINI - Dal coordinamento nazionale slai cobas sc

La crisi economica mondiale e i suoi effetti nel mondo del lavoro e le contraddizioni interimperialiste influiscono notevolmente nelle vicende sindacali.

L'imperialismo è guerra e reazione e quindi i governi diventano sempre più reazionari e anche apertamente fascisti, di segno fascio-populisti. Questo cambia la situazione nella realtà dei sindacati, dove camminano due processi, quello del sindacato fascista e quello del neocorporativismo aziendale. Nel moderno fascismo i sindacati diventano una componente degli accordi neocorporativi o uffici di propaganda tra i lavoratori del partito reazionario. Questo influisce anche nella collocazione dei sindacati.

Guardando al nostro paese, la presenza del governo fascio-populista vede da un lato dei sindacati che diventano collaterali al governo. Questo è stato visibile col congresso dell'Ugl, che è da sempre sindacato di destra, ma con il fascio-populismo diventa sindacato del governo. Questo in una situazione in cui insieme all'ascesa del fascio-populismo, i lavoratori perdono i riferimenti, può far sì che in alcuni settori l'Ugl può diventare forte e diventare un problema serio sui posti di lavoro. La nostra posizione è di lotta aperta contro il sindacato fascista.
Nello stesso tempo, tutti gli altri sindacati sono in movimento. Gli stessi sindacati confederali non restano uguali.
Per esempio, negli ultimi mesi, coi governi di centrosinistra, abbiamo avuto l'asse Bentivogli-Calenda, una fusione, sempre dentro un assetto corporativo, che fa sì che il sindacato più adatto al Pd, vecchio e nuovo, sia ora la Cisl non la Cgil, facendo venir meno il collateralismo organico tra il Pd e la Cgil.

Questo produce una contraddizione nella Cgil che al congresso si è espressa nella vicenda Colla/Landini, che non poteva non chiudersi che con l'elezione di Landini.
Landini ora cerca di imprimere una svolta movimentista e populista alla CGIL: "siamo noi e non Salvini e Di Maio il cambiamento". Ma la linea neocorporativa industrial/produttivistico/nazionalista della Cgil  è destinata a incontrarsi con quella del governo, versione Salvini - con la sola contraddizione del razzismo.
L'accordo burocratico di divisione dei compiti tra Landini e Colla raggiunto al congresso è servita a scongiurare una scissione strisciante o a evitare che una parte rilevante della CGIL potesse fragorosamente o silenziosamente lasciare la CGIL; quindi non fa finire la lotta e la divisione interna, che avrà modo di manifestarsi sia su singoli problemi che in generale. E' prevedibile quindi una ala CGIL più in sintonia con la CISL, referente della “opposizione” targata Pd.


pc 26 gennaio - Milano: presidio contro il golpe in Venezuela. Il circolo proletari comunisti aderisce e invita a partecipare


SABATO 26 gennaio - ORE 17.30
PRESIDIO PRESSO IL CONSOLATO
MILANO - L.GO DEI BERSAGLIERI [MM1 SAN BABILA]
Siamo cittadini amanti della pace, sappiamo che spesso i mezzi di comunicazione ci nascondono la verità. 
Si sta tentando un colpo di stato in Venezuela. In queste ore si stanno vivendo momenti difficili nel Paese. Ancora una volta gli USA si stanno distinguendo in quest’opera di destabilizzazione; al tempo stesso l’Unione Europea, Francia in testa, si è allineata alla politica rivolta contro la Repubblica Bolivariana del

pc 26 gennaio - SETTIMANA DI SOLIDARIETA' AZIONE CONTROINFORMAZIONE INDIA: Milano presidio al consolato

In una freddissima serata il comitato milanese ha dato vita ad un'azione al Consolato indiano di denuncia della repressione del regime fascista/indù di Modi che colpisce dai militanti maoisti ai popoli adivasi e dalhit; dagli intellettuali agli operai; dagli studenti alle donne, con l'obiettivo di sconfiggere la guerra di popolo, che da più di 50 anni si sviluppa contro l'oppressione feudale delle caste; l'esproprio delle terre dei nativi in nome e per conto delle multinazionali e dell'imperialismo. 
Con megafonaggi e volantini informativi è stato squarciato il muro del silenzio dei media internazionali che coprono le operazioni messe in campo dal governo indiano, come Green Hunt, che come giustamente ha definito Arundhati Roy è "un genocidio silenzioso". Di come questa operazione si accanisce principalmente contro le donne. Gli arresti di intellettuali che denunciano questa operazione come un crimine contro il popolo. Il supporto cooperazione dell'imperialismo, in primis quello italiano, interessati alle enormi risorse di materie prime di cui è ricco il sottosuolo delle zone del cosiddetto "Corridoio Rosso". 
Questa azione ha suscitato interesse tra le persone i che prendevano i volantini e scattavano foto allo striscione.

pc 26 gennaio - ALCUNI PUNTI DEL DOCUMENTO DEL TRIBUNALE DEI MINISTRI DI CATANIA

LE MOTIVAZIONI DELL'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE DIMOSTRANO L'ASSOLUTA ILLEGALITA' DELL'AGIRE DI SALVINI: VIOLAZIONI DI LEGGI NAZIONALI E INTERNAZIONALI, ABUSO DI POTERE, SEQUESTRO DI PERSONA, FALSO, ATTIVITA' CARATTERIZZATA DA RAZZISMO, UTILIZZO STRUMENTALE DELLE FUNZIONI DEL MINISTERO DEGLI INTERNI A FINI ELETTORALI
SALVINI DEVE ESSERE FERMATO E RIMOSSO dalla carica di ministroi degli interni!

Dal provvedimento del Tribunale:

«Il Ministro - scrivono - ha agito al di fuori delle finalità proprie dell'esercizio del potere
conferitogli dalla legge, in quanto le scelte politiche o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati di garantire, nel modo più sollecito, il soccorso e lo sbarco dei migranti in un luogo sicuro; obblighi derivanti da Convenzioni internazionali che costituiscono una precisa limitazione alla potestà legislativa dello Stato".
Le ragioni politiche hanno condizionato il corretto iter amministrativo della procedura.
L'atto politico, insindacabile, è «presidiato da precisi contrappesi, caratterizzati dal "principio supremo di legalità", dalla Carta Costituzionale e dal rispetto dei diritti inviolabili in essa indicati, in cui spicca in primo luogo il diritto alla libertà personale». Quello di Salvini invece «costituisce piuttosto un sequestro di persona".

Salvini, aggiungono, «ha ritenuto di dare seguito ad un proprio convincimento politico, che aveva costituito uno dei cardini della sua campagna elettorale quale leader del partito della Lega».

Non c'erano motivi di sicurezza. Non c'era nessun motivo di ordine pubblico che giustificasse l'altolà
allo sbarco dei migranti da parte del ministro.
La violazione dei diritti individuali «non sarebbe giustificata da motivi di ordine pubblico: «Nel caso di specie, va osservato come lo sbarco di 177 cittadini stranieri non regolari non potesse costituire un problema cogente di "ordine pubblico" per diverse ragioni, e, in particolare, in coincidenza con il "caso Diciotti" , si era assistito ad altri numerosi sbarchi dove i migranti soccorsi non avevano ricevuto lo stesso trattamento; nessuno dei soggetti ascoltati da questo Tribunale ha riferito (come avvenuto invece per altri sbarchi) di informazioni sulla possibile presenza, tra soggetti soccorsi, di "persone pericolose" per la sicurezza e l'ordine pubblico nazionale».
Dunque, in realtà, la decisione
del Ministro non è stata adottata per problemi di ordine pubblico in senso stretto, bensì per la volontà
meramente politica, "estranea" alla procedura amministrativa prescritta dalla normativa.

"Il ministro è incorso nella violazione delle convenzioni internazionali. Il soccorso ai naufraghi costituisce una precisa limitazione alla potestà legislativa dello Stato"
"Per la legge non c'è alcuna differenza nell'applicazione dei trattati internazionali, se a bordo di un'imbarcazione i naufraghi siano migranti".

pc 26 gennaio - "APRIAMO I PORTI - RESPINGIAMO IL RAZZISMO" - CATANIA - SOSTENIAMO TUTTE LE INIZIATIVE, ESTENDIAMOLE OVUNQUE - PER L'APERTURA DEI PORTI, L'ACCOGLIENZA DEL MIGRANTI, CONTRO SALVINI E L'INTERO GOVERNO FASCIO-RAZZISTA - proletari comunisti

APRIAMO I PORTI
RESPINGIAMO IL RAZZISMO!

Dopo l'approvazione del Decreto Salvini il clima di intolleranza e la continua negazione dei diritti fondamentali dei migranti hanno purtroppo preso ancor più vigore.
Dopo la conclusione del salvataggio dei 49 migranti da parte delle navi umanitarie delle Ong Sea Watch e Sea Eye (che insieme ad altre hanno salvato decine di migliaia di vite umane e che per questo vengono sempre più criminalizzate) il 2019 inizia con oltre 200 morti solo pochi giorni fa. I governi europei si accodano ai deliri razzisti di Salvini&pentastellati nello scaricabarile dei porti disponibili ad accogliere ed addirittura i migranti “salvati” dalla nave cargo della Sierra Leone consegnano ai carnefici libici 140 persone bisognose di protezione umanitaria. Da giorni è ripreso il calvario per altri 47 migranti a bordo della Sea Watch3 , che adesso si trova nella rada di Marina di Melilli (Sr), in attesa di un porto sicuro dove poter sbarcare donne, uomini e bambini. Oramai il naufragio dei diritti umani della fortezza Europa è sempre più evidente e bisogna resistere alla crescente barbarie e disobbedire alle leggi ingiuste.
Il genocidio di migranti aumenta sempre più nel Mediterraneo e nei lager libici!
Centinaia di richiedenti asilo vengono espulsi (vedi il Cara di Castelnuovo di Porto) dalle strutture di accoglienza ,riversandosi senza alloggio nelle strade delle nostre città, perché di punto in bianco il

pc 26 gennaio - INDIA: sciopero di 200 milioni di lavoratori che aggrava la crisi del governo fascista indù di Modi che si prepara alle elezioni generali di primavera. Solo la guerra popolare guidata dai maoisti può annientare il regime indiano - Campagna internazionale di informazione e azioni dal 21 al 27 gennaio - info csgpindia@gmail.com

Alcune informazioni non ufficiali sullo sciopero di due giorni, l’8 e il 9 gennaio scorso

Monta la rabbia sociale vista nello sciopero di due giorni contro il governo indiano

Decine di milioni di lavoratori in tutta l'India si sono uniti ieri nel secondo giorno di uno sciopero di protesta nazionale di 48 ore contro le odiate "riforme" economiche a favore degli investitori del governo a guida suprematista indù del Bharatiya Janatha Party (BJP).
Mentre i media capitalisti hanno in gran parte cercato di oscurare lo sciopero, esso è stato sostenuto da ampi settori della classe operaia, sia nei cosiddetti settori formali che informali. Inoltre, lo sciopero ha attraversato le divisioni di casta e comunali che la classe capitalista dominante ha usato per decenni per incanalare il malcontento sociale lungo linee reazionarie.
La grande partecipazione riflette la crescente rabbia della classe operaia nei confronti del governo del Primo ministro Narendra Modi. Durante i suoi quattro anni e mezzo di mandato, ha drammaticamente intensificato un assalto pluridecennale alla classe operaia indiana, una delle più grandi del mondo. Ciò ha comportato misure di austerità selvagge, accelerazione delle privatizzazioni, promozione del lavoro a contratto, eliminazione degli standard ambientali e di sicurezza sul luogo di lavoro e onerosi aumenti delle tasse sui lavoratori.
Tra i partecipanti al blocco vi erano i minatori delle miniere di carbone, i lavoratori delle poste e i lavoratori portuali, nonché i lavoratori delle banche, delle assicurazioni, delle telecomunicazioni, dei

venerdì 25 gennaio 2019

pc 25 gennaio - Francia - si va verso lo sciopero generale? Per accendere la nuova fase dello scontro aperto dai Gilets jaunes o per spegnerlo?

da paris-luttes 

Grève générale du 5 février : nous devons en être !

Martinez CGT a appelé il y a 4 jours à une fameuse « journée d’action » syndicale. Il ne devait pas se douter que les gilets jaunes réfléchiraient à ce mode d’action en appelant eux aussi à la grève générale. Appel à y être nombreux et nombreuses et à être force de proposition.
C’est le gilet jaune le plus célèbre (quoi qu’on puisse en penser) Éric Drouet, qui a officialisé cet appel mais, pour toute personne qui traînait sur les réseaux sociaux, il ne faisait aucune doute que la base des gilet jaunes se lancerait dans le combat.
Il faut remettre au coeur du débat la question du salariat et de la grève. Il s’agit de notre force historique.

Appuyer l’idée de la grève générale et ainsi tordre le cou à l’idée comme quoi les gilets jaunes se « satisfont de bloquer des ronds points » est à notre avantage pour plusieurs raisons :
  • Les liens avec les syndicalistes, même si ils existaient déjà, doivent être maintenus, car c’est

pc 25 gennaio - LO SCONTRO DEGLI IMPERIALISTI IN AFRICA - una denuncia giusta, un dibattito necessario

Una premessa che indirizzi la lettura

serve l'unità degli operai dei paesi imperialisti e la lotta dei popoli oppressi dagli imperialisti 

serve la lotta proletaria e internazionalista nel nostro paese innanzitutto e soprattutto contro il nostro imperialismo

serve l'unità internazionalista dei partiti e organizzazioni che rappresentano e organizzano i proletari e i loro interessi  di classe nella lotta reale e nella lotta rivoluzionaria

L’Africa è un continente in cui gli imperialisti di tutto il mondo si confrontano e si scontrano. Dai padroni italiani a quelli francesi, dai padroni cinesi a quelli indiani, dai […]

L’Africa è un continente in cui gli imperialisti di tutto il mondo si confrontano e si scontrano. Dai padroni italiani a quelli francesi, dai padroni cinesi a quelli indiani, dai padroni Usa a quelli inglesi. I politici e i vari governi dei paesi imperialisti hanno lavorato e lavorano per sostenere i loro padroni.

L’attacco di Di Maio, Salvini, Di Battista, non è un attacco di imbecilli all’imperialismo francese, ma l’attacco di fedeli servi dei padron, che vogliono dare il sostegno della piccola borghesia italiana agli imperialisti.

Oltre Di Maio altri politici del M5S e Lega sono intervenuti attaccando la Francia.

Sulla questione del “colonialismo francese” ( meglio dire imperialismo), è intervenuto anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Il problema dei migranti ha tante cause – ha detto – c’è chi in Africa sottrae ricchezza a quei popoli e a quel continente e la Francia è tra questi”. In Libia, aggiunge, la Francia ha “interessi opposti a quelli italiani” e “non ha alcun interesse a stabilizzare la situazione. I padroni francesi sono in concorrenza con i padroni italiani dell’ENI.

Dice Alessandro Di Battista: ”Credo fermamente che il neocolonialismo della Francia abbia danneggiato gli interessi italiani e il futuro dell’Africa”.

Come primo capo di governo europeo Conte è andato a incontrare i leader di Eritrea ed Etiopia vecchie colonie italiane. Un viaggio importante quello di Conte che, unito a quanto sta avvenendo in Libia e all’intreccio di interessi con l’Egitto, dimostra l’importanza che i padroni italiani danno ai paesi dell’Africa. L’Italia, ha nella italiana Eni, il battistrada degli imperialisti italiani nei Paesi ricchi di risorse energetiche, come molti Stati dell’Africa.

L’Eni in Africa non è solo Egitto e Libia. La sua rete di interessi di rapina, congiunge tutto il continente africano e va dal Mediterraneo a Capo di Buona Speranza. E in questa rete, entra anche il Mozambico, dove l’azienda del cane a sei zampe, ha raggiunto un accordo estremamente importante con il governo locale che, come gli altri governi in Africa, usano i loro rapporti con i paesi imperialisti più forti, per sviluppare i propri interessi come borghesi locali e sfruttare ancora più intensamente operai e contadini poveri dei loro paesi. La scorsa settimana, il gigante italiano degli idrocarburi ha dichiarato attraverso un comunicato che i suoi rappresentanti hanno firmato a Maputo un contratto per i diritti esclusivi di esplorazione e sviluppo del blocco offshore A5-A, nelle acque del Bacino Settentrionale dello Zambesi.

Nessun partner occidentale o russo o asiatico: ma solo Italia e Africa. Almeno per quest’area: perché ad esempio nell’Area 4, cioè quella dei giacimenti di Coral, Agulha e Mamba (2047 miliardi di metri cubi di gas), il consorzio è composto da “Eni (25%), ExxonMobil (25%) e Cnpc (20%), partecipanti attraverso la società Mozambique Rovuma Venture, e da Empresa Nacional de Hidrocarbonetos (10%), Kogas (10%) e Galp (10%)”. Dove il gas è già stato trovato, Cina e Stati Uniti non hanno lasciato che altri operatori agissero in maniera indipendente.

Ma non c’è solo il Mozambico nei piani dei padroni italiani. E la dimostrazione è arrivata dalle parole del ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che ha incontrato alla Farnesina Manuel Domingos Augusto, ministro degli Affari Esteri dell’Angola. I due ministri, si sono incontrati alla vigilia della conferenza Italia-Africa alla Farnesina, hanno confermato l’impegno dei rispettivi governi a intensificare i rapporti economici bilaterali, con la promessa del governo africano di attrarre maggiori investimenti in infrastrutture e servizi. Strategia in cui avrà un ruolo centrale un futuro forum economico congiunto fra Angola e Italia. L’Angola si può considerare in piena sfera d’influenza cinese. Non tarderanno gli attacchi dei politici dei padroni italiani al ” colonialismo” cinese.

L’attacco dei politici del M5S-Lega non è soltanto indirizzato alla conquista di voti alle elezioni europee, ma un attacco dei politici dell’imperialismo italiano agli imperialisti Francesi, per conquistare nuovi profitti ai padroni italiani.

Ma questa denuncia non basta ancora. Dobbiamo spiegarci e spiegare agli operai, come è possibile che nell’ambito di accordi economici in piena regola, si nasconde l’azione imperialista di rapina nei confronti dei poveri.

pc 25 gennaio - Napoli contro la guerra, ma per davvero, sindaco De Magistris!

Napoli. I “bastardi” di Via Pizzofalcone esistono. 

Una scuola di guerra in una città di pace

Affollata assemblea pubblica presso Città del Sole a San Gregorio Armeno


Scuola di guerra in città di pace?  Sembra proprio che a Napoli ciò sia possibile. Si perché la convenzione sottoscritta dal sindaco di Napoli De Magistris nel 2015, per la cessione della caserma Nino Bixio a Pizzofalcone   al ministero della difesa permutandola con altro immobile ceduto dal ministero, sta entrando in fase operativa .
Il ministero già dal febbraio 2017 ha messo nero su bianco che in quella sede intende farci una scuola per ufficiali del nascituro esercito europeo ma ciò non ha impedito al sindaco qualche mese dopo, con tanto di voto del consiglio comunale, di dichiarare solennemente Napoli Città di Pace.
Una bella contraddizione a ben vedere. Soprattutto in un territorio come quello napoletano già soggetto a pesanti servitù militari. La grande base Nato presso il lago Patria a Giugliano fa già da comando operativo per l’intera europa.
Così ieri in una affollata assemblea pubblica presso Città del Sole a San Gregorio Armeno si è cercato di dipanare il filo di questa matassa.
Come è stato possibile tutto ciò?  Invitato anche il sindaco per spiegare le sue ragioni ma De Magistris non si fa vedere. Sono presenti diversi consiglieri comunali di maggioranza e soprattutto Sandro Fucito ex rifondazione ora Sinistra Italiana, presidente del consiglio comunale ma soprattutto assessore al patrimonio nella precedente consiliatura.
Quello che salta subito agli occhi è l’approssimazione e la superficialità con le quali sono state condotte queste trattative col ministero. Da una analisi comparata dei testi della delibera di Giunta e

pc 25 gennaio - REDDITO DI CITTADINANZA: DI MAIO SEMPRE PIU' INGANNAPOPOLO, I CONTRATTI A TERMINE USCITI DALLA PORTA RIENTRANO DALLA FINESTRA CON LE AGENZIE PRIVATE

"...con l'approssimarsi della data di partenza del primo aprile, l'esecutivo coinvolgerà i privati nel core business del nuovo strumento di welfare: la ricerca di nuovi posti di lavoro per i disoccupati e gli inoccupati...".

Queste agenzie faranno contratti a termine, le cui condizioni vergognose i disoccupati le conoscono bene: lavori anche per pochi giorni alla settimana, per 3/4 mesi, a bassi salari.

Di Maio col "decreto dignità" ha attaccato l'abuso dei contratti a termine - salvo poi far licenziare centinaia di giovani - e ora li fa rientrare con il Reddito di cittadinanza.

Così il reddito di cittadinanza diventerà un business per i privati che troveranno forza-lavoro ricattabile, da utilizzare come vogliono.

QUESTO REDDITO DI CITTADINANZA VA RESPINTO.
I DISOCCUPATI DEVONO LOTTARE PER IL SALARIO GARANTITO!

pc 25 gennaio - UNA BUONA NOTIZIA: SALVINI VA PROCESSATO E CONDANNATO!

Il tribunale dei ministri di Catania ha chiesto l'autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del ministro dell'interno per il caso Diciotti. Salvini rischia fino a 15 anni di carcere per sequestro aggravato di persone e minori.

La sezione reati ministeriali contesta al ministro dell'interno l'articolo 605 codice penale per sequestro aggravato di persone e minori per aver bloccato lo sbarco nel porto di Catania dei 177 migranti presenti a bordo dell'unità navale di soccorso ''U.Diciotti'' della Guardia Costiera italiana lo scorso 20 agosto 2018.

Per lo stesso caso Diciotti la procura di Catania aveva chiesto l'archiviazione delle accuse al ministro dell'interno nel novembre scorso. Invece il tribunale dei ministri ha inviato gli atti al presidente del Senato per chiedere l'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Matteo Salvini.

Nella richiesta viene scritto: "In particolare, il Senatore Matteo Salvini, nella sua qualità di Ministro, violando le Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali (Convenzione SAR, RisoluzioneMSC167-78, Direttiva SOP009/15), non consentendo senza giustificato motivo al competente Dipartimento per le Libertà Civili per l'Immigrazione - costituente articolazione del Ministero dell'Interno- di esitare tempestivamente la richiesta di POS (place of safety) presentata formalmente da IMRCC (Italian Maritime Rescue Coordination Center) alle ore 22:30 del 17 agosto 2018, bloccava la procedura di sbarco dei migranti, così determinando consapevolmente l'illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della nave ''U.Diciotti'' ormeggiata nel porto di Catania dalle ore 23:49 del 20 agosto e fino alla tarda serata del 25 agosto, momento in cui veniva autorizzato lo sbarco. Fatto aggravato dall'essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti minori di età".

pc 25 gennaio - Genova - i centri sociali rispondono alle minacce leghiste

Sgomberi, i centri sociali rispondono a Garassino: “Se ci togliete gli spazi ci ritroverete nelle strade”

Il tempo passa, i sindaci, i presidenti e i governi cambiano, ma noi sappiamo sempre da che parte stare, sappiamo chi sostenere e chi contestare.
Noi siamo donne e uomini che vivono in questa città, che subiscono la devastazione del territorio, siamo le persone migranti che sfidano i confini, siamo precari* manganellat*, siamo le famiglie arcobaleno, siamo disperat* che ravattano nei cassonetti, siamo gli studenti e le studentesse che vogliono la scuola laica e solidale, siamo sgomberat* delle case occupate, siamo quell* che disobbediscono ai decreti Minniti e Salvini”.
Noi siamo la città di sotto e non vorremmo essere da nessun’altra parte. Rivendichiamo l’autogestione attraverso l’esistenza di luoghi gratuiti e accessibili a tutt* dove sia possibile un percorso continuo di confronto, per disfarci di modelli imposti e ricercare nuovi approcci di crescita individuale e collettiva.
Gli spazi autogestiti sono luoghi di critica al sistema contemporaneo, di desiderio e costruzione di una società e una socialità libere dallo sfruttamento. Crediamo che la

pc 25 gennaio - La lotta per la casa ad Alessandria - tutte le lotte sociali che si trovano a impattare con il Decreto Salvini vanno propagandate e sostenute

Sfratti in via Brodolini e corso Acqui? Cissaca occupato 

ALESSANDRIA - “Sappiamo per certo che, entro due settimane, si proverà a sgomberare gli edifici occupati di via Brodolini (dove vivono 15 famiglie) e corso Acqui (abitato da 12 nuclei): siamo disposti a tutti pur di non farlo accadere, perché la casa è un diritto e, in quegli alloggi, si trovano genitori con figli e persone che, anche per via della perdita del lavoro, sono costrette a scegliere se mangiare o pagare per avere un tetto sopra la testa”: per questo, mercoledì mattina, gli attivisti del Movimento per la casa hanno simbolicamente occupato, per circa un'ora, la sede del Cissaca, in via Galimberti.
“Purtroppo il Decreto Salvini ha peggiorato ulteriormente le cose – la dichiarazione dei giovani della

pc 25 gennaio - Partita la Formazione operaia nelle sedi di proletari comunisti - Taranto

Si è tenuta la seconda riunione della Formazione operaia a Taranto, presenti compagni, operai Ilva, donne lavoratrici, militanti.
Essa si fa usando le lezioni già apparse on-line su 'Lotte di classe in Francia'.

Essa però non è andata bene come è necessario.
Alcuni dei presenti non avevano letto il testo su cui vi dovevano essere interventi per atteggiamento liberalista, indisciplina, incomprensione dell'importanza attuale della teoria marxista militante per l'analisi politica e la battaglia di classe da condurre nel proletariato; altri militanti da lungo periodo si limitano a ripetere le cose dette da chi guida la formazione senza un lavoro proprio, semplice e con stile proletario che serva effettivamente alla crescita dei compagni operai presenti; altri compagni hanno appena cominciato e devono essere aiutati con la lettura collettiva del libro di Marx.
Sono problemi che vanno superati con un diverso atteggiamento ideologico e un metodo migliore sin dai prossimi appuntamenti.

pc 25 gennaio - Alla deportazione razzista targata Salvini a quella dei sindaci di ogni genere sul territorio

Il sindaco Puppo (ex Pd) dice no ai migranti in arrivo da Castelnuovo


TORINO - «Il Comune di Settimo Torinese non è disponibile a ospitare i profughi in arrivo da Castelnuovo». Lo dice senza mezze misure Fabrizio Puppo, il sindaco della città, eletto per il Pd. Sul suo territorio ospita il centro Fenoglio, uno dei più grandi centri per l’accoglienza dei migranti in Piemonte. Ieri , mercoledì, quando ha saputo che altri richiedenti asilo sarebbero arrivati nella città alle porte di Torino non voleva crederci. «Nessuno ci ha chiesto nulla. Ma al centro Fenoglio non accettiamo più i “transiti”, cioè i profughi in prima accoglienza — ha spiegato Puppo —. E se la prefettura pensa di decidere da sola non ha fatto i conti con me. Quello che possiamo offrire, a chi ovviamente ha i requisiti, sono 17 posti nello Sprar. Niente di più». Cinquanta i profughi che già da questa mattina, o domani al massimo, saranno trasferiti dal Cara di Castelnuovo di Porto, il centro accoglienza alla periferia di Roma che, per effetto del Decreto sicurezza, verrà chiuso nei prossimi giorni. Una volta arrivati a Torino, come prevede il programma, dovranno essere accolti nella struttura di Settimo gestita dalla Croce Rossa.

pc 25 gennaio - VENEZUELA - I MANDANTI DEL COLPO DI STATO

Da una nota da Genova

Gli imperialisti ed i loro leccapiedi possono girarla come vogliono, ma quello che sta accadendo in queste ore nella Repubblica Bolivariana di Venezuela può essere definito in una sola maniera: colpo di Stato.
Un rovesciamento dell’ordine democratico che ha degli esecutori materiali, il sedicente presidente Juan Gerardo Guaidó Márquez, e dei mandanti ben precisi: tutti quei Paesi che si sono affrettati a riconoscere il capo dell’opposizione quale nuovo presidente della Repubblica.
Di chi si tratta è facile scoprirlo: naturalmente gli Stati Uniti d’America, veri ispiratori di tutte le manovre antidemocratiche che hanno coinvolto il Paese sudamericano sin dai tempi di Hugo Rafael Chávez Frías, ma non solo.
Hanno fatto a gara a chi arrivava per primo a sostenere il governo illegittimo di Caracas

pc 25 gennaio - Per il dibattito - resoconto iniziativa a Roma sull'amnistia




Si potrebbe sintetizzare così, se non si avesse la certezza di mozzare i numerosi spunti di riflessione, il messaggio emerso dal dibattito pubblico tenutosi martedì 22 gennaio presso i Magazzini Popolari di Casal Bertone. Un dibattito che ha visto circa quindici interventi.
La fulminea estradizione di Cesare Battisti ha reso manifesta, una volta di più, la piega impressa alle istituzioni dall’attuale governo, un governo che, in assenza di prospettive di intervento credibili rispetto alla crisi economica del paese, scatena la sua natura coercitiva e autoritaria, creando prima, e mostrando come fosse un trofeo di guerra poi, la cattura del mostro di turno.
Il caso Battisti è una sintesi di tutto questo: arma di distrazione di massa, occasione di revisionismo storico, messaggio deterrente verso le potenziali nuove espressioni (anche solo) di dissenso.
Questo è lo stato dell’arte che come militanti politici ci troviamo a fronteggiare

pc 25 gennaio - Sono i padroni Mittal - padroni oggi dell'ex Ilva - a rappresentare l'economia indiana al vertice mondiale di Davos

Unstable govt in 2019 could hurt investment: Sunil Mittal to India Today at Davos.... sunil mittalChairman and CEO of ArcelorMittal Lakshmi Mittal, left, speaks with French President Emmanuel Macron at the "Choose France" summitmittal e macron

Mittal - Arcelor Mittal Taranto Genova/Jindal Acciaieria Piombino uniti e in lotta tra di loro,
in India come nel mondo protagonisti dell'economia mondiale

Mittal’s comment came after billionaire Sajjan Jindal, chairman of JSW Steel Ltd., told BloombergQuint


giovedì 24 gennaio 2019

pc 24 gennaio - GAZA, OSPEDALI, ANCHE PEDIATRICI, CHIUSI A CAUSA DEL BLOCCO ISRAELIANO - Da Nonunadimeno

Israele blocca i fondi internazionali destinati alla Striscia e si fermano i generatori di elettricità
 
Secondo informazioni ricevute direttamente da colleghi medici della Striscia di Gaza, i due ospedali pediatrici della Striscia, Nasser e Rantissi, hanno dovuto chiudere domenica 20 per mancanza del carburante necessario a produrre l'energia elettrica senza la quale le strutture sanitarie non possono funzionare (nella Striscia l'erogazione di corrente tramite rete è da anni estremamente saltuaria). Allo stato attuale sei ospedali su tredici, Beit Hanoun  e Najjar e 2 strutture specialistiche, gli Ospedali Psichiatrico e  quello Oculistico, hanno chiuso oltre a quelli pediatrici.
Le strutture sanitarie ancora in funzione hanno un'autonomia di pochissimi giorni prima di dover chiudere anch'esse.
Questa nuova grave crisi è dovuta al blocco, da parte del governo israeliano, di fondi destinati alle strutture sanitarie della Striscia da donatori internazionali. Questo passaggio era parte dell'accordo

pc 24 gennaio - Cariche poliziesche a Torino contro gli studenti

Torino, Burger King sotto assedio all’Università: cariche della polizia, fermato uno studente


Burger King assediato da circa 100 manifestanti. Tensioni con le forze dell’ordine alla manifestazione indetta dai militanti del movimento «Noi Restiamo» contro l’apertura di un fast food dentro la palazzina Aldo Mordo dell’Università degli Studi di Torino.

I carabinieri in assetto anti sommossa si sono schierati all’ingresso del ristorante per impedire che i manifestanti entrassero dentro la struttura. Si sono registrate tensioni e spintoni con alcuni giovani che erano riusciti ad accedere e sono stati portati fuori. «Fuori i privati dall’Università», lo slogan intonato dai contestatori che si sono poi spostati verso il rettorato. Qui ci sono state cariche della polizia: gli studenti chiedevano di entrare per incontrare il rettore Gianmaria Ajani. Durante lo scontro con i reparti anti sommossa posizionati davanti ai portoni del rettorato uno studente è stato fermato dalla polizia.

pc 24 gennaio - Appoggio internazionalista alle masse popolari venezuelane


Ao pobo traballador galego:

Diante dos feitos que estan a ocurrir en Venezuela, coa proclamación dun monicreque dos yankees, co apoio doutros dos seus axentes, coma "Presidente interino", queremos amosar  o noso rexeitamento destes feitos, indiscutibel inxerencia nos asuntos internos doutro país, que apuntan a unha invasión dos imperialistas yankees e seus lacaios.
A pesares da nosa valoración negativa do goberno de Maduro e seu proceso político, queremos expresar a nosa maxima solidariedade co pobo traballador venezolano e súas forzas anti-imperialistas.
Polo mesmo, chamamos as forzas politicas democraticas do noso país, a rexeitar dun xeito explicito o intento golpista da podre burguesia venezolana e a maxima mobilizacion contra a intervención imperialista.

Yankee go home!

Galiza, 24 de xaneiro do 2019

Comité de Construción do Partido Comunista maoísta da Galiza.

ITALIA: Comunicado del PCm-Italia llama a apoyar al pueblo de Venezuela.


proletari comunisti/PCm Italia invita tutte le forze a mobilitarsi 
invita tutte le nostre sedi e militanti impegnati nella settimana internazionale di solidarietà e azione per l'India a portare in queste iniziative la denuncia del golpe in corso in Venezuela e il sostegno alla resistenza popolare e nazionale antimperialista in Venezuela e a chi la rappresenta;
invita alla massima partecipazione a tutte le iniziative che vengano convocate da forze solidali con il Venezuela, indipendentemente dalle divergenze che possano esserci sulla valutazione del governo Maduro e dell'esperienza chavista

proletari comunisti/PCm Italia
23 gennaio 2019

ALEMANIA:¡Apoyar al Pueblo de Venezuela contra la intervención del imperialsimo yankee mediante un Golpe de Estado en marcha! ADN-Hamburg.

¡APOYAR AL PUEBLO DE VENEZUELA CONTRA LA INTERVENCIÓN DEL IMPERIALISMO YANQUI MEDIANTE EL GOLPE DE ESTADO EN MARCHA!

¡Yanquis go Home!
testo già pubblicato su questo blog
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 Dirigido pelo USA, ‘Grupo de Lima’ avança planos de intervenção contra a Venezuela

A nova democracia Brasil
O autodenominado “Grupo de Lima”, composto por governos de 13 países latino-americanos, decidiu não reconhecer o governo venezuelano de Nicolás Maduro, que toma posse de um novo mandato no dia 10 de janeiro. A deliberação foi tomada em reunião ocorrida em 4 de janeiro. O atual ministro de Relações Exteriores do governo militar de Bolsonaro, Ernesto Araújo, participou da reunião.
Os governos tomaram de decisão de não reconhecer o governo venezuelano como legítimo e constitucional e exortaram a que Maduro entregue o poder ao parlamento – de maioria oposicionista.
O “Grupo de Lima” é uma organização criada em 2017 por iniciativa do governo peruano, instado pelo imperialismo ianque, com o objetivo de isolar o governo venezuelano e aumentar a pressão política e econômica sobre o regime de Nicolás Maduro, com o objetivo imediato de “restabelecer a democracia na Venezuela”.
Hoje, o “Grupo de Lima”, coordenado pelo imperialismo ianque – na pessoa do Secretário de Estado ianque, Mike Pompeo, que dirige pessoalmente os trabalhos do Grupo –, pressiona o governo de Maduro a dissolver a Assembleia Constituinte, convocada por ele em 2017. A Assembleia Constituinte, de caráter corporativista, é 100% composta de partidários e apoiadores de Maduro e pretende substituir o parlamento venezuelano, removendo do legislativo os grupos de oposição.
A coalizão pró-imperialismo ianque é composta pelos governos do Brasil, Peru, Argentina, Canadá, Colômbia, Costa Rica, Chile, Guatemala, Guiana, Honduras, México, Panamá e Paraguai. Além dos países oficiais, tudo indica que haverá a participação nas reuniões, por meio de videoconferência, de Mike Pompeo.
A crise na Venezuela
A crise social, política e institucional na Venezuela é resultado de uma grave crise econômica do capitalismo burocrático daquele país. A economia venezuelana é sustentada pela exportação de commodities, especialmente de petróleo bruto (95% das exportações), e o maior comprador é o USA, seguido pela China. Assim, a relativa estabilidade econômica e política que o governo de Hugo Chavez gozou desde sua eleição (em 1999) foi devida à alta nos preços do petróleo no mercado internacional, que despencou em 2013 e jogou a economia venezuelana no buraco.

VENEZUELA: Grosera ingerencia de los imperialistas yankees y sus satélites.

correovermello-noticias
Caracas, 23.01.19
En una fecha simbólica en la historia contemporanea venezolana, el 23 de enero y previo a un fallido motín de un destacamento de la Guardia Nacional Bolivariana, el auto nombrado Presidente de la Asamblea Nacional (en rebeldia), Juan Guaidó se proclamo también "Presidente interino" de Venezuela.
Esta payasada no tendría mas efecto. si no fuera porque de forma inmediata la Casa Blanca lo ha reconocido como presidente legitimo, a lo que se ha sumado toda suerte de satélites yankees, desde el Brasil de Bolsonaro, la Argentina de Macri,  Colombia, Perú, Ecuador, Paraguay y Costa Rica y el mensaje de felicitación del secretario de la OEA, Almagro
Es evidente que se trata de un golpe de Estado cara una invasión imperialista, o crear
las condiciones para la  misma, una vez fracasadas otras vias para derribar el gobierno de Nicolás Maduro.
Venezuela ha respondido rompiendo relaciones diplomaticas con los EE.UU. y dándole 72 horas a los diplomaticos yankees para su salida. Es probable que lo misma ocurra con los países comparsas de los imperialistas yankees. Así mismo se confirma por diversas agencias que se han puesto en máxima alerta las FF.AA. y el Presidente Maduro ha llamado al pueblo a una movilización permanente. 

pc 24 gennaio - Modena Italpizza - la repressione non ferma la lotta - info solidale

.Dalle 9:00 di questa mattina è ripreso lo sciopero ed il blocco ai cancelli di Italpizza di Modena, ormai in corso da diversi giorni, in una vertenza che va avanti sin dalla fine dello scorso anno. E che ormai sembra sempre più mostrare il vero volto di un'azienda leader nello sfruttamento della propria forza lavoro.
Sin dalla mattina anche la giornata di oggi è stata infatti contraddistinta dal susseguirsi delle cariche della celere, presente ormai ininterrottamente da giorni a difesa dell'azienda. Il bilancio di oggi è di tre lavoratori fermati e portati in questura (saranno rilasciati dopo alcune ore). Qui alcuni video di quanto avvenuto.
Tra le accuse comminate ai fermati prima del rilascio c'è anche quella di blocco stradale, resa ora

pc 24 gennaio - Venezuela - sabato 26 manifestazione all'ambasciata venezuelana Roma - Massimo appoggio - Nostra parola d'ordine chiara: no al golpe fascio/imperialista (Trump/Bolsonaro), sostegno alla resistenza popolare antimperialista e a chi la rappresenta

VENEZUELA/ 90 FOTOS: Miles de personas marcharon este 23 de enero contra el golpe

http://www.resumenlatinoamericano.org/

La storia non tornerà indietro. Il Venezuela rompe le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti d'America

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews


Juan Guaidó si è proclamato presidente ad interim del Venezuela. Lo ha fatto da un palcoscenico prima che la sua base sociale si mobilitasse a Caracas. Così ha assicurato tutti i fili che conducono ad un governo di transizione sconosciuto fino al 5 gennaio, ed ha assunto la presidenza dell’Assemblea nazionale.
Poi è arrivato un tweet inaspettato fino a pochi minuti prima: Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti, ha annunciato che Guaidó veniva riconosciuto come il presidente legittimo. Subito lo hanno seguito chi già si sapeva che lo avrebbe fatto: Iván Duque e Jair Bolsonaro. Questo completa la sequenza programmata, il punto di non ritorno. Da questo

pc 24 gennaio - ILVA TARANTO - La Corte di Strasburgo condanna l'Italia per emissioni tossiche

Padroni Ilva - governi compreso l'ultimo fascio populista e ingannapopolo Di Maio - Salvini colpiti dalla sentenza - anche se essa non ha una conseguenza diretta

Ora bisogna fare entrare questo parere nel Processo AMBIENTE SVENDUTO e deve servire a operai e cittadini per aprire lo scontro con i nuovi padroni indiani MITTAL perchè vengano imposte misure ordinarie e straordinarie a difesa di salute, ambiente e lavoro  e cancellata l'immunità penale.

Rete nazionale per la salute e sicurezza sui posti di lavoro e territorio
slai cobas per il sindacato di classe taranto

Convegno nazionale a Taranto il 13 marzo 
info slaicobasta@gmail.com 347-5301704

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E' stata appena pubblicata la Sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel Procedimento n. 54414/13 (F. Cordella ed altri contro Italia).
L’iniziativa è stata promossa, nel 2013, da 182 tarantini,in due diversi momenti.
 La Corte ha poi accorpato la trattazione delle due istanze.
I ricorrenti hanno accusato lo Stato italiano di non aver adottato tutti gli strumenti giuridici e normativi necessari per garantire la protezione dell’ambiente e della salute dei tarantini ma, al contrario, le leggi emanate e susseguitesi nel tempo, hanno avuto il preciso scopo di tutelare, esclusivamente, gli interessi dell’Ilva, così le disposizioni della Convenzione Europea dei Diritti Umani di cui agli articoli n. 2