In
un processo a Torino un ex comandante ricorda foto di Mussolini sulla
scrivania di un militare
Simpatie
fasciste tra i carabinieri in servizio a Susa (Torino). Questo il
retroscena che hanno segnalato, nel corso di un processo celebrato
dal tribunale di Torino, gli avvocati difensori di alcuni No Tav
imputati, a vario titolo, di resistenza a pubblico ufficiale,
violenza privata, oltraggio, inosservanza dei provvedimenti
dell'autorità.28
febbraio 2019
Il 17 settembre 2015, nei dintorni di Bussoleno, un
gruppo di attivisti - secondo quanto ricostruito dai pm - impedì ai carabinieri, al termine di una manifestazione davanti al cantiere di Chiomonte, di svolgere un controllo su un furgone "circondando e isolando i militari e creando un clima di forte intimidazione". Una imputata, Giulia Casel, all'epoca presidente di una sezione locale dell'Anpi, risponde di oltraggio perché, secondo i pm, chiamò i carabinieri "fascisti'". Uno dei militari presenti, interrogato dagli avvocati difensori, ha raccontato che si era rivolto ai No Tav dicendo "ci danno meno preoccupazioni i rom e gli albanesi di voi"; poi ha specificato di non ricordare ("se è stato detto l'avrò detto") di avere affermato "quando c'era lui, il movimento No Tav non sarebbe esistito". Gli avvocati hanno chiesto di acquisire agli atti una stampa dal suo profilo Facebook da cui risulta la condivisione di un post in ricordo di Junio Valerio Borghese e della X Mas. Un ex comandante del nucleo radiomobile di Susa, il capitano Pasquale Penna, sempre a domande delle difese ha raccontato che in passato "uno degli addetti aveva, tra le varie fotografie dietro la sua scrivania, foto storiche che riproducevano la visita di Benito Mussolini a Bardonecchia".
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