I criteri con cui sono stati scelti questi ministri risultano del tutto oscuri. Ma non come succede normalmente per la lotteria dei candidati via internet, anche qui siamo nella logica del populismo reazionario e della dittatura grillina, più o meno equivalente alla nomina dei segretari di partito, dato che i candidati ricevono un numero risibile di preferenze e poi Grillo e la sua controfigura in giacca e cravatta si arrogano il diritto di scegliere quelli graditi e scaricare quelli non graditi. Nessuno dei candidati grillini ha mai avuto a che fare con lotte sociali o con movimenti di opposizione politica reale ai governi dei padroni. E, come si vede, se una parte di essi poi si imbosca… non è assolutamente un caso, ma è dentro al logica stessa del M5S e della tipologia umana dei candidati.
Dicevamo che per nominare i cosiddetti “ministri del futuro governo”, i criteri sono ancora più oscuri. Persone che non sono neanche state candidate, che pochi in generale conoscono e che darebbero vita ad una sorta di “governo tecnico” proprio da parte di un movimento che dalla sua esistenza ha sparato sui governo tecnici e ha inneggiato alle elezioni.
Ma, chiaramente, pur essendo sconosciuti ai più e non eletti, questi “tecnici” hanno più o meno tutti la caratteristica di aver lavorato per i precedenti governi o operato all’interno di quelli che vengono definiti in modo semplificato “poteri forti”.
Emanuela Del Re, indicata come “ministro degli Esteri”, alla prima biografia fornita frettolosamente dalla stampa, risulta essere esperta in jihādismo e negoziazione per conto degli organismi