Il
22 gennaio a L’Aquila, tre femministe saranno processate per
aver difeso uno
spazio di donne dall’ingresso
di Antonio Valentini, difensore di Francesco Tuccia, ex militare
stupratore e
quasi assassino di “Rosa”.
Nel Novembre 2015, l’associazione
“Ilaria Rambaldi Onlus”
invita a partecipare l’Avvocato Antonio Valentini ad
un convegno su
Commissione Grandi Rischi, organizzato
presso la Casa
Internazionale delle Donne di
Roma, un luogo simbolico per la libertà
delle donne. Molte donne si mobilitano e alla fine la Casa
delle donne di
Roma segnala all’organizzazione del convegno che Valentini non
può varcare
quella soglia, perché indesiderato.
Ma l’avvocato
non ci sta e querela,
manu militari, 3 donne, colpevoli di aver diffuso la lettera di
una compagna
del MFPR dell’Aquila, in cui si denunciava: il securitarismo
emergenziale con
cui lo Stato nascose le sue responsabilità sulla mancata
prevenzione del
terremoto e degli affari delle cricche; la persistente
militarizzazione del
territorio con cui favorì la desertificazione della città e
l’atteggiamento
predatorio di chi, in virtù di quella divisa, si sentiva padrone
delle sue
strade e in diritto di stuprare in nome dello Stato; il pesante
clima
di ostilità nei confronti di Rosa e della solidarietà femminista; il clima di un processo per stupro, scandito in aula dalla condotta provocatoria del penalista, tutta tesa a screditare la parte lesa, a negare l’evidenza della violenza, a colpevolizzare la ragazza stuprata e quasi uccisa e a vittimizzare il suo carnefice.
di ostilità nei confronti di Rosa e della solidarietà femminista; il clima di un processo per stupro, scandito in aula dalla condotta provocatoria del penalista, tutta tesa a screditare la parte lesa, a negare l’evidenza della violenza, a colpevolizzare la ragazza stuprata e quasi uccisa e a vittimizzare il suo carnefice.
Coi nostri corpi e le nostre voci
abbiamo accompagnato Rosa,
che con coraggio affrontava il girone
infernale di un processo
per stupro!
Con delle mails abbiamo respinto
dalla Casa Internazionale
delle donne di Roma il degno avvocato del suo stupratore!
Ma su mandato della Procura
dell’Aquila, costui è "entrato in
casa nostra" con i carabinieri, sequestrando pc, telefoni e
altro materiale
informatico.
E adesso il processo per
diffamazione, per cercare di zittirci,
dividerci, cancellare con una sanzione la memoria storica
della lotta
femminista in Italia.
Ma noi non
dimentichiamo le atrocità commesse sul corpo di Rosa da un
militare impiegato
nell’operazione “strade sicure”
Non dimentichiamo la
doppia violenza esercitata sulla nostra pelle di donne dalle
parole
dell'avvocato Valentini: “Tra i due ragazzi vi fu consenso
esplicito”, “se i
pantaloni erano slacciati non ci fu violenza”, “il fisting è una pura invenzione” ecc.
Il 12/02/2012 Rosa venne stuprata e
lasciata in una pozza di
sangue a morire sulla neve. Lo stupratore, Francesco Tuccia, era
in compagnia
di 2 altri commilitoni e della
fidanzata
minorenne di uno di loro, ma costoro non vennero neanche
indagati. Da quella
notte, fino al suo arresto il 23 febbraio, Tuccia ha continuato
a prestare
servizio nel 33/o
reggimento Artiglieria
Acqui. Rosa invece è stata oggetto di minacce fin dentro
l’ospedale da parte di
una ragazza non identificata. Fu la ASL di L’Aquila a chiedere
il piantonamento
del reparto dopo quell’episodio. Alle prime udienze
per stupro, le compagne, le donne arrivate da tutta Italia
percepirono netta la
sensazione che a L’Aquila lo stupratore si trovasse in un
ambiente amico: qui
c’erano i suoi commilitoni, anche
a presidiare il Tribunale dalla solidarietà delle donne.
Pochi giorni dopo la
sentenza di primo grado, Simona
Giannangeli,
legale del Centro Antiviolenza dell’Aquila, trovò sul
parabrezza della sua auto
un biglietto di minacce: “Ti passerà
la voglia di difendere le donne…. Stai attenta e guardati
sempre le spalle, da
questo momento questo posto non è più sicuro per te”. Il
senso del messaggio
era chiaro: colpire la solidarietà femminista!
Colpire la
solidarietà femminista è ciò
che oggi lo Stato, che non ha mai chiesto scusa a Rosa, vuole
fare, processando
3 di noi per condannare tutte al silenzio.
Ma noi non accettiamo
l’ingiusta repressione di questo Stato, né la vendetta di questo
avvocato, perché
abbiamo fatto ciò che era giusto e necessario fare - difendere i
nostri corpi,
le nostre vite i nostri spazi - e continueremo a farlo:
Il 22 gennaio 2018 alle ore 9,
davanti al tribunale di
L’Aquila saremo in presidio e numerose,
perché ci
riguarda
tutte la violenza di un uomo, che in virtù della sua toga,
continua ad invadere
e a condizionare la vita e la libertà delle donne.
MFPR-AQ
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