Dopo l’”approvazione” del
Contratto nazionale i padroni (pubblici) di Fincantieri pensano di poter fare
quello che vogliono. E con l’aiuto di Fim e Uilm sicuro e diretto: “A fronte di
un impegno di nuove commesse nella lavorazione, trasformazione e riparazione
dei tronconi di navi da parte dell’azienda, riteniamo che siglare un verbale sull’efficientamento del cantiere
navale di Palermo, che segue del resto l’accordo integrativo approvato anche
dai lavoratori, non sia altro che un ulteriore passo di un percorso per il
rilancio dello stabilimento, che non può più essere rinviato”. Si legge sul
Giornale di Sicilia del 15 marzo, insieme al resto: “Lo scrivono, a seguito
della riunione di lunedì sera con Fincantieri, Ludovico Guercio, segretario Fim
Cisl Palermo Trapani; e Nino Clemente, della Rsu Fim Cisl. “Con il verbale l’azienda chiede di rendere
più competitivo il cantiere, aumentare i livelli produttivi, impegnandosi a sua
volta a indirizzare nel capoluogo nuove commesse… serve l’impegno di tutti.
È chiaro però – concludono guercio e Clemente – che per un vero rilancio
attendiamo ancora la realizzazione del bacino da 80 mila tonnellate”.
A parte il solito ricatto
dello “scambio” produttività-nuove commesse, che, tra l’altro, vale solo per lo
stabilimento di Palermo, nell’attesa del “vero rilancio” gli operai, secondo
Fim e Uilm, devono subire di tutto e rinunciare pure alla pausa!
Ma gli operai non possono
nemmeno sperare nell’“azione” della Fiom che prima firma il contratto nazionale
e poi pretende che l’azienda non lo applichi nelle forme più pesanti
richiedendo il massimo di “produttività”.
E infatti, in un altro
incontro, come riportato dalla Fiom in un comunicato, la Fincantieri ha
presentato dei dati “che, a loro dire, dimostrano che lo stabilimento di
Palermo non è in grado di competere sul mercato a causa della mancata
produttività, che attribuiscono unicamente ai lavoratori”.
È chiaro che a forza di
cedere su ogni punto (gli operai si ricordano ancora con rabbia quando qualche
anno fa non è stato più dato il latte che storicamente ricevevano per “disintossicarsi”
dalla tossicità dell’ambiente di lavoro) poi diventa difficile mantenere i
diritti. E questo fanno oramai da decenni Fim, Fiom, Uilm!
È per questo che gli operai
possono solo sperare di cominciare a cambiare le cose se prendono nelle loro
mani la lotta!