di redazione dinamica
29 Giugno 2017
Ieri
a Buenos Aires il governo ha ordinato la repressione violenta di un piquete
di lavoratori e lavoratrici delle cooperative. Centinaia di poliziotti hanno
caricato il blocco stradale, utilizzando diversi camion con idranti, corpi
motorizzati della polizia federale, gas lacrimogeni e proiettili di gomma che
hanno causato decine di feriti. Otto manifestanti, tra cui due minorenni, sono
stati arrestati dopo essere stati brutalmente picchiati dalla polizia, sia in
borghese che in divisa, durante la
caccia all'uomo nel centro della capitale. I manifestanti che hanno bloccato la strada al centro della capitale appartengono a diverse organizzazioni sociali popolari e sono tra i 40mila che hanno perso il lavoro nell'ultimo anno. Il blocco stradale della centrale Avenida 9 de Julio era stato decretato come misura di protesta per chiedere un incontro al governo: di fatto la mobilitazione era stato chiamata di fronte al Ministero per lo sviluppo, che dopo un primo incontro di negoziazione, ha rifiutato di rispondere alle richieste dei manifestanti. A seguito del rifiuto i manifestanti hanno deciso di bloccare la strada ed accamparsi fino a una nuova apertura del tavolo con il governo che nonostante avesse appena ricontattato i manifestanti per un incontro e una delegazione stava rientrando in quel momento al Ministero, ha scelto la via repressiva per rispondere alle legittime richieste dei manifestanti. Come dichiarano gli organizzatori con un comunicato "eravamo in assemblea per discutere come continuare la lotta durante il blocco stradale, il Ministero ci ha ricontattato dicendo che si sarebbe aperto un altro tavolo, ma proprio in quel momento la polizia ha caricato violentemente".
Le richieste delle organizzazioni raggruppate nel Frente
por el Trabajo y la Dignidad Milagro Sala erano il reintegro dei 40mila
rimasti senza lavoro, la proclamazione dell'emergenza alimentare ed energetica
e il blocco del taglio alle pensioni per disabilità e invalidità, votate dal
governo la settimana scorsa. Solo questa settimana oltre 1.500 persone sono
state licenziate in tre grandi fabbriche, mentre il numero dei poveri e degli
indigenti è triplicato in poco più di un anno. Durante la notte ci sono state
mobilitazioni presso i commissariati, con l'intervento delle Madres de Plaza
de Mayo a sostegno degli arrestati, che per diverse ore non si trovavano
nelle caserme dichiarate dalla polizia come luoghi della detenzione. Al
momento, nessuno di loro è stato liberato. Tutti sono in attesa di processo per
resistenza e intimidazione all'autorità pubblica. Un effetto delle leggi antipiquete
del governo Macri, che ha già represso violentemente in questi ultimi due mesi
diverse manifestazioni popolari: ricordiamo le cariche violente sulla
Autostrada Panamericana durante lo sciopero generale, le cariche contro i
lavoratori licenziati della fabbrica Cresta Roja e quelle contro i pensionati,
attaccati con idranti e lacrimogeni sul Puente Purreydon. Mentre la fame e la
povertà aumentano nei quartieri popolari, l'austerità di Macri e la repressione
rappresentano le armi dei ricchi, in un nuovo capitolo della guerra ai poveri
per concentrare la ricchezza nelle mani di pochi. Il governo si prepara alle
elezioni di ottobre mandando la polizia federale a militarizzare le strade per
impedire la pratica del blocco, che è diventata da più di quindici anni la
forma legittima di negoziazione dei settori popolari. Nelle strade e nelle
piazze dei prossimi giorni e settimane troveremo le risposte alla violenza
inaccettabile che abbiamo visto ieri per le strade di Buenos Aires e che ogni
giorno vediamo nei quartieri e nelle strade, insieme alla fame, alla miseria,
alla precarietà imposta dal neoliberismo. Comunque, la protesta non si ferma
qui: la prossima settimana sono previste mobilitazioni e blocchi stradali in
tutto il Paese. L'indignazione per la repressione è altissima. La solidarietà
sarà ancora di più.caccia all'uomo nel centro della capitale. I manifestanti che hanno bloccato la strada al centro della capitale appartengono a diverse organizzazioni sociali popolari e sono tra i 40mila che hanno perso il lavoro nell'ultimo anno. Il blocco stradale della centrale Avenida 9 de Julio era stato decretato come misura di protesta per chiedere un incontro al governo: di fatto la mobilitazione era stato chiamata di fronte al Ministero per lo sviluppo, che dopo un primo incontro di negoziazione, ha rifiutato di rispondere alle richieste dei manifestanti. A seguito del rifiuto i manifestanti hanno deciso di bloccare la strada ed accamparsi fino a una nuova apertura del tavolo con il governo che nonostante avesse appena ricontattato i manifestanti per un incontro e una delegazione stava rientrando in quel momento al Ministero, ha scelto la via repressiva per rispondere alle legittime richieste dei manifestanti. Come dichiarano gli organizzatori con un comunicato "eravamo in assemblea per discutere come continuare la lotta durante il blocco stradale, il Ministero ci ha ricontattato dicendo che si sarebbe aperto un altro tavolo, ma proprio in quel momento la polizia ha caricato violentemente".
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