sabato 19 novembre 2016

pc 19 novembre - All'ombra del governo Siryza/Tsipras odioso e criminale attacco di Alba dorata al campo rifugiati di Chios

Grecia, attaccato il campo profughi di Chios



CHIOS, 19 NOVEMBRE - Un violento attacco xenofobo, che ha visto il lancio di molotov, petardi e sassi, è avvenuto al campo di rifugiati sull'isola greca di Chios, dove da venerdì ci sono forti proteste nei confronti dei migranti.

Secondo i media greci, dietro all'attacco ci sarebbe l'estrema destra ellenica. L'episodio viene messo in relazione con un episodio in cui sarebbero coinvolti quattro migranti,che ieri avrebbero svaligiato un negozio di fuochi d'artificio e lanciato petardi in giro per l'isola.

pc 19 novembre - IMPORTANTE PRESIDIO FEMMINISTA SOLIDALE A L'AQUILA - un report dalla compagna del Mfpr de L'Aquila denunciata

Una bella e divertente giornata di lotta femminista oggi a L’Aquila, che ha visto la presenza, combattiva e radicale, di almeno una cinquantina di donne provenienti da Roma, Bologna, Fano, Pescara, Bari, a cui le donne dell’Aquila hanno offerto la calda accoglienza della solidarietà femminista con uno striscione, appeso giorni prima in Piazza D’Armi, con su scritto “Se toccano una toccano tutte”.


Con i nostri striscioni, abbiamo colorato le grigie sbarre del tribunale, con i nostri interventi al
megafono abbiamo ribadito quanto scritto nella lettera incriminata, abbiamo rotto il tabù, l’abbiamo

pc 19 novembre - NO, ALLA RIFORMA REAZIONARIA DELLA COSTITUZIONE - LAVORARE PER UNA NUOVA RESISTENZA

(Dal n. 8 del giornale proletari comunisti)
In un clima da contesa epocale, tutta nel chiuso del Palazzo però, il governo Renzi ha imposto e fatto approvare un pezzo della riforma costituzionale che porta alla cancellazione del Senato così come lo è stato fino ad adesso.
Il governo Renzi ha spianato l'opposizione interna del PD che come sempre per ragioni di poltrone non voleva altro che farsi spianare, e sotto la regia del risuscitato Napolitano ha portato a casa il

pc 19 novembre - Speciale ANTI/TRUMP - 3

Il cosiddetto voto operaio a TRUMP

Uno dei cavalli di battaglia dei “cantori a sinistra” della vittoria di Trump è il cosiddetto “voto operaio” a Trump.
La crisi economica che anche negli Usa ha portato a fabbriche chiuse e impoverimento ha senz'altro creato un forte divario tra le dichiarazioni dell'amministrazione Obama e della sua continuità peggiorata, la candidatura Clinton ,e la condizione dei settori colpiti dalla crisi nel mondo operaio. 
Ed è senz'altro vero che una parte di questo voto è andato a Trump.
Ma innanzitutto nessun numero dimostra che si tratti di una parte maggioritaria, anche questa volta vi è stata una forte astensione operaia, anche negli stati dove esiste questa situazione; poi, non è affatto vero che numericamente Trump ha vinto, il sistema elettorale americano non è fatto perchè vinca chi prende più voti. Quindi, è sicuramente una parte minoritaria di questo settori operai e di chi ha perso il lavoro, si è impoverita, che ha votato Trump.
Una parte di essa però non aveva votato Obama neanche alle precedenti elezioni, per le stesse ragioni per cui oggi ha votato Trump: perchè nelle sue fila storicamente, e in questa congiuntura di crisi ancor più, sono ben radicate il razzismo, l'odio antimmigrati e il rigetto delle battaglie democratiche delle donne, dei giovani, ecc., a cui va legato il forte impatto del cosiddetto “problema delle armi”.
Quindi è evidente che il voto a Trump ha dato a quest'ala una cristallizzazione, un punto di riferimento, esattamente come è avvenuto nei paesi europei, col voto a Le Pen ecc.
Ma questo è il tradizionale e rinnovato meccanismo del fascismo e del nazismo.
Quindi, questo dato conferma la forma fascista del voto a Trump.
A questo contribuisce il sindacalismo collaborazionista, da sempre sostenitore del protezionismo e del corporativismo, e questo ha costituito sempre un elemento della debolezza storica del movimento operaio degli Usa, dell'essere da sempre la cosiddetta “classe operaia bianca” una forma di aristocrazia operaia nell'impero.
Come si può sostenere, quindi, che il fatto che Trump avrebbe preso un rilevante numero di voti delle “tute blu” in alcuni Stati importanti, come una ragione per oscurare il segno, il cammino e il significato dell'elezione a Trump?

La Rete dei comunisti è arrivata a dare spazio ad un articolo di Famiglia cristiana in cui si dice che le proteste delle giornate dopo il voto contro Trump, sarebbero proteste finanziate da Soros e dai miliardari globalizzati, ai quali il neo protezionismo aggressivo della nuova amministrazione – ammesso che ci sarà – può ostacolare i propri affari, e che quindi certamente hanno una reazione immediata di contestazione a Trump.

Nella sostanza i populisti di sinistra sostengono che i proletari sono con Trump e i borghesi con la Clinton. Esattamente come hanno fatto col voto Brexit, esattamente come vanno facendo con la copertura a sinistra di Grillo, i suoi sindaci, ecc.
Quindi, i comunisti si trovano di fronte non ad uno ma a due problemi: quello di analizzare con molta chiarezza la penetrazione e la cristallizzazione reazionaria nelle fila operaie e popolari, che sicuramente è un problema importante e che domanda una strenua difesa degli interessi classisti che sindacati e forze democratiche all'americana o alla falsa sinistra non fanno, e il problema di quelle componenti dell'”estrema sinistra” che anche in nome di questa situazione dipingono come proletario, popolare il voto a forze reazionarie che nelle crisi dentro i paesi imperialisti si vanno costruendo come forze moderno fasciste in ascesa.

Trump ha avuto un'estrema minoranza del voto operaio. In questa minoranza una parte reazionaria e fascista c'era, c'è sempre stata. Dentro i paesi imperialisti esiste comunque un'aristocrazia operaia che è puntello dell'imperialismo e quindi ne segue le sue evoluzioni.
Anche in seno al movimento operaio è la 'guerra civile' il punto tra posizione classista e organizzazione classista (sindacato di classe, partito) e la base per la conquista della maggioranza, per ridare un ruolo centrale alla classe operaia nella lotta di classe, nella lotta rivoluzionaria, nella lotta per il potere.
Negli Usa oggi la presidenza Trump offre una nuova opportunità alle forze comuniste e rivoluzionarie, che pure negli Usa esistono, di diventare un punto di riferimento e il fulcro della nuova sinistra negli Usa, che evidentemente non può trovare in questa fase la sua base di massa principalmente nella classe operaia, bensì fondendosi con la dinamica della lotta contro il fascio-imperialismo.
In questo senso, le rivolte afroamericane sono un brodo di coltura.

venerdì 18 novembre 2016

pc 18 novembre - LA "DIALETTICA DELLA NATURA" SPIEGATA AI LAVORATORI, LAVORATRICI DI TARANTO

Una nuova, inedita, interessante "lezione" si è svolta il 17 novembre alla Biblioteca comunale di Taranto.
E' stato un incontro tra il professore di filosofia dell'Università di Napoli "Federico II", Giuseppe Di Marco, e operai dell'Ilva e dell'appalto, lavoratori cimiteriali, lavoratori della Pasquinelli, lavoratrici degli asili, delle pulizie nelle scuole, disoccupati, cittadini, insegnanti, ecc.
Il professore ha spiegato, attraverso uno dei testi più importanti di Engels, "capo" insieme a Marx del movimento operaio, "Dialettica della natura", le leggi che regolano i movimenti della natura come i movimenti nella società, e che spiegano il perchè di ciò che accade in una grande fabbrica come l'Ilva e in una città come Taranto; gli operai, soprattutto dell'Ilva, hanno spiegato al professore che cosa è la fabbrica, che succede nella grande industria, ecc.

Un incontro che alla fine è stato festeggiato con una torta, anche questa "nuova", portata da una lavoratrice, con sopra l'immagine di Marx. Un incontro che ha già un suo futuro...
Pubblicheremo nei prossimi giorni la video registrazione di questa importante "lezione".

Ora, riportiamo alcuni stralci tratti dal libro di Engels, dati ieri ai partecipanti nelle cartellette:

"...l'animale si limita a usufruire della natura esterna, e apporta ad essa modificazioni solo con la sua presenza; l'uomo la rende utilizzabile per i suoi scopi modificandola: la domina. Questa è l'ultima,

pc 18 novembre - PRESIDIO DELLE DONNE A L'AQUILA CONTRO UNO STATO CHE DENUNCIA CHI LOTTA CONTRO GLI STUPRATORI E I LORO AVVOCATI


(Il volantino del Mfpr -L'Aquila)
Dall'Aquila alla Val Susa lo Stato arresta e stupra

Novembre 2015: al convegno organizzato presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma dall’associazione Ilaria Rambaldi Onlus di Lanciano, viene invitato a parlare l’avvocato aquilano del militare stupratore, quasi assassino di “Rosa”. Si attiva la rete di solidarietà femminista per ricordare che la casa delle donne non è un luogo neutro e che maschi del genere non devono entrarvi.
Dall’Aquila a Roma, due donne vengono querelate, perquisite e private di computer e cellulari per aver diffuso una lettera in cui si denunciava la condotta provocatoria del penalista, tutta tesa a screditare la parte lesa, il pesante clima di ostilità nei confronti della solidarietà femminista, la responsabilità di uno Stato che, con misure emergenziali e non preventive del sisma del 2009 e la militarizzazione del territorio, si è reso complice della strage dell’Aquila prima e dello stupro poi.
Novembre 2016: Lo stupro, il processo per stupro, la nostra criminalizzazione sono avvenuti a L’Aquila ed è per questo che vogliamo esserci in tante il 18 novembre con un presidio davanti al tribunale per ripetere che “se toccano una, toccano tutte!”

Coi nostri corpi e le nostre voci abbiamo accompagnato Rosa, che con coraggio affrontava il girone infernale di un processo per stupro
Con una mail abbiamo respinto dalla Casa Internazionale delle donne di Roma il degno avvocato del suo stupratore
Su mandato della Procura dell’Aquila, costui è entrato in casa nostra con i carabinieri
Questa è la “sicurezza” agita da questo Stato borghese!

Le atrocità commesse sul corpo di Rosa da militari impiegati nell’operazione “Strade sicure”, rendono questa vicenda emblematica di quale “sicurezza” questo Stato parli.
·   quella delle aule di tribunale, dove la donna viene stuprata e offesa una seconda volta con affermazioni del tipo “se succede le donne se la sono cercata", "si è trattato di un rapporto amoroso consensuale”;
·   delle questure, dove le donne vengono scoraggiate a denunciare i loro stupratori, soprattutto se appartenenti alle forze dell’ordine;
·   delle caserme, delle carceri, dei cie e hotspot, dove sempre più donne vengono ricattate, stuprate impunemente, “punite” perché ribelli
·   delle procure, dove gli stupri restano per lo più impuniti e dove ad essere represse sono la solidarietà femminista, sono le donne che lottano e si ribellano a questo sistema capitalistico, imperialista e patriarcale.
Un sistema che antepone il profitto alla vita di tutte e tutti e devasta il territorio. Anziché metterlo in sicurezza avanza con le grandi opere di devastazione e saccheggio. Avanza con la TAV, avanza con la SNAM e reprime chi resiste.

Noi stiamo con chi a tutto questo resiste, NOI STIAMO CON LE DONNE CHE RESISTONO

Stiamo con Nicoletta Dosio, non accettiamo l’ingiusta repressione di questo Stato borghese, non abbiamo nulla da cui difenderci, ma abbiamo da attaccare sempre di più.

Alla violenza sistemica contro le donne opponiamo la lotta generale delle donne. Oggi all’Aquila davanti al tribunale, contro gli stupratori e chi li difende, il 25 novembre a Roma davanti ai palazzi del potere, contro tutte le violenze sulle donne, per un nuovo sciopero delle donne. Perché noi donne non dobbiamo avere paura, la lotta delle donne deve far paura!

Il 26 inonderemo di nuovo le strade di Roma e riempiremo il deserto in cui lo Stato le ha cacciate, militarizzandole, con la nostra lotta.
FIP L’Aquila, 18/11/16
 
Movimento femminista proletario rivoluzionario - L’Aquila

pc 18 novembre - I GIORNALI, ANCHE QUELLI CHE DENUNCIANO LE MORTI, LE CONDIZIONI IN ITALIA DEI MIGRANTI, NESSUN RIGO HANNO SCRITTO SULLA MANIFESTAZIONE DI LOTTA DEI MIGRANTI DEL 12 NOVEMBRE

I migranti e le migranti vanno bene quando si può "parlare di loro, su di loro", quando permettono ad alcuni giornalisti di mostrare la loro anima "solidale", "democratica"; mentre spariscono quando prendono la lotta nelle loro mani, quando fanno sentire con forza e orgoglio la loro voce di protesta, quando sbattono in faccia a tutti i reazionari, razzisti, ma anche agli ipocriti, la loro dignità e mostrano che "gratta gratta" sotto tanti "democratici" si nasconde una vena di razzismo imperialista.

Questo assordante silenzio c'è stato sulla recente manifestazione nazionale a Roma dei migranti del 12 novembre scorso. 
Una manifestazione che ha denunciato le condizioni in Italia dei migranti che riescono ad arrivare vivi nel nostro paese, dallo schiavismo nelle campagne nel sud, allo sfruttamento razzista nei magazzini della logistica del nord, fino alle violenze e torture negli hotspot, come quello di Taranto; una manifestazione che nelle richieste ha posto anche soluzioni ai tanti drammi dei migranti, dal permesso di soggiorno umanitario al diritto d'asilo per tutti, ecc., ha mostrato l'abisso tra la civiltà, l'umanità dei migranti, contro l'inciviltà, la barbarie di uno Stato, come il nostro, che sta sulla riva del mare a contare i morti.

NON FAR MORIRE UNA SECONDA VOLTA I MIGRANTI, RENDERE GIUSTIZIA AI LORO FRATELLI E SORELLE MORTE E' ANCHE, PER I GIORNALI, DARE VOCE ALLA LORO LOTTA!

pc 18 novembre - 340 MIGRANTI MORTI NELLE ULTIME 48 ORE... MA L'IMPERIALISMO CON FRONTEX PENSA SOLO AD ADDESTRARE MILITARI LIBICI PER FERMARE I VIAGGI

(Da Il Manifesto) - Almeno cento dispersi, sette corpi recuperati e 27 superstiti. È il bilancio dell’ultimo naufragio di migranti avvenuto ieri in acque libiche. A darne notizia è l’organizzazione Medici senza frontiere dopo aver preso a bordo della sua nave «Argos» i profughi sopravvissuti e tratti in salvo da una unità britannica in servizio ne mediterraneo centrale...
La barca affondata ieri era partita dalla Libia carica di 130 persone. I migranti sopravvissuti sono tutti uomini, originaria di Senegal, Nuova Guinea e Gambia. Si tratta del secondo naufragio in pochi giorni. Il 14 novembre era affondato un gommone a 30 miglia dalla Libia. Stando al racconto dei 15 sopravvissuti, trasportati a Catania, a bordo dell’imbarcazione ci sarebbero state non meno di 150 persone. «Tragedie che si ripetono in modo quotidiano, è inaccettabile», ha commentato Medici senza frontiere.
Nel tentativo di mettere fine ai naufragi da alcune settimane la missione navale europea Sophia ha cominciato l’addestramento della nuova Guardia costiera libica, operazione alla quale da ieri partecipa anche Frontex. Il primo gruppo di 78 militari libici si trova a bordo di due navi, una italiana e una olandese, dove apprendono i compiti di salvataggio e di contrasto al contrabbando della Guardia costiera...
Intanto è previsto per questa mattina l’approdo nel porto di a Reggio Calabria della nave «Aquarius» di »Sos mediterranee», con 404 migranti a bordo...Sulla «Aquarius» si trovano anche le salme di nove migranti recuperate in mare nei giorni scorsi. Il gruppo di migranti che arriverà a Reggio è composto da 345 uomini e 59 donne. Ottantasette i minori, 75 dei quali non accompagnati, e tre i bambini sotto i 5 anni.

pc 18 novembre - De Luca a Napoli - l'interfaccia volgare di RENZI

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Referendum Costituzionale

Hotel Ramada, Napoli, martedì 15 novembre. De Luca ha riunito 30 amministratori a lui vicini e provenienti da tutta la Campania. Il suo è un monologo di 25 minuti irresistibile e allucinante. Il propellente che lo scatena è questo: “Non ci sono giornalisti e possiamo parlare tra di noi”. In teoria, di fronte ci sono sindaci, assessori, consiglieri, tutti esponenti che, sempre in teoria, dovrebbero tutelare le loro comunità anziché fare campagna elettorale per il Sì. L’incipit è apocalittico: “Il 4 dicembre ci giochiamo l’Italia, se le cose vanno male l’esito sarà imprevedibile. A me interessa che manteniamo la Campania unita sugli interessi fondamentali”  di Fabrizio d’Esposito

pc 18 novembre - Studenti in lotta - Catania

Catania. Studenti in lotta, autogestione e ostacoli di polizia



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A Catania, in occasione della Giornata internazionale degli studenti, per rivendicare il diritto allo studio e il diritto degli studenti a esprimersi, i Liberi Pensatori Studenteschi-LPS, organizzazione attivissima fra gli studenti medi catanesi, ha deciso di dare vita all'interno degli istituti scolastici ad una giornata di autogestione.
Particolarmente partecipate le iniziative svolte all' "Archimede" e al "Vaccarini", dove si

pc 18 novembre - Polizia contro gli operai in lotta a Castelnuovo Modena


da gazzetta di modena CASTELNUOVO Continua la tensione nel settore della macellazione delle carni con gli operai, in particolare quelle delle ditte esterne, che si mobilitano e alzano la tensione […]

da gazzetta di modena
CASTELNUOVO Continua la tensione nel settore della macellazione delle carni con gli operai, in particolare quelle delle ditte esterne, che si mobilitano e alzano la tensione per rivendicare i propri diritti.
Nella mattinata del 17 novembre, infatti, un centinaio di persone si è ritrovata davanti alla AlcarUno, azienda del gruppo Levoni che all’improvviso ha cambiato appalto mettendo a rischio 110 posti di lavoro tra Globalcarni e Alcaruno. Alla mobilitazione hanno preso parte anche operai della Bellentani.
La tensione è stata molto alta, la polizia in assetto antisommossa ha anche lanciato lacrimogeni per disperdere i manifestanti e negli incidenti è rimasta ferita una persona.

pc 18 novembre - Napoli - protesta 'dentro' la sede del PD


da liberopensiero.eu NAPOLI. Durante il corteo per il NO al referendum, i manifestanti hanno provato ad occupare la sede provinciale del Partito Democratico in Piazza Carità. Questi, però, sono stati […]


da liberopensiero.eu
NAPOLI. Durante il corteo per il NO al referendum, i manifestanti hanno provato ad occupare la sede provinciale del Partito Democratico in Piazza Carità.
Questi, però, sono stati fermati dai carabinieri in assetto antisommossa che hanno ritenuto opportuno chiudere i manifestanti all’intero del palazzo stesso, nell’androne delle scale. Le conseguenze di questo gesto sono state ritenute gravi dagli attivisti che, attraverso Facebook, hanno pubblicato foto e post:
“Piu di trenta agenti hanno spintonato, minacciato piu di sessanta persone, tra cui donne e bambini, mettendo in stato di fermo un attivista che si trovava pacificamente all’esterno, rilasciato subito dopo. Constatiamo ancora una volta una gestione autoritaria e repressiva dell’ordine pubblico non degna di un paese civile”.
napoli

pc 18 novembre - NO TAV la repressione non spegne ma alimenta la ribellione!


Sentenza Appello: 38 condanne per 84 anni di carcere. Una media di 2 anni e 3 mesi a testa, con condanne di 4 anni e 6 mesi, 7 superiori ai 3 anni
Un ultima udienza dell’appello del maxiprocesso contro i notav (la condanna in primo grado ha visto condannare 47 dei 53 No Tav a più di 140 anni complessivi di galera e ad un risarcimento che supera il centinaio di migliaia di euro) che ha incarnato tutto il pensiero che ha mosso (e muove tutt’ora) la procura di Torino nei confronti del movimento notav. Un movimento popolare che ha saputo da sempre rispedire al mittente ogni forma di accusa, politica o giudiziaria, di cui è

pc 18 Novembre - SI! CI RIGUARDA TUTTE! DA PALERMO ALL'AQUILA... SE TOCCANO UNA TOCCANO TUTTE!

DA PALERMO A L'AQUILA... 
                                       VERSO IL 25 NOVEMBRE  A ROMA

pc 17 novembre - Renzi ha disertato l'incontro con gli operai della fincantieri di Palermo... "forse per paura" delle contestazioni?


Ieri era attesa alla fincantieri di Palermo la visita di Renzi per il suo giro in Sicilia, volendo riuscire a portare il suo si alla "capitale del NO". Ma alla fine mentre studenti e operai erano pronti a contestarlo ha disertato l'incontro e non si è più presentato. "Forse per paura" delle contestazioni? o perché non ha niente da dire agli operai del cantiere? 


pc 17 novembre - FORMAZIONE OPERAIA - BREVE SINTESI DE "LA CRITICA DELL'IMPERIALISMO" E UN INTERVENTO DI UN PROFESSORE UNIVERSITARIO IN TUNISIA

Sintesi del IX capitolo de "L'imperialismo" 
da una pubblicazione mlm anni '70
"Gli opportunisti, agenti dell'imperialismo nel movimento operaio, sostengono:la libera concorrenza, la democrazia, la pace, le conferenze internazionali per il pacifico accordo tra imperialisti, il rispetto reciproco. Tutto questo costituisce la loro politica democratico-borghese, ma non fa altro che propagandare inganni e illusioni tra i lavoratori. 
Dal momento che il capitalismo è diventato imperialismo, non è possibile contrapporre a questo nuovo stadio l'idea di un ritorno all'indietro. 
All'imperialismo si può contrapporre solo il socialismo, la dittatura del proletariato, l'internazionalismo proletario. Solo la lotta contro tutta la base capitalista dell'imperialismo è una vera lotta antimperialista".

Intervento
"...l'imperialismo è soprattutto esportazione di capitale..." Ieri, come oggi.

Tornando all'ottavo capitolo de l'Imperialismo di Lenin si approfondisce il concetto che imperialismo non é solo aggressione militare tout court ma a questa si accompagna (anche e soprattutto) un esportazione di capitale. I sedicenti compagni che difendono la Cina dalle accuse di essere diventato un paese imperialista dicendo "quali paesi stranieri ha invaso la Cina? Quante guerre di aggressione?" non vogliono vedere la natura degli investimenti cinesi nel Corno d'Africa e in Africa in generale e nei paesi del sud-est asiatico. Inoltre va aggiunto che con il rafforzarsi dell'asse Mosca-Pechino e con il riavvicinamento recente tra Pechino e Manila, non é escluso che nel prossimo futuro vedremo in azione i militari cinesi al di fuori dei propri confini.
Un'invasione di capitale (quelli che oggi si chiamano IDE, investimenti diretti esteri) che provocano il debito estero che nei paesi oppressi diventa un cappio al collo da rinegoziare continuamente con le grandi agenzie internazionali come FMI e BM che per conto dell'imperialismo gestiscono questi flussi enormi di denaro che dai paesi imperialisti vanno ai paesi oppressi dall'imperialismo e che ritorna indietro sotto forma di dividendi.
Nei paesi imperialisti nasce quindi uno strato parassitario che si occupa di questa "gestione" dei cui benefici ne godono anche uno strato superiore della classe operaia, l'aristocrazia operaia, vera e propria cinghia di trasmissione della corruzione borghese (sia materiale che spirituale) e delle idee verso la classe operaia dei paesi imperialisti che senza organizzazione di classe e senza la propria organizzazione politica, si fa dirigere dal riformismo e dall'opportunismo che sale sul carrozzone dell'imperialismo.
Potremmo dire utilizzando Mao, che questo strato di rentiers e brokers ha come interlocutore nei paesi oppressi la borghesia compradora con cui é legata a doppiofilo da questo rapporto affaristico; inoltre il carattere di parassitismo appartiene a entrambe.
Nei paesi imperialisti vi é ormai una "simbiosi strutturale" tra borghesia imperialista e aristocrazia operaia che fa si che la seconda non fa più parte a nessun titolo del campo proletario e della rivoluzione. Soprattutto quando le contraddizioni si acuiscono anzi l'aristocrazia operaia e le sue organizzazioni diventano il primo ostacolo che il proletariato organizzato deve rimuovere per poter colpire la borghesia imperialista.
I sindacati confederali ormai al servizio del patronato, i partiti di sinistra sempre pronti a sostenere il sistema.
Anche nei paesi che non sono propriamente imperialisti si notano alcuni di questi elementi, in particolare nella Grecia di Tsipras questi nodi vengono al pettine: "l'estrema sinistra" parlamentare al potere attacca quotidianamente i diritti dei lavoratori e i migranti confermando la propria "genetica" sciovinista da seconda internazionale.
Anche nei paesi oppressi si intravedono alcuni elementi simili.
Esempio Tunisia.
Il sindacato UGTT, pressocché sindacato unico nel paese, non puo' certo essere paragonato ai sindacati confederali italiani o a quelli nei paesi imperialisti totalmente integranti e strumento del potere.
Data la natura della Tunisia di paese oppresso la situazione non é analoga.
Tuttavia, considerando anche il fatto che la Tunisia rispetto ad altri paesi oppressi é maggiormente integrata nel sistema finanziario mondiale, ha un settore industriale relativamente sviluppato per essere un paese oppresso ( e anche per questo l'imperialismo ha interesse ad aumentare i propri dividendi in Tunisia, non solo terreni agricoli come si ricorda nella formazione operaia) i trasporti sono relativamente sviluppati, i servizi e il terzo settore in generale é il principale settore del paese, seguito dall'industria e non dall'agricoltura anche se rappresenta un'importante "settore di riserva" data la natura del paese (vedi esportazioni di olio d'oliva, datteri ecc).
Tutto cio' ha fatto si che l'UGTT abbia due anime, una di base compresi alcuni dirigenti locali che utilizzano il sindacato come strumento a difesa dei diritti dei lavoratori contrapponendosi anche alla linea nazionale (caso eclatante rivolta delle miniere di Redeyef, Metlaoui e Gafsa nel 2008). In un paese imperialista e più unico che raro trovare dirigenti sindacali locali nei sindacati ufficiali avere la stessa combattività.
Poi vi é l'UGTT con la sua linea ufficiale e dei grandi dirigenti, sempre più sindacato concertativo e anche di governo, subito dopo la rivolta in un governo post Ben Ali era stato assegnato un ministero ma anche nel periodo Bourguiba ex sindacalisti diventarono ministri, uno dei quattro membri del quartetto a cui é stato conferito il nobel per la pace per l'esito positivo (per gli imperialisti) della rivolta tunisina ricondotta in carreggiata. Un aspetto interssante é come i soldi "sporchi" dell'aristocrazia operaia dei paesi imperialisti vada verso i riformisti e opportunisti si un paese oppresso come la Tunisia per mezzo di ong, associazioni di vario tipo (ambientali, per i diritti dell'uomo ecc) e dai sindacati stessi.
Una volta parlando con uno dei massimi dirigenti del partito di sinistra riformista parlamentare Watad (che si ritiene orgogliosamente più a sinistra dell'ex Partito Comunista Operaio Tunisino di Hamma Hammami) disse che il proprio partito aveva legami con la Cisl da cui erano stati invitati a mandare una delegazione in Italia.
Ma nella Tunisia post Ben Ali, con il fiorire di mille associazioni questo fenomeno é molto evidente con associazioni europee partner che arrivano piene di soldi e finanziamenti e organizzano piccoli e grandi eventi per la "società civile" divisa in questi mille rivoli autoreferenziali e in competizione reciproca distogliendo l'attivismo giovanile dal vero obiettivo.
Queste riflessioni iniziali potranno essere approfondite vedendo come si svilupperà il pomposo "Piano Marshall Tunisino" come é stato definito il prossimo piano quinquennale governativo che si coronerà nel 2020 e in cui gli "aiuti" e investimenti esteri giocano un ruolo di primo piano.

pc 17 novembre - LA CAMPAGNA INTERNAZIONALE DI SOSTEGNO ALLA GUERRA POPOLARE IN INDIA, E CONTRO TORTURE, ARRESTI DEI/DELLE PRIGIONIERE POLITICHE SARA' PORTATA ANCHE IL 25 NOVEMBRE A ROMA

dal comunicato del MFPR:
"...Durante la manifestazione delle lavoratrici del 25 novembre a Roma... ribadiremo la nostra solidarietà incondizionata alle compagne, alle sorelle, alle combattenti che sono nelle carceri di tutto il mondo... che sono quelle che subiscono la più enorme violenza dell'imperialismo...".

Le torture, le uccisioni in India delle donne in prima fila nella guerra popolare mostrano in realtà la paura di uno Stato, quello del fascista Modi, in cui vengono ogni giorno stuprate e uccise centinaia di donne, bambine, ma in cui è più avanzata e forte la lotta rivoluzionaria delle donne per l'emancipazione e liberazione dalle doppie, triple catene di oppressione.

l'India sta sempre più diventando il simbolo della violenza del sistema imperialista e capitalista e in
particolare contro le donne in tutti i suoi aspetti, e oggi con l'avvento del nuovo governo fascista e filo imperialista di Modi, questo processo avanza rapidamente. In India alle vecchie tradizioni feudali, al

tribalismo familiare, l'integralismo religioso nelle vastissime zone dell'India fuori dalle mega città si uniscono la ferocia di branco, il nuovo bullismo delle grandi città dove l'imperialismo aggiunge alle vecchie le nuove aberrazioni. Ma sempre più gli stupri vengono perpetrati direttamente da parte dello Stato indiano, della polizia e delle forze militari e paramilitari, come arma di repressione soprattutto nelle zone rurali dove è in corso la guerra popolare; stupri che odiosamente accompagnano sempre le torture contro le compagne maoiste arrestate. 

Ma in India moltissime donne, compagne hanno trasformato le violenza subite, le condizioni brutali di vita, la repressione dell'esercito di Stato in impetuoso fattore di ribellione, aderendo alla guerra popolare e oggi costituiscono la maggioranza dei combattenti.

La natura dell'oppressione di classe e sessuale delle donne è di lunga durata. Ma proprio per questo la guerra popolare di lunga durata attrae e aiuta la partecipazione di molto donne oppresse e questo rende effettivamente la guerra popolare una guerra di massa.

Questo fa di questa guerra di popolo un fenomeno internazionale della lotta di liberazione delle donne. Le donne combattono su due fronti, della lotta di classe e della lotta di genere, e sono un esempio vivente di come per le donne è necessario portare avanti una rivoluzione nella rivoluzione per affermare il loro cammino e portare una visione generale, per una trasformazione delle condizioni materiali di vita ma anche delle idee.

pc 17 novembre - speciale ANTITRUMP - 2

                                                                  2    
TRUMP e REAGAN

Se per il tipo di elettorato la vittoria di Trump sembra avere molte analogie con quella di Reagan – anche allora tutto ciò che era reazionario si raccolse intorno a Reagan – è giusto, come dicono alcuni osservatori, che il paragone con Reagan è più apparente che reale, e questo proprio in uno dei concetti di fondo che invece avrebbe dovuto legarli.

Reagan vince con un voto reazionario ma con un'idea forza costituita dal neoliberismo. 
Il neoliberismo, che è un'espressione abbastanza superficiale, ma su cui non insistiamo, ha caratterizzato la politica americana fino al moderno Obama, anche se quest'ultimo si è presentato come “correttore” del neoliberismo (vedi il fiore all'occhiello della riforma sanitaria “Obama care”); Trump, invece, ha spinto molto sulla tradizione americana, sul restauro e conservazione dei valori, secondo un'ideologia da “onda lunga” che punta a cancellare dalla storia americana tutti gli elementi di contraddizione che l'hanno caratterizzata dal '45 in poi. 
Una reazione ai cambiamenti della società americana che va verso una restaurazione antistorica, ma evocante tutta l'America profonda che, come abbiamo scritto in un altro articolo, in altre elezioni era rappresentata da candidati di estrema destra minoritari.
Per quanto sia abbastanza illusorio che la superpotenza egemonica globale Usa possa, per così dire, fare un grande passo indietro rispetto al ruolo che assume oggi, e per di più poterlo fare in una fase di crisi e di acuta contesa globale in cui si misura con un'altra potenza globale, sia pur indebolita, la Russia, e una nuova potenza globale, la Cina, ecc., non va affatto sottovalutato ciò che queste elezioni hanno rappresentato per i suoi elettori che vogliono davvero un ritorno all'indietro e che hanno vissuto ogni cambiamento come un abbandono dei valori americani e non una loro affermazione; a cui si è aggiunto l'effetto devastante della crisi che, al di là di quello che dice Obama, anche nel cuore degli Usa ha colpito pesantemente.
Questo tipo di situazione, se Trump vuole rispondere all'esigenza dei suoi elettori, non comporta affatto un'accentuazione del neoliberismo ma una spinta fortemente “statalista”, perchè il protezionismo tale è, il fascismo neocorporativo all'americana tale è, il dominio assoluto dello Stato di polizia tale è.

L'ondata rappresentata dal voto a Trump non è la stessa da quella rappresentata da Reagan. E il fronte anti Trump ha e deve avere caratteristiche differenti e soprattutto evitare che finisca sotto l'egemonia dei miliardari globalizzatori e di quelle componenti che nella crisi hanno avuto effetti minori e, di conseguenza si è acutizzato il “divario in seno al popolo”, che ha permesso questa volta che l'estrema destra non fosse un anello debole dello schieramento repubblicano ma l'anello vincente.

Il socialismo è la prospettiva anche negli Stati Uniti. 
Il socialismo non è socialdemocrazia. L'orizzonte Sanders non è la base e l'alleato principale della battaglia proletaria, popolare, rivoluzionaria contro Trump. 

TRUMP/EUROPA-NATO/ESTREMA DESTRA EUROPEA

La vittoria di Trump rappresenta comunque un nuovo scenario nei rapporti Europa Stati Uniti.
La posizione su cui Trump ha vinto le elezioni è di tipo isolazionista, e stando alle logiche conseguenze, dovrebbe esserci una politica economica protezionista, un minor impegno negli interventi imperialisti e un minore impegno anche sul fronte della Nato.
Obama viene da un Vertice Nato in cui in apparenza le cose affermate e decise vanno in direzione opposta – vedi analisi contenuta nello speciale VERTICE NATO proletari comunisti. Di conseguenza le immediate spinte in Europa e nei partner principali di essa vanno in direzione riprendere a parlare di difesa europea per potere comunque garantirsi gli strumenti necessari per proseguire nei loro piani imperialisti, rispetto all'imperialismo russo e rispetto ai focolai di tensione nel mondo.
Ma anche su questo l'apparenza inganna. I cambi politici a questo livello si muovono con tempi lunghi che vanno ben oltre le intenzioni e i programmi di Trump stesso.
Quando Trump dice che vuole una America più forte, intende contro nemici esterni che sono poi nemici interni. E si accentua, quindi, la politica antimmigrazione e la “guerra interna” al cosiddetto “terrorismo” islamico, nella visione molto estesa che Trump e soprattutto il suo bocco elettorale hanno.
Ma naturalmente la superpotenza globale imperialista questa forza  le serve in funzione del suo dominio globale.
Di conseguenza l'idea concreta che l'amministrazione di Trump sia caratterizzato da un isolazionismo e da un minor intervento è abbastanza lontana da poter essere realmente praticata. Così per quanto riguarda la Nato. La Nato è strumento principe e principalmente nelle mani degli Usa per essere lasciata in mani europee e l'imperialismo americano non può realmente permettersi un assist ai piani di difesa europea.
Quindi, a nostro giudizio, le decisioni al Vertice di Varsavia potranno essere adombrate da un polverone ma non certo cambiate radicalmente.

Questo naturalmente non è dire che non cambia nulla.
Trump ha goduto dei favori di Putin che lo ha apertamente sostenuto nella campagna elettorale, con mezzi pubblici e occulti. In primo luogo perchè l'imperialismo russo ha teso ad indebolire la leadership americana in generale; in secondo luogo per la contesa aperta in diversi scacchieri del mondo; in terzo luogo per contrastare i piani guerrafondai definiti al Vertice Nato di Varsavia.
La continua alternanza tra Usa e Russia di fasi di contesa e fasi di collusione, con la presidenza Trump, almeno a parole, si vorrebbe segnata dalla collusione, ma tutto ciò è in contrasto col fronte elettorale che lo ha eletto, che è una sorta di en plein di tutti i falchi repubblicani e non, e che chiaramente non si può assolutamente pensare che siano fautori di una politica dell'accordo con la Russia di Putin
Quello che li unisce davvero è la natura fascio-imperialista di entrambi. 
Su questo la sintonia con Trump è davvero grande, e si sa che nella politica internazionale gli interessi e le scelte generali dipendenti dall'economia e dalla strategia sono però in parte influenzate dai personaggi che interpretano queste esigenze economiche e strategiche.

Ma una nuova collusione non può avere come base la guerra anti Isis perchè questa è già in atto. 
Trump è la risposta alla crisi di egemonia e di ruolo dell'imperialismo Usa. Questo spinge verso i fattori di guerra che determinano comunque i passi effettivi che Trump dovrà fare.

Circa i reali effetti di questa eventuale nuova fase di collusione nei diversi scacchieri e nei rapporti con l'Europa li affronteremo con più dettagli in seguito, quello che invece va segnalato è un altro dato sugli effetti politici delle elezione di Trump.
Trump ha vinto su posizioni fascio-imperialiste e questo ha creato un'immediata esultanza di tutti le forze e i capi di esse dei fasci-imperialisti del mondo, che hanno visto nella vittoria di Trump la loro vittoria e la possibilità che questo vento - legato a tutte le altre questioni da noi analizzate all'interno dei diversi paesi sull'ascesa nella crisi della forze fasciste e reazionarie e sul peso che ha l'ondata migratoria – trasporti anche le loro forze al potere.

Questo da un lato dimostra per l'ennesima volta che tutte le forze di reazione e di fascismo nei paesi imperialisti e capitalisti  europei in particolare hanno come caratteristica di essere servi dell'imperialismo più forte e aggressivo, e pur dipingendosi come nazionalisti e, alcune di esse, sostenitrici dell'ordine europeo caratterizzato dalle nazioni, in realtà sono l'ultima conformazione dei servi dei padroni e dell'imperialismo americano in primis. Un fattore che va usato nella denuncia politica dell'azione concreta di queste forze.
Il voto a Trump inoltre ha molte similitudini con il Brexit-voto in Gran Bretagna, questo si spera che contribuisca ulteriormente ha chiarire che il Brexit significa fascio-imperialismo in Inghilterra come in ogni altro paese in cui si realizzasse una situazione simile.

Ma certamente sul fronte degli effetti nella politica interna reazionaria, antimmigrati, anti donne la vittoria di Trump offre uno scenario globale che alimenta il moderno fascismo, ne consolida la presa e apre in ogni paese un livello più alto di scontro su tutto questo. Però anche su questo insistiamo a non essere superficiali.
L'imperialismo americano nel mondo e soprattutto all'interno e nei confronti dei paesi imperialisti europei ha interesse a mantenere la sua presa globale, secondo i suoi disegni e la sua classe dominante, non si può pensare che sia favorevole all'affermarsi in ogni paese delle forze fasciste. Quindi, i fascisti di vario genere, o fascio-populisti che siano, che sono corsi alla greppia della vittoria di Trump, potranno usare ad uso interno questo, ma si illudono che questo dia vita ad un rapporto privilegiato con gli imperialisti USA

Inoltre meno che mai bisogna caratterizzare la situazione mondiale con un fascio-imperialismo rappresentato da Trump con tutti i suoi alleati in ogni paese e un fronte democratico progressista che raccoglie gli altri paesi del mondo. 
Non siamo alla seconda guerra mondiale. 
Primo, perchè la Russia è un paese imperialista, e i paesi e i governi europei non sono paesi democratici e il moderno fascismo caratterizza già i governi attuali in Europa, da Renzi ad Hollande, dall'Inghilterra a tutti i governi dei paesi dell'Est, ecc. 
Secondo, perchè Putin resta in Europa un amico delle forze fasciste, i cui leader professano quotidianamente apertura, fedeltà e perfino ammirazione verso l'imperialismo russo. Questo imperialismo finanzia in parte le forze di destra e l'unica forza di destra che combatte è quella ai propri confini, per i propri interessi imperiali, rappresentata dai nazisti ucraini; per il resto la politica imperialista russa è volta a cavalcare tutte le spinte fascio imperialiste nel mondo, purchè siano contro l'imperialismo avversario e purchè permettano all'imperialismo russo di mantenere il suo ruolo.
Questo spiega perchè non c'è nessuna possibilità di uno scenario attuale da “seconda guerra mondiale”. E questo deve servire da orientamento e guida nell'azione, nella lotta globale necessaria contro il fascio-imperialismo di Trump, nella lotta all'interno dei paesi imperialisti contro l'avanzare e l'affermarsi del moderno fascismo, nello sviluppo delle lotte di liberazione e delle guerre popolari in tutti i paesi oppressi dall'imperialismo.

TRUMP e ISRAELE

La vittoria di Trump ha effetti immediati in Israele. 
Trump per fini elettorali che  in parte contraddice il suo credo e quello di molte delle componenti che lo sostengono, si è molto esposto nel sostegno ad Israele e all'azione e ai piani nazi/sionisti del suo governo attuale, e questo non fa che incentivare l'azione aggressiva dello Stato sionista nei confronti del popolo palestinese e la sua azione guerrafondaria di gendarme dell'area nei confronti di tutte le masse arabe.
Recentemente lo Stato sionista aveva avuto notevoli contrasti con l'amministrazione Obama che, pur non avendo mai lesinato il suo appoggio, per ragioni di immagine e di alleanza nel mondo arabo e nei disegni dell'aggressione imperialista in corso aveva assunto una posizione più distante dall'azione concreta dello Stato sionista e delle sue truppe.
Ora l'elezione di Trump sembra scatenare il cane rabbioso sionista che si vedrà autorizzato in un'azione ancor più genocida verso le masse palestinesi.
Ciononostante questa è una pietra che può ricadere sui piedi dello Stato sionista e dell'imperialismo Usa.
L'azione del primo non potrà che rilanciare tra tutte le amasse arabe la portata strategica della lotta di liberazione della Palestina, favorendone l'unità a fronte del dispiegarsi della guerra di tutti contro tutti per interposta persona e per conto dei diversi imperialismi che caratterizza l'attuale situazione in tutto lo scenario medio orientale e di tutto il mondo arabo. 
Più l'azione dello Stato sionista sarà coperta dall'imperialismo Usa, più forte sarà la resistenza del popolo palestinese e la resistenza delle masse arabe contro i loro nemici principali.
Questo avviene proprio mentre Israele sta attuando con una politica di alleanze con tutti i regimi reazionari e feudali della zona, all'insegna della comune natura spesso e del comune interesse contro i popoli – basti pensare ai rapporti Israele-Egitto di Al sisi, Israele-Erdogan, Israele e la nuova politica interventista dell'Arabia saudita e, in forme celate, Israele-Isis.
Questi rapporti in un quadro di accentuazione dell'azione dello Stato sionista saranno resi più difficili dallo sviluppo della lotta del popolo palestinese e dal potenziale fronte unito delle masse arabe, che intorno alla questione palestinese ha trovato e può trovare ancora, sia pur in maniera fragile, un'unità di fondo.
Una Israele più aggressiva (se si può usare un tale aggettivo per questo Stato) logora tutte le posizioni intermedie di tutti gli imperialismi, di tutte le forze opportuniste dell'area, circa gli accordi di pace, i “due popoli, due Stati”, compreso la posizione della leadership attuale del popolo palestinese.

pc 17 novembre - L'appello delle/alle donne proletarie per la manifestazione del 25 novembre a Roma - info mfpr.naz@gmail.com

Alle lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, braccianti

Il 25 novembre lavoratrici, precarie, disoccupate, rappresentanti di migranti, braccianti, dal sud al nord, da Taranto a Torino, a Milano, da Palermo a Bologna, dall’Aquila a Roma, ecc. ecc., raccogliendo l’appello delle lavoratrici precarie delle cooperative sociali di Palermo da tanto tempo in lotta, saranno a Roma in piazza Montecitorio dalle ore 9:30, per assediare i Palazzi del potere, il parlamento.
Noi donne lottiamo ogni giorno per il lavoro, il salario, contro le discriminazioni, lottiamo nelle cooperative contro contratti vergognosi che ci offendono, contro le violenze e molestie dei padroni, lottiamo nelle fabbriche contro chi vuole ridurre la nostra vita a macchina per il suo profitto e ogni giorno toglie un pezzo della nostra vita; lottiamo nel commercio, nei pubblici esercizi, contro il lavoro nero, i licenziamenti, i ricatti; lottiamo come disoccupate contro l’umiliazione di trovare lavoro; lottiamo contro la schiavitù e le violenze sessuali di caporali e padroni nelle campagne, lottiamo nella scuola, nei call center, nelle lotte per la casa, nelle lotte sul territorio per la salute, ma questa nostra voce e soprattutto le nostre lotte restano inascoltate, anzi vengono silenziate, oscurate.
Noi donne subiamo quotidianamente l’oscena violenza sessuale e la catena infinita di femminicidi. Ma nessuno, o pochissimi, lega questa violenza alla nostra condizione generale fondata sul doppio sfruttamento e oppressione, che produce violenze sessuali e femminicidi.
Ed è proprio questa condizione generale che noi il 25 novembre portiamo a Roma.
Non possiamo delegare questa lotta al femminismo borghese.
Siamo noi lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate, che lottiamo ogni giorno, che la dobbiamo portare unite a livello nazionale.
L’unità è la nostra forza!

25 NOVEMBRE A PIAZZA MONTECITORIO, DAVANTI AL PARLAMENTO, ALLE ORE 9:30.
portiamo la sfida della nostra piattaforma, che scaturisce dalle lotte.
Taranto 18 novembre 2016
Per le lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate
3475301704 - mfprnaz@gmail.com

pc 17 novembre - 25 e 26 NOVEMBRE - da MFPR

Il 25 novembre rappresentanti di donne lavoratrici, precarie, disoccupate, immigrate... assediano il Palazzo del parlamento, rappresentativo di tutti i Palazzi di Roma, per dire: noi siamo contro tutte le violenze contro le donne, e la prima violenza è quella del sistema, dello Stato e dei governi di questo sistema capitalista, imperialista che produce le orribili violenze sessuali e femminicidi - E di questi sono tutti responsabili; per dichiarare il nostro impegno come donne proletarie a lottare fino in fondo per mettere fine a questo orrore senza fine della violenza contro le donne.
Non ci limiteremo a fare la nostra denuncia e portare la nostra ribellione, porteremo una nostra piattaforma che raccoglie le istanze che vengono dalle nostre lotte e dalle nostre condizioni - abbiamo chiesto incontri a governo, Ministeri, Parlamento, ma dove vogliamo parlare noi e porre in forma ferma le nostre richieste e condizioni.

Il 26 novembre saremo con tutte le donne alla manifestazione contro la violenza sessuale e porteremo la voce e la rappresentanza della manifestazione delle lavoratrici, donne proletarie.

Chiamiamo tutte le donne, le compagne, a fare sia il 25 che il 26 due giornate di lotta.

Movimento femminista proletario rivoluzionario

per info: mfpr.naz@gmail.com - 3475301704

pc 17 novembre - Che fine ha fatto il contratto dei metalmeccanici?

Non era mai successa una cosa così

...Per il contratto nazionale dei metalmeccanici le segreterie nazionali Fim, Fiom, Uilm  e Federmeccanica hanno avuto parecchi incontri senza fare nessun passo avanti sulla trattativa.
La Federmeccanica sembra disposta a discutere con i sindacati su tanti temi come salute, sicurezza, trasferte, appalti e trasferimenti, ma non sul nodo salario, sul rapporto tra contratto nazionale e contrattazione aziendale e sulle regole della certificazione della rappresentanza fino al voto degli operai sui contratti.
La Fiom presenterà il pre accordo ai 500 delegati all’assemblea nazionale di Cervia per fine Novembre così Landini  lo farà votare e avrà il mandato di firmare il contratto nazionale dei metalmeccanici.

Una cosa così non vale neanche un'ora di sciopero

pc 17 novembre - Per il 50° anniversario della GRCP

Proponiamo ai compagni e alle realtà sociali e politiche un confronto e un dibattito sulla Grande Rivoluzione Culturale Proletaria
attraverso i temi contenuti nella prefazione alla ‘antologia di documenti’ – un libro uscito
per le edizioni ‘la città del sole’ – che si può richiedere a pcro.red@gmail.com
prefazione
Il 50° della Rivoluzione culturale proletaria in Cina offre l'opportunità per il movimento operaio e comunista di riflettere sul significato storico e sugli splendori e limiti di questa grande esperienza che ha caratterizzato la fase finale della vita del grande dirigente del movimento comunista internazionale, Mao Tse Tung e della fase socialista della Cina.

La Rivoluzione culturale proletaria (RCP) è stato il tentativo delle masse giovanili, proletarie e contadine e di larga parte dei quadri del Partito Comunista Cinese di rivitalizzare il socialismo e

pc 17 novembre - Il Foro APEC a Lima e la situazione in Perù

In via di traduzione questo scritto della Associazione Nuova Democrazia di Germania

APEC EN LIMA: FORO DE LOS IMPERIALISTAS CON SUS LACAYOS Y SITUACIÓN DEL PAÍS

En todos los medios del país se  da a conocer el inicio de la reunión del Foro de la APEC, que reune a la superpotencia imperialista yanquí, que ejerce la hegemonia mundial, y por lo tanto en el pacífico, con la superpotencia atómica rusa, la potencia socialimperialista China, potencias imperialistas Japón, Australia, etc., y todos los demás países que pertenecen a la cuenca del pacífico.
Reunión que se da en medio de colusión y pugna expresada, entre otros, en los diferentes acuerdos

pc 16 novembre - NOTAV 17/11 Presidio al palazzo di giustizia per la sentenza del maxi processo

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Probabilmente giovedì 17 novembre, all’ultima udienza del processo No Tav per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio 2011, verrà emessa la sentenza d’appello a danno dei No Tav già condannati in primo grado.
Il processo iniziato il 4 ottobre scorso si è svolto a gran velocità per volontà del giudice, con lo stralcio iniziale della posizione di 5 imputati che saranno giudicati in altro momento in barba ad ogni forma di garanzia.
Come durante il primo grado, abbiamo assistito al solito teatrino mediatico, ascoltato il pm rilasciare interviste ai giornali in cui ha sottolineato la volontà di proseguire sulla lunga scia di Gian Carlo Caselli, padrino agli occhi dei più dell’inizio della persecuzione del movimento No Tav all’interno del Tribunale di Torino.
Il pm Saluzzo ha altresì ribadito in aula, tra le altre cose, che le giornate di resistenza sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori sono state “una vera e propria chiamate internazionale alle armi”, giustificando così le richieste delle 47 condanne per un corrispettivo di 140 anni di carcere complessivi.
Lungi da noi deporre la fiducia nella giustizia dei tribunali, rivendichiamo insieme agli imputati la nostra storia e l’alto valore morale e politico di quei giorni di Resistenza.
Pertanto l’invito è quello di partecipare al presidio che durerà tutta la giornata, dentro e fuori al Palazzo di Giustizia, per sostenere i NO Tav imputati e attendere con loro l’eventuale sentenza.
Vi diamo quindi appuntamento giovedì 17 novembre dalle ore 9 al Tribunale di Torino.
Sosteniamo chi Resiste! Solidarietà a tutti i No Tav!