sabato 28 novembre 2015

pc 28 novembre - POLETTI: NON TI PAGO...

Dichiarazioni di Poletti: "...Dovremmo immaginare contratti che non abbiano come unico riferimento l'ora-lavoro". Dopo il Jobs Act, con i contratti a tutele crescenti e la maggiore flessibilità - in entrata e uscita -, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti mette nel mirino direttamente i contratti: "L'ora di lavoro a fronte dei cambiamenti tecnologici è un attrezzo vecchio". Il lavoro, ha spiegato Poletti, è "un pò meno cessione di energia meccanica ad ore, ma sempre più risultato... inserire nei contratti anche altri criteri per la definizione della retribuzione che non siano solo riferimento all'ora-lavoro: l'idea sarebbe quella di misurare anche l'apporto dell'opera e quindi lavorare all'introduzione di forme di partecipazione dei lavoratori all'impresa....

Non solo il capitale paga agli operai solo una parte del loro lavoro, quello strettamente necessario a ricostruire la loro forza-lavoro da sfruttare il giorno dopo; non solo il capitale utilizzando sia lo strumento dell'allungamento puro e semplice della giornata lavorativa sia quello dell'intensificazione del lavoro con l'aumento della produttività, aumenta il tempo di lavoro in cui l'operaio lavora gratis per il profitto del capitalista; 
ora il governo più padronale di tutti i tempi, e, al suo interno, il Ministro più "zerbino" degli interessi dei padroni, propone in maniera secca di liberare i capitalisti dal fastidioso vincolo dell'orario di lavoro:
il padrone - dice in sostanza Poletti - può da un lato così utilizzare la forza lavoro operaia quando e come vuole, senza i fastidiosi limiti di orari contrattuali, di numero massimo di ore straordinarie, dei vincoli su riposi giornalieri, settimanali; dall'altro può pagarlo in base al "risultato".
E se il risultato non gli piace? NON TI PAGO...

pc 28 novembre - Presidi fascisti fanno del "terrorismo psicologico" contro le lotte degli studenti

LE SCUOLE NON SI OCCUPANO PER IL "RISCHIO TERRORISMO"!

L'ultima geniale trovata viene da Mario Rusconi, vice presidente dell'Associazione nazionale presidi: «Le occupazioni vanno fermate subito (...) potrebbero creare nelle scuole la potenziale intromissione di personaggi con legami con il terrorismo o di mitomani di turno». E così mentre la digos sgombera e identifica ragazzini delle scuole, in Francia per lo stesso motivo si vietano i "rassemblement" di commemorazione delle vittime degli attentati così come le manifestazioni di lavoratori e associazioni di base, collettivi, contro la guerra e il Governo Hollande. Tutto il mondo è paese finchè si tratta del tentativo dei potenti di toglierci spazi di libertà e democrazia, di protesta legittima!

pc 28 novembre - Terrorismo di Stato in Turchia - ucciso l'avvocato dei curdi


Tahir Elci, presidente dell’associazione degli avvocati di Diyarbakir, nel sud-est a maggioranza curda della Turchia, è stato ucciso durante una conferenza stampa. L’uomo è stato raggiunto da colpi di pistola durante un incontro pubblico organizzato a Diyarbakir .



pc 28 novembre - Mattia libero subito, fuori i razzisti dall'Università!

altQuesta mattina Mattia, giovane studente universitario a Torino, è stato prelevato dalla sua abitazione dalla Digos, che l'ha portato in Questura per notificargli un'ordinanza di arresti domiciliari.
Mattia si trovava già sottoposto da un paio di mesi all'obbligo di firma quotidiano perché accusato assieme ad altri 5 antirazzist* di aver partecipato al corteo torinese #MaiConSalvini di fine marzo contro il comizio del segretario della Lega Nord e del suo accolito di razzisti e neofascisti in città. Da quanto apprendiamo oggi, nei giorni scorsi il Pubblico Ministero ha però fatto richiesta di inasprire la misura cautelare di Mattia in quella degli arresti domiciliari, ottenendo l'assenso del giudice per le indagini preliminari, ancora una volta totalmente allineata con gli accanimenti della Procura nei confronti delle lotte sociali.
Mattia si trova dunque ora agli arresti domiciliari con il divieto di comunicare e ricevere visite. Il pretesto per la richiesta di arresto è stato la sua partecipazione a momenti di mobilitazione all'interno della sua università e per il diritto alla casa. In particolare viene accusato di aver preso parte all'occupazione di uno stabile abbandonato in corso Ciriè che da circa un mese ha ridato un tetto sopra la testa a decine di famiglie senza casa, ma soprattutto di essersi mobilitato al Campus universitario in cui studia contro la presenza di un gruppo di leghisti del MUP che faceva propaganda razzista e xenofoba all'interno dell'ateneo. L'episodio risale all'inizio di novembre, quando decine di studenti si radunarono per cacciare dall'Università il gruppetto di giovani padani e la polizia che li scortava. Quel giorno - così come in occasione del corteo cittadino contro Salvini - Mattia si è mobilitato in prima persona per opporsi alla retorica razzista e xenofoba della guerra tra poveri propagandata dalla Lega Nord, che in quell'occasione, per voce del MUP, si scagliava contro non meglio precisati benefici per i migranti iscritti all'ateneo torinese (campagna ancor più ipocrita e disgustosa se si pensa che in Piemonte è stato proprio il Carroccio a prosciugare i fondi per il diritto allo studio a colpi di tagli e ruberie...).
Ad essere sotto accusa è dunque la generosità con cui Mattia prende parte alle lotte sociali della sua città, da quelle universitarie e studentesche, a quelle antirazziste e per il diritto alla casa, fino alla battaglia contro lo scempio del Tav in Valle di Susa. L’inasprimento delle misure cautelari esplicitamente mirato a punire e impedire la partecipazione a momenti di mobilitazione costituisce un grave precedente che respingiamo con forza, chiedendo l’immediata liberazione di Mattia.
Fuori i razzisti dall'Università: le lotte non si arrestano, Mattia libero subito!!
Studenti e studentesse antirazzisti/e

pc 28 novembre - USA: i "Terroristi di casa" - ancora aggressioni, fino alle uccisioni, nelle cliniche dove si pratica l'IVG

“Ancora violenza con le armi da fuoco” è l’incipit dell’articolo del Corriere di seguito riportato.
Certo la diffusione di armi negli USA crea un humus “rambista”, ma non si tratta di “violenza con le armi da fuoco”, è soprattutto l’humus fascista: DIO-PATRIA-FAMIGLIA, che attacca, in primis, le donne e la libertà di scelta in tema di maternità, con gli attacchi, le intimidazioni verso le donne, i medici abortisti e gli operatori delle cliniche in cui è possibile praticare l’interruzione di gravidanza, che periodicamente gli integralisti fanno davanti alle “cliniche degli aborti”, come vengono chiamate. Cliniche che continuano a resistere nel garantire alle donne la possibilità di abortire, nonostante le aggressioni fino alle uccisioni, come in questo caso.

Negli Stati Uniti Colorado un uomo armato assalta clinica per aborti: 3 morti, 9 feriti.

Le vittime sono un poliziotto e due dipendenti della struttura. L’uomo, che farebbe parte del Ku Klux Klan, è stato arrestato dopo aver tenuto in ostaggio per ore 150 persone di Redazione Online Terrore nella clinica che pratica aborti. È di tre morti, due civili ed un agente di polizia, e nove feriti, di cui 5 poliziotti, il bilancio della sparatoria e del successivo assedio durato cinque ore nell’assalto alla Planned Parenthood a Colorado Springs. Il killer, un bianco di nome Robert Lewis Dear, 57 anni - stando a fonti locali forse vicino al Ku Klux Klan -, armato di kalashnikov ha fatto irruzione nell’edifico sparando all’impazzata e poi ha preso in ostaggio diverse persone. Ancora non sono state accertate le ragioni del suo gesto. Si è arreso alla polizia che lo sta interrogando... è stato visto portare con sé nella clinica diverse borse che si teme possano contenere esplosivi. E che non è escluso che lui possa avere lasciato in giro, forse con l’obiettivo di farle esplodere più tardi.
Nel corso degli anni in tutti gli Usa il tema degli aborti è diventato uno dei più caldi. La clinica di Colorado Springs è stata teatro di proteste nel corso degli anni e l’attuale edificio era stato trasformato in una sorta di «fortezza», riferiscono testimoni locali, protetto da guardie ma non sufficienti a fermare quest’uomo. Ad agosto l’ultima manifestazione davanti la clinica con centinaia di persone che hanno picchettato la struttura. Dal 1977 almeno 8 dipendenti di cliniche in cui si praticavano aborti sono stati uccisi negli Usa

pc 28 novembre - PROCESSO ILVA BLINDATO - dallo slai cobas per il sindacato di classe


Nella fase dibattimentale del processo Ilva, che si sta aprendo, e che per legge deve essere pubblica, e tutti, anche se non sono parti civili, devono poter assistere, pubblico, organi di informazione, ecc, ci troviamo invece in una situazione peggiore di prima.

Al processo si può entrare solo con il pass, che sono comunque limitati.

Con la giustificazione che le udienze, dalla prossima del 1° dicembre, si terranno nella caserma Saram della areonautica, vengono imposte le regole e restrizioni militari e non valgono più quelle della Giustizia.
Aggiungi a questo l'humus terrorista sui fatti di Parigi, e siamo quasi ad un processo a "porte chiuse"!

QUESTO E' INACCETTABILE, ILLEGALE E DEVE CAMBIARE SUBITO!

Chi avvantaggerebbe un processo non pubblico, non aperto, se non i Riva, tutti gli altri imputati suoi complici, i loro avvocati?
Non dimentichiamo che gli avvocati dei Riva già avevano chiesto il trasferimento del processo da Taranto (avendo una risposta negativa dalla Cassazione), richiesta riproposta anche nel procedimento preliminare appena concluso, per avere un processo "tranquillo" al riparo dalla presenza degli operai, dei cittadini, dei familiari di operai, bambini, donne morte per l'inquinamento per il profitto; un processo da manipolare e condurre alla prescrizione.
Ora un processo fatto in ambiente militare, con regole militari rischia di far rientrare dalla finestra la richiesta dei Riva che era stata cacciata dalla porta e di snaturare quindi il clima del processo stesso.

FACCIAMO APPELLO A TUTTE LE PARTI CIVILI, AI LORO AVVOCATI, AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE A CHIEDERE LO STOP DI QUESTE ILLEGALI DISPOSIZIONI.

Per le parti civili presentate dallo Slai cobas

Calderazzi Margherita

pc 28 novembre - Dall'Ilva di Taranto campagna dello slai cobas per il sindacato di classe - ora più che mai NO alla Newco all'ILVA!

Senza soldi non è nè puo' essere altro che taglio dell'occupazione e riconsegna-svendita ai privati vecchi e nuovi, italiani e stranieri

Iniziata bene all'Ilva la campagna dello Slai cobas contro la Newco, con raccolta firme


PERCHE’ SIAMO CONTRO LA NEWCO ALL’ILVA
Primo. La new.co verrà ancora una volta pagata dallo Stato, cioè dai contribuenti, compresi evidentemente gli stessi lavoratori.
La nuova società sarà costituita da capitali pubblici e privati. Per quanto riguarda i capitali pubblici con la Cassa Depositi e Prestiti che avrà il ruolo di protagonista, con una partecipazione fino al 60%; questo vuol dire che la new.co verrà ancora una volta pagata dallo Stato, cioè dai contribuenti, compresi evidentemente gli stessi lavoratori. Quindi i padroni "vecchi", Riva, si è messo puliti i suoi profitti, fatti sullo sfruttamento e il sangue, in tasca, o meglio nei paradisi fiscali; e i potenziali padroni nuovi si trovano una grande fabbrica a pochi soldi - come fu nel 1995 per Riva.
Per i capitali privati, si parla di banche, industriali dell'acciaio, investitori privati che dovrebbero mettere l’altro 40%; ma le banche si riprenderanno i soldi investiti con tutti gli interessi, mentre per i privati, è tuttora un terno a lotto: o la cosa deve essere per loro molto conveniente, o non possono e/o non vogliono.

Secondo. Perchè il piano di risamento e i fondi non sono credibili.
Si dice che la nuova società amministrerà l’Ilva per 24-36 mesi. Ma in questi due o tre anni l'Ilva dovrebbe: completare il risanamento ambientale, chiudere la partita dei lavori dell’autorizzazione Aia, e quindi riprendere la produzione con un portafogli clienti che ritorni a puntare sull’acciaio italiano, risolvendo il grosso indebitamento che fa perdere oggi 50mln al mese.
Ma per tutto questo i soldi sarebbero sempre e solo i famosi 1,2 miliardi dei Riva che stanno sempre nella cassaforte svizzera. Quindi che in realtà non ci sono. Gli 800 milioni dati dal governo sono solo un prestito, su garanzia dello Stato, ma che poi dovrà restituire. Fermo restando che non bastano assolutamente per fare un'effettiva opera di risanamento che non sia solo di facciata. Mentre, non dimentichiamo, all'Ilva anche le attrezzature di lavoro ordinarie non servono più e mancano anche i più ordinari ricambi.
Così per i 150 milioni trovati per la gestione corrente, compresi i pagamenti degli stipendi agli operai, siamo di fronte ad un gioco da truffa: l'Ilva dovrebbe scontare in anticipo fatture, e per il magazzino l'idea è di aprire una linea di credito dando "in pegno" quanto nello stesso magazzino è presente - cioè niente, di economicamente consistente.
Gli stessi commissari dicono che il pareggio dei conti non potrà arrivare mai comunque prima del 2017 - in una situazione tra l'altro di sovrapproduzione europea, e in cui l’acciaio ha raggiunto i prezzi più bassi del decennio. E sono gli stessi padroni dell'acciaio, per voce del presidente della Federacciai, Gozzi, a non fidarsi: "non c'è un credibile piano industriale" - dicono, e aggiungono "Risanare l'Ilva è una missione difficile. Impossibile per chi non ha competenze di acciaio" - riferendosi chiaramente ai tre commissari che stanno apportando una sciagura nella sciagura.
Terzo. La newco porta esuberi dei lavoratori
La new.co "una volta costituita riceverà in affitto gli impianti industriali con cessione di ramo, per cui il core business sarà pulito dall'indebitamento finanziario".
Questa è la parte più pericolosa per gli operai. Quando si parla della newco si parla contemporaneamente di una Bad company: vale a dire una società in cui accollare tutti i debiti, i risarcimenti, e... gli esuberi di operai, con cifre oscillanti tra i 4000 e i 5000 tagli di posti di lavoro. Questo è già successo nel '95, quando si regalò la fabbrica a Riva.
Quarto. I contratti dei lavoratori della newco ripartiranno da zero
Alla Fiat lo hanno già fatto, e questa è la linea di tutto il padronato e del governo Renzi con il jobs act. I lavoratori che passerebbero nella newco potrebbero perdere tutti i diritti acquisiti, il livello, l'anzianità, e trovarsi, come se fossero alla prima occupazione, con la mannaia del jobs act, del contratto a tutele crescenti e la cancellazione dell'art. 18.
NOI INVECE VOGLIAMO CHE:
- nessun operaio deve andare a casa, salari e diritti non si toccano,
- gli operai dei reparti da risanare devono essere impiegati nella messa a norma di impianti,
- la prima messa a norma è garantire la sicurezza e la salute degli operai, anche istituendo
una postazione fissa ispettiva in fabbrica
- in una fabbrica nociva come l'Ilva 25 anni bastano, con estensione a tutti dei benefici pensionistici.
SLAI COBAS per il sindacato di classe
via Rintone, 22 Taranto (vicino ple Bestat) lun. e mart. ore 17,30/19,30)
tel. 3475301704 - slaicobasta@gmail.com - blog tarantocontro


Le firme raccolte vanno consegnate allo slai cobas alle portinerie o alla sede. E’ possibile richiedere modulo per raccolta e/o mandare nominativo e matricola per email  a slaicobasta@gmail.com

pc 28 novembre - Il meeting di Parigi - info in inglese - traduzione non ufficiale. A dicembre gli atti anche in Italiano

Success of the international meeting in Paris for the 10th anniversary of the revolt in the banlieues.

unofficial traslation


In a Paris, under the state of emergency, the Maoists from different countries of Europe, with the support of the Maoists parties and organisations of the countries oppressed by imperialism and the attendance of other anti-imperialist forces, held a revolutionary meeting, challenging situation emerged in Paris following the reactionaries Daech attacks of 15th of November.
In a militant and combative atmosphere, the revolt of the proletarian and people’s youth in the banlieues in 2005 has been saluted, analyzed and re-launched in its historical significance.
 It has been said loud and clear that the Maoists are against the imperialist wars of aggression in Middle East, against state of emergency in France and other imperialist countries and they are on the side of the youth and the people masses of the banlieues in Paris.
The participating forces stated they are ready to take up their responsibility to fight the imperialists and their wars and support all anti-imperialist struggles of the peoples and to assert the universal road of people's war.
The booklet of the meeting, with all speeches, will be published in the coming weeks in English French, Italian, so to allow all revolutionary, anti-imperialist, communist, Maoist forces to continue the discussion, along with their revolutionary practice.

Information  by the PCm Italy.

November 2015

venerdì 27 novembre 2015

pc 27 novembre - Torino, fasci all'ospedale... ma che bella notizia!

Scontro al Campus Einaudi, finiscono all'ospedale due studenti del Fuan

Scontro al Campus Einaudi, feriti tre studenti del Fuan
I giovani di destra erano andati a ripulire l'aula Borsellino a loro assegnata. I ragazzi di sinistra: "Questa è città della Resistenza, non possiamo tollerare volantinaggi all'università di un gruppo razzista e xenofobo"

Forte tensione al campus Einaudi dove le forze dell'ordine in tenuta antisommossa hanno circondato l'aula occupata dal collettivo universitario autonomo. Dentro il cortile alcune centinaia di studenti manifestano chiedendo che la polizia lasci l'Università. Nel primo pomeriggio un gruppo di studenti della sinistra antagonista aveva aggredito gli studenti del Fuan, i rappresentanti di destra, che stavano sistemando l'aula intitolata al giudice Borsellino e a loro assegnata: tre sono rimasti feriti e due sono all'ospedale Gradenigo. Sul posto sono arrivati anche i vertici dell'ateneo tra cui il direttore del dipartimento di studi politici, Franca Roncarolo. Alcune ore dopo l'aula è stata sgomberata e sono state identificate 38 persone: ci sono appartenenti al Cua e al centro sociale Askatasuna.

pc 27 novembre - NO TAV, Esposito - PD condannato... PAGA STR...


Diffamò i No Tav, Esposito condannato a risarcirli per 20 mila euro

Diffamò i No Tav, Esposito condannato a 20 mila euro di risarcimento



Il senatore Pd aveva sostenuto che alcuni attivisti avevano dato direttive negli scontri di Chiomonte dell'8 dicembre 2011

Il senatore Pd Stefano Esposito,noto per le sue posizioni a favore della Tav, è stato condannato dal tribunale di Torino al pagamento di 600 euro di multa e di 20mila euro di risarcimento, oltre a quello delle spese legali e processuali. Era accusato di diffamazione nei confronti di quattro attivisti No Tav per un articolo, pubblicato sul suo blog, in occasione dei disordini al cantiere della Torino-Lione dell'8 dicembre 2011.

Nel testo Esposito aveva accusato Lele Rizzo, Dana Lauriola, Luigi Casel e Luca Abbà di avere impartito direttive ai manifestanti che avevano avuto scontri con le forze dell'ordine.

Il pm Nicoletta Quaglino aveva chiesto una multa di 1.200 euro e le parti civili risarcimenti per 134 mila euro.
"Rispetto la sentenza e ne prendo atto, precisando che nei miei confronti non sono neanche state riconosciute le aggravanti - commenta il senatore Esposito, che è stato anche assessore del Comune di Roma -. Non cambio però opinione sulla questione e farò quindi ricorso, se necessario fino al terzo grado di giudizio, senza fare ricorso alle mie prerogative da parlamentare".

pc 27 novembre - DA OGGI I MIGRANTI DI TARANTO HANNO NELLE MANI IL LORO DOCUMENTO DI IDENTITA'

Questa mattina a Taranto il primo gruppo di migranti del Bel Sit, accompagnati dalla rappresentante dello Slai cobas sc, ha ricevuto dal Comune di Talsano il Documento di Identità.
Nei prossimi giorni e settimane, ugualmente i migranti a gruppi con lo Slai cobas sc, andranno a prendersi il loro documento.

E' UNA VITTORIA DELLA LOTTA DEI MIGRANTI E DELLO SLAI COBAS sc!


Che solo grazie a questa lotta, al protagonismo diretto dei migranti che ha visto soprattutto quest'estate presidi di massa, manifestazioni, tenda, blocchi, ma anche assemblee di massa in cui i migranti e i rappresentanti dello Slai cobas decidevano insieme le iniziative e i passi da fare, sia stato possibile rompere il muro di NO che negava il diritto ai documenti ai migranti, lo ha dovuto ammettere anche la Commissione Affari Generali del Comune di Taranto, che nel Verbale n. 103 del 16 settembre, in cui finalmente accetta le soluzioni proposte dai migranti, scrive:

"... l'incontro è stato richiesto dal Consigliere Capriulo, sensibilizzato sulle problematiche dei migranti ospiti delle strutture alberghiere del Bel Sit e dell'Hotel Roxana. Migranti che hanno manifestato, con il sostegno dello Slai cobas, per ottenere il rilascio della carta di identità..."

"... Interviene il Segretario Generale del Comune che riassume gli avvenimenti che hanno determinato le predette manifestazioni da parte dei migranti... "

"...a seguito di presidio organizzato dallo Slai cobas in p.le Dante, il Vice Sindaco Lonoce si impegnava a favorire un incontro tra tutte le parti..."

"... Nonostante tale iniziativa, le manifestazioni continuavano ad essere tenute sotto Palazzo di Città..."

"...In data 15 settembre lo Slai cobas inviava via email un comunicato in cui si denunciava: "la violazione dei diritti dei migranti, in quanto l'ufficio Anagrafe aveva rifiutato l'iscrizione anagrafica agli ospiti del Bel Sit, accettando solo l'iscrizione ad una decina di migranti riconosciuti con titolo di rifugiati, nonostante il Vice Sindaco Lonoce avesse dato delle "garanzie". I Cobas, nel comunicato, diffidavano il Comune a riconoscere l'iscrizione per tutti i 138 migranti ospitati nelle strutture del Bel Sit, da più di tre mesi, anche per quelli in attesa di audizione presso la Commissione Territoriale..."

pc 27 novembre - Parigi - Maoisti italiani e di altri paesi europei sfidano lo stato d'emergenza, celebrano i 10 anni della 'rivolta delle banlieues' e dichiarano: No allo stato d'emergenza, Guerra popolare contro la Guerra imperialista in Medio Oriente come ovunque!

In un clima militante e combattivo, è stata salutata, analizzata e rilanciata nel suo significato storico la rivolta della gioventù proletaria e popolare delle banlieues francesi del 2005 ed è stato dichiarato forte e chiaro che i maoisti sono contro la guerra di aggressione imperialista nel Medio Oriente, contro lo stato di emergenza in Francia e negli altri paesi imperialisti;
i maoisti sono dalla parte dei giovani e delle masse popolari delle banlieues parigine.


Gli atti del meeting, con tutti gli interventi, saranno pubblicati nelle prossime settimane in inglese francese, italiano per permettere a tutte le forze rivoluzionarie, antimperialiste, comuniste, maoiste di continuare la discussione, unita alla pratica rivoluzionaria.

Comunicato informativo a cura di Proletari comunisti - PCm Italia.

Novembre 2015

pc 27 novembre - La Francia dei giovani proletari delle banlieues e dei democratici antirazzisti risponde alla Francia imperialista di Hollande e alleati in parlamento dello stato d'emergenza e del coprifuoco


Sens, la città francese dove per l'allerta terrorismo c'è il coprifuoco, ma i giovani non se ne stanno buoni


Sens, la città francese dove per l'allerta terrorismo c'è il coprifuoco

.... A 100 chilometri a sud della capitale francese si trova la cittadina di Sens, il sobborgo "del futuro" dove si ritorna al passato: tutta colpa del coprifuoco. In questo luogo, infatti, hanno deciso di applicare per la prima volta una legge che era rimasta nascosta nei cassetti dal 1955, come riporta La Repubblica.

Il coprifuoco della libertà - I 28 mila abitanti, tra cui molti parigini alla ricerca di alloggi economici, sono per la maggior parte famiglie immigrate del Maghreb, giunti alla fine degli anni '90, quando venne istituita la Zona urbana prioritaria (Zup) creata apposta dal Comune per sistemare gli immigrati. Una zona difficile, poco illuminata, circondata da fabbriche, senza negozi ed evitata addirittura dalle forze dell'ordine. Una zona che per le sue "peculiarità", per tre giorni, sarà sottoposta al coprifuoco. Dalle ore 22 alle 6 del mattino fino a lunedì 23 novembre, nessuno potrà circolare a piedi o in macchina a Sens, pena l'arresto. Solo i servizi pubblici essenziali come i pompieri, le ambulanze e la polizia potranno operare per le vie della città.
Guerriglia quotidiana - Un provvedimento, quello del coprifuoco, previsto dalla dichiarazione dello stato di emergenza che il governo francese ha imposto per almeno tre mesi. I giovani, sempre in gruppo, passano le giornate  a seminare caos bruciando macchine e a tirare sassi contro la polizia. Solo nel quartiere di Champs-Plaisants sono stati perquisiti almeno 200 appartamenti. "Oggi sono calmi. Ma sono pronti a rivoltarsi da un momento all'altro. Bruciano un paio d'auto, arrivano i pompieri, scortati dalla polizia, partono delle sassaiole, qualche colpo di pistola. , racconta un tassista del luogo.

Paris - Manifestation de solidarité avec les migrants malgré l'Etat d'urgence !

 Manifestation de solidarité avec les migrants malgré l'Etat d'urgence !
Ce dimanche 22 novembre, malgré l'interdiction de manifester en Île-de-France, a eut lieu la manifestation de solidarité avec les migrants. Ce fut la première manifestation à Paris à braver l'Etat d'urgence.
Depuis que l'Etat d'urgence a été déclaré les manifestations sont interdites en région parisienne, d'abord jusqu'au 19 novembre puis prolongé jusqu'au 22 et finalement jusqu'au 30 novembre !
Malgré cette situation de répression et surveillance généralisée, dans un contexte où les réfugiés sont de plus en plus pris pour cible et pointés du doigt depuis les attaques du 13 novembre, près d'un millier de personnes a tenu à manifester pour montrer leur pleine solidarité avec les réfugiés.
Ainsi à 15h plusieurs centaines de personnes se sont retrouvées à Bastille malgré l'interdiction de la manifestation. Parmi les slogans : "Solidarité avec les réfugiés !", "Pierre par pierre et mur par mur nous détruirons vos centre de rétention !", "Etat d'urgence, Etat policier ! Liberté de manifester !".
Ce n'est qu'un début ! Cette manifestation doit servir d'exemple : on a le droit de manifester, on a le droit de se révolter contre l'Etat d'urgence ! Nous continuerons de braver autant de fois que nécessaire l'Etat d'urgence pour porter nos luttes !

Photos : Chris Den Hond
Photos : Chris Den Hond
Photos : Chris Den Hond
Photos : Chris Den Hond
Photos : Chris Den Hond
Photos : Jinsub Cho
Photos : Jinsub Cho
Photos : Jinsub Cho

pc 27 novembre - BAGAGLI PER UN VIAGGIO DI DONNE IN LOTTA - da Tavolo4

IL MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO
NEI GIORNI 11 E 12 DICEMBRE: ALLA FIAT DI MELFI, A NAPOLI, A ROMA!

VENERDI' 11 DICEMBRE 

Lavoratrici rappresentanti delle precarie in lotta delle cooperative di Palermo, operaie e disoccupate di Taranto, lavoratrici della scuola in lotta di Milano, lavoratrici del commercio de L'Aquila, saremo alle portinerie della FIAT SATA DI MELFI.

Andiamo per portare direttamente la nostra solidarietà alla battaglia che le operaie stanno facendo sulla questione tute e a sostenere la denuncia sul peggioramento delle condizioni di lavoro, pause, ecc. con i loro pesantissimi effetti sulle donne; ma anche ad affermare che oggi proprio la Sata dimostra che le operaie alla Fiat possono essere il "tallone di Achille" di Marchionne e un esempio e incoraggiamento per tutte le lavoratrici. In questo senso ciò che succede a Melfi ha un valore nazionale, e deve avere un valore nazionale, perchè parla di dignità delle lavoratrici, perchè è costruita con il protagonismo diretto delle operaie, superando una visione di delega verso le direzioni delle OO.SS. che soprattutto sulle donne sono spesso il problema e non la soluzione.
Andiamo per parlare e preparare insieme un nuovo "sciopero delle donne" che abbia il cuore tra le operaie delle fabbriche e le lavoratrici più sfruttate, oppresse, discriminate; uno sciopero costruito dal basso con le lavoratrici, facendo insieme una piattaforma (attraverso anche un'inchiesta tra le operaie) e costruendo una rete tra i vari posti di lavoro e città.
Incontreremo le operaie che stanno portando avanti la battaglia sulle tute e altro.

In serata dell'11 dicembre saremo a NAPOLI. Andremo all’ex Opg occupato "Je sò pazzo", per visitarlo e conoscere questa importante e nuova esperienza.
Da parte nostra portaremo l'informazione diretta e il clima dalla Sata di Melfi e parlaremo dello sciopero delle donne, il primo e quello in costruzione - sappiamo che le compagne e i compagni di Je sò pazzo stanno avviando un lavoro verso lavoratrici ultraprecarie dei servizi, ristorazione, ecc. -
e del nostro lavoro, delle lotte di lavoratrici, disoccupate che stiamo facendo.
Portare direttamente  la solidarietà delle lavoratrici alla studentessa vigliaccamente ferita e molestata dalla feccia di Casa Pound.

SABATO 12 DICEMBRE

Saremo a  ROMA per la celebrazione/festa del 20° anniversario del Mfpr, per incontrare lavoratrici, e in particolare le compagne con cui nel 2013 organizzammo la campagna nazionale preparatoria dello sciopero delle donne (dai presidi del luglio sotto i ministeri, all'assemblea e corteo nelle manifestazioni nazionali del 18 e 19 ottobre).
A Roma l'assemblea aperta dalle ore 16 si terrà nel contesto dell’inaugurazione di una nuova libreria dell'usato e d'occasione  "Metropolis" in via Renato Simoni, 65 (vicino alla stazione Tiburtina) dove vi sarà la musica del cantastorie Federico Berti (BO) e buffet.
A Melfi, a Napoli, a Roma, chiediamo a tutte le compagne, le associazioni, collettivi di donne, le lavoratrici e donne in lotta, che possono - soprattutto quelle che sono nelle zone del nostro viaggio - di venire, di fare insieme questo "viaggio", per il nuovo sciopero delle donne

pc 27 novembre - Contro il regime fascista turco di Erdogan... nemico delle donne

Turchia - Erdogan: uguaglianza tra uomini e donne è contro natura

"Non si possono mettere gli uomini e le donne nella stessa posizione. E' contro la natura, perché la loro natura è differente". Ne è convinto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha partecipato a un evento sui diritti e sulle libertà delle donne, a Istanbul. Secondo Erdogan, si deve parlare di "equivalenza" fra uomini e donne e non di "uguaglianza", una precisazione che rischia di sollevare un'ondata di polemiche tra attivisti e associazioni per i diritti delle donne.

"A volte - ha detto il presidente, in un evento organizzato dall'Associazione Donne e Democrazia (Kadem) - le donne rivendicano uguaglianza tra uomini e donne. Ma il modo corretto di porre la questione è 'uguaglianza tra gli uomini' e 'uguaglianza tra le donne'". "L'uguaglianza - ha continuato Erdogan, fondatore e a lungo leader del partito islamico Akp al governo in Turchia - trasforma la vittima in carnefice e viceversa. Quello di cui le donne hanno bisogno è di essere equivalenti, non uguali".
Parlando poi delle differenze tra i due sessi, il presidente turco ha aggiunto che "nel mondo del lavoro non si possono imporre le stesse condizioni a una donna incinta e a un uomo". Negli ultimi anni, Erdogan ha più volte chiesto alle donne turche di fare almeno tre figli e ha definito l'aborto come un "omicidio", chiedendo di cambiare le leggi che le permetton

pc 27 novembre - Nella Grecia di Tsipras si arrestano i lavoratori

L’Associazione di Educazione Ambientale Heliopolis “Mikail Papamavrou” denuncia in un comunicato la repressione contro gli scioperanti, con il padrone che indica alle guardie chi prendere. Arresti, prelievo delle impronte digitali, denunce: questa è la Grecia popolare sostenuta dai sinistri borghesi italiani.
Una guerra agli scioperi strutturale e ben mirata che ha voluto colpire anche quattro dirigenti nazionali della federazione alimentare del PAME della Macedonia centrale. Eliminare la testa, per intimidire ed uccidere l’intero corpo
http://diktiospartakos.blogspot.it/2015/11/blog-post_611.html

ΣΥΛΛΟΓΟΣ ΕΚΠΑΙΔΕΥΤΙΚΩΝ Π.Ε. ΗΛΙΟΥΠΟΛΗΣ “Μ.ΠΑΠΑΜΑΥΡΟΣ”: Καταγγελία για το όργιο τρομοκρατίας και συλλήψεων απεργών – εργατών και συνδικαλιστών

To Δ.Σ. του Συλλόγου μας καταγγέλλει την εργοδοσία της επιχείρησης «Ζούρα»

pc 27 novembre - Sciopero alla FCA di Termoli contro i sabati straordinari con la dissociazione dei dirigenti Fiom e la solidarietà di altri delegati da Melfi alla Piaggio e Continental

Fca Termoli: Rsa Fiom proclama sciopero e il segretario si dissocia 

Rendiamo pubblico quanto accaduto alla Fca di Termoli vista la gravità assoluta del comportamento del segretario Tarantino che dissociandosi dallo sciopero sul sabato comandato del 21 novembre espone pesantemente i delegati e le delegate Rsa Fiom nei confronti della direzione Fca. Un comportamento ingiustificabile, incompatibile con il ruolo che la Fiom gli ha riconosciuto.
Di seguito il Comunicato del segretario Fiom Molise Tarantino

FIOM MOLISE COMUNICATO SINDACALE
A seguito di quanto affisso nelle bacheche aziendali riguardante lo sciopero indetto per sabato 21 novembre 2015, la scrivente organizzazione sindacale, congiuntamente alle Rsa Natalino Pasquale, Papadopoli Michele e Serena Biondi, comunica a tutti i lavoratori che la decisione di indire lo sciopero non è stata discussa e condivisa democraticamente all’interno della Fiom Cgil, ma è una iniziativa esclusiva di alcune Rsa.
La Fiom Cgil ribadisce la sua contrarietà all’utilizzo non contrattato e comunque eccessivo dello straordinario obbligatorio che in Fca di Termoli viene usato soprattutto per sopperire alle mancanze tecnico organizzative piuttosto che per reali esigenze produttive sottoponendo così i lavoratori ad un insopportabile carico di lavoro.
Constatata però l’adesione pressoché nulla agli scioperi degli scorsi sabati, rispettiamo la volontà dei lavoratori e riteniamo superfluo uno sciopero senza risultato. Inoltre, avendo avanzato delle richieste di incontro con l’azienda per discutere in merito alle questioni della restituzione delle somme indebitamente sottratte agli ex iscritti Fiom e all’utilizzo dello straordinario obbligatorio sui sabati, rimaniamo in attesa di una convocazione da parte dell’azienda sulle questioni che riteniamo di estrema importanza e auspichiamo che si risolvano tempestivamente sulla base di un confronto che abbia tutti i criteri di una vera contrattazione sindacale.
Termoli, 20 novembre 2015
Per la Fiom Cgil
Il segretario
Giuseppe Tarantino
Le Rsa
Serena Biondi
Natalino Pasquale
Michele Papadopoli

da FCA Melfi
Apprendiamo di quanto deciso dalla Fiom Molise a danno dei compagni di Termoli. Chi fa sindacato in F.C.A. e rappresenta i lavoratori, sceglie di svolgere un compito assai gravoso, se poi la tua Organizzazione sindacale è la Fiom questo lavoro non è solo gravoso, ma è anche molto rischioso.. Chi lavora in F.C.A. conosce questa verità, tutti sappiamo che i sindacalisti della Fiom, quelli che non

pc 27 novembre - Una ricercatrice palestinese risponde all'Ambasciata di Israele

Samar Batrawi è ricercatrice presso l’Università King’s College di Londra. Di recente, ha scritto degli articoli che trattavano, in particolare, i movimenti e gruppi violenti che operano, in Siria e in Irak.

Interessata alle sue ricerche sullo Stato Islamico, l’Ambasciata di Israele, a Londra, l’ha invitata, questa settimana, per una “discussione”. 

Ecco la sua risposta.

Desidero dire, senza equivoci e nel modo più chiaro, che io rifiuto ogni associazione o collaborazione con l’Ambasciata di Israele, a Londra, per due distinte ragioni.

Innanzitutto, io sono la nipote di Mahmoud e Fatima Batrawi, due Palestinesi di Isdrud, che sono stati deportati, forzatamente, quando lo Stato che voi rappresentate è stato creato. Entrambi sono sepolti, in un cimitero della Cisgiordania, sormontato dalla colonia illegale di Psagot, legittimata dal governo dello Stato che voi rappresentate. La mia famiglia è una delle molte famiglie palestinesi che sono

pc 27 novembre - Economia di guerra nella legge di stabilità


dal fatto quotidiano Cosa direbbero i cittadini italiani, gli imprenditori in difficoltà, i disoccupati, se scoprissero che ogni anno i tre quarti dei fondi pubblici destinati al rilancio economico del […]


(dal fatto quotidiano)

Cosa direbbero i cittadini italiani, gli imprenditori in difficoltà, i disoccupati, se scoprissero che ogni anno i tre quarti dei fondi pubblici destinati al rilancio economico del Paese sono spesi per costruire carri armati, aerei e navi da guerra destinati alle nostre forze armate? E che per i prossimi anni, sempre a favore della produzione di armamenti, sono stati decisi rifinanziamenti per 3,2 miliardi di euro, a fronte di meno di 2 miliardi destinati al dissesto idrogeologico e 1,7 miliardi all’edilizia sanitaria? Per quanto incredibile, così stanno le cose.
La legge di Stabilità 2016 in discussione alle Camere, seguendo uno schema che si ripete ormai da

pc 27 novembre - Un'orda di pura feccia neonazista si appresta a invadere Milano, nella più totale indifferenza delle istituzioni. L'odio razziale e la xenofobia alimentati da chi invece dovrebbe stroncarli

Nazirock a Milano, torna l'onda nera sulla città simbolo della Resistenza

Per i vent’anni del gruppo estremista Hammerskin Italia in arrivo sabato 28 novembre otto band da tutta Europa. Con gli ideali di Hitler e Mussolini cantano slogan antisemiti e canzoni contro «musi neri» e «zingari»

DI MICHELE SASSO
Una data da celebrare con un concerto in pure stile nazirock. Vent’anni di parole, musica, odio e intolleranze. Dopo vent’anni ancora fuori dalla storia con un esibizione muscolare di razzismo, xenofobia e rabbia.
Un’abitudine per Milano che il prossimo sabato 28 novembre ospiterà "Hammerfest 2015" per celebrare i vent’anni di Hammerskin Italia con un raduno di band apertamente filo hitleriane provenienti dall’intera Europa. Un’onda nera che si ingrossa per abbattersi sulla città-simbolo della Resistenza.
Tutti nomi noti nella galassia nera che appartengono al circuito "Nsbm", il National socialist black

giovedì 26 novembre 2015

pc 26 novembre - Il sostegno di Renzi a Hollande per rafforzare l'interventismo imperialista

 Renzi e Hollande durante la conferenza stampa dell’Eliseo a Parigi
    26 Nov 2015
Renzi da Hollande e cosa fa l’Italia dopo gli attentati di Parigi

Il presidente francese François Hollande ha ricevuto stamattina all’Eliseo il presidente del consiglio Matteo Renzi, nell’ambito delle consultazioni che la Francia sta portando avanti per ottenere sostegno militare contro lo Stato islamico (Is) dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi. Al termine dei colloqui, Hollande ha sostenuto che contro il terrorismo servono una strategia diplomatica e militare comuni e la sicurezza dev’essere rafforzata. Anche Renzi ha sottolineato la necessità di “una coalizione sempre più ampia che porti alla distruzione dello Stato islamico e del disegno atroce che esso rappresenta”.
Ma cosa significa, per l’Italia, accogliere l’appello della Francia dopo che il partner europeo ha invocato la clausola di difesa collettiva prevista dal trattato di Lisbona? Cosa farà l’Italia contro l’Is? Soprattutto, cosa sta facendo ora?

Cosa fa già l’Italia

Gli aerei. L’Italia è impegnata militarmente nell’ambito della coalizione internazionale contro lo Stato islamico da molto prima dell’appello francese. Fin dall’inizio della campagna guidata dagli Stati Uniti, ormai un anno fa, l’Italia ha destinato alle operazioni contro lo Stato islamico in Iraq

pc 26 novembre - In nome dell'unità nazionale antiterrorismo, lo Stato francese sta alzando il tiro nella guerra interna ai poveri e agli immigrati


Dopo l'assalto dei corpi speciali della polizia RAID e BRI il 17 novembre a Saint-Denis che avevano messo la città sotto il terrore e blocco militare per diverse ore, svegliando con continue esplosioni 30 famiglie che vivevano nel palazzo di via Corbillon, adesso lo Stato le ha abbandonate dopo averle fatte evacuare dalle loro case, senza nemmeno il tempo di prendersi le proprie cose. L'edificio, già in pessime condizioni, adesso è inagibile perchè quasi completamente distrutto dalle granate e dalle mitragliate dei corpi della polizia.  Nessun ministro o prefetto di Seine Saint-Denis sono andati loro incontro. Anzi, contro uno degli abitanti dell'edificio lo Stato è andato incontro, ma per prelevarlo dall'ospedale perchè ferito, arrestarlo ed espellerlo dalla Francia.
Da mercoledì scorso dormono in una palestra in prestito dal Comune, bambini compresi, col riscaldamento che si spegne la notte.

pc 26 novembre - FORMAZIONE OPERAIA: LA FABBRICA E LA LOTTA OPERAIA CONTRO LE MACCHINE DEL CAPITALE

LA FABBRICA

In questo capitolo Marx ripercorre a tratti forti e dialettici il passaggio graduale dalla manifattura alla grande industria, un passaggio qualitativamente nuovo.


“All’inizio di questo capitolo abbiamo considerato il corpo della fabbrica, l’articolazione del sistema meccanico. Abbiamo visto poi come il macchinario aumenti il materiale umano sottoposto allo sfruttamento del capitale mediante l’appropriazione del lavoro delle donne e dei fanciulli, come esso confischi tutto il periodo di vita dell’operaio mediante una estensione smisurata della giornata lavorativa, e come il suo progresso, il quale consente di fornire in un tempo sempre più breve un prodotto in enorme aumento, serva infine da mezzo sistematico per rendere liquida una maggiore quantità di lavoro in ogni momento, ossia per sfruttare sempre più intensamente la forza-lavoro. Passiamo ora a considerare l’insieme della fabbrica e precisamente nel suo aspetto più perfezionato.”
Nella manifattura era l’operaio al centro con il suo strumento, e lo strumento veniva distribuito tra gli operai, mentre nella grande industria è la macchina al centro e sono gli operai ad essere distribuiti tra le macchine, è questo “il moderno sistema di fabbrica” che i primi cantori del capitalismo vedono come un “automa enorme” e come un autocrate: «In queste grandi officine la benefica potenza del vapore raccoglie intorno a sé le miriadi dei suoi sudditi».

Dato che con le macchine viene “soppressa la base tecnica su cui si fonda la divisione del lavoro nella manifattura … Alla gerarchia di operai specializzati che caratterizza quest’ultima, subentra … la tendenza dell’eguaglianza ossia del livellamento dei lavori da compiersi dagli addetti al macchinario”.

pc 26 novembre - Mfpr solidale e combattivo con le prigioniere politiche rivoluzionarie

Come Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario abbiamo aderito al soccorso rosso proletario e lanciato un appello a tutte le compagne e donne proletarie a mobilitarsi per la fine della tortura bianca su Nadia Lioce. Nel seminario del 6 giugno a Palermo, l'assemblea del 20° anniversario del MFPR ha espresso solidarietà alla prigioniera politica, con l'impegno a mobilitarsi per porre fine alla sua attuale detenzione.
Da oltre 10 anni Nadia Lioce è sottoposta a un regime di "carcere duro, più duro degli altri": il carcere di L'Aquila in 41 bis, dove "le detenute sono trattate peggio dei boss mafiosi" e le condizioni di isolamento già gravi, riservate ai prigionieri politici, sono state per lei ulteriormente inasprite da oltre un anno, con la misura dell'isolamento disciplinare.
Particolarmente odioso e inaccettabile, già sotto il profilo costituzionale, è il limite imposto dal dipartimento di amministazione penitenziaria alla lettura/cultura per chi è sottoposto a un regime di 41 bis, come è avvenuto per Nadia Lioce, contro le stesse sentenze della magistratura.
Su questo è stata avviata la campagna "pagine contro la tortura", ma ciò che a noi, come compagne, donne proletarie, comuniste rivoluzionarie preme è denunciare con forza alle masse proletarie l'aspetto controrivoluzionario dell'applicazione del regime del 41 bis a Nadia Lioce e agli altri prigionieri rivoluzionari. Quello punitivo, disumano e degradante è innegabile, lo si è visto con la morte da Stato di Diana Blefari e noi non vogliamo ricordare queste donne, le donne combattenti, la loro vita, le loro scelte solo dopo morte o solo per il passato, ma guardando in prospettiva verso il futuro.
Queste donne, al di là di scelte di lotta alla fine perdenti poiché non basate sulla mobilitazione delle masse nella guerra di popolo contro questo sistema capitalista, hanno avuto il merito di riaffermare, dopo gli anni della Resistenza, contro una visione delle donne “pacifiche e non violente”, la necessità della lotta rivoluzionaria in cui le donne siano in prima fila per mettere fine all'unica vera violenza, quella reazionaria dello Stato borghese, fascista e maschilista.
Con l'applicazione del 41 bis ai comunisti rivoluzionari è proprio l'emergenza della necessità della lotta rivoluzionaria che si vuole colpire.
Che questa necessità sia diventata un'emergenza non è certo un mistero per chi ci governa ed è la naturale conseguenza delle politiche da macelleria sociale, attuate con la complicità di sindacati venduti.
Che questa necessità sia diventata un'emergenza non è neanche più un mistero per le stesse masse proletarie, sempre più a fare i conti con la repressione quando si battono per il diritto al lavoro, alla casa, alla salute.
Quello che forse è ancora un mistero per il proletariato è il nesso tra "lotta alla mafia", come la chiama lo Stato, e lotta alla classe proletaria, così come disciplinata dall'estensione, nel 2002, dell'applicazione del 41 bis ai prigionieri rivoluzionari.
Capire questo nesso non è facile, soprattutto se si fa della campagna contro il 41 bis una pura questione di civiltà, perché al di là delle approssimazioni giustizialiste che anche i proletari sono portati a fare, il 41 bis viene percepito dalle masse come una forma di protezione dei cittadini dalla mafia.

Ma il dubbio ci aiuta a dirimere ogni confusione:
Se la funzione del 41 bis è "ostacolare le comunicazioni dei detenuti con le organizzazioni criminali operanti all'esterno e interrompere i flussi comunicativi che rappresentano la linfa vitale delle organizzazioni criminali", perché accanirsi sui prigionieri politici se la loro organizzazione non esiste più? Quale "organizzazione criminale operante all'esterno" teme oggi lo Stato? Può "Il Capitale" o il "Manifesto del Partito Comunista" rappresentare "la linfa vitale" di una non più esistente "organizzazione criminale"?

Evidentemente sì ed è tutto qui il carattere oscurantista e controrivoluzionario dell'estensione del regime del 41 bis ai prigionieri e alle prigioniere politiche rivoluzionare. E' in quello spettro che si aggira per l'Europa "l'organizzazione criminale" da colpire ed è in quei 'Proletari di tutti i paesi, unitevi!' la "linfa vitale dell'organizzazione criminale" e uccidendo la conoscenza, la solidarietà di genere e di classe vogliono sterilizzare l'idea stessa di rivoluzione.Per questo noi donne del mfpr siamo contro ogni discorso interclassista. “Le donne, come gli uomini sono reazionarie, centriste o rivoluzionarie, non possono di conseguenza combattere la stessa battaglia. Attualmente la classe distingue gli individui più del sesso…” (Mariategui).
E diciamo che contro la violenza reazionaria, sessista, di morte, noi siamo per la violenza rivoluzionaria. Noi siamo, e lo vogliamo sempre più, legate a filo rosso con le partigiane, consideriamo parte della nostra storia anche le combattenti della lotta armata degli anni 70, noi siamo con le compagne maoiste della guerra popolare in India, come con le combattenti curde di Rojava, con le Palestinesi che danno la propria vita per mettere fine alla violenza del carcere eterno di Israele, ecc.
Noi siamo con le ragazze delle tante banlieues sparse nei nostri paesi imperialisti che si ribellano contro la tripla oppressione, e non trovano ancora la risposta rivoluzionaria che dica: SI, è giusto ribellarsi! 
Come diceva Marx, la violenza rivoluzionaria è la levatrice della storia, è il bello non è il brutto, perché tramite la violenza rivoluzionaria è possibile mettere la parola fine a tutto il brutto, allo sfruttamento, agli stupri, alle uccisioni, a tutte le forme di violenza sessuale, agli orrori, all’oppressione infinita, alle guerre...
E noi, come donne, abbiamo doppie ragioni per ribellarci!
Per tutto questo saremo in marcia a dicembre, per preparare il nuovo sciopero delle donne e portare le esperienze più significative di questi 20 anni di lotta del mfpr.

pc 26 novembre - Combattere la guerra imperialista e la NATO... ma non correre al sostegno dell'imperialismo russo! Questo non ha nulla a che fare con la posizione proletaria e popolare

 Marinella Correggia propone di importare solidarietà alla ambasciata russa

Hola, compañeras y compañeros, Marinella Correggia hace una propuesta, desde Italia, que deberíamos apoyar:
pienso que seria util ir a la embajada rusa en muchos paises hoy y manana entregando un mensaje de solidaridad. 
Nosotros como Red No War Roma lo hacemos.
Yo ya lo planteo, :y lo recojo como propuesta: tenemos que hacerlo tanto Ojos para la Paz como la Plataform Global contra las Guerras...y como personas individuales.

pc 26 novembre - In 800 a Firenze - Le vostre guerre, i nostri morti. Basta NATO

Ieri pomeriggio a Firenze oltre 800 persone, in un pomeriggio  infrasettimanale, sono scese in piazza rispondendo all'appello  dell'Assemblea Fiorentina contro il Vertice Nato.
Dietro lo striscione iniziale, "VOSTRE LE GUERRE, NOSTRI I MORTI - BASTA
GUERRE, BASTA NATO", che ribadiva con forza l'opposizione alla ricetta  di un'ennessima "guerra necessaria" nella quale tutti dovremmo  arruolarci nel nome delle vittime della strage di Parigi, in

pc 26 novembre - La merda dei pennivendoli della borghesia, in particolare quando parlano a sproposito di terrorismo

Paralleli Isis-Br sulla stampa italiana: un commento di Barbara Balzerani
25 novembre 2015
da baruda

Senza aggiungere parola alcuna, perche’ sarebbe inutile e ridondante, vi lascio con un testo di Barbara Balzerani.
Un commento a uno dei tanti articoli di merda usciti dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi

In questi ultimi giorni, dopo gli attentati di Parigi, abbiamo dovuto misurare il livello raggiunto dai media, dai commentatori, dai politici, nella gara di mistificazione dello stato di salute delle “relazioni internazionali”. Naturalmente i nostri illustri maître à penser non si sono lasciati scappare l’occasione per sbandierare il parallelo tra l’Isis e le Brigate Rosse, con relativo pannicello caldo dei rimedi
democratici già sperimentati negli anni ’70. Tra i tanti spicca un articolo comparso su Il Secolo XIX a firma Marco Peschiera. Qui si passa di livello e l’attenzione si accentra sul fenotipo del terrorista: dal

pc 26 novembre - VOGLIONO SEMPRE DI PIU' PER DARE SEMPRE MENO

Il ministro alle Infrastruttre, l’estremista renziano Graziano Delrio, nei giorni scorsi a Genova, si è lasciato scappare una promessa: quella di destinare “a breve 3.800 milioni di Euro” all’assurdo progetto del Terzo Valico ferroviario dei Giovi.
Subito i potentati locali hanno approfittato dell’improvvida dichiarazione per chiedere a gran voce che la Liguria abbia le risorse adeguate “per uscire dal suo – presunto – isolamento” rispetto al resto d’Italia.
La Repubblica – a pagina due dell’inserto genovese di martedì ventiquattro novembre, a firma Massimo Minella – descrive la strategia messa a punto dai soloni che si occupano della vicenda.
Secondo questi scienziati, per migliorare il servizio pubblico su rotaia, occorrerebbero più treni veloci per raggiungere Milano, Roma, e Torino; ma la trovata geniale consisterebbe nel non farli attestare nelle stazioni centrali, già congestionate, bensì in quele periferiche di: Milano Rogoredo, Roma Tiburtina, e Torino Lingotto.
E’ del tutto evidente che, così facendo, si annullerebbe qualunque possibile vantaggio, per i viaggiatori, in termini di percorrenza delle tratte: con le attuali disastrose condizioni in cui versa il trasporto pubblico locale, si perderebbero subito quei pochi minuti forse guadagnati sulla strada ferrata.
Qualcuno potrebbe obiettare che in tutte e tre le città esiste un servizio efficiente di ferrovia sotterranea, che consente di giungere in centro in pochi minuti: questo è vero, ma solo in parte.
A Torino, per giungere dalla stazione ferroviaria alla fermata della metropolitana denominata Lingotto occorre scarpinare per venti minuti, dato che i genii che hanno progettato il collegamento interrato hanno pensato bene di costruire il tracciato in modo che il treno si fermi a Lingotto Fiere.
Ecco quindi esposta un’altra motivazione per sostenere l’assoluta inutilità delle tratte ad alta velocità/alta capacità, ed in particolare della nuova linea di valico tra la Liguria ed il Piemonte.
Resta da ricordare, per rafforzare ulteriormente il concetto, che i treni così detti Frecciarossa non possono utilizzare – ad alta velocità – i normali binari: quindi, una volta giunti a Novi Ligure, sarebbero costretti a fermarsi lì, o a rallentare la marcia fino a diventare lenti quanto tutti gli altri.
Genova, 26 novembre 2015
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova

pc 26 novembre - LAVORATRICI E PRECARIE IL 25 NOVEMBRE A PALERMO


CONTRO QUESTO SISTEMA SOCIALE CAPITALISTICO CAUSA DELLA DOPPIA OPPRESSIONE E DELLA DOPPIA VIOLENZA CONTRO LA MAGGIORANZA DELLE DONNE... FEMMINICIDI, STUPRI, DISCRIMNAZIONI, MOLESTIE SESSUALI...


ORGANIZZARSI NELLA LOTTA PER ROVESCIARLO E' GIUSTO E NECESSARIO!



Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne siamo in piazza perchè siamo donne impegnate quotidianamente nella lotta in una fase in cui il governo Renzi e i padroni ci attaccano ancora più pesantemente.

Siamo in piazza perchè siamo una parte delle tantissime donne colpite sul piano economico/lavorativo ma ogni giorno che passa è sempre più chiaro ed evidente come l’attacco alle nostre condizioni di vita sia ben più largo: dalle operaie della Fiat di Melfi attaccate dal fascismo padronale di Marchionne alle braccianti, moderne schiave nei campi, dalle precarie, alle disoccupate alle tante donne migranti più sfruttate... è l'intero sistema sociale che ci vuole doppiamente oppresse, subordinate, discriminate.

Un sistema che ci vuole far tornare indietro, che prima ci sfrutta e poi nella crisi ci ricaccia a casa, che ci reprime se lottiamo giustamente in difesa del lavoro, contro la precarietà, la disoccupazione e ci vuole rinchiudere in famiglia per scaricarci tutto il peso del lavoro di cura ma anche per controllare la nostra vita, soffocando ogni nostra esigenza e bi/sogno di autodeterminazione... un sistema - governo, padroni, Chiesa - che considera “sacra” una famiglia che per tante donne diviene invece luogo di oppressione, di violenza fino agli odiosi femminicidi quando una donna prova a rompere quelle catene che la tengono legata ad una condizione che non vuole più subire.

Non basta sperare che oppressione, discriminazioni, molestie sui posti di lavoro, stupri, femminicidi finiscano, perchè questa società capitalista pone come una delle sue basi per la sua esistenza la doppia oppressione, di classe e di genere, della maggiornza delle donne la cui manifestazione più barbara è la violenza...


ORGANIZZARSI NELLA LOTTA RIVOLUZIONARIA PER TRASFORMARE DAVVERO LA NOSTRA VITA ROVESCIANDO QUESTO SISTEMA NON E' SOLO GIUSTO MA NECESSARIO!


MFPR PALERMO