La giovane donna è stata lasciata sanguinare per oltre 30 minuti.
Secondo le Nazioni Unite dall’inizio dell’anno le forze militari israeliane hanno ucciso 24 palestinesi e ne hanno feriti, in media, 40 alla settimana. Ed è facile immaginare che nei prossimi giorni le tensioni non scemeranno: in occasione dello Yom Kippur, Israele ha dispiegato migliaia di poliziotti a Gerusalemme e altri migliaia di soldati in Cisgiordania. Ha chiuso il valico di Erez con Gaza e si appresta a chiudere alcuni dei checkpoint che dalla Cisgiordania portano a Gerusalemme e alla Palestina ’48 (come i palestinesi chiamano lo Stato di Israele). Chiusure che impediranno a molti fedeli musulmani di raggiungere al-Aqsa per pregare in occasione della loro festa, l’Eid (i 70 giorni dalla fine del mese sacro di Ramadan).
Il timore è che le provocazioni che ormai ogni settimana hanno come sfondo la Spianata delle Moschee si ripeteranno per lo Yom Kippur: gli ultimi mesi hanno visto raid continui delle forze israeliane nel compound per permettere la visita e la preghiera di coloni e estremisti ebraici che rivendicano la Spianata come luogo di ricostruzione del Tempio. E puntano alla sua distruzione. Un obiettivo in parte condiviso dal governo: nessuna distruzione ma, dicono fonti interne, una divisione della Spianata in due, proprio come avvenuto ad Hebron e alla Tomba dei Patriarchi.
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