Nel piano generale
della riforma della scuola infatti il governo investe i soldi che servono per “educare”
i ragazzi soprattutto a lavorare in fabbrica. La Giannini, per dare un tono
accattivante al progetto, lo chiama “piano
per l’occupabilità” che consiste nello stanziare 45 milioni di euro (che si
aggiungono a quelli previsti dalla ex legge 440) e che arrivano così a circa 500
milioni che dovranno essere investiti soprattutto nella creazione di laboratori “per realizzare una nuova didattica
laboratoriale, con strutture aperte anche in orario extrascolastico, e pensate
per sperimentare progetti innovativi e mettere in campo attività di
orientamento al lavoro, alternanza, ma pure progetti contro la dispersione e
per il recupero dei “Neet” [Not (engaged) in Education,
Employment or Training – e cioè “non impegnati a scuola, al lavoro o nella formazione”,
insomma una bella sigla in inglese per indicare i giovani disoccupati!”]
come riporta il Sole24Ore dell’8 settembre scorso.
Adesso finalmente grazie
a quella scienziata della Giannini che ha capito finalmente come risolvere il
problema del lavoro dei giovani, i ragazzi sapranno dove guardare: “Mettiamo in
mano agli studenti gli strumenti per orientarsi al lavoro e per crearlo loro
stessi con una didattica che guarda ai
settori strategici del made in Italy e legata alla vocazione produttiva,
sociale e culturale di ciascun territorio”. E naturalmente devono essere
educati “all’autoimprenditorialità”:
insomma che ogni ragazzo diventi capitalista di se stesso!
E questo già da “domani”! Perché “Finora i laboratori scolastici (laddove funzionanti, dopo i tagli di risorse e personale amministrativo degli anni precedenti) sono di fatto ambienti attrezzati con macchinari, spesso obsoleti, dove fare esercitazioni.” E infatti, FINORA tutti i governi compreso quello Renzi-Giannini se ne sono fregati dello stato in cui si trovano non solo i laboratori ma le scuole tutte intere! Ma da “domani”, perché i padroni chiamano il governo a darsi da fare e si lamentano, le cose cambieranno.
E non mancano nemmeno
gli “esempi virtuosi di collegamento
scuola-imprese” tanto che “se ne trovano già oggi: il preside dell’istituto
tecnico “Marconi” di Dalmine (Bg), Maurizio Chiappa, per esempio, da qualche anno utilizza i laboratori della
Tenaris per far svolgere attività pratiche ai ragazzi.”
E a proposito di
ragazzi/robot: “La valutazione dei progetti terrà conto in particolare della capacità
di favorire il rapporto con il mondo del lavoro e di contrastare la dispersione
e diffondere le nuove competenze, fra
cui quelle digitali.”
“L’apertura anche in orari diversi da quelli delle lezioni sarà un altro
parametro fondamentale per l’approvazione dei progetti insieme alla compartecipazione di realtà che
appartengono al territorio. Il Miur potrà erogare un contributo massimo di
750mila euro per ciascuna struttura. Saranno almeno 60, secondo le stime, i
laboratori attivati che potranno essere cofinanziati e coprogettati da enti
pubblici e locali, imprese, università, associazioni, fondazioni e camere di
commercio.”
Ma proprio per i tagli
ricordati all’inizio dal giornalista e quelli che sono in corso con la riforma
della scuola e della pubblica amministrazione non si capisce come faranno le
scuole ad aprire anche in “orario extrascolastico”! Forse con l’opera di altri “volontari”
che “presteranno” la loro opera gratis?
***
Istruzione. In arrivo
45 milioni
Scuola, un piano per l’occupabilità
La scuola decide di
aprirsi al territorio, e il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini,
annuncia l’avvio del piano “laboratori per l’occupabilità”, previsto dalla
riforma appena varata (la legge 107). Sul piatto, con un decreto firmato ieri, vengono
messi 45 milioni, che serviranno per realizzare una nuova didattica
laboratoriale, con strutture aperte anche in orario extrascolastico, e pensate
per sperimentare progetti innovativi e mettere in campo attività di
orientamento al lavoro, alternanza, ma pure progetti contro la dispersione e
per il recupero dei “Neet”.
Finora i laboratori
scolastici (laddove funzionanti, dopo i tagli di risorse e personale
amministrativo degli anni precedenti) sono di fatto ambienti attrezzati con macchinari,
spesso obsoleti, dove fare esercitazioni. Da domani, e grazie alla partecipazione
di imprese, enti pubblici e locali, diventeranno luoghi dove i ragazzi potranno
scoprire talenti e vocazioni attraverso l’acquisizione di competenze
trasversali, conoscenze pratiche e l’educazione all’autoimprenditorialità. “Stiamo
costruendo una risposta concreta al tema della disoccupazione giovanile e la
dispersione – sottolinea il ministro, Giannini, che ha lavorato al progetto con
il sottosegretario, Gabriele Toccafondi -. Mettiamo in mano agli studenti gli
strumenti per orientarsi al lavoro e per crearlo loro stessi con una didattica
che guarda ai settori strategici del made in Italy e legata alla vocazione
produttiva, sociale e culturale di ciascun territorio”.
I 45 milioni stanziati
si aggiungono alle risorse della riforma Renzi-Giannini, a quelle del Pon
Istruzione e a quelle erogate con la ex legge 440. In pratica, l’attuale
governo investe circa 500 milioni di euro per rafforzare le infrastrutture
scolastiche e stimolare una didattica progettuale, aperta alle aziende. Esempi virtuosi
di collegamento scuola-imprese se ne trovano giù oggi: il preside dell’istituto
tecnico “Marconi” di Dalmine (Bg), Maurizio Chiappa, per esempio, da qualche
anno utilizza i lavoratori della Tenaris per far svolgere attività pratiche ai
ragazzi.
I laboratori
territoriali per l’occupabilità dovranno essere attivati da reti di almeno tre scuole,
di cui la capofila, dovrà essere un istituto superiore, con il coinvolgimento
di almeno un ente locale e di un ente pubblico. La valutazione dei progetti
terrà conto in particolare della cecità di favorire il rapporto con il mondo
del lavoro e di contrastare la dispersione e diffondere le nuove competenze,
fra cui quelle digitali. L’apertura anche in orari diversi da quelli delle lezioni
sarà un altro parametro fondamentale per l’approvazione dei progetti insieme alla
compartecipazione di realtà che appartengono al territorio. Il Miur potrà
erogare un contributo massimo di 750 euro per ciascuna struttura. Saranno almeno
60, secondo le stime, i laboratori attivati che potranno essere cofinanziati e copro
gettati da enti pubblici e locali, imprese, università, associazioni,
fondazioni e camere di commercio.
Il Sole 24 Ore
8 settembre 2015
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