sabato 27 dicembre 2014

pc 27 dicembre - Osare . . . da Pillole comuniste!

In molti pensano che la rivoluzione si possa fare con grandi frasi e qualche bandiera . . . noi non siamo contrari ne alle grandi frasi ne alle belle bandiere rosse ma siamo fermamente convinti che la rivoluzione si possa fare solo seguendo gli insegnamenti dei grandi maestri . . . per questo oltre ad essere fermamente convinti di quanto hanno scritto Marx ed Engels e di quanto ha scritto e fatto Lenin e di tutti i sacrifici del compagno Stalin . . . siamo fermamente MAOISTI!



Osare lottare
osare vincere.
L'accento su queste
parole d'ordine va messo
su "osare", cioè sulla
scelta che forza
la realtà.
Per i comunisti questo è
discriminante e decisivo.

...da Pillole comuniste - 2
27/02/14

pc 27 dicembre - I profitti dei padroni italiani sono fatti anche con il lavoro, con la fatica degli operai-bambini: nel 2013 63.828 minori di 14 anni hanno subito un infortunio


Mentre varano il job act e i padroni si spellano le mani per lo sbruffone fascistello fiorentino e i mass media di regime riportano le menzogne governative, mentre tutto un vomito di parole come "occupabilità" (sulla pelle dei precari), "più tutele ai lavoratori" (mentre pensano ai licenziamenti),"modernizzazione", riforme....su un'altro dato va portata la riflessione. E' lo sfruttamento del lavoro minorile che costituisce un componente essenziale di questo sistema sociale capitalistico.
I dati sono quelli riportati in un articolo Chiara Saraceno su la Repubblica di oggi: "secondo dati Inail nel 2013 63.828 minori di 14 anni hanno subito un infortunio. Una cifra pari al 9.19% del totale degli incidenti di quell'anno".
Se è la punta di un iceberg quella degli infortuni denunciati dai lavoratori, un dato totalmente al di sotto della realtà risulta essere invece questo dato per quello che riguarda il lavoro minorile e che giustifica da solo la necessità morale del suo rovesciamento per mezzo della rivoluzione proletaria.
Serve, come Rete nazionale per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro, una campagna specifica in questo paese su questa realtà, serve ogni giorno di più la rivoluzione politica e sociale che spazzi via questo sistema sociale basato sul profitto dei padroni!

pc 27 dicembre - LIBERTA' DI LICENZIAMENTO - NIENTE PIU' CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO

Che il governo sia espressione della classe dominante e insieme al Parlamento "un comitato d'affari" per conto della classe dei padroni, con il decreto sul Jobs act viene dichiarato in forma esplicita dal governo Renzi.
L'attacco all'art. 18 non è solo togliere un ostacolo legislativo perchè le aziende possano tranquillamente licenziare, è il via libera da un lato al fatto che i padroni non devono avere alcun freno e possono decidere tutto delle condizioni di lavoro, di vita dei lavoratori, imponendo esplicitamente, senza mascherature, come unica legge quella dello sfruttamento della forza-lavoro al servizio del loro profitto; dall'altro al fatto che gli operai, tutti i lavoratori devono essere piegati a questa legge, e non hanno diritti.
Con il contratto a "tutele crescenti" (una frase ormai più appannaggio dei comici) e la cancellazione dell'art. 18, parlare di contratto a tempo indeterminato è come parlare del "cavallo che vola".
Tutti i contratti a tempo indeterminato prima o poi oggi possono diventare a tempo determinato; il loro termine non dipende dalla legge o dal contratto, ma dalla volontà del padrone, il che, evidentemente, è molto peggio!
Per dire un paradosso: oggi gli operai a tempo indeterminato di un'azienda sotto i 15 dipendenti sono più al sicuro che non se la loro azienda raggiunga con nuove assunzioni il requisito occupazionale per l'applicazione dell'art. 18, perchè in quel momento il licenziamento anche dei vecchi lavoratori verrà disciplinato dalla nuova normativa.

pc 27 dicembre - Finkantieri ancora una volta AMIANTO! - una denuncia dello slai cobas SC marghera

E' grande la conferma alle nostre denunce per la mancanza di sicurezza e gli infortuni che continuano ad accadere in Finkantieri a Marghera, ed è con grande sconcerto che abbiamo raccolto le informazioni che pubblichiamo, e che sono state riportate correttamente sul quotidiano La Nuova Venezia Mestre uscite oggi 27-12-2014 .
Queste foto dimostrano senza dubbio che Finkantieri non è assolutamente l' "eccellenza italiana" nella produzione, tanto decantata anche da esponenti della ingenua sinistra veneziana, dato che non può esserci alcuna "eccellenza" a produrre costosissime navi in cambio di misure di sicurezza e di prevenzione inadeguate.
Sempre più spesso siamo anche chiamati ad intervenire per dare assistenza legale a lavoratori infortunati, cui la sicurezza è insegnata in forma inadeguata e spesso non nella loro lingua madre, soprattutto a causa della politica renziana della precarietà dei contratti a tempo determinato, che da 2 anni sono praticamente la norma in Finkantieri.

pc 27 dicembre - NOTAV movimento e 'terrorismo'

Commentare la giornata di ieri richiede parecchio sforzo. Una sequela di notizie, foto, dichiarazioni, home page dei siti che cambiavano titolo e molto altro hanno caratterizzato buona parte della giornata.
Ma sono principalmente due le cose che ci hanno maggiormente colpito:
1) il mondo dell’informazione in preda all’eccitazione (di pari passo i cosiddetti inquirenti che suggerivano a più non posso)
2) il nuovo ruolo del ministro Lupi, avvocato e giudice con la fissa per i no tav.
Ma ieri cosa è successo? Un incendio ad una centralina nella stazione di Bologna, un atto presumibilmente di sabotaggio, che ha causato alcune ore di ritardo alla circolazione ferroviaria con nessun pericolo per le persone. Questo è in sintesi il fatto al quale non aggiungiamo altro perchè ne sono piene le cronache di ieri.
Da qui è partita la schizofrenica voglia dell’informazione, proprio come nei casi in cui un parente uccide un altro parente, di fornire colpevoli, matrici e ispirazioni. E’ questo il caso in cui tutte le pagine dei siti dei giornali online pubblicavano foto di alcune tag (la firma dei ragazzi che fanno graffiti) vendendole come scritte notav.
Da qui è partito il finimondo utilizzando termini come “attentato” e “attentato terroristico” che bisognerebbe avere la decenza di non utilizzare a sproposito in questo paese, dove le stragi, gli attentati ai treni e nelle stazioni sono ancora senza colpevoli, ma tant’è…

pc 27 dicembre - Ritorniamo sul convegno contro la repressione di Teramo - l'intervento del compagno mauro gentile - uno dei condannati del 15 ottobre 2011

Convegno sulla repressione a Teramo. L'intervento di Mauro Gentile             

Ciao Compagni/e,
Da pochi giorni mi è stato revocato  il divieto di comunicazione adottato dal primo giorno del mio arresto per i fatti del 15 ottobre 2011 a Roma. E' un importante passo avanti che, anche se piccolo e dopo 32 mesi, riporta una ventata nuova di energie per il proseguo della lotta a questa ingiusta e preventiva detenzione.
Lettera di Mauro Gentile ai/alle partecipanti/e dell'Assemblea Nazionale Contro ogni Repressione e per l'Abolizione del Codice Rocco
Compagne e Compagni,
le tante adesioni ricevute stanno a significare che c'è la volontà di informarsi ed informare, di costruire ed estendere un rinnovato percorso di lotta alla repressione.
Gli attacchi repressivi che le procure più asservite stanno portando avanti, hanno trovato una decisa resistenza nelle difese degli imputati e le imputate per gli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma e NO TAV e nella solidarietà che si è sempre raccolta fuori dalle aule dei tribunali. Grazie a questo è giunta l'importante assoluzione per il reato di “terrorismo” dei quattro compagni NO TAV considerati colpevoli di aver attentato alla vita di un compressore mentre erano meritevoli di copertura legale la devastazione del territorio val susino, l'occupazione militare, gli espropri, le infiltrazioni mafiose, gli abusi in divisa e la violenza indiscriminata contro le migliaia di uomini e donne che difendono la loro terra.

pc 27 dicembre - Contro il regime NAZI-NATO ddi KIEV

Kiev verso la Nato, Mosca reagisce. Amnesty: “i nazisti bloccano gli aiuti al Donbass”
Amnesty: “i nazisti bloccano gli aiuti al Donbass'
stralci da articolo di

contropiano  
 
Improvvisamente la situazione che sembrava avviata verso una relativa distensione sembra vivere una nuova escalation. 
La riunione prevista ieri a Minsk tra le delegazioni della Giunta ucraina e quelle delle Repubbliche Popolari per consolidare la tregua in atto dal 9 dicembre e discutere di questioni riguardanti il possibile ritorno del Donbass sotto l’autorità di Kiev nel quadro di un paese ‘federalizzato’ è stata improvvisamente cancellata.
Secondo varie fonti è stato il regime di Kiev a bloccare tutto, ma poi anche Vladislav Deinego, capo della delegazione della Repubblica Popolare di Lugansk, aveva affermato che “I rappresentanti delle Repubbliche Popolari non parteciperanno ai negoziati di venerdì”. Poco prima il capo negoziatore della Repubblica di Donetsk, Denís Pushilin, aveva informato che nonostante i suoi avessero completato attraverso l’intermediazione dell’Osce tutte le procedure previe alla riunione di Minsk, erano stati ignorati dall’Ucraina.
Poi la cancellazione della prevista seconda riunione del Gruppo di Contatto di Minsk con la mediazione di Russia e Osce è stata confermata dal capo ufficio stampa del ministero degli esteri bielorusso Dmitri Mirónchik.

pc 27 dicembre - Con Rojava-Kobane iniziativa a Firenze - ma è bene leggere il testo di una compagna di proletari comunisti - PCm Italia che analizza criticamente le posizioni di Ocalan

SABATO 27 DICEMBRE 2014
al Centro Popolare Autogestito Firenze sud – via di Villamagna 27/a


SOSTENIAMO il ROJAVA IN LOTTA


Da oltre 100 giorni la citta di Kobane, nel Rojava (Kurdistan del sud), resiste agli attacchi dell’ISIS, difendendo con le YPG e YPJ, Forze di Difesa del Popolo e delle Donne, l’esperienza di autogoverno popolare dagli islamo-fascisti, dalla volontà della Turchia di annientare l’esperienza kurda, dai tentativi di ingerenza della NATO. Oltre 100.000 profughi sono accampati in condizioni difficili intorno alla città. Le organizzazioni della sinistra kurda, appoggiate dalla solidarietà internazionale di tanti compagni che si recano a Kobane, sono impegnate ovunque nella raccolta fondi per aiutare la popolazione e per sostenere attivamente le migliaia di combattenti asserragliati nella città.

Dalle ORE 19 Incontro con alcuni compagni italiani di ritorno dal Kurdistan e con un rappresentante della Comunità Kurda in Toscana. A seguire proiezione di video sulla resistenza kurda

Alle ORE 21,00 Cena di raccolta fondi per il Rojava in lotta e concerto di musica rock

Fuori il PKK dalle liste antiterrorismo, libertà per il Presidente Ocalan
       
Centro Popolare Autogestito Firenze sud – via di villamagna 27/ www.cpafisud.orginfo@cpafisud.org

pc 30 novembre - Ocalan, la capitolazione affascinante - Un articolo critico di una compagna di proletari comunisti-PCm Italia

Questo testo nasce a commento di due degli interventi fatti al Convegno dell'11 ottobre a Roma delle donne curde, di Havin Guneser, giornalista e portavoce dell’Iniziativa Internazionale ‘Libertà per Abdullah Öcalan – Pace in Kurdistan’ e di Dilar Dirik (Ricercatrice Università di Cambridge).
Sono interventi importanti che spiegano bene quali analisi, quale politica, quali principi vi siano dietro il ruolo, l'organizzazione molto avanzata delle donne e combattenti curde facenti riferimento al PKK. Il primo intervento, in particolare, è una sorta di “manifesto” del pensiero che ispira la lotta delle donne curde, espressione delle teorie di Ocalan del PKK.
Diciamo subito che noi consideriamo queste teorie di Ocalan anti mlm, democratico-libertarie.

pc 27 dicembre - Cosa è l'internazionalismo - da Pillole comuniste

L'internazionalismo è un compito pratico attivo dei comunisti, non solo una posizione ideologico-politica; ogni partito deve lavorare per collegarsi e unirsi ai partiti nel mondo, sostenere la loro lotta rivoluzionaria.
Non si può usare la parola d'ordine che il miglior internazionalismo è fare la rivoluzione nel proprio paese per sottrarsi ai compiti internazionalisti.
Chi fa questo è un volgare sostenitore del socialismo nazionale e non un comunista

da Pillole comuniste -2-
30-9-2013

venerdì 26 dicembre 2014

pc 26 dicembre - DECRETO ILVA: "FUMO", E PEGGIORAMENTO, PER GLI OPERAI E LA POPOLAZIONE DI TARANTO, "ARROSTO" PER I PADRONI... CON I SOLDI PUBBLICI.

Renzi manda il suo inequivocabile messaggio agli operai 
Ilva e alla popolazione di Taranto
Si tratta di un "decreto" che di fatto non è neanche un decreto ma una sorta di "dichiarazione di intenti a cui dovrebbero seguire disposizioni legislative vere e proprie; la sostanza sta, però, nelle dichiarazioni di Renzi e soprattutto nei passi concreti che comunque faranno, questi sì pericolosi.
In alcuni aspetti nella sua stesura questo decreto non aggiunge nulla a quanto già in corso in termini di misure e di fondi disponibili, mentre nella sostanza peggiora la situazione in termini di tempi e soprattutto di interventi su salute e lavoro.

pc 26 dicembre - Il governo reazionario e filonazista di Kiev appoggiato, foraggiato e armato dall'imperialismo USA-Europa-Nato-Italia mette i comunisti fuorilegge

Kiev. “Democratizzazione” alla Stepan Bandera: comunisti fuorilegge

  • Marat Grassini
  • contropiano
Dopo il voto della Rada sulla rinuncia allo status di Paese fuori dai blocchi, la Giunta al potere a Kiev compie un altro passo, casomai qualcuno non l'avesse intesa, sulla strada dell'aperta democratizzazione, intesa alla maniera di Stepan Bandera.Secondo notizie d'agenzia, la Corte d'Appello di Kiev ha rinviato al Tribunale di primo grado il caso della proibizione del Partito Comunista d'Ucraina. In tal modo, scrivono le agenzie, è stata annullata la sentenza del Tribunale amministrativo distrettuale di Kiev sulla sospensione del procedimento.

pc 26 dicembre - Lo Stato sionista Israeliano è lo stato di Erode - festeggia il natale sparando sui bambini palestinesi

Gerusalemme, gli israeliani sparano e feriscono un bimbo di 5 anni

Gerusalemme, gli israeliani sparano e feriscono un bimbo di 5 anni

Le forze di occupazione israeliane sono intervenute ieri a Issawiya, sobborgo di Gerusalemme Est, sparando pallottole di acciaio rivestite di caucciù. A farne le spese è stato un bambino di soli 5 anni, Mohammed Jamal Obeid, che con altri suoi compagni e la sorella di 14 anni stava scendendo da uno scuolabus per andare a casa.
Nella zona, hanno raccontato numerosi testimoni, non erano in corso manifestazioni o scontri con le forze di occupazione e il capo della polizia del settore non ha voluto commentare quanto accaduto.
Il bambino è rimasto gravemente ferito alla testa ed è stato ricoverato nel Centro Medico Hadassah.

pc 26 dicembre - Contro il jobs act in salsa peruviana - manifestazioni e scontri

Perù: giovani in piazza contro la nuova legge sul lavoro, feriti e arresti - (da marco santopadre - contropiano)

Più di diecimila persone, per lo più giovani – studenti e precari - hanno partecipato il 22 dicembre alla seconda manifestazione convocata nella capitale peruviana in pochi giorni contro la nuova legge sulla disoccupazione giovanile varata dal governo di Lima. Una legge che, secondo forze sociali e sindacali di sinistra, consente ai datori di lavoro di ridurre i diritti ai dipendenti tra i 18 e i 24 anni con la scusa di combattere il lavoro nero e incentivare i datori di lavoro a formalizzare i contratti. Secondo la nuova norma i giovani lavoratori non avranno diritto alle gratifiche, ad alcune assicurazioni contro gli infortuni e nel caso di mansioni pericolose, disporranno di soli 15 giorni di ferie l’anno. Un regime speciale per i neoassunti in vigore in qualsiasi tipo di impresa privata al di là delle sue dimensioni o caratteristiche.

pc 26 dicembre - NOTAV l'ossessione forcaiola e liberticida del giudice Caselli è una palese attacco alle sentenze e un altrettanto palese intento illegale di condizionare le future

Attentati Tav, Caselli: "Gesti contro la democrazia: è grave minimizzarli"

Attentati Tav, Caselli: "Gesti contro  la democrazia: è grave minimizzarli"

L'ex procuratore di Torino: "Un conto è manifestare e fare convegni, un altro è assaltare cantieri o stazioni"

Gian Carlo Caselli, da un anno in pensione dopo avere come ultimo incarico guidato la Procura di Torino, non nasconde la sua preoccupazione per la nuova ondata di attentati ai treni che ancora ieri mattina ha dato il suo ultimo segnale. Ma ritiene che non sarebbe opportuno se proprio lui, che stava a capo della Procura quando per la prima volta venne richiesto il rinvio a giudizio per terrorismo di quattro esponenti no Tav accusati di vari reati, dovesse esprimersi sull'esistenza di un eventuale collegamento tra quell'accusa, poi cancellata da una sentenza della Corte d'Assise, e l'attuale ondata di violenze. "Qualcuno, anche autorevole, l'ha scritto e motivato  -  dice Caselli  -  ma io non intendo parlarne per evidenti ragioni di opportunità. Voglio solo dire che oltre alle sentenze deve essere rispettato anche il lavoro dei pm. Nessuno può pretendere di avere verità in tasca a prescindere"

pc 26 dicembre - NO TAV - I sindaci della Valsusa a Lupi: "Rinviamo l'incontro su Tav a dopo le feste "... Paura, Eh?

I sindaci della Valsusa a Lupi: "Rinviamo l'incontro su Tav"

Il ministro Lupi a Chiomonte

Il ministro delle infrastrutture aveva dato la disponibilità per un vertice il 29  o il 30 dicembre: "Meglio dopo le festività: c'è poco tempo per l'organizzazione"
I sindaci della Valle di Susa chiedono al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, un rinvio dell'incontro sulla nuova ferrovia Torino-Lione che avrebbe dovuto svolgersi il 29 o 30 dicembre.

giovedì 25 dicembre 2014

pc 25 dicembre - 150° anniversario della Prima Internazionale - Indirizzo inaugurale di Karl Marx




Marx

Indirizzo inaugurale dell'Associazione internazionale degli operai (Prima Internazionale)

Fondata il 28 settembre 1864 nell'assemblea pubblica al St. Martin's Hall Long Acre, Londra

Operai!
È un fatto innegabile che la miseria della massa dei lavoratori non è affatto diminuita dal 1848 al 1864, in un periodo che pure può essere considerato straordinario per uno sviluppo senza esempi (i) dell'industria e per l'aumento del commercio. Un organo moderato della classe media inglese, con un giudizio certamente comune, prediceva nel 1850 che, se in Inghilterra l'esportazione e l'importazione fossero aumentate del 50%, il pauperismo sarebbe caduto a zero! Ahimè, il 7 aprile 1864 il cancelliere dello scacchiere (ii) proclamava in pieno parlamento, felice per questa rivelazione, che il totale delle esportazioni e delle importazioni inglesi è ammontato nel 1863 «alla somma sorprendente [...] di 443.995.000 lire sterline! che supera di circa tre volte il commercio dell'epoca [...] relativamente recente del 1843». Tuttavia, con la medesima eloquenza, egli parlava della «miseria». «Pensate,» esclamava, «a coloro che sono ai limiti della miseria... ai salari... che non sono elevati, alla vita umana che, in nove casi su dieci, non è che una lotta per l'esistenza!» (2) Il cancelliere non parlava degli irlandesi, che nel settentrione sono gradualmente sostituiti dalle macchine, nel meridione dai greggi di montoni: anche i montoni muoiono in questo infelice paese, ma, è pur vero, meno rapidamente degli esseri umani. Egli non ha affatto ripetuto quanto era stato ingenuamente rivelato dai rappresentanti più insigni di 10.000 signori in un violento accesso di terrore. Allorché il panico della garrotta (3) raggiunse un certo livello, la Camera dei lords fece fare un'inchiesta sulla deportazione e il lavoro forzato dei prigionieri. L'assassinio fece la sua apparizione nel voluminoso Libro azzurro del 1863 (4), che, attraverso fatti e cifre ufficiali, ha provato che perfino i peggiori criminali condannati, i forzati dell'Inghilterra e della Scozia, lavorano molto meno duramente e sono molto meglio nutriti degli operai di tutta l'Inghilterra e della Scozia. Ma non basta. Quando, come conseguenza della guerra civile americana, gli operai delle contee di Lancaster e di Chester sono stati gettati sulla strada, la medesima Camera dei lords ha delegato un medico nei distretti industriali, con l'incarico di esaminare quale sia in media la minima quantità di carbonio e di azoto che debba venir somministrata nella forma più semplice e a miglior mercato, «nulla piú che per prevenire la morte per inedia». Il dottor Smith, il medico delegato, s'accertò che per un adulto sono necessari 28.000 grani di carbonio e 1.330 grani (iii) d'azoto, in media, per garantirlo almeno dalla morte per inedia. Egli ha scoperto inoltre che tale quantità non s'allontanava troppo dal magro nutrimento, cui l'estrema miseria di quei tempi aveva ridotto gli operai dei cotonifici (*). Ma udite ancora. Lo stesso saggio medico fu in seguito delegato dalla direzione medica del consiglio segreto (iv) a esaminare gli alimenti della classe operaia piú povera. Il «Sesto rapporto sullo stato della salute pubblica» (5), edito per ordine del parlamento nel corrente anno, contiene i risultati delle sue ricerche. Che mai ha scoperto il medico? Che i tessitori, i cotonieri, i guantai, i calzettai ecc. in media non sempre ricevono nemmeno il misero cibo degli operai cotonieri, neanche la quantità di carboidrati e azotati «appena sufficienti a prevenire la morte per inedia».

«Inoltre» citiamo testualmente dal rapporto «l'esame dello stato delle famiglie contadine ha dimostrato che piú di un quinto di esse è ridotto a una quantità di elementi carbonici inferiori al sufficiente, e più di un terzo ha una quantità di alimenti azotati inferiore al sufficiente; che nelle contee del Berkshire, dell'Oxfordshire e del Somersetshire l'insufficienza degli alimenti azotati è, in media, il regime dominante.» «Non bisogna dimenticare» aggiunge il rapporto ufficiale «che le privazioni alimentari sono sopportate con grande riluttanza, e che generalmente la mancanza di alimenti sufficienti non si presenta se non preceduta da ben altre privazioni. La pulizia stessa è considerata una cosa molto cara e difficile e, quando il rispetto della propria persona si sforza di mantenerla, ogni simile tentativo viene necessariamente pagato da un accrescimento delle torture della fame. Si tratta di riflessioni molto dolorose, poiché non si ha qui la miseria ben meritata e derivante da pigrizia, ma, in tutti i casi, la miseria di una popolazione che lavora; infatti, per la verità, il lavoro che non assicura che un così magro cibo si prolunga in modo eccessivo per la maggior parte degli individui.»

Il rapporto rivela un fatto strano e inatteso, «che, fra tutte le parti del Regno Unito», dell'Inghilterra, del Galles, della Scozia e dell'Irlanda, «la popolazione dell'Inghilterra», quindi della parte più opulenta, «è incontestabilmente la peggio nutrita», benché i più poveri lavoratori del Berkshire, dell'Oxfordshire e del Somersetshire siano molto meglio alimentati della maggior parte degli artigiani dei quartieri orientali di Londra.

Tali sono i dati ufficiali pubblicati per ordine del parlamento nel 1864, nel regno millenario del libero scambio, mentre nel medesimo tempo il cancelliere dello scacchiere raccontava alla Camera dei comuni «che la condizione degli operai inglesi è migliorata, in media, in modo così straordinario che non si conoscono esempi simili nella storia né di alcun paese né di altra epoca». Ma queste esaltazioni ufficiali sono contraddette in modo appariscente da una breve nota del non meno ufficiale rapporto sullo stato della salute pubblica: «La sanità pubblica di un paese non significa la sanità delle sue masse, ed è quindi pressoché impossibile che le masse siano sane, se esse, fino al più infimo grado della scala sociale, non godono almeno della più modesta agiatezza».

Il cancelliere dello scacchiere, accecato dalla statistica del «progresso della nazione», con le sue cifre davanti agli occhi abbagliati, grida in una eccitata estasi: «Dal 1842 al 1852 la rendita imponibile del paese è cresciuta del 6%; negli otto anni dal 1853 al 1861 è cresciuta del 20%: è un fatto tanto straordinario che pare quasi incredibile! [...]. Questo inebriante aumento di ricchezza e di potenza - aggiunge il sig. Gladstone - è limitato esclusivamente a coloro che posseggono» (6).

Se volete conoscere le condizioni di deperimento fisico, di rilassatezza morale e di rovina intellettuale, per cui tale «inebriante aumento di ricchezze e di potenza limitato esclusivamente alle classi che posseggono» è stato ed è prodotto dalle classi lavoratrici, considerate il quadro delle sartorie, delle tipografie e degli atéliers di modisteria, tracciato nell'ultimo «Rapporto sullo stato della salute pubblica»! Confrontate il «Rapporto della commissione d'inchiesta sul lavoro dei fanciulli» del 1863(7), in cui viene costatato, per esempio, che la categoria degli stagnini, sia gli uomini sia le donne, presenta una popolazione decisamente degenerata, tanto sotto l'aspetto fisico che sotto quello mentale; che i «fanciulli malati diventano in seguito dei genitori ammalati»; che la «degenerazione della razza ne è una conseguenza assoluta»; che «la degenerazione della popolazione della contea di Stafford sarebbe in stato molto pii avanzato, se non si fosse avuto il reclutamento continuo dai paesi vicini e i matrimoni misti con razze più robuste».

Volgete gli occhi sul Libro azzurro del sig. Tremenheere, sulle doglianze e le lagnanze dei giornalieri panettieri (8). E chi non è rabbrividito d'indignazione alla lettura dei paradossi degli ispettori delle fabbriche, confermati dagli uffici di anagrafe, che assicurano che la salute degli operai del Lancastershire è migliorata considerevolmente, benché essi siano ridotti alla più miserevole alimentazione, perché la mancanza di cotone li ha cacciati dai cotonifici? Che la mortalità infantile è diminuita, perché infine s'è consentito alle madri di presentare ai figli le proprie mammelle, invece del cordiale di Godfrey (v).

Ma voltate ancora una volta la medaglia! Le tavole dell'imposta sul reddito e sulla proprietà, presentate alla Camera dei comuni il 20 luglio 1864, attestano che dal 5 aprile 1862 al 5 aprile 1863 trenta persone hanno accresciuto il numero di quei felici della terra, le cui rendite annue sono valutate dall'esattore delle imposte a 50.000 sterline, essendo il loro numero salito da 67 a 80 in un solo anno. La medesima tavola rivela il fatto curioso che 3.000 persone, all'incirca, dividono fra loro una rendita annuale di più o meno 25.000.000 lire sterline, superiore alla somma totale distribuita annualmente fra tutti i lavoratori d'Inghilterra e del Galles. Consultate il censimento del 1861 e troverete che il numero dei proprietari maschi in Inghilterra e nel Galles è diminuito da 16.934 nel 1851 a 15.066 nel 1861: in tal modo la concentrazione della proprietà agricola è cresciuta in dieci anni dell' 11 %. Se la concentrazione della proprietà fondiaria nelle mani di un piccolo numero s'accresce nello stesso modo, la questione territoriale si semplificherà singolarmente, come semplice era nell'impero romano, allorché Nerone sogghignò alla notizia che metà della provincia d'Africa era posseduta da sei cavalieri.

Abbiamo insistito su questi «fatti così straordinari, che sono quasi incredibili», perché l'Inghilterra è alla testa dell'Europa commerciale e industriale (vi). Ricordate: alcuni mesi orsono uno dei figli esuli di Luigi Filippo complimentava pubblicamente il lavoratore inglese per la superiorità del suo destino nei confronti di quello meno prospero dei suoi compagni dell'altra parte del Canale. In verità, se teniamo conto della differenza di circostanze locali, vediamo i fatti inglesi riprodursi su scala minore in tutti i paesi industriali e progrediti del continente. Dopo il 1848, in questi paesi ebbe luogo uno sviluppo inaudito dell'industria e un'espansione inimmaginabile delle esportazioni e delle importazioni. Dovunque «l'aumento di ricchezze e di potenza limitata esclusivamente alle classi che possiedono» è stato realmente «inebriante». Dovunque, come in Inghilterra, una piccola minoranza di operai ha ottenuto in effetti ridotti aumenti salariali (vii); ma, nella maggior parte dei casi, il rialzo monetario dei salari non denota l'accrescimento del benessere dei salariati più di quanto l'elevarsi del costo del mantenimento dei pensionati nell'ospedale dei poveri o nell'asilo degli orfani della metropoli, da 7 sterline 7 scellini e 5 pence nel 1852 a 9 sterline 15 scellini e 8 pence nel 1861, non sia di nessun beneficio per i ricoverati, più di quanto non s'accresca per nulla il loro benessere. Dovunque, la gran massa delle classi lavoratrici è piombata sempre più in basso, nella medesima proporzione almeno con cui coloro, che stanno al di sopra, sono saliti più in alto sulla scala sociale. In tutti i paesi d'Europa è divenuto attualmente una verità, non confutabile da spiriti imparziali e negabile soltanto da coloro che hanno un interesse nel rinviare gli altri a un paradiso immaginario, che, né il perfezionamento delle macchine (viii), né l'applicazione della scienza alla produzione, né la scoperta di nuove comunicazioni, né le nuove colonie, né la creazione di nuovi sbocchi, né il libero scambio, né tutte queste cose insieme sono in grado di sopprimere la miseria delle classi lavoratrici; e, al contrario, sulla falsa base del presente, ogni nuovo sviluppo della forza produttiva del lavoro scaverà necessariamente un abisso più largo e più profondo fra i contrasti sociali e l'antagonismo sociale ne uscirà più aspro e più acuto. Durante questa «inebriante» epoca del progresso economico, nelle metropoli dell'impero britannico la morte per inedia s'è elevata all'altezza di un'istituzione sociale. Quest'epoca è segnata negli annali del mondo da ritorni accelerati, da un'estensione sempre piú dilatantesi, dagli effetti sempre più mortali, della peste sociale, chiamata crisi commerciale e industriale.

Dopo l'insuccesso della rivoluzione del '48, tutte le organizzazioni di partito, tutti i giornali del partito delle classi lavoratrici sono stati spezzati sul continente dalla ferrea mano della forza bruta. I figli più progrediti del lavoro se ne andarono disperati nella repubblica oltre-Atlantico. I sogni effimeri d'emancipazione sono svaniti al soffio dell'epoca della febbre industriale, del marasma morale e della reazione politica. La disfatta delle classi lavoratrici del continente, dovuta in parte alla diplomazia del governo inglese, che agiva allora come agisce oggi in fraterna solidarietà col gabinetto di San Pietroburgo, distese senza indugi i suoi effetti contagiosi su questa parte del Canale. Mentre la sconfitta dei loro fratelli del continente scoraggiò le classi operaie inglesi e spezzò la loro fede nella loro propria causa, rese ai signori della terra e del denaro la loro fiducia alquanto scossa. Con insolenza costoro ritirarono quanto già avevano concesso. La scoperta di nuovi terreni auriferi determinò un esodo immenso, lasciando un vuoto irreparabile nelle file del proletariato inglese. Altri suoi membri, un tempo attivi, si fecero sedurre dall'esca dell'accrescimento temporaneo del lavoro e dei salari, e divennero delle nullità politiche. Tutti gli sforzi per sostenere o per modificare il movimento cartista fallirono clamorosamente; gli organi di stampa della classe operaia perirono l'uno dopo l'altro per l'apatia delle masse e, in effetti, mai la classe operaia d'Inghilterra sembrò così completamente riconciliata con la sua nullità politica. Se dunque non esisteva alcuna solidarietà d'azione fra la classe operaia inglese e quella continentale, vi era, in ogni caso, una solidarietà nella sconfitta.

Tuttavia, il periodo seguente alle rivoluzioni del '48 non è passato senza momenti positivi. Notiamo soltanto due grandi avvenimenti.

Dopo una lotta di trent'anni, condotta con la più ammirevole perseveranza, la classe operaia inglese, approfittando di un disaccordo momentaneo tra i padroni della terra e i padroni del denaro, è riuscita a far passare la legge sulle dieci ore (9). Gli immensi vantaggi che ne risultarono per gli operai manifatturieri, da un punto di vista fisico, morale e intellettuale, dopo d'allora registrati a ogni scadenza semestrale nei rapporti degli ispettori delle manifatture, sono stati infine riconosciuti da tutte le parti. La maggior parte dei governi continentali non trovò nulla di meglio che adottare la legge inglese sulle manifatture in una forma più o meno modificata e lo stesso parlamento inglese è costretto ad ampliare ogni anno il campo d'azione di tale legge. Ma, oltre alla sua importanza pratica, il successo meraviglioso di questa misura della classe operaia metteva in luce ancora un'altra cosa. La classe media, attraverso i suoi organi di scienza più autorevoli, quali il dottor Ure, il professor Senior e altri saggi della medesima tempra, predisse e provò a sazietà che alla minima restrizione legale delle ore di lavoro sarebbe suonato il rintocco funebre dell'industria inglese, che, come un vampiro, non può vivere senza succhiare sangue, e soprattutto sangue di fanciulli. Nei tempi remoti l'uccisione dei fanciulli era uno dei riti della religione di Moloch: ma non era praticata che in certe occasioni solenni, forse una volta all'anno, e inoltre Moloch non provava gusto soltanto per i figli del povero. Questa lotta per la restrizione delle ore di lavoro s'accese tanto più furiosamente, proprio perché, a parte gli spaventi degli avari, essa interessava da vicino la grande disputa tra la cieca legge dell'offerta e della domanda, su cui si fonda l'economia politica della classe media, e la produzione sociale regolata dalla previsione sociale, che costituisce l'economia politica della classe operaia. Perciò la legge sulle dieci ore non è stato soltanto un successo pratico, ma, fatto ben più importante, rappresentò la vittoria di un principio. Per la prima volta l'economia politica della classe media risultò completamente soccombente di fronte all'economia della classe operaia.

Ma si aveva di riserva una vittoria ben più grande dell'economia politica del lavoro sull'economia politica della proprietà (ix). Intendiamo parlare del movimento cooperativo e, specialmente, delle manifatture cooperative erette attraverso gli sforzi spontanei di alcuni uomini audaci. Il valore di queste grandi esperienze sociali non può essere esaltato al di sopra della realtà. Non attraverso argomenti, ma attraverso azioni, esse hanno provato che la produzione su larga scala e in accordo con le esigenze della scienza moderna può venir esercitata senza l'esistenza di una classe di padroni che impieghi quella dei manovali; che i mezzi del lavoro, per rendere, non hanno bisogno d'essere monopolizzati né d'essere piegati a mezzi di predominio e di sfruttamento contro il lavoratore; e che il lavoro salariato, cosi come il lavoro degli schiavi, il lavoro dei servi, non è che una forma (x) transitoria e inferiore, destinata a sparire di fronte al lavoro associato, che espleta il proprio assunto in modo vivace, con spirito alacre e con animo felice. I primi semi del sistema cooperativo sono stati gettati in Inghilterra da Robert Owen: le esperienze tentate sul continente dalla classe operaia erano infatti un'applicazione pratica delle teorie non inventate, ma soltanto proclamate a piena voce nel 1848.

Nel medesimo tempo, l'esperienza del periodo dal 1848 al 1864 ha provato (xi), al di sopra di ogni dubbio, che il lavoro cooperativo, per quanto eccellente sia in pratica, limitato in una stretta cerchia di sforzi parziali di operai isolati, non è in grado di arrestare il progresso geometrico del monopolio, non è in grado di emancipare le masse e neppure è capace di alleviare in modo sensibile il fardello della loro miseria. Probabilmente, per quest'unica ragione, i plausibili nobili, i declamatori filantropi della classe media, gli economisti arditi in tutti i casi si sono volti all'improvviso con complimenti nauseabondi al sistema del lavoro cooperativo, ch'essi avevano invano tentato di diffamare in germe, schernendolo come un'utopia di sognatori o stigmatizzandolo col nome blasfemo dei socialisti. Il lavoro cooperativo, per salvare le masse operaie, dev'essere sviluppato in dimensioni nazionali, e conseguentemente sostenuto da mezzi nazionali. Per ciò che riguarda il presente, i padroni della terra e del capitale non vogliono che una cosa: impiegare i loro privilegi politici per difendere e perpetuare i loro monopoli economici. Non certo vogliono favorire la via dell'emancipazione del lavoro, anzi, non vogliono se non continuare a frapporle ogni sorta di ostacoli. Ricordate con quale sogghigno lord Palmerston, nell'ultima sessione, respinse i promotori del bill suidiritti dei fittavoli irlandesi. «La Camera dei comuni» gridò «è una camera di proprietari fondiari.» (10). Proprio per questo la conquista del potere politico è divenuto il grande dovere della classe operaia. Sembrerebbe che essa l'abbia compreso, giacché in Germania, in Italia e in Francia sta sorgendo una rinascita simultanea, e sforzi simultanei (xii) sono stati fatti per giungere a ricostituire il partito della classe operaia.

Essa possiede un elemento di successo: il numero; ma il numero non pesa sulla bilancia se non quando è unito in collettività ed è guidato dalla conoscenza. L'esperienza ha sufficientemente dimostrato quale vergognoso disprezzo la disfatta comune dei loro sforzi incoerenti infliggerà a questo legame di fraternità, che deve esistere tra gli operai dei differenti paesi e deve incitarli a stringersi con fermezza gli uni agli altri in tutte le loro lotte per l'emancipazione. Questa idea ispirò gli operai di differenti paesi, riuniti il 28 settembre 1864 in assemblea pubblica nel St. Martin's Hall, a fondare l'Associazione internazionale.

In questa assemblea prevalse ancora un'altra convinzione.

Se l'emancipazione delle classi operaie esige il loro concorso fraterno (xiii), come possono esse compiere questa grande missione, quando la politica estera non persegue che disegni criminali e, sfruttando i pregiudizi nazionali, non fa che sprecare il sangue e i tesori dei popoli in guerre di rapina? Non fu la saggezza delle classi governanti, ma la resistenza eroica della classe operaia inglese alla loro follia criminale che salvò l'occidente europeo dal rischio di gettarsi a corpo morto nell'infame crociata per perpetuare e propagare la schiavitù dall'altra parte dell'Atlantico (11). L'approvazione vergognosa, la simpatia ironica e l'indifferenza idiota con le quali le classi superiori dell'Europa assistevano al franare della fortezza montana del Caucaso, divenuta preda della Russia, e all'assassinio della Polonia da parte della medesima potenza, le immense usurpazioni, sopportate senza resistenza, di questa potenza barbarica, la cui testa è San Pietroburgo e le cui mani sono in tutti i gabinetti ministeriali d'Europa, hanno imposto alle classi operaie il dovere d'iniziarsi ai misteri della politica internazionale, di vegliare sugli atti dei loro rispettivi governi, di opporsi a essi, se è necessario, con tutti i mezzi in loro potere; se è impossibile prevenirli, è loro dovere coalizzarsi e denunciarli simultaneamente, e rivendicare le semplici leggi della morale e della giustizia che devono regolare tanto le relazioni degli individui quanto quelle superiori dei popoli.

La lotta per una tale politica estera fa parte della lotta generale per l'emancipazione della classe operaia.

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

pc 25 dicembre - Roma, nuova giunta Marino: dalla fascio-mafia all'assessore torturatore di Bolzaneto-Genova, G8 2001 - Sabella assessore alla legalità... E ora bisogna cacciare Marino

Roma. La discutibile scelta di Sabella come assessore alla legalità al Campidoglio

Roma. La discutibile scelta di Sabella come assessore alla legalità al Campidoglio

Gli spettri della caserma di Bolzaneto a Genova si affacciano sul Campidoglio tramortito dalle indagini su Mafia-Capitale?

Un titolo di Contropiano 'una scelta discutibile' e un comunicato 'perplessità' davvero molto timido
 
Qui di seguito il comunicato in questione:
L'Associazione Giuristi Democratici di Roma esprime perplessità per la scelta del Sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino, di prendere in considerazione per l'incarico di assessore alla legalità il Dr. Alfonso Sabella. Ciò, nel ricordo dell'operato dello stesso nelle drammaticamente storiche giornate del G8 di Genova 2001. In quel contesto, ormai universalmente definito come la più grande sospensione dei diritti di democrazia in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale, il Dr. Sabella si trovò a operare quale coordinatore dell'organizzazione e del controllo su tutte le attività dell'amministrazione penitenziaria, che si svolsero anche nella caserma N. Bixio di Bolzaneto. I comportamenti illegali, i trattamenti inumani e degradanti inflitti agli ospiti di tale struttura ad opera di alcuni degli agenti ivi presenti sono ormai dato incontrovertibile. In quel quadro, «il comportamento del dott. Sabella non fu adeguato alle necessità del momento. Egli fu infatti negligente nell'adempiere al proprio obbligo di controllo, imprudente nell'organizzare il servizio (...) imperito nel porre rimedio alle difficoltà manifestatesi». Così afferma l'Ordinanza del Tribunale di Genova del 24.1.'07, la quale conclude testualmente sostenendo che «Alfonso Sabella non adempì con la dovuta scrupolosa diligenza al proprio dovere di controllo e che, pur trovandosi nella speciale posizione di "garante" (...), non impedì il verificarsi di eventi che sarebbe stato suo obbligo evitare».
Tutto ciò dimostra che, sebbene l'operato del Dr. Sabella non sia stato ritenuto illecito, lo stesso non è stato ritenuto in grado di svolgere i ruoli organizzativi e di controllo sulla commissione di reati affidatigli, avendo per di più creduto alle giustificazioni di chi fu poi condannato per quei fatti gravissimi, circa il trattenimento dei fermati in piedi, faccia al muro e mani in alto; e ancora avendo, fin da subito, affermato pubblicamente che «A Genova l’operato degli agenti penitenziari è stato esemplare».
Sicuramente, non è questo il viatico che può accompagnare chi si appresta a ricoprire un incarico quale quello per il quale il Dr. Sabella sarebbe stato prescelto.
Roma, 19 dicembre 2014
ASSOCIAZIONE GIURISTI DEMOCRATICI DI ROMA

pc 25 dicembre - Rota-Fiom pezzo di m... tira la volata al fascio-leghista-razzista Salvini nelle fabbriche


"Stretta di mano", all'entrata della Tosi, tra Matteo Salvini segretario generale della Lega Nord e Mirco Rota segretario regionale della Fiom Cgil. 
Il leader leghista ha voluto accendere i riflettori sulla storica azienda metalmeccanica attualmente in amministrazione straordinaria a rischio fallimento. 
È di ieri l'apertura  4 buste contenenti le offerte per partecipare alla "procedura negoziale" voluta dal commissario straordinario Andrea Lolli per concludere la fase d'acquisto del ramo d'azienda. E il segretario padano non ha perso tempo presentandosi, questo pomeriggio alle 15, davanti ai  cancelli del colosso legnanese affermando: «E' più di una anno che stiamo lavorando dietro le quinte insieme per salvare la Franco Tosi. Non mi importa che domani sia la vigilia di Natale il commissario e il ministro si devono dare una mossa. Sono arrivate 4 offerte e ce ne è' una in particolare che garantisce il mantenimento dei 330 posti di lavoro e 30milioni di euro di investimento, questa è un' impresa storica e si è già perso troppo tempo. Il rischio è che fallisca già a gennaio»
In riferimento alla presenza dalla Fiom CGIL ha poi sottolineato: «Non ho barriere politiche. Non è la prima volta che collaboro con i sindacati. I delegati della Fiom mi sembrano quelli che hanno le idee più chiare e i progetti più utlili per salvare i 300 lavoratori della Tosi».
Anche il segretario regionale della FIOM CGIL Mirco Rota ha poi preso la parola: «Arrivati a questo punto bisogna prendere in mano la situazine. Non vogliamo scegliere tra i 4 pretendenti, reputiamo sia necessario un serio piano occupazionale e industriale. Siamo a rischio fallimento, entro marzo va presa una decisione».
Presenti anche Renato Smeraldi, segretario della Fiom Cgil sezione Legnano e il sindacalista Massimiliano Preti.
Da sottolineare che all'incontro con Salvini erano praticamente assenti i lavoratori della Franco Tosi che stamattina hanno incontrato il commissario Lolli il quale, nel fare i saluti di Natale, ha spiegato le ultime novità.

pc 25 dicembre - Ferriera di Trieste, “crisi risolta ma nell’accordo non è prevista la bonifica”... Ah, ecco! Che si continui a inquinare e a morire... please


Ferriera di Trieste, “crisi risolta ma nell’accordo non è prevista la bonifica”


La Ferriera di Trieste, impianto siderurgico noto alle cronache per le emissioni inquinanti e l’alta incidenza di tumori registrati fra la popolazione della città sembra aver superato – con l’acquisto da parte del gruppo Arvedi – la fase di crisi industriale complessa. Ma a quale prezzo? Se a Roma il premier Matteo Renzi esulta in seguito alla firma dell’Accordo di Programma per il passaggio di proprietà,  l’accordo non rispetta la legge a causa della presenza – nella nuova amministrazione – di un indagato per smaltimento illecito di rifiuti. E gli ambientalisti rincarano la dose: “Nell’accordo non si parla di bonifiche, né si prendono in considerazione le sostanze inquinanti emesse nell’aria”, denunciano, puntando il dito contro Stato e Regione. La Procura triestina ha aperto un nuovo fascicolo sui “recenti episodi di inquinamento”.
L’aria di festa che si è respirata a Roma durante la firma dell’Accordo di programma, lontano dalle ciminiere della Ferriera, non è durata a lungo. Il presidente del Consiglio ci ha voluto mettere la faccia, vedendo nella risoluzione della crisi un esempio della sua politica del fare: “Oggi accordo con Regione FVG e Arvedi per la Ferriera di Trieste. Salvati 410 posti di lavoro diretti + oltre 1000 in indotto #bastainsulti”, aveva twittato.
Nel mirino c’è Francesco Rosato, già direttore dello stabilimento siderurgico sotto la precedente gestione Lucchini, oggi amministratore di Siderurgica Triestina, la società interamente controllata dal gruppo Arvedi, che ha acquisito l’impianto industriale. Rosato nel 2013 è stato rinviato a giudizio, presso il tribunale di Grosseto, per smaltimento illecito di rifiuti, un’attività legata – secondo l’accusa – alla sua precedente direzione della Ferriera. Un problema. Per la normativa in materia, infatti, “i soggetti interessati […] non devono essere responsabili della contaminazione del sito oggetto degli interventi di messa in sicurezza e bonifica”, recita infatti l’art. 252-bis, comma 4, della L. 9/2014. La normativa prevede delle eccezioni, è vero, ma unicamente nel caso in cui sussistano ulteriori, precise condizioni..."

"L’entusiasmo per la stipula dell’accordo, sottoscritto lo scorso 21 novembre dalla Presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, dai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, oltre che dall’Autorità Portuale di Trieste e dall’acquirente, non ha però contagiato tutti: “Abbiamo segnalato alla Procura della Repubblica alcune incongruenze”, ha dichiarato Andrea Ussai, consigliere regionale del M5S. Nel mirino c’è Francesco Rosato, già direttore dello stabilimento siderurgico sotto la precedente gestione Lucchini, oggi amministratore di Siderurgica Triestina, la società interamente controllata dal gruppo Arvedi, che ha acquisito l’impianto industriale. Rosato nel 2013 è stato rinviato a giudizio, presso il tribunale di Grosseto, per smaltimento illecito di rifiuti, un’attività legata – secondo l’accusa – alla sua precedente direzione della Ferriera. Un problema. Per la normativa in materia, infatti, “i soggetti interessati […] non devono essere responsabili della contaminazione del sito oggetto degli interventi di messa in sicurezza e bonifica”, recita infatti l’art. 252-bis, comma 4, della L. 9/2014. La normativa prevede delle eccezioni, è vero, ma unicamente nel caso in cui sussistano ulteriori, precise condizioni. Tra le altre, un piano finanziario che garantisca la sostenibilità economica degli interventi “in misura non inferiore a dieci anni”. Quello presentato da Siderurgica Triestina e allegato all’Accordo, invece, riguarda il solo triennio 2014-2016. Le conseguenze non sono da poco: “Nell’Accordo è stato espressamente dichiarato, a firma dell’amministratore Mario Caldonazzo, che sussistono i requisiti richiesti dall’articolo 252-bis: si tratta di un falso, il che renderebbe di fatto nullo l’Accordo sottoscritto”, ha dichiarato al fattoquotidiano.it il legale del M5s Gabriele Paoletti.
All’azione dei pentastellati si aggiunge la critica degli ambientalisti locali. L’associazione NoSmog, per bocca della sua presidente Alda Sancin, punta il dito sullo stato attuale dell’impianto: “La situazione dopo l’arrivo di Arvedi non è migliorata affatto, i primi giorni dalla messa in moto dell’altoforno c’è stato un delirio, delle nuvole sulfuree simili a nebbia hanno ricoperto Servola, il quartiere a ridosso della Ferriera”. L’aspettativa, va detto, non era delle migliori: “Nell’intero Accordo di programma la parola ‘bonifiche’ è completamente scomparsa. Si parla solo di ‘messa in sicurezza’ degli impianti: una differenza sostanziale”. Nessun cenno anche alle emissioni inquinamenti disperse nell’aria, l’aspetto più preoccupante per chi vive in quartieri che hanno spesso superato l’emergenza registrata nei pressi dell’Ilva di Taranto. “Si rimanda tutto alla futura Aia (Autorizzazione integrata ambientale, nda), mentre al momento è ancora in vigore quella precedente in regime di prorogatio, e scaduta lo scorso febbraio”. Un’Aia che il pm Federico Frezza, in una conferenza stampa di ormai un anno fa, aveva definito “vaga e generica, talmente generica da non essere violabile”.
Eppure, nonostante la vaghezza e genericità dell’Aia, sembrerebbe che si sia riusciti a violarla. “Otto recenti episodi di inquinamento” hanno infatti spinto la Procura di Trieste ad aprire un nuovo fascicolo: sotto indagine è finito, ancora una volta, Francesco Rosato, stavolta per vicende successive al recente cambio di proprietà. L’amministratore di Siderurgica Triestina è accusato, oltre che di non aver rispettato l’Aia, anche di una serie di violazioni relative all’omesso controllo del ciclo produttivo, della mancata adozione dei migliori apparati anti-inquinamento e della carente manutenzione della cokeria, la quale avrebbe dovuto permettere una riduzione degli inquinanti emessi dallo stabilimento siderurgico".

pc 25 dicembre - Il governo attua il jobs act, precarietà permanente e libertà di licenziamento. La Camusso riprende la manfrina, che lo sciopero generale del 12 dicembre ha dimostrato essere solo tale... con buona pace delle parti del movimento che lo hanno appoggiato

Sono stati varati i primi due decreti attuativi sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti e sull’estensione dell’Aspi a 24 mesi  – in questo caso con un sì “salvo intese” –  incluse le nuove regole per i licenziamenti, con l’indennizzo che per i nuovi contratti sostituirà nella gran parte dei casi il reintegro dell’articolo 18. “C’è un clima politico molto suscettibile e sensibile, anche con un pensiero ideologizzato attento alle virgole, ma noi ci siamo assunti la responsabilità di decidere”, ha detto Renzi. “Se stiamo qui è perché abbiamo fatto delle scelte, quindi buon gioco delle parti e buon Natale. Abbiamo fatto delle scelte sul testo (che esclude l’opting out, ndr) e siamo anche aperti alle proposte di cambiamento che saranno fatte in Commissione e pronti, eventualmente, anche a rivedere i nostri convincimenti”, ha aggiunto parlando di “rivoluzione copernicana“.
“Altro che rivoluzione copernicana, il governo Renzi ha cancellato il lavoro a tempo indeterminato, generalizzando la precarizzazione dei rapporti di lavoro in Italia”, è stata la replica a stretto giro del segretario della Cgil, Susanna Camusso che parla di norme “ingiuste, sbagliate e punitive”. Secondo la sindacalista “a leggere le norme viene da chiedersi cosa abbiano mai fatto i lavoratori a Matteo Renzi. Per la prima volta il governo rinuncia alla politica economica appaltando alle imprese la ripresa consentendo la libertà di licenziare sempre e comunque. Invertendo l’onere della prova, che ora ricadrà sulle spalle dei lavoratori, si crea un abominio, addossando alla parte più debole e ricattabile del rapporto di lavoro la dimostrazione dell’ingiustizia del suo licenziamento”. Per questo la Cgil continuerà “ad opporsi in modo forte e deciso a queste norme ingiuste, sbagliate e punitive, nei confronti dei lavoratori e  userà tutti gli strumenti a sua disposizione per ripristinare i diritti dei lavoratori”.

pc 25 dicembre - Ilva Taranto, un sentito grazie da parte dei padroni e da tutti i sostenitori della "nazionalizzazione capitalistica" USB compresa... lo stato borghese socializza le perdite e si mette a lavorare per restituire ai padroni, Riva compreso, una fabbrica in grado di fare i profitti. Prima dicevano di No, ma Renzi conferma: per gli operai sarà come "Alitalia"... cioè tagli...

Ilva in amministrazione straordinaria. Renzi: “Spero risultati migliori di Alitalia”

Ilva in amministrazione straordinaria. Renzi: “Spero risultati migliori di Alitalia”
L’Ilva andrà in amministrazione straordinaria a inizio gennaio. Lo ha ufficializzato il presidente del consiglio Matteo Renzi al termine del consiglio dei ministri del 24 dicembre, confermando il decreto ad hoc “salvo intese” che stabilisce l’avvio di una Marzano a misura dell’impianto siderurgico di Taranto “come per l’Alitalia, con risultati spero migliori”. A breve, quindi, è prevista la nomina di  “uno o più commissari”, ha precisato ancora Renzi senza però alzare un velo sui nomi dei candidati alla successione di Piero Gnudi. Quanto alla durata della procedura, secondo l’ex rottamatore, “l’investimento pubblico avrà successo se destinato a un tempo limitato, compreso tra un minimo di 18 mesi e un massimo di 36“. Renzi ha poi quantificato in 2 miliardi di euro l’investimento complessivo su Taranto. “I denari tra porto e infrastrutture fuori da Ilva già sbloccati, ammontano a qualcosa come 800 milioni di euro. L’autorizzazione ambientale e il risanamento valgono, stimati in modo superficiale, oltre un miliardo di euro”, ha detto ancora il premier. Non è però chiaro se nel computo della somma ci siano anche gli 1,2 miliardi sequestrati alla famiglia Riva per presunti reati valutari e fiscali, nell’ambito di un’indagine milanese ancora aperta, che saranno assegnati al commissario straordinario dell’Ilva all’interno di una “contabilità speciale”. Quanto agli interventi, oltre all’Ilva, il piano Taranto include la riqualificazione del porto (banchina e terminal container), la Città vecchia, il Museo archeologico nazionale e l’Arsenale della Marina. Trenta milioni saranno invece destinati al centro di ricerca sui tumori infantili dell’ospedale della città. Il premier ha quindi parlato di “una grande scommessa” e di “momenti nella storia di un Paese in cui l’amministrazione deve avere il coraggio di assumersi le sue responsabilità”.

mercoledì 24 dicembre 2014

pc 24 dicembre - USA ancora un omicidio poliziesco - la polizia come serial killer - Rispondere colpendo i poliziotti assassini in divisa è una necessità che va organizzata e sostenuta da un nuovo e altrettanto necessario Black Panther Party



Stati Uniti: poliziotto uccide ragazzo nero, proteste e arresti

Stati Uniti: poliziotto uccide ragazzo nero, proteste e arresti

Nuovo caso di brutalità da parte delle forze di polizia negli Stati Uniti dopo che a inizio dicembre un afroamericano, Rumain Brisbon, era stato assassinato da un poliziotto a colpi di pistola.
A St. Louis, nel Missouri, nei pressi di un distributore di benzina, un ragazzo afroamericano di 18 anni è stato ucciso a colpi di pistola da un agente di polizia. E' accaduto a Berkeley, una zona di St. Louis poco distante dalla zona dove Michael Brown venne ucciso da un poliziotto bianco.Poco dopo centinaia di persone si sono radunate davanti al distributore dove era stato ucciso Antonio Martin, questo il nome della vittima, e si sono scontrate con la polizia che ha effettuato anche degli arresti.
Secondo alcuni testimoni e la madre della vittima il giovane sarebbe stato disarmato e in compagnia della fidanzata.

Il ragazzo che era in compagnia della vittima - e che evidentemente non era affatto fuggito come invece affermato in un primo momento dai comandi di polizia - ha però riferito una versione assai diversa dei fatti: i due sarebbero andati al distributore in auto e sarebbero stati fermati da alcuni poliziotti che avrebbero preteso di perquisirli perché somigliavano a dei ricercati per rapina. Ma Martin si sarebbe opposto alla perquisizione, ne sarebbe scaturito un alterco e a quel punto il poliziotto lo avrebbe freddato.
Il corpo della vittima è rimasto sull'asfalto per più di due ore prima di essere rimosso.
Intanto nelle ultime ore da Houston è arrivata la notizia che non sarà incriminato l'agente di polizia Juventino Castro che uccise il 26enne di colore, disarmato, Jordan Baker. Lo ha stabilito un grand giurì della contea di Harris, dopo le analoghe decisioni dei Grand Giurì di Ferguson e New York che hanno scatenato massicce proteste popolari nelle settimane scorse.
La mamma della vittima, Janet Baker, ha atteso la decisione nel tribunale della contea circondata da altre madri di giovani afroamericani disarmati uccisi dalla polizia. Insieme a lei molti dimostranti controllati a vista da un ingente schieramento di polizia.

pc 24 dicembre - L'Aquila - militare stupratore e massacratore della caserma fogna rivendica di fatto, tramite l'avvocato complice prezzolato, lo stupro

STUPRO L'AQUILA: NEL 2015 CASSAZIONE, ''TRA I DUE CI FU CONSENSO ESPLICITO''

L’AQUILA - È stata fissata per giovedì 8 gennaio 2015, presso la Corte di Cassazione, l’udienza a Francesco Tuccia, ex militare originario di Montefredane (Avellino), condannato in Appello a 8 anni di reclusione per la violenza sessuale verso una studentessa universitaria di Tivoli, nel febbraio di 2 anni fa fuori dalla discoteca Guernica di Pizzoli (L’Aquila).
La ragazza venne lasciata, fuori dalla discoteca, in una pozza di sangue tra la neve e salvata dal personale della sicurezza.
Nel ricorso l’avvocato Antonio Valentini evidenzia come “non sono stati individuati gli atti che Tuccia avrebbe posto in essere al fine di superare la contraria volontà, peraltro non manifestata, della giovane. La pratica del fisting - aggiunge - presuppone una particolare posizione della donna, assolutamente incompatibile con le modeste ecchimosi refertate sulla ragazza e soprattutto con il fatto che aveva, sebbene scesi, i pantaloni addosso”.
Valentini evidenzia alla Cassazione che non è stato spiegato lo svolgimento dell’abuso sessuale e l’atto induttivo.
“Tra i due ragazzi vi fu consenso esplicito - si legge nel ricorso - Se vi fu dissenso quando si manifestò e se vi fu dissenso fu percepito da Tuccia? Questi passaggi sono stati completamente ignorati dalla Corte territoriale”.

pc 24 novembre - Vogliamo i compagni NOTAV liberi, liberi, liberi!

Agli arresti domiciliari i quattro No Tav assolti dall'accusa di terrorismo

Agli arresti domiciliari i quattro No Tav  assolti dall'accusa di terrorismo

Passeranno il Natale agli arresti domiciliari i quattro No Tav finiti sotto processo con l’accusa di terrorismo. Lo ha deciso questo pomeriggio Corte d’Assise. Claudio Alberto, 23 anni, Niccolò Blasi, 24 anni, Mattia Zanotti, 29 anni, Chiara Zenobi, 41, attivisti No Tav dell’area anarco-insurrezionalista, erano stati accusati di aver messo a segno un attentato contro il cantiere dell’Alta Velocità con “finalità di terrorismo”, utilizzando molotov, bengala e bombe carta. La settimana scorsa tutti e quattro erano stati riconosciuti colpevoli di aver incendiato i macchinari, ma non di terrorismo, “perché il fatto non sussiste”.

Tutti sono stati comunque condannati: tre anni e sei mesi più il pagamento di 5mila euro di multa, per gli altri reati, in particolare per la detenzione di armi da guerra e danneggiamenti seguiti da incendio. Delle parti civili solo Ltf ha ottenuto il diritto a un indennizzo. E’ di poco fa la decisione di far scontare loro la pena ai domiciliari.

pc 24 dicembre - Anche a Barcellona si prepara lo sciopero delle donne - da femminismorivoluzionario.blogspot.com

Provate voi a stare anche un giorno senza le donne!


Anche a Barcellona lo sciopero totale delle donne!

“Noi donne muoviamo il mondo, fermiamolo!” Con questo slogan a Barcellona il 22 stata organizzata una manifestazione che, a partire dai femminicidi, stupri e violenze sulle donne, ha denunciato la condizione di doppia, tripla per le donne migranti, oppressione a 360° che le donne subiscono in questa società.

Le donne, giovani, lavoratrici hanno lanciato una Vagadetotes per la prossima primavera, chiamando le casalinghe, le lavoratrici, le precarie, le donne 
che svolgono lavoro di cura nelle case, le giovani, le immigrate… a partecipare allo “Sciopero totale delle donne”! 

Scrivevamo, a proposito dello storico sciopero delle donne del 25 novembre 2013 in Italia:
 

“Il 25 novembre per la prima volta in Italia lo “sciopero delle donne”!

Uno sciopero contro la guerra di bassa intensità contro le donne, in quanto donne, perpretrati soprattutto nella “sacra famiglia”- in Italia le uccisioni delle donne stanno diventando una strage delle donne – ogni due giorni una donna muore – peggio che in una guerra vera, e le violenze grandi e piccole, quotidiane, lo stalking – più di un caso al giorno e spesso si trasforma in omicidio – le molestie sul lavoro, i maltrattamenti delle donne, aumentano e diventano fatti di “ordinaria” oppressione verso le donne.

Uno sciopero delle donne che si estende all’insieme della condizione di doppio sfruttamento e oppressione delle donne da parte di padroni, governo, Stato, Chiesa, che sono la causa di fondo, che creano l’humus, sociale, ideologico, da moderno medioevo in cui maturano i femminicidi contro le donne. Le uccisioni, gli stupri sono il frutto più barbaro di questo putrefatto sistema sociale capitalista.

Lo “sciopero delle donne” parte e avrà al centro i posti di lavoro, le operaie, le lavoratrici, ma è giusto parlare di “sciopero totale delle donne”, perché riguarda e chiama tutte le donne proletarie, le studentesse, le disoccupate, le donne casalinghe dei quartieri, le donne, le compagne in lotta nei movimenti, le immigrate, le femministe, ecc. E’ stata scelta la forma dello “sciopero” per l’intreccio genere e classe che ha la lotta delle donne – perché tra le donne vi sono le proletarie, che hanno non una ma mille catene da spezzare, ma ci sono anche le borghesi che vogliono  solo spazio e potere in questo sistema di sfruttamento e oppressione per la maggioranza; lo “sciopero” per dare un segnale forte, dirompente, di rottura; lo “sciopero” perché vogliamo una lotta che pesi, incida concretamente, crei “danni” ai padroni, allo Stato, alla “sacra famiglia”: provate voi a stare anche un giorno senza le donne…

Uno sciopero di classe e di genere che vuole denunciare e lottare su tutta la condizione di vita delle donne!

Dal dossier - 25 novembre 2013 "La scintilla dello sciopero delle donne"
A cura del movimento femminista proletario rivoluzionario





Di seguito il manifesto/piattaforma che lancia la Vagadetotes e una cronaca della manifestazione di Barcellona.




http://vagadetotes.wordpress.com/material-grafic/


Le donne cominciano a fermare il mondo da Barcellona  


Fonte: eldiario.es

Lo sciopero di tutte, una mobilitazione dal nome “Noi donne muoviamo il mondo, fermiamolo!”. Culmina a Barcelona in una manifestazione di massa per denunciare che le donne sono quelle che maggiormente soffrono gli effetti della crisi. La giornata di protesta è stata piena di azioni tra le quali è in evidenza l’occupazione del Circolo Economia da parte di decine di femministe per denunciare i suoi legami con l’Associazione di Imprenditori presieduto da Monica Oriol Pau Rodriguez.

Se le donne si muovono il mondo, lo possono anche fermare.

Sulla base di questa logica centinaia di donne giovedì hanno sostenuto “lo sciopero di tutte”, una giornata piena di azioni per rivendicare i diritti delle donne e dei diversi fronti di lotta femminista che hanno avuto il loro culmine in una manifestazione di massa per le strade del centro di Barcellona. “Siamo stanche delle politiche sociali, economiche e legali che minano in modo sempre più grave i nostri diritti e la nostra dignità“, proclama il loro manifesto, redatto dopo un processo di quasi un anno di incontri di gruppi femministi una mobilitazione che è stato molto più di un semplice sciopero generale che, loro dicono, è troppo legato al concetto di lavoratore di sesso maschile, con problemi spesso diversi dai problemi delle donne.
“Siamo quelle che soffrono di più gli effetti della crisi: tagli in ambito sanitario ed educativo sono quelli che maggiormente di pregiudicano, perché siamo noi donne che tendiamo a prenderci cura dei nostri cari,piccoli o grandi che siano”, si lamenta Laura Lozano attivista femminista, mentre la manifestazione avanzava da Plaza Catalunya fino alla Gran Via. “Facendo lavori molto diversi tra loro molto mal pagati”, ha spiegato Laura, “non si riesce a partecipare a scioperi generali, ritenendoche un giorno come oggi sia imprescindibile per dare visibilità a tutti i problemi delle donne. “C’è vita oltre la riforma dell’aborto” sentenziava, quando la protesta raggiungeva già Calle Diputaciòn. Ed è al di là della riforma guidata dal ministro dimissionario Alberto Ruiz Gallardón, ora temporaneamente “parcheggiata” dal governo stesso, che la rivendicazione dei collettivi femministi vuole mettere l’accento su molte altre politiche che incidono negativamente sulle donne. “Vogliamo uno sciopero politico, creativo, che vada al di là dello sciopero produttivo,” spiega il manifesto che nasce dalle denunce contro la violenza di genere (35 donne uccise da questo flagello, o la riduzione del patrimonio netto di bilancio 2014, fino al rifiuto della legge sull’immigrazione – “che ci condanna al lvoro sommerso ed al razzismo ” ) recita il manifesto e alla riforma del lavoro. Quest’ultima aumenta, di questo si lamentano, le disuguaglianze che già colpiscono le donne. Tuttavia, la giornata è stata un continuo di azioni principalmente concentrate a Barcellona, con blocchi stradali dalle prime ore del mattino, alcune interruzioni ddi lezioni universitarie e di apertura più spazi di discussione. L’azione più eclatante è stata forse l’occupazione da parte di decine di femministe del Circolo dell’ Economia per denunciare il suo legame con il Circolo degli Impresari, organizzazione guidata da Monica Oriol, autrice delle dichiarazioni controverse secondo le quali che l’assunzione di donne tra i 25 e 45 potrebbe essere un problema perché queste donne potrebbero rimanere incinte. Anche se la giornata ha visto il proprio punto focale con la manifestazione attraverso le vie del centro di Barcellona, l’obiettivo della mobilitazione è che le rivendicazioni ottenute oggi possano progredire in   avanti, nel futuro.

I collettivi che hanno aderito a questo Manifesto hanno già circa 600 aderenti tra entità sociali e gli individui. Tra gli obiettivi del gruppo c’è il lavoro per poter programmare e mettere in atto uno sciopero di tutte in maggio, che sia però questa volta uno sciopero di lavoratrici.