Dopo essere andate stamattina presto a due scuole in prevalenza femminili: Vittorino e il Cabrini, per incontrarsi con le studentesse e chiamare all'unità nella lotta contro chi uccide il nostro futuro - un incontro bello, allegro, salutato da uno slogan: "E' sempre più bella chi si ribella!"...,
il presidio itinerante con il rosso delle bandiere e del colore della lotta e il giallo delle mimose, è partito da p.zza Ramellini e ha attraversato tutte le strade del centro, fino a p.zza Castello
"NON SIAMO "VITTIME" MA DONNE IN LOTTA!"
Due striscioni dicevano:
"Senza lavoro nè futuro, la nostra lotta sarà sempre più dura!"
"Scateniamo la nostra ribellione!"
Poi tanti pannelli sì di denuncia su tutta la condizione delle donne ma che soprattutto mostravano con foto, scritte, le forti lotte, con blocchi, occupazioni dei Palazzi che già le disoccupate e le lavoratrici stanno facendo a Taranto. Ma anche foto contro i femminicidi e violenza sessuale, legando le due cose.
Era un colpo d'occhio di donne ribelli, in una città in cui l'8 marzo passa come al massimo un giorno di festa.
La piazza iniziale si è subito trasformata, i canti hanno via via coinvolto tutte le persone presenti, con un episodio simpatico: un ambulante con i mazzetti di mimosa destinati alla vendita, ad un certo punto ha donato tutti i mazzetti alle disoccupate e lavoratrici ed è andato via...
Ma anche durante tutto il percorso alle parole d'ordine, ai brevi comizi, si univano i canti di "Bella ciao", "ma che ti lamenti..."; lo slogan più gridato/cantato è stato "A casa non ci torneremo, più forte lotteremo!"; poi, "violenza sul lavoro, violenza familiare questo sistema dobbiamo rovesciare", "è ora è ora di lottare la furia delle donne si deve scatenare", e tanti altri.
Appena partito da p.zza Ramellini il presidio ha invaso il vicino grande mercato rionale - con grande piacevole sorpresa della gente che stava al mercato - chiamando le donne ad unirsi alla lotta, e gridando: "Noi la crisi non la paghiamo le doppie catene unite spezziamo", "donne venite a lottare, tutta la vita deve cambiare", "la precarietà ci stronca la vita con questo sistema facciamola finita", ecc.
Durante il percorso uno stupido stronzetto maschilista che aveva tentato di fare un gesto offensivo verso le donne, si è trovato investito dalla rabbia delle donne e ha dovuto penosamente ripiegare.
Un altro momento bello è stato l'incontro in via D'Aquino con le studentesse, cammellate dagli insegnanti, che venivano da un convegno "ingessato" sui diritti delle donne. Qui si è assistito al fatto che mentre buona parte delle studentesse volevano unirsi a noi, le insegnanti (donne) non glielo hanno permesso; ma ugualmente sono rimaste per più di un quarto d'ora a sentire quello che dicevamo al megafono, unendosi alle nostre canzoni.
Sul ponte girevole un altro momento di sosta... mentre il traffico veniva rallentato dal volantinaggio abbiamo affisso alla ringhiera due striscioni, che sono tuttora lì..
In tutto il percorso la digos ha cercato di intimidire le donne, minacciando denunce per il fatto che andavamo in corteo da un presidio all'altro; ma poi si è dovuta rassegnare di fronte alla nostra determinazione.
A piazza Castello vi è stato un altro momento di tentativo di contenimento, quando l'incontro da noi richiesto con un'assessora, per pretendere fatti e non parole da parte del comune su lavoro, reddito, case, servizi sanitari, diritto d'aborto delle donne, si voleva risolvere con un brevissimo approccio nella stessa piazza.
Abbiamo detto NO e quindi tutte siamo salite al Comune, dove vi è stato un incontro interlocutorio con l'assessora, in cui tutte le donne hanno parlato denunciando vari aspetti di vita, di mancanza di lavoro, di reddito, di oppressione e violenze familiari, ma soprattutto denunciando le false e miserrime risposte del Comune su questo e denunciando l'atteggiamento dello Stato, della polizia che di fatto protegge gli uomini violenti e non le donne che li denunciano. Queste denunce di oppressione/violenza familiare, "un fiume in piena", hanno mostrato anche che è soprattutto la lotta che le donne stanno facendo che le dà coraggio e che ora può e deve trasformare un problema individuale in un problema da affrontare insieme, anche con la durezza necessaria; e dimostrano come per le donne sempre in ogni lotta, anche per il lavoro, reddito, ecc., si intreccino le ragioni di classe e le ragioni di genere.
La stessa assessora ha dovuto capire che si trovava di fronte non a "povere donne vittime", da trattare al massimo caso per caso, ma a donne che già lottano unite e lotteranno sempre di più, pretendendo risposte per tutte le donne. Questo ha fatto cambiare un pò il suo atteggiamento ed è stato fissato un altro incontro per mercoledì 12 marzo alle 10 all'assessorato ai servizi sociali.
QUINDI UN NUOVO, BELLO, ROSSO E RIBELLE 8 MARZO
CHE COME LOTTA PROSEGUIRA' GIA' DALLA PROSSIMA SETTIMANA!
Le disoccupate, le lavoratrici del MFPR - TARANTO