sabato 9 novembre 2013

pc 9 novembre - solidarietà internazionale con il popolo filippino - Il Partito Comunista delle Filippine fa appello a mobilitazione di massa internazionale per le operazioni di soccorso


Tra le aree devastate dai forti venti vi sono aree di base rivoluzionaria che rientrano nel campo del governo rivoluzionario provvisorio, e aree di operatività del Nuovo Esercito Popolare e altre delle organizzazioni di massa rivoluzionarie.
COMUNICATO STAMPA

CPP Information Bureau

9 novembre 2013

Il PCF fa appello alla mobilitazione di massa, al sostegno internazionale per operazioni di soccorso

Il Partito Comunista delle Filippine (PCF) oggi ha espresso le sue simpatie ai milioni di persone colpite dal supertifone Yolanda che ha devastato le province di Visayas Centrale e Orientale, Panay, Negros, Masbate, Mindoro, Palawan, e altre isole, così come le zone del Mindanao orientale e sudorientale, del Nord Mindanao e delle province a sud di Luzon.

Allo stesso tempo, il PCF ha fatto appello alla mobilitazione di massa in tutto il paese e all'estero, per generare mezzi di emergenza e fondi per il salvataggio, operazioni di soccorso e riabilitazione. Il PCF ha invitato "coloro che si trovano nelle zone meno colpite dalla tempesta a dare il massimo aiuto possibile alle persone che hanno più bisogno di assistenza."

Ieri, la tempesta tropicale Yolanda (nome internazionale Haiyan) è sfrecciata attraverso le Filippine, lasciando un'immensa distruzione. Yolanda è considerato tra i più forti tifoni che abbia mai colpito la terra, e una delle più potenti tempeste degli ultimi 30 anni.

Il PCF ha detto che tra i settori che sono stati devastati dai forti venti ci sono aree di base rivoluzionaria che rientrano nel campo del governo rivoluzionario provvisorio, e aree di operatività del Nuovo Esercito Popolare e altre delle organizzazioni di massa rivoluzionarie.

Il PCF ha anche sottolineato che molte delle aree devastate dal tifone sono state quelle di recente colpite da forti terremoti in cui le persone erano più vulnerabili ai forti venti e alle piogge.

"Queste aree sono tra le più povere in tutto il paese, dove la maggior parte sono contadini poveri, lavoratori agricoli disoccupati, piccoli pescatori e popoli indigeni" , ha detto il PCF. "Sono stati a lungo abbandonati dal governo reazionario e non saranno tra la sue priorità per l'assistenza".

Il PCF ha detto che è ancora in attesa dei report dettagliati dei suoi comitati locali, così come delle organizzazioni di massa e unità del NEP in queste zone.

[Le donazioni possono essere inviate all'ufficio internazionale del Fronte Democratico Nazionale delle Filippine:

Titolare del conto: NDF ST. INT. Informatie

Numero di conto: 39 45 70 642

Nome Banca: Rabobank

Filiale Banca: Utrecht, Paesi Bassi

IBAN: NL 70 RABO 0394 5706 42

BIC: RABONL2U

Si prega di indicare "Haiyan / Yolanda Relief Funds"]

pc 9 novembre - STUPRI ALLE IMMIGRATE E TORTURE, L'ITALIA E' CORRESPONSABILE!

Nei centri di raccolta nel deserto ai confini con la Libia, in attesa del viaggio a Lampedusa, dove la maggiorparte troverà la morte, tanti uomini sono stati torturate e tutte le donne stuprate. 
MA I RESPONSABILI DI QUESTI ORRORI NON SONO SOLO GLI AGUZZINI CHE GESTISCONO LE TRATTE, I CENTRI DI RACCOLTA E I VIAGGI DEI MIGRANTI, 
I RESPONSABILI SONO, ANCHE E DI PIU', GLI STATI IMPERIALISTI, L'ITALIA CHE SANNO E NON FANNO NULLA, CHE STABILISCONO ACCORDI CON IL GOVERNO REAZIONARIO/DITTATORE LIBICO MESSO LI' DA LORO CON LA LORO GUERRA; E' LO STATO ITALIANO CHE HA IL COMPITO DI ADDESTRARE L'ESERCITO FASCISTA DELLA LIBIA, CHE CON LA LEGGE BOSSI-FINI, ancora in vigore dopo tante parole e lacrime ipocrite, E' FINO IN FONDO COLPEVOLE DELL'ORRORE CHE LE DONNE, GLI UOMINI DEVONO SUBIRE PER POTER VENIRE IN ITALIA E IN EUROPA. 
ORA CON QUESTE NOTIZIE TORNA IL PIETISMO, MA PER IL GOVERNO, PER I PARTITI DELLE LARGHE INTESE QUESTE NOTIZIE SONO ANCHE USATE PER SPOSTARE L'ATTENZIONE SU CHI ORGANIZZA I VIAGGI DEI MIGRANTI, COME DISSE SUBITO NAPOLITANO PER SCARICARE LE RESPONSABILITA' DELL'ITALIA NELLA STRAGE DI LAMPEDUSA. 
MA SIETE VOI I VERI AGUZZINI, STUPRATORI, ASSASSINI!
PAGHERETE CARO PAGHERETE TUTTO!!

(dalla stampa) 
Stupri, percosse, torture con scosse elettriche. E’ quanto hanno dovuto subire i migranti naufragati al largo di Lampedusa il 3 ottobre scorso. “Le donne venivano tutte violentate dai componenti dell’organizzazione criminale che gestiva la tratta dei migranti”, ha spiegato Corrado Empoli, il capo della mobile di Agrigento... In particolare, venti donne sarebbero state stuprate sia dal cittadino somalo fermato sia da alcuni miliziani libici nel periodo in cui i migranti erano tenuti prigionieri in un centro di raccolta a Sheba, in Libia.
Si chiama Mouhamud Elmi Muhidin, 34anni, il somalo arrestato dalla polizia per sequestro di persona, tratta di esseri umani, associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violenza sessuale nell’ambito dell’indagine nata dopo il naufragio di Lampedusa...Il somalo è stato individuato perché era stato riconosciuto nel centro di Lampedusa dai migranti sopravvissuti, che hanno tentato di linciarlo...
Le indagini, grazie alle testimonianze dei naufraghi, hanno ricostruito il percorso dei migranti per arrivare in Italia. Nel deserto tra Sudan e Libia, varie organizzazioni paramilitari intercettano carovane di persone in viaggio verso le coste libiche: queste vengono sequestrate, portate in veri e propri centri di tortura, come quello di Sheba, sottoposte a sevizie e tenute prigioniere sino a quando le loro famiglie mandano ai rapitori il riscatto. Poi vengono portate sulle coste e imbarcate per l’Italia. Per il viaggio pagano altro denaro: ogni migrante frutta 5mila dollari...

Questa l'odissea degli immigrati che erano sul barcone naufragato a Lampedusa il 3 ottobre scorso... I magistrati hanno raccolto il racconto di una ventina di ragazze che sono state violentate e stuprate. "E in alcune occasioni sono state offerte in dono - hanno detto gli inquirenti - a gruppi di paramilitari armati di mitragliatori AK-47 Kalashnikov"...
Parla Fanos Kba, 18 anni, nata in Eritrea: "Come ho già dichiarato anch'io sono stata oggetto di violenza sessuale da parte di quest'uomo e dei suoi complici. Infatti una sera dopo essere stata allontanata dal mio gruppo sono stata costretta con la forza dal somalo e da due suoi uomini ad andare fuori, gli stessi dopo avermi buttata a terra e successivamente bloccata alle braccia ed alla bocca mi hanno buttato in testa della benzina provocandomi un forte bruciore al cuoio capelluto, alla pelle del viso ed infine agli occhi, successivamente, non contenti i tre a turno hanno abusato di me". "Dopo circa un quarto d'ora e dopo essere stata picchiata - prosegue il verbale di Fanos Kba - sono stata riportata all'interno della stanza e lì ho raccontato ai miei compagni di viaggio ciò che mi era accaduto. Preciso che tutte e 20 le ragazze che sono state sequestrate sono state oggetto di violenza sessuale e che nel compiere l'atto i miei stupratori non hanno fatto uso di protezione non curanti neanche della mia giovane età, in quanto ancora vergine".
La diciottenne prosegue: "All'interno della casa in questione dopo averci rinchiusi in una grande stanza ci prelevavano uno per uno e privandoci dei nostri effetti personali e utilizzavano il nostro telefono cellulare per chiamare i familiari e richiedere un riscatto per la nostra liberazione. Preciso che eravamo costretti a stare in piedi per tutta la giornata e che ci obbligavano a vedere i nostri compagni mentre venivano torturati con vari mezzi, tra cui manganelli, scariche elettriche alle piante dei piedi e nel peggiore dei casi per chi si ribellava gli stessi venivano legati con una corda collegata gli arti inferiori ed il collo, in modo che anche un minimo movimento creava un principio di soffocamento".

pc 9 novembre - processo ai NOTAV

Report udienza del maxi processo ai No Tav

  • altSi è svolta quest’oggi l’ennesima udienza del maxi processo che vede imputati 52 notav per i fatti del 27 giugno e del 3 luglio. L’aula sempre la stessa, quella bunker del carcere delle Vallette, dove un imponente dispositivo di controllo organizzato dalle forze dell’ordine ne ha presidiato l’ingresso e la zona perimetrale ad essa. Nonostante ciò, un gruppo di attivisti ha presenziato per tutta l’udienza dallo spazio riservato al pubblico, sostenendo l’azione degli avvocati della difesa e gli imputati presenti in aula.
    L’udienza si apre con il commissario Ferrara, della Digos di Torino, che lamenta una gravissima difficoltà da parte delle forze dell’ordine a resistere all’assedio organizzato dal movimento il 3 luglio 2011,  argomentando la tesi di un “attacco militare” mosso ai danni del presidio interforze disposto dalla questura per quel giorno.
    Si assiste, quindi,  al notevole sforzo soggettivo del testimone in questione che tenta di ribaltare le categorie di analisi storica, trasformando i manifestanti no tav in incappucciati paramilitari e i poliziotti  in “resistenti” ed eroici in balia di 600 facinorosi  che, con estrema organizzazione, si sono alternati nell’attacco al cantiere (quantificati esattamente dalle indagini della digos anche se le innumerevoli domande della difesa non permettono di capire grazie a quali elementi il poliziotto può affermare tutto ciò).
    Ferrara si lancia in approfondite analisi, individuando nella parte attiva dei manifestanti tutti soggetti facenti riferimento a gruppi politici ben definiti, in particolar modo a quella di Askatasuna e dell’”Autonomia Nazionale” che sarebbe, per il suo intervento continuativo in Val di Susa,  il motore forza del CLP e ciò che ha permesso in questi anni, alla luce del suo contributo di analisi e organizzativo,  la “crescita” di tutti i comitati di valle. Si lancia a quel punto nell’elenco di tutte le potenzialità del network antagonista, citando i siti di informazione, la capacità di fare propaganda ecc…
    Definiti, quindi, i facinorosi della situazione nega il danneggiamento delle tende dei notav lasciate nell’area della Maddalena (in attesa di essere riprese dai  legittimi proprietari), il lancio di oggetti contro i manifestanti e il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo (vedi operazione Hunter).
    Le testimonianze successive del comandante Mazzanti e del dirigente dei reparti celere Di Gaetano poco si discostano da quelle del primo: a loro dire nessuna regola di ingaggio è stata violata in quelle giornate, anche a fronte di immagini inequivocabili per le quali certe dichiarazioni appaiono paradossali a tutto l’auditorio dell’aula bunker.
    Mentre il collegio difensivo porta avanti il contro-riesame, più volte i pm Padalino e Rinaudo prendono la parola in maniera non regolare, interrompendo e lasciandosi andare ad arroganti e faziose valutazioni sull’operato degli avvocati ed a neanche troppo velate minacce (ex  “allora la prossima volta allora ve ne citiamo venti di testimoni”).
    Osserviamo dall’aula di tribunale come i pubblici ministeri non solo interrompano il lavoro degli avvocati, ma come anche si sovrappongano, in certi casi, al presidente del collegio il giudice Bosio, creando una situazione alquanto grottesca e sicuramente fuori dalle normali regole di svolgimento di un processo.
    L’udienza quindi si conclude, dopo quasi otto ore, con la convocazione di altri 9 testimoni dell’accusa per il prossimo 19 novembre, alle ore 9.00 e sempre nell’aula bunker.
    da Notav.info

    pc 9 novembre - ancora repressione antioperaia - Fincantieri Palermo

    Solidarietà agli operai fincantieri denunciati

  • fincantieri giCi giunge notizia direttamente dagli interessati, che ieri a 37 operai della fiom e a 1 della uil fincantieri sono state notificate delle denunce relative a conclusioni di indagini preliminari dalla questura di Palermo, per i fatti accaduti il 18 Luglio 2011.
    In quella giornata centinaia di operai fincantieri avevano rabbiosamente protestato contro la dirigenza per aver consapevolmente rinunciato ad una commessa di circa 70 milioni di euro che avrebbe liberato gli operai dalla cassa integrazione per qualche mese; era stata quindi occupata la palazzina della direzione ed effettuati dei blocchi stradali in una giornata di grande conflittualità operaia in cui non erano mancati momenti di tensioni con la polizia.
    Adesso i 38 operai si ritrovano con accuse che vanno da manifestazione non autorizzata, violenza privata, danneggiamento, minacce, lancio pericoloso di oggetti, occupazione abusiva, etc. Insomma, chi più ne ha più ne metta!
    Questo è ciò che in questo paese accade quando si protesta, si lotta, ci si incazza perché i tuoi padroni e l’azienda per cui lavori, nonostante sia leader mondiale nel suo settore, con evidente negligenza e con interesse esclusivamente ristretto al proprio profitto, rinuncia ad appalti che ridarebbero fiato a centinaia di famiglie; il tutto mentre le minacce di licenziamenti sono all’ordine del giorno!
    E la fiom? Sicuramente in questi anni di lotta, che hanno saputo imporre all’azienda licenziamenti con il conta gocce e quantomeno la cassa integrazione per tutti, commesse o non commesse, il sindacato dei metalmeccanici non ha spesso gradito l’autorganizzazione degli operai che ha sovente sovradeterminato, in termini di consenso e conflittualità, la mediazione sindacale. Ma anche per il sindacato quella rappresentò e rappresenta una giornata importante, una giornata che spostò i rapporti di forza con l’azienda che nei giorni successivi diede immediate garanzie su mesi di commesse. Anche sul piano nazionale la conflittualità e la vittoria degli operai siciliani diede un importante slancio al ciclo di lotta contro il mega piano licenziamenti fincantieri scongiurato definitivamente in quel Dicembre.
    Rinnovando la nostra solidarietà agli operai fincantieri, con cui in tante occasioni abbiamo condiviso le piazze e le lotte in questa città, queste denunce non possono che ricordare a noi e a chi lotta che c’è un prezzo da pagare, ma quando si è assaporato un dolce sapore di vittoria, l’amaro della repressione conta davvero poco.

    pc 9 novembre - la proclamazione dello sciopero "delle lavoratrici" anche sul sito della Funzione pubblica del governo

    E' già un evento, un primo risultato "storico" come è stato scritto...

    ANDIAMO AVANTI CON CORAGGIO E DETERMINAZIONE... nella battaglia di classe e di genere di lunga durata di cui il 25 novembre è una tappa importante!

    Una scintilla luminosa lo sciopero delle donne del 25 novembre che possa illuminare il sentiero della maggioranza delle donne nella lotta contro tutta la condizione di sfruttamento e oppressione che questa società ci vuole imporre di cui femminicidi, stupri e violenza sono il frutto più barbaro.



    Scioperiamo tutte il 25 novembre... diffondiamo...
    saluti di lotta


    Mfpr

    pc 9 novembre: IL POPULISMO DI DESTRA ALL'ATTACCO DEL POPULISMO DI SINISTRA....

    ...e come il Bue dà del cornuto all'Asino. Ma altro non sono che due facce della stessa medaglia.
     Basta stangate Pisapia come Dracula»
    La Lega scende in piazza contro le tasse
    Polemica sui manifesti che ritraggono il sindaco come un vampiro e come uno scippatore che ruba i portafogli
    «Un miliardo di euro in più di tasse dal 2010 al 2013 è una sciagura che sarà difficile per noi della Lega risistemare quando torneremo a governare Milano tra due anni»: lo ha detto il vice segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, nel corso della presentazione delle iniziative che, da qui ai prossimi mesi, il gruppo consiliare della Lega a Palazzo Marino organizzerà per protestare contro i provvedimenti della giunta arancione. Nelle prossime settimane Milano sarà tappezzata con 2 mila manifesti (foto) che ritraggono il sindaco Giuliano Pisapia in veste di Dracula. Pronti anche 50 mila adesivi con un fotomontaggio che mostra il primo cittadino mentre sfila il portafogli dalla tasca di un cittadino.
    PROTESTA IN PIAZZA - Secondo Salvini l’amministrazione attuale «è una sventura che i milanesi hanno votato, ma se tornassero domani alle urne farebbero un’altra scelta». In Consiglio comunale «il Pdl non fa opposizione - ha aggiunto il vice segretario federale - perché è impegnato nelle sue beghe interne tra falchi, colombe e passerotti». Lunedì alle 17.30 il gruppo consiliare della Lega Nord a Palazzo Marino sarà in piazza della Scala per protestare contro il bilancio comunale.
    LA REAZIONE - «Un consiglio all’onorevole Salvini: rifletta prima di mettere in giro manifesti diffamatori, tipo quello che annuncia con il Sindaco che prende il portafoglio dalla tasca di un cittadino; non lo metta, si eviti rogne giudiziarie, che mi pare nel suo partito non manchino», ha detto Mirko Mazzali, consigliere comunale di Sel.
    08 novembre 2013
    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Adro arrestato il sindaco leghista Lancini: “Truccava gli appalti per gli amici”

    Oscar Lancini, famoso per aver tappezzato la scuola del paese con il sole delle Alpi, è stato arrestato dai carabinieri ed è ai domiciliari. E' stato un pioniere della linea dura contro i genitori dei bambini che non pagavano la mensa negando agli alunni il pranzo. Il primo cittadino condannato dalla Corte dei Conti. Il gip: "Delibere fabbricate del cantiere"
    Fu tra i primi sindaci sceriffi a negare il pranzo ai piccoli stranieri i cui genitori non potevano pagare la mensa e finì nella bufera per aver tappezzato la scuola di simboli leghisti. Oscar Lancini, sindaco di Adro (Brescia), è stato arrestato dai carabinieri ed è ai domiciliari. Il leghista è accusato di “turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente” e “falso in atto pubblico”. Avrebbe favorito alcune aziende nella gara d’appalto per la realizzazione di alcune opere in paese; in particolare la turbativa d’asta riguarderebbe la realizzazione dell’area feste della cittadina. 

    In totale sono 23 gli indagati. L’indagine è nata grazie alla segnalazione dei consiglieri di minoranza dell’agosto scorso. I preliminari accertamenti avevano subito messo in luce che gli indagati avevano individuato come esecutore dei lavori, a titolo gratuito, la onlus Smeraldo, ma la maggior parte dei lavori stessi erano stati eseguiti da un gruppo di imprese ”a scomputo” degli oneri di urbanizzazione dalle stesse dovuti. 
    Ai domiciliari anche Carmelo Bagalà, segretario comunale, l’assessore ai Lavori pubblici Giovanna Frusca, il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune Leonardo Rossi e due imprenditori edili, Alessandro Cadei e Emanuele Casali. Secondo gli inquirenti gli indagati avrebbero utilizzato crediti che il Comune di Adro vantava nei confronti di imprenditori locali per finanziare l’area feste di via Indipendenza. L’esecuzione dell’opera, oltre un milione di euro il valore, sarebbe stata affidata, evitando i bandi di gara, direttamente a imprese vicine al primo cittadino. Tra questi anche la ditta costituitasi proprio per per la costruzione del polo scolastico “G. Miglio”, poi finito nell’occhio del ciclone per i simboli leghisti. 
    Per fare questo a verbale gli indagati aveva dichiarato falsamente la gratuità ed urgenza della realizzazione dell’opera che è costata oltre un milione di euro. Tra le contestazioni anche l’aggiudicazione di un’area comunale, nel frattempo inserita nel patrimonio alienabile dell’Amministrazione, in favore di un imprenditore locale. Il sindaco è stato sospeso dal prefetto di Brescia e le deleghe sono passate al vice sindaco, anche lui indagato. 
    Il gip di Brescia: “Fabbricate le delibere del cantiere”. Il sindaco avrebbe ‘fabbricato’ in fretta e furia le delibere riguardanti il cantiere dell’area feste comunale dopo una prima richiesta di esibizione dei carabinieri, ma le delibere non erano state ancora fatte. Il giorno stesso il gip Cesare Bonamartini, che ha emesso l’ordine di custodia cautelare su richiesta del pm Silvia Bonardi, spiega che “gli atti venivano redatti nel pomeriggio di quello stesso giorno e, l’indomani mattina, sottoposti alla firma del Bagalà (segretario comunale)”. “Nella mattina dell’11 aprile 2013 – annota il gip – all’arrivo della polizia giudiziaria operante presso gli uffici comunali, Bagalà Carmelo presentava le delibere mancanti, sostenendo di averle dimenticate, ormai da giorni, nel portabagagli della sua autovettura”.  
    La scuola tappezzata con il “Sole della Alpi”. Nel 2010 il caso Adro scosse l’Italia perché il simbolo della Lega era stato piazzato ovunque in un polo scolastico: dal cestino della raccolta differenziata allo zerbino d’ingresso, dai cartelli messi nel giardino al tetto e impresso anche sui banchi della scuola materna. L’inaugurazione della prima scuola padana aveva fatto notizia e destato sdegno. Soldi pubblici sprecati per cui poi la giustizia amministrativa gli ha chiesto conto. 
    Negò mensa ai bimbi stranieri con genitori che non pagavano la retta. Lancini, candidato non eletto alle ultime elezioni al Senato, è stato un pioniere della linea dura, come hanno fatto poi in seguito anche altri primi cittadini per lo più del Carroccio, contro i genitori morosi che non pagano la retta scolastica. Ancora pochi mesi fa ad alcuni ragazzini stranieri erano stati negati i pasti ed era stata la Croce Rossa di Adro ad adottarli. Dieci insegnanti, tra cui il dirigente scolastico, si erano autotassati per pagare mensa e scuolabus, servizi che il sindaco aveva deciso di non erogare ai bambini le cui famiglie appunto erano rimaste indietro con i pagamenti. 
    Gli insulti (archiviati) contro il presidente della Repubblica. La prima volta la questione del pranzo negato ai bambini trovò una soluzione grazie alla generosità di un imprenditore, pochi mesi fa sono intervenuti i docenti. L’imprenditore, poi nominato Cavaliere, venne premiato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E così anche il capo dello Stato finì nel mirino del primo cittadino che inviò al Quirinale una lettera velenosa che fece aprire (e poi chiudere con una archiviazione) una indagine per vilipendio al capo dello Stato.
    Condannato dalla Corte dei conti e indagato per peculato. Lo scorso 24 ottobre la Corte dei conti aveva condannato lui e i sei componenti della sua giunta al pagamento al Comune bresciano di circa 10.600 euro in tutto per il ”danno indiretto” legato alla vicenda delle centinaia di ‘soli delle Alpi‘. I giudici amministrativi lo hanno a pagare 7 mila e 398 euro, mentre i sei assessori dovranno versare 528 euro a testa per il ”danno patrimoniale, economicamente valutabile, arrecato alla pubblica amministrazione, in una condotta connotata da colpa grave o dolo”. Lo scorso giugno i carabinieri di Brescia gli avevano notificato anche un avviso di garanzia per peculato. Nell’aprile 2011 la Cgil di Brescia lo aveva denunciato perché nel marzo di due anni fa Lancini aveva inviato alle famiglie del piccolo paese delle lettere su carta intestata del Comune per replicare ad alcune prese di posizione della stessa Camera del Lavoro di Brescia. 
    Maroni: “E’ onesto dimostrerà la sua estraneità”. ”Sono veramente sorpreso – dice il leader della Lega, Roberto Maroni - Conosco da tanto tempo Oscar Lancini. E’ un bravo sindaco, una persona onesta, sono certo che dimostrerà la totale estraneità dalle accuse mosse”. “A Oscar Lancini tutta la mia solidarietà, nella convinzione che uscirà pulito da questa faccenda” dice all’Ansa Matteo Salvini. Sul suo profilo Facebook intanto Salvini scrive, a proposito dell’arresto “puzza di attacco alla Lega che cresce e fa paura. Oscar Lancini è uno dei migliori sindaci che ci siano in giro, amato e super-votato dai suoi cittadini, che hanno ottimi servizi senza essere massacrati da nuove tasse. Lancini, da buon leghista, ha sempre lavorato per favorire la nostra gente e le nostre imprese ovviamente nel rispetto della Legge. A qualcuno questo non piace. A me sì!”.


    PER TUTTI VOI NON ABBIAMO CHE UNA SOLUZIONE!

    pc 9 novembre: ITALIA, UNO STATO IN GUERRA! - parte seconda: AL PROPRIO INTERNO CONTRO IL PROPRIO STESSO POPOLO...

    ....e i diritti delle masse
    Da Agro Caleno ad Agro Cileno. Questura e Carabinieri impazziscono e diffidano
    Una grave intimidazione quella che le comunità in dell'Agro Caleno in lotta contro il disastro ambientale stanno subendo in queste ore dalla questura di Caserta, la quale ha vietato il presidio che si doveva tenere oggi sotto la Prefettura e ha consegnato diffide ai comitati, ai cittadini, e perfino ai sindaci che avevano annunciato la partecipazione e alle ditte dei bus che dovevano permettere di raggiungere Caserta. Il presidio di oggi era un ulteriore momento di lotta che seguiva la manifestazione del 26 ottobre, quando migliaia di persone sono scese in piazza a Calvi Risorta contro la nascita di una centrale a biomasse, e che porterà al corteo regionale "fiumeinpiena" contro il Biocidio, del 16 novembre a Napoli. Nel frattempo i comitati annunciano che non si fermeranno e convocano per le 15:00 un'assemblea popolare nella villetta comunale di Calvi Risorta. Riportiamo di seguito il comunicato del Comitato per l'Agro Caleno: No Centrale a Biomasse e seguiranno ulteriori aggiornamenti.
    Scene di vero e proprio delirio di autoritarismo ed incompetenza quelle alle quali, in queste ore, stiamo assistendo nell’Agro Caleno. Come noto, e come da settimane leggiamo sui giornali della provincia, oggi pomeriggio si dovrebbe svolgere un presidio presso la Prefettura di Caserta al fine, in seguito al grande corteo che invase le vie di Calvi Risorta il 26 ottobre scorso, di ottenere qualche risposta da sua maestà il Prefetto (come del resto avviene quotidianamente in ogni parte d’Italia) sulle prospettive del territorio e sull’opportunità di edificare nuovi impianti. Niente di strano quindi, se non fosse per l’eclatante mossa del Questore di Caserta che arriva a poche ore dal presidio, il dottor Gualtieri ha deciso, in maniera quantomeno anomala, che il“corteo” (mai convocato trattandosi di un semplice presidio) deve essere vietato e, mobilitando tutte le stazioni dei Carabinieri dell’Agro Caleno, oltre al Comando Provinciale di Capua, ha fatto pervenire, nella tarda serata di ieri, alcune diffide ad attivisti di associazioni scelti in maniera arbitraria e sconcertante. A Calvi Risorta i Carabinieri, con le diffide in bianco e da compilare, hanno fatto visita a due persone scelte a caso. A Pignataro Maggiore, i militari, hanno cercato di far firmare un atto in bianco ad un ragazzo minorenne, a Sparanise, infine, hanno cercato di far firmare ad una persona una notifica indirizzata, invece, al presidente di una associazione che vive al nord e che, appunto, non avrebbe in ogni caso potuto partecipare all’iniziativa. Incompetenza, abuso di potere o ritorno al fascismo? Giudicate voi. Non si accorgono della presenza camorristica che distrugge la vita civile ma odiano i cittadini quando cercano di prendere parola. Purtroppo la storia non finisce qui ed il peggio deve ancora arrivare. Stamattina, infatti, i Carabinieri di Sparanise e Pignataro Maggiore (che a differenza di quelli di Calvi Risorta non se la sono sentita di notificare a casaccio diffide in bianco compilate al momento) si sono presentati nei rispettivi municipi per diffidare i Sindaci Sorvillo e Cuccaro dalla partecipazione al presidio e per ‘biasimarli’ per l’appoggio dato ai comitati ed ai cittadini. Non contenti, gli sceriffi della terra dei fuochi, hanno provveduto a notificare ulteriori diffide alle società di trasporto che avrebbero dovuto portare, con i due autobus affittati, la delegazione di cittadini a Caserta. Bene, mentre scriviamo non abbiamo ancora capito sulla base di quali valutazioni questi comportamenti siano legittimi e, per quello che ci compete, abbiamo la netta sensazione di trovarci di fronte all’ennesimo abuso di potere tipico degli sceriffi di provincia, quegli stessi, lo vogliamo ripetere, che restano complici e solidali con i poteri speculativi e camorristici che stanno devastando il nostro territorio. Ovviamente la nostra battaglia andrà avanti e, lo diciamo a chiare lettere, se i caleni non possono venire a Caserta a rovinare la bella vetrina di piazza Vanvitelli, vorrà dire che faremo in modo che sia il Prefetto a venire da noi.  
    Comitato per l’Agro Caleno: No centrale a biomasse

    pc 9 novembre: ITALIA - UNO STATO IN GUERRA! - parte prima: CONTRO I POPOLI DEL MONDO...

    ...DALLE FILIPPINE ALL'AFGHANISTAN
    Finmeccanica vende 8 elicotteri da attacco alle Filippine in guerra. Ma la legge lo vieta
    Agusta Westland ha annunciato la fornitura per un valore stimato in 58 milioni di euro. Ma nel Paese è in corso un conflitto civile che impedirebbe la vendita in base alla legge 185 del 1990
    In spregio alla legge 185 del 1990 che vieta la vendita di armi italiane a paesi in conflitto, Agusta Westland, azienda aeronautica del gruppo Finmeccanica, ha annunciato la fornitura di otto elicotteri da attacco Aw109 Power completi di sistemi d’arma (lanciarazzi e mitragliatrici pesanti) alle forze aeree delle Filippine. Le stesse che ancora poche settimine fa hanno usato proprio gli elicotteri per bombardare la città di Zamboanga nel corso dell’ennesima battaglia con i ribelli indipendentisti musulmani del Fronte moro di liberazione nazionale (Mnlf), terminata con un bilancio di 61 morti, 150 feriti e 60 mila profughi. Ultimo atto di una sanguinosa guerra civile che prosegue a fasi alterne dal 1971 e che ha provocato almeno 150 morti, ma che soprattutto ha garantito – insieme all’altro pluridecennale conflitto interno con i guerriglieri comunisti del Nuovo esercito popolare (Npa) – un potere ed economico enorme alle forze armate armate di Manila che di fatto controllano la politica del Paese opponendosi a ogni pacificazione duratura. Oltre a essere regolarmente accusate di crimini di guerra e torture da parte delle organizzazioni internazionali per i diritti umani.
    Insomma: proprio l’identikit del Paese al quale, secondo la legge italiana, non andrebbe venduto nemmeno una pallottola prodotta nel nostro Paese. Ciononostante le Filippine sembrano destinate a diventare uno dei principali clienti dell’export militare italiano, soprattutto dopo che nel giugno 2012 l’allora ministro della Difesa Giampaolo Di Paola si era recato in visita ufficiale a Manila per incontrare il presidente Benigno Aquino III e le massima autorità militari locali. In ballo c’erano, e ci sono ancora, non solo questa fornitura degli elicotteri Aw109 Power (i primi tre sono stati venduti, disarmati, alla Marina filippina lo scorso gennaio) ma anche quella di un paio di navi da guerra (vecchie fregate Maestrale della nostra Marina rimodernate da Fincantieri) e la svendita di una decina di nuovi caccia Eurofighter (di cui la nostra Aeronautica militare vuole sbarazzarsi per far posto agli F-35); più altre forniture aeronautiche di Alenia Aermacchi e Piaggio Aero.
    Il nuovo contratto annunciato da Agusta Westland, di cui non è stato reso noto l’ammontare ma che secondo fonti di Manila si aggira sui 58 milioni di euro, prevede anche l’addestramento dei piloti militari filippini all’accademia aziendale di Sesto Calende, in provincia di Varese. Giustamente, se vendiamo strumenti di guerra dobbiamo anche insegnare ai nostri clienti come usarli efficacemente nella prossima battaglia. Commentando questo nuovo affare, l’amministratore delegato di Agusta Westland, Daniele Romiti, ha espresso “gran piacere per la firma di questo contratto con le forze aeree filippine”, cui ha garantito l’impegno dell’azienda “a fornire le migliori capacità di missione e i servizi di alta qualità che questo cliente merita”.


    Con i soldi dell’Anpi l’Italia paga le missioni

    Tolti 300 mila euro all’associazione dei partigiani
    I soldi destinati all’Anpi serviranno a finanziare le missioni militari dell’Italia all’estero. E chissà se i partigiani saranno d’accordo. A deciderlo è stata ieri la commissione Bilancio della Camera durante l’esame del decreto sulle missioni in cui sono impegnati i soldati italiani fuori dai confini. A conti fatti i membri della commissione si sono accorti che mancavano circa 300 mila euro per garantire la copertura del decreto ma soprattutto l’operatività dei militari fino al 31 dicembre, data di scadenza del provvedimento. Nessun problema. Nello testo, infatti, sono inseriti anche i finanziamenti destinati a 17 associazioni combattentistiche, tra le quali l’Anpi per la quale era stato previsto 1 milione di euro. Anziché tagliare i costi riducendo l’impegno militare, la maggioranza delle larghe intese ha pensato bene di attingere a piene mani proprio lì, tra i fondi destinati all’associazione dei partigiani per trovare i soldi necessari a coprire il buco. Detto fatto. Giusto il tempo di di rifare i conti e il contributo destinato all’Anpi è stato ridotto a 634 mila euro, mentre 366 mila euro sono passati dalle casse (virtuali) dell’associazione partigiani a quelle delle missioni, con il consenso di tutti i partiti – Pd in testa – e con l’unico voto contrario del M5S.
    Il provvedimento prevede un finanziamento complessivo di 730 milioni fino alla fine dell’anno, dei quali 260 solo per la missione in Afghanistan. Nonostante le promesse fatte dal ministro degli Esteri Emma Bonino, che aveva garantito un maggior impegno finanziario italiano per i profughi della Siria, alla cooperazione internazionale restano solo le briciole: appena il 2% del totale, pari a soli 23 milioni di euro.
    Una volta messi in ordine i conti, il decreto è dunque arrivato in aula, dove però adesso rischia di rimanere impantanato a lungo. Sel e M5S hanno infatti annunciato di volersi opporre al testo con l’ostruzionismo, cominciato già ieri sera durante la discussione. Il movimento di Grillo ha presentato 12 emendamenti che chiede al governo di fare propri. Tra le richieste più importanti c’è il ritiro di almeno il 10% del personale militare attualmente impegnato in Afghanistan (250 soldati su un totale di 2.900). «Non si tratta di una richiesta assurda», spiega il deputato 5 Stelle Manlio Di Stefano. «Nell’emendamento si chiede di concordare con la Nato una riduzione degli incarichi operativi degli italiani in Afghanistan in modo da permettere il parziale ritiro. Messa in questi termini la proposta è stata giudicata fattibile anche dal relatore, il generale Rossi. Senza contare che , oltre a dare un forte segnale politico, si risparmierebbero anche molti soldi in un momento di crisi». Il M5S chiede anche l’approvazione di un ordine del giorno che metta fine all’impiego di soldati italiani in missioni antipirateria a bordo delle navi mercantili.
    Più radicale la scelta di Sel, che al governo chiede invece di spacchettare il decreto in modo da poter votare contro la sola missione in Afghanistan, decretandone così la fine nel caso il voto passasse, e a parte tutto il resto.«Non accettiamo mediazioni come quella proposta dal M5S di ritirare solo il 10% dei soldati – spiega Giulio Marcon -. Quella missione è sbagliata e va ritirata completamente».

    venerdì 8 novembre 2013

    pc 8 novembre: DAL GRIGIORE DELLA CGS UN GRIDO: SCIOPERO DELLE DONNE!

    15/11/2013
    Generale
    Tutti i Settori - Forlì
    Provincia di FORLI'
    15/11/2013
    Generale

    Tutti i Settori - Legnano
    LEGNANO (MI)
    15/11/2013
    Generale

    Tutti i Settori -Monza e
    Brianza
    MONZA (MI)
    15/11/2013
    Generale

    Tutti i Settori -Nuoro
    Provincia di NUORO
    15/11/2013
    Generale

    Tutti i Settori - Ogliastra
    Provincia di NUORO
    15/11/2013
    Generale
    Tutti i Settori -Valcamonica
    Provincia di BRESCIA
    15/11/2013
    Generale
    Tutti i Settori - Vicenza
    VICENZA (VI)
    25/11/2013
    Generale
    Categorie Pubbliche e Private
    Nazionale

    25/11/2013

    Generale

    Settore pubblico e privatoSciopero delle donne

    Nazionale

    27/11/2013
    Generale
    Comparto Pubblico Impiego
    Personale precario
    Nazionale
    Questo è uno stralcio dell'elenco degli scioperi generali e nazionali che si trova nel sito Commissione di Garanzia Scioperi. 

    E' la prima volta che appare uno SCIOPERO DELLE DONNE! 
    Stiamo cominciando a realizzare un fatto storico, un segnale forte di ribellione delle donne, di rottura. 
    Non è una mera indizione di "sciopero", ma anche in una pagina burocratica come può essere questa della CGS, ha la forza di un grido e di una scintilla che presto brucerà la prateria!

    Ora dovunque, realizziamo lo Sciopero delle donne IL 25 NOVEMBRE!

    pc 8 novembre - PULIZIE: SCACCO AI SINDACATI CONFEDERALI

    L'assessore regionale al lavoro dice: MAI PIU' INCONTRI SINDACALI SEPARATI!

    Ieri incontro in Regione per lav. Pulizie scuole statali tra L'Ass. al lavoro Caroli e slai cobas per il sindacato di classe

    A premessa l'Ass. Regionale al lavoro Caroli, a fronte della situazione di ieri di incontri separati – sindacati confederali e Slai cobas per il sindacato di classe – fatti su richiesta dei confederali, ha detto alla riunione con i confederali che lui è nettamente contrario a questa separazione che divide i lavoratori, e ha chiesto mandato ai lavoratori (presenti in circa 80 nella sala dell'incontro) di convocare il prossimo incontro unitariamente con tutte le sigle sindacali. I lavoratori e le lavoratrici hanno dato pieno mandato all'assessore che ha aperto l'incontro con lo Slai cobas con questa comunicazione.

    Lo Slai cobas e i lavoratori ritengono questo importante, perchè la lotta è difficile e occorre la massima unità dei lavoratori, Quanto accaduto ieri è una dimostrazione di quello che noi diciamo da sempre: sono le Istituzioni che devono e possono decidere come fare gli incontri.
    Ma le Istituzioni lo fanno, non perchè alcune sono "buone" ma perchè sanno la lotta che può fare lo Slai cobas, perchè lo Slai cobas per il sindacato di classe gode del credito e dell'autorevolezza date da tante battaglie fatte in questi anni; ma anche perchè, se hanno un minimo di buon senso, si rendono conto che solo le nostre richiesta e la nostra linea è quella giusta. 

    Nell'incontro lo Slai cobas per il sindacato di classe ha posto le seguenti questioni e richieste:

    1) L'appalto delle pulizie va totalmente rivisto, la riduzione dell'appalto al 60% è fuori di ogni legalità e si può configurare come un favoritismo alla Ditta; occorre porre un tetto al massimo ribasso, ed elevare nettamente l'importo attuale, destinando i miliardi che lo Stato vuole dare alle scuole private per la scuola pubblica. Deve essere considerato illegale ogni contratto che sia al di sotto di disposizioni contrattuali, di legge e dei principi costituzionali (vedi art. 36).
    Quindi, vogliamo un nuovo appalto che garantisca lavoro per tutti, nessuna riduzione di salario e orario, e rispetto delle normative di legge e contrattuali.
    2) L'emergenza lavoro e inquinamento di Taranto, quest'ultimo che colpisce anche le scuole, non solo impedisce di tagliare le ore di pulizie, già risicate, ma richiede un aumento delle ore e fine dei periodi di sospensione estiva, perchè a Taranto nelle scuole non si tratta di fare una pulizia normale, ma sempre una pulizia approfondita, con periodiche fasi di pulizia straordinaria.
    3) Una verifica/controllo dei numeri forniti dalla Dussmann sul personale in forza a Taranto e provincia, che da altri dati in nostro possesso risultano gonfiati.
    4) la soluzione di questa vertenza deve avvenire entro questo mese, non vogliamo che al 31 dicembre, con scuole chiuse e lavoratori a casa, si facciano contratti svendita contro i lavoratori.
    Infine abbiamo comunicato che se non ci saranno risposte positive, i lavoratori faranno come nel 2007 in cui Taranto fu invasa e bloccata per settimane, mesi dalla rivolta dei lavoratori e lavoratrici delle pulizie sia scuole statali che comunali. Quindi, ognuno si rimbocchi le maniche.

    Gli impegni assunti dall'assessore Caroli:

    nel condividere le nostre richieste e nell'esprimere la sua netta contrarietà al ribasso del 60%, e a contratti che non possono garantire un lavoro e salario minimamente decenti; sostenendo che lo Stato piuttosto che mettere soldi per la cig in deroga dovrebbe impiegare questi fondi per aumentare le ore di lavoro; nel, infine, ritenere inaccettabile le differenze contrattuali di ore e salari negli appalti pulizie, esistenti tra regioni e regioni e il disegno che si cela dietro questo appalto in Puglia (regione più disastrata) di farne testa di ponte al ribasso per le altre regioni, SI E' IMPEGNATO:
    - A portare in giunta e al prossimo consiglio regionale del 12 (sulle varie crisi occupazionali in Puglia) le nostre preoccupazioni e richieste e “impostazione puntuale” del problema;
    - di discutere in consiglio in maniera specifica della situazione di Taranto (inquinamento, ecc.);
    - frutto di questo, sarà un documento in cui si prospettano le richieste dei sindacati e quelle della Regione, portato al tavolo ministeriale con tutte le Regioni, che, da una telefonata ricevuta proprio a fine incontro di ieri, sarà convocato nelle prossime settimane.
    - di dare incarico all'Ufficio legale della Regione per una verifica della legittimità di un appalto al 60% di ribasso, perchè un appalto per essere accettabile deve comunque garantire la conservazione delle precedenti condizioni di lavoro; di effettuare la verifica sui numeri del personale della Ditta.
    Mentre ha escluso che la Regione possa mettere fondi propri per questo appalto.
    L'incontro si è concluso con l'impegno a fare un primo punto il 20 novembre.

    Se l'approccio dell'assessore è utile, lo slai cobas si riserva di esprimere una valutazione, dopo aver visto dei fatti concreti.

    Fin da ora convochiamo tutti i lavoratori per lunedì 11 nov. alla prefettura in cui vi saranno i Min. Del lavoro e dell'ambiente.

    Slai cobas per il sindacato di classe – via Rintone, 22 Taranto – slaicobasta@gmail.com - 3339199075