sabato 5 ottobre 2013
pc 5 ottobre - NATO assassina: bombardamento aereo in Afghanistan uccide 5 civili, di cui 3 bambini
Jalalabad, 5 ott. (TMNews) - Cinque civili afgani, fra cui tre bambini, sono stati uccisi questa notte da un attacco aereo della Nato nella provincia di Nangarhar, nell'est dell'Afghanistan. Lo hanno affermato fonti locali.
"La notte scorsa, verso le 23, cinque civili dai 12 ai 20 anni erano a caccia di uccelli con dei fucili a piombino, a circa otto chilometri da Jalalabad (la capitale provinciale, ndr) quando sono stati presi in pieno da un bombardamento aereo delle forze straniere", ha dichiarato all'Afp il portavoce della polizia provinciale, Hazrat Hussain Mashreqiwal. "I loro corpi sono stati portati all'ospedale di Jalalabad", ha aggiunto. La morte dei cinque civili è stata anche confermata dal portavoce del governo locale, Ahmad Zia Abdulzai.
Tre delle vittime erano degli "studenti", ha precisato un portavoce del ministero dell'Educazione nazionale, Mohammad Atif Shinwari. La Nato, da parte sua, ha fatto sapere che una "inchiesta era in corso", ma di non essere a conoscenza per il momento di nessuna vittima civile. (con fonte Afp)
pc 5 ottobre - Egitto: il regime golpista sostenuto dai governi imperialisti spara contro folla di manifestanti. 5 morti
con la rivolta delle masse oppresse egiziane
Nuova giornata di scontri in Egitto a seguito di una serie di marce organizzate dai sostenitori di Mohammed Morsi. Arrestato il portavoce del partito Libertà e giustizia, braccio politico dei Fratelli musulmani
Il Cairo (Egitto), 4 ottobre 2013 - Nuova giornata di scontri in Egitto a seguito di una serie di marce organizzate dai sostenitori di Mohammed Morsi. Il bilancio della giornata, fornito dal ministero della Salute, è di almeno quattro morti nella capitale e 40 feriti in tutto il Paese.
La polizia egiziana anti-sommossa ha sparato gas lacrimogeni e isolato piazza Tahrir, dove gran parte dei cortei della capitale si sono diretti, usando carri armati e filo spinato e deviando il traffico dall’area. La polizia ha usato lacrimogeni e sparato colpi di arma da fuoco in aria anche in altre aree della città. La folla di dimostranti ha circondato le forze di sicurezza e i soldati dell’esercito di guardia alla piazza, spingendo gli agenti a sparare lacrimogeni per mettere in fuga i manifestanti. “Abbasso gli assassini!”, cantava la folla, attaccando il ministro della Difesa e capo dell’esercito, il generale Abdel-Fatah el-Sissi.
Scontri si sono poi registrati in altre zone della capitale tra civili sostenitori dell’esercito e seguaci dell’ex presidente. Un giornalista di Associated Press ha visto i manifestanti cacciati da altri egiziani armati con bastoni e bottiglie che li hanno inseguiti per le strade prima che le due parti iniziassero a tirarsi pietre a vicenda nei pressi del museo egizio, che si trova in una delle principali entrate di piazza Tahrir.
Un’altra marcia è terminata nei pressi dell’edificio del ministero della Difesa, dove i contestatori hanno tirato pietre contro la polizia, e una seconda alla moschea Rabaa el-Adawiyah, nella zona est della capitale, dove un accampamento dei sostenitori di Morsi venne violentemente sgomberato il 14 agosto scorso. I soldati, sostenuti da veicoli armati, hanno aumentato le forze di sicurezza nei pressi dell’edificio religioso, dove i manifestanti hanno cantato slogan contro l’esercito. Le manifestazioni dei Fratelli musulmani si stanno intensificando in questi giorni, in vista delle commemorazioni a ricordo dell’inizio della guerra dello Yom Kippur, del 6 ottobre 1973.
Le proteste non si sono tenute solo al Cairo, ma anche in altre città, dove sono scoppiati scontri simili. Nella provicna meridionale di Assiut, riferisce un funzionario, almeno 44 persone sono state arrestate. Fin dalla caduta di Morsi, quasi duemila membri dei Fratelli musulmani sono già stati arrestati e i leader del gruppo sono imputati per accuse come incitamento all’omicidio e alla violenza. Anche lo stesso Morsi è detenuto in una località segreta.
In un altro episodio di violenza, il portavoce del partito liberale egiziano al-Dustour, Khaled Dawoud, è stato attaccato da un gruppo di sostenitori di Morsi in marcia in una strada nei pressi piazza Tahrir. Gli assalitori lo hanno trascinato giù dall’auto, lo hanno picchiato e lo hanno accoltellato a un braccio, come ha raccontato lui stesso al sito governativo Al-Ahram. Il partito a cui appartiene è stato fondato da Mohamed ElBaradei, il quale ha commentato su Twitter che l’attacco riflette “l’avversità in cui viviamo”. Sempre oggi Ahmed Soubaei, portavoce del partito Libertà e giustizia, braccio politico dei Fratelli musulmani, è stato arrestato dopo che le autorità hanno perquisito la sua casa.
pc 5 ottobre - La pantera nera, Herman Wallace, è morto questa mattina. Lo ha ucciso l'imperialismo USA che lo ha condannato a 42 anni in una cella di isolamento
Lo hanno condannato a marcire in isolamento per quarant’anni in una cella di 6 metri quadrati in un carcere della Luisiana per l’omicidio di una guardia carceraria nei primi anni settanta.
Secondo Amnesty International, «nessun altro prigioniero negli Stati Uniti è stato trattenuto così a lungo, e in condizioni così disumane e crudeli».
Herman Wallace e Albert Woodfox furono condannati alla fine degli anni sessanta per due casi separati di rapina. Si incontrarono nel penitenziario statale della Luisiana, soprannominato ‘la prigione dell’Angola’. Il centro godeva di una cattiva reputazione: violenze, omicidi e stupri erano all’ordine del giorno, e coinvolgevano sia i detenuti che le guardie.
Herman Wallace and Albert Woodfox cercarono allora di creare una sezione locale delle Black Panter , un organizzazione radicale che lottava per i diritti degli afro-americani che era nata in quello stesso periodo. Chiedevano condizioni di vita migliori per i prigionieri, organizzarono scioperi della fame e fecero girare delle petizioni.
Nel mese di aprile del 1972, un guardiano bianco, che si chiamava Brent Miller, fu accoltellato a morte nella prigione. Herman Wallace e Albert Woodfox furono giudicati colpevoli di omicidio e condannati all’ergastolo. Poi vennero messi in celle di isolamento. Oggi hanno un età compresa tra i 64 e i 68 anni, e non sono mai stati tolti dall’isolamento, nonostante numerosi appelli.
Tre ore di uscita alla settimana in una gabbia.
Le loro condizioni di vita sono particolarmente difficili. Se il tempo lo permette, i due detenuti sono autorizzati a tre ore alla settimana di aria, un ora per volta, ma solo in una gabbia di fil di ferro di 1,80 m di altezza per 4,5 m di larghezza, secondo Amnesty International. Durante gli altri quattro giorni della settimana hanno la ‘libertà’ di farsi la doccia o camminare nel corridoio delle loro celle. L’accesso alla stampa o alla televisione sono limitati. Non sono mai stati autorizzati a lavorare o a studiare nelle loro celle. Il loro unico accesso al mondo esterno è rappresentato dalle visite di amici o familiari in parlatoio, e a un numero limitato di telefonate.
Seppure entrambi i prigionieri hanno lasciato il carcere di Angola rispettivamente nel 2009 e nel 2010 per un altro centro di detenzione, le loro condizioni carcerarie sono rimaste invariate. Secondo i loro avvocati, entrambi soffrono di problemi di salute legati alla mancanza di esercizio fisico e al confinamento: osteoporosi, claustrofobia, problemi cardiaci, ipertensione, ansia, insonnia.
Nel corso di questi quarant’anni, i due detenuti hanno cercato di dimostrare la loro innocenza. Secondo Amnesty International, il loro fascicolo è vuoto. Non ci sarebbe nessuna prova della loro colpevolezza, se non una dubbia testimonianza. La difesa ha dei documenti che provano che le autorità carcerarie di Angola avrebbero comprato la testimonianza del testimone chiave. Il test del DNA non è possibile: i campioni sono andati perduti.
Secondo Amnesty International, «nessun altro prigioniero negli Stati Uniti è stato trattenuto così a lungo, e in condizioni così disumane e crudeli».
Herman Wallace e Albert Woodfox furono condannati alla fine degli anni sessanta per due casi separati di rapina. Si incontrarono nel penitenziario statale della Luisiana, soprannominato ‘la prigione dell’Angola’. Il centro godeva di una cattiva reputazione: violenze, omicidi e stupri erano all’ordine del giorno, e coinvolgevano sia i detenuti che le guardie.
Herman Wallace and Albert Woodfox cercarono allora di creare una sezione locale delle Black Panter , un organizzazione radicale che lottava per i diritti degli afro-americani che era nata in quello stesso periodo. Chiedevano condizioni di vita migliori per i prigionieri, organizzarono scioperi della fame e fecero girare delle petizioni.
Nel mese di aprile del 1972, un guardiano bianco, che si chiamava Brent Miller, fu accoltellato a morte nella prigione. Herman Wallace e Albert Woodfox furono giudicati colpevoli di omicidio e condannati all’ergastolo. Poi vennero messi in celle di isolamento. Oggi hanno un età compresa tra i 64 e i 68 anni, e non sono mai stati tolti dall’isolamento, nonostante numerosi appelli.
Tre ore di uscita alla settimana in una gabbia.
Le loro condizioni di vita sono particolarmente difficili. Se il tempo lo permette, i due detenuti sono autorizzati a tre ore alla settimana di aria, un ora per volta, ma solo in una gabbia di fil di ferro di 1,80 m di altezza per 4,5 m di larghezza, secondo Amnesty International. Durante gli altri quattro giorni della settimana hanno la ‘libertà’ di farsi la doccia o camminare nel corridoio delle loro celle. L’accesso alla stampa o alla televisione sono limitati. Non sono mai stati autorizzati a lavorare o a studiare nelle loro celle. Il loro unico accesso al mondo esterno è rappresentato dalle visite di amici o familiari in parlatoio, e a un numero limitato di telefonate.
Seppure entrambi i prigionieri hanno lasciato il carcere di Angola rispettivamente nel 2009 e nel 2010 per un altro centro di detenzione, le loro condizioni carcerarie sono rimaste invariate. Secondo i loro avvocati, entrambi soffrono di problemi di salute legati alla mancanza di esercizio fisico e al confinamento: osteoporosi, claustrofobia, problemi cardiaci, ipertensione, ansia, insonnia.
Nel corso di questi quarant’anni, i due detenuti hanno cercato di dimostrare la loro innocenza. Secondo Amnesty International, il loro fascicolo è vuoto. Non ci sarebbe nessuna prova della loro colpevolezza, se non una dubbia testimonianza. La difesa ha dei documenti che provano che le autorità carcerarie di Angola avrebbero comprato la testimonianza del testimone chiave. Il test del DNA non è possibile: i campioni sono andati perduti.
pc 5 ottobre - Roma, Palazzo Salaam: un esempio-simbolo del razzismo dello Stato italiano nei confronti dei rifugiati. La guerra dello Stato imperialista agli immigrati continua all'interno delle sue metropoli e città imperialiste
Il sindaco di Roma, Marino, annuncia che i 155 superstiti andranno a Roma: faranno la stessa fine dei rifugiati di Palazzo Salaam?
ANSA
Immigrati, odissea non finisce con sbarco
Migliaia rifugiati a Roma: 1.250 ammassati in palazzo occupato
di Teresa Carbone
Sono ancora vivide le immagini dei cadaveri nei sacchi di plastica, corpi di migranti recuperati nelle acque di Lampedusa. La loro vita si è fermata in quella che è stata definita la tomba del Mediterraneo ma per quelli che ce la fanno a superare la traversata non sempre il futuro arriva. L'Italia diventa un parcheggio per lunghe soste dell'esistenza. Accade a centinaia di rifugiati politici in arrivo dall'Africa. In Italia c'è un luogo in cui si concentrano quelli provenienti dal Corno d'Africa, migranti protetti da una normativa internazionale. Avrebbero diritto allo studio, ad un lavoro, all'assistenza sanitaria, al ricongiungimento familiare e ad un iter più rapido per ottenere la cittadinanza. Invece accade che quelli che arrivano a Roma con un indirizzo in tasca, palazzo Salaam, si ritrovino a vivere in un palazzo vetro e acciaio di otto piani, occupato dal 2006, ex facoltà dell'università di Tor Vergata nella periferia sud-est della capitale e a dividere un bagno con altri centinaia di rifugiati, tutti insieme, uomini, donne e bambini, senza acqua, né luce, senza cucine, né letti. Palazzo Salaam è più noto nel Corno d'Africa che in Italia. Nei quattro paesi Sudan, Etiopia, Eritrea e Somalia chi richiede lo status di rifugiato lo sa: è una struttura enorme, è in Italia. Di certo non sa che è l'ingresso di un girone da cui non si sa come, quando o se si uscirà. A luglio del 2012, per la prima volta, dopo una trattativa con il comitato di otto persone (2 per ogni nazionalità presente), le telecamere dell'Ansa sono entrate a palazzo Salaam. Al secondo piano, l'unico che ci hanno mostrato, il bagno è uno, l'acqua non c'è (le bollette non le paga più nessuno ma i vigili ormai non vanno più neanche ad ispezionarlo). Le brandine sono nei corridoi e chi non ce l'ha si arrangia sul terrazzo, con solo una rete o solo un materasso lercio. In quell'anno, nel palazzo erano stipati in 800, di cui 50 bambini.Cittadini del mondo, l'unica associazione di volontari che si occupa di loro denunciava l'abbandono da parte degli enti locali, quelli che, per legge dovrebbero occuparsi dei rifugiati politici. Era estate, i tg snocciolavano i nomi mitologici delle ondate di calore e a palazzo Salaam il caldo nei corridoi rendeva insopportabile il tanfo che usciva dalle stanze. A distanza di un anno, dopo un'altra trattativa con il comitato - gli abitanti sono stanchi dei giornalisti che fanno domande ma poi non cambia niente - le telecamere dell'Ansa sono tornate a palazzo Salaam. La situazione era ancora più drammatica. Gli occupanti sono diventati 1.250.
Durante l'estate sono entrati in centinaia, molti bambini. Il medico dell'associazione di volontari che ogni giovedì va a visitarli, Donatella D'Angelo ha curato bambini con ustioni, piaghe, disidratati a causa delle estenuanti traversate in mare, donne incinta e malati. I materassi sulle terrazze si sono moltiplicati, nei corridoi non c'è più solo la puzza insopportabile, ci sono rifiuti, sanitari sradicati, panni stesi. Gli abitanti di palazzo Salaam non trovano lavoro perché non riescono ad ottenere la cittadinanza, non riescono ad usufruire dell'assistenza sanitaria perché nelle Asl di competenza mancano i mediatori culturali e loro non parlano l'italiano. La D'Angelo sa che la situazione rischia di diventare incandescente. Con centinaia di persone tenute in condizioni igieniche precarie, senza un lavoro e neanche una speranza può accadere di tutto. E il disagio mentale è dietro l'angolo. Nei corridoi si dice che un uomo abbia tentato di buttarsi giù, le cronache parlano di risse interne. "Quasi tutti gli uomini che sono qui erano soldati - dice la dottoressa - qualche tempo fa uno dei figli di un ex soldato si è chiuso in un frigorifero e in una colluttazione, un uomo è stato ferito gravemente con un machete". Il Commissariato per i diritti umani dell'Unione Europea Times Muiznieks ha visitato palazzo Salaam, intanto ribattezzato Hotel Africa e ne è rimasto impressionato. Anche la stampa estera ne ha parlato. Lo ha fatto il Financial Times, il New York Times, l'Herald Tribune. E il neo sindaco di Roma, Ignazio Marino, mentre il Papa visitava il centro Astalli per i rifugiati, a settembre, è entrato a palazzo Salaam annunciando un censimento immobiliare per destinare case del Comune anche ai rifugiati. Intanto nell'edificio di Tor Vergata non cambia nulla. Il tempo logora la stuttura. Dove dove c'erano porte ci sono buchi, le tubature saltano, nessuno le ripara, l'acqua che si perde nei sotterranei del palazzo è come una metafora della vita dei suoi abitanti. In molti non riescono a reggere la situazione. Alla telecamera offrono sguardi vitrei di chi non lotta più. "Siamo passati dalla guerra, alla guerra fredda", dice Abdalla Biraddin, 28 anni, scappato dal Darfur.
pc 5 ottobre - Stato italiano, razzista e assassino: dalle testimonianze, i militari li hanno lasciati morire e dopo il finto cordoglio ora la repressione sugli immigrati superstiti della strage di Lampedusa!
Superstiti indagati per clandestinità!
I parlamentari borghesi non cancellano la razzista legge Bossi-Fini e il suo odioso reato di "clandestinità": questo Stato, le sue leggi, i suoi governi, il suo apparato repressivo e di consenso dev'essere rovesciato!
ROMA - I superstiti del naufragio di Lampedusa, dopo essere identificati, saranno indagati per immigrazione clandestina dalla Procura di Agrigento. Nessuna iscrizione è ancora avvenuta, ma ci sarà perché è un atto dovuto, spiegano i magistrati, legato a una norma in vigore. Il reato prevede come pena massima una multa di 5.000 euro.
............"Noi eravamo in otto sulla mia barca e ci siamo sbracciati per cercare di salvare quante più persone potevamo. Ne abbiamo portate in salvo 47. Ho visto su tutti i siti di Internet il video di uomini della Capitaneria di porto che riprendeva un salvataggio. Mi chiedo perché facevano riprese invece di salvare la gente?". Lo dice Vito Fiorino, proprietario dell'imbarcazione Gamar che alle 6.30 dell'altro ieri è giunto per primo sul luogo del naufragio lanciando l'Sos alla Guardia costiera e ai pescherecci della zona. "Se la prendevano alla leggera - aggiunge - non è così che si agisce mentre la gente bolle in mare. Hanno rifiutato di prendere a bordo qualche persona che avevamo già salvato perché il protocollo, hanno detto, lo vietava. Quando siamo tornati al porto carichi di naufraghi abbiamo visto la vedetta della finanza che usciva come se stessero andando a passeggiare. In casi del genere non si va con questi natanti enormi si va con barche piccole e veloci per pensare di salvare le persone". "Il sindaco - conclude - ha infangato i pescatori. Come fa a dire che un pescatore vede il fuoco in mare e non si dirige subito in quella zona? Dicono che i pescherecci hanno tirato dritto. Ma la Capitaneria ha chiaro il quadro della situazione, sa chi era e chi non era in zona e che tragitto ha compiuto; io non voglio lodi ma neanche essere infangato".
pc 5 ottobre - 4 OTTOBRE CORTEI STUDENTESCHI IN TUTTA ITALIA, GRANDE PARTECIPAZIONE E AZIONI DI PROTESTA GIUSTE
Ieri 4 ottobre si è tenuto in diverse città italiane il
primo corteo studentesco, con la partecipazione di un grande numero di
studenti dal nord al sud, dagli studenti medi agli universitari.
Corteo nazionale importante per i numeri e per il tipo di denuncia che ha spaziato dalla particolare situazione dell'istruzione alla politica in generale, la crisi e le misure repressive. Momenti di tensione e giuste azioni di protesta in alcune città come Bologna o Palermo.
Gli studenti hanno denunciato il grave stato dell'istruzione pubblica, dovuto dai tagli dei precedenti governi, i disagi, il caro libri, le strutture fatiscenti; gli studenti hanno svolto anche delle azioni dimostrative come lanci di vernice, calate di striscioni e occupazioni simboliche come quella all'Agenzia delle Entrate di Milano.
I manifestanti hanno ricordato, tra gli slogan e i megafonaggi, gli immigrati rimasti vittime nel mare di Lampedusa e Pavlos Fyssas, rapper greco ucciso dai militanti di Alba Dorata. Presenti bandiere della NoTav e NoMuos.
A Roma, momenti di tensione dopo che un albero prende fuoco e due bottiglie vuote raggiungono i poliziotti.
A Bologna, lanciate uova e farina contro Letta presente in città per l'inaugurazione del centro di welfare e cultura, mentre veniva urlato "assediamo il responsabile dell'austerità"; gli studenti sono giunti allo scontro con la polizia quando hanno tentato di forzare il cordone per introdursi nel palazzo.
A Piacenza, durante una contestazione contro il caro trasporti, un ragazzo viene fermato dalle forze del disordine per poi essere rilasciato nella mattinata dopo il blocco di alcuni pullman da parte dei manifestanti.
A Napoli gli studenti si sono armati dei "book block", a Olbia ed a Ravenna vengono sanzionate le sedi di alcune banche, a Pisa la stessa sorte è subita dalla sede del Partito Democratico.
Al termine del corteo nel catanese, gli studenti della città hanno occupato la facoltà di Scienze Politiche in vista dell'assemblea che si sarebbe dovuta tenere nel pomeriggio verso il 19 ottobre. Stessa azione da parte degli studenti palermitani, che hanno sciolto il corteo solo dopo aver raggiunto la facoltà di Lettere e Filosofia nella cittadella universitaria per lanciare un'assemblea in vista delle prossime giornate di lotta nazionali. Il corteo palermitano è stato riempito da 5000 studenti che hanno paralizzato il traffico nel cuore della città dividendosi in altri piccoli cortei prima di raggiungere il concentramento.
Azione importante una volta raggiunta il palazzo dell'Assemblea Regionale Siciliana: incendiati i manichini di Letta, Berlusconi, Crocetta ed i simboli dei partiti parlamentari, in denuncia all'operato di tutti i politici, dal centro-destra al centro-"sinistra", in denuncia a chi, come Crocetta si riempiva la bocca di parole come la "rivoluzione" e ha gridato durante la campagna elettorale che la costruzione del Muos a Niscemi non l'avrebbe permessa e oggi ha revocato la precedente revoca per l'arresto dei lavori! e criminalizza gli attivisti noMuos; in denuncia a chi, come Letta, con il suo governo delle larghe intese approfondisce la miseria delle masse popolari con misure antioperaie e antipopolari e finanzia con milioni di euro le missioni di guerra all'estero, milioni che spetterebbero all'istruzione pubblica, e mentre loro si affannano nei palazzi per le poltrone, gli studenti come i precari, i disoccupati, i proletari sono quelli che subiscono il peso della crisi.
Gli striscioni dal nord al sud avevano slogan come "siamo tutti antifascisti", "se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città", "pagherete caro, pagherete tutto" , "ripresa economica solo a parole, scendiamo nelle piazze prendiamoci le scuole" e a Roma, alla fermata della metro Colosseo, è stato aperto uno striscione con scritto "Offre l'Atac", in risposta al caro-trasporti della capitale.
Una importante giornata di lotta che ha dato l'avvio a questo autunno, che può dare una forte spinta per le prossime mobilitazioni, tra cui l'importante data del 19 ottobre a Roma.
Corteo nazionale importante per i numeri e per il tipo di denuncia che ha spaziato dalla particolare situazione dell'istruzione alla politica in generale, la crisi e le misure repressive. Momenti di tensione e giuste azioni di protesta in alcune città come Bologna o Palermo.
Gli studenti hanno denunciato il grave stato dell'istruzione pubblica, dovuto dai tagli dei precedenti governi, i disagi, il caro libri, le strutture fatiscenti; gli studenti hanno svolto anche delle azioni dimostrative come lanci di vernice, calate di striscioni e occupazioni simboliche come quella all'Agenzia delle Entrate di Milano.
I manifestanti hanno ricordato, tra gli slogan e i megafonaggi, gli immigrati rimasti vittime nel mare di Lampedusa e Pavlos Fyssas, rapper greco ucciso dai militanti di Alba Dorata. Presenti bandiere della NoTav e NoMuos.
A Roma, momenti di tensione dopo che un albero prende fuoco e due bottiglie vuote raggiungono i poliziotti.
A Bologna, lanciate uova e farina contro Letta presente in città per l'inaugurazione del centro di welfare e cultura, mentre veniva urlato "assediamo il responsabile dell'austerità"; gli studenti sono giunti allo scontro con la polizia quando hanno tentato di forzare il cordone per introdursi nel palazzo.
A Piacenza, durante una contestazione contro il caro trasporti, un ragazzo viene fermato dalle forze del disordine per poi essere rilasciato nella mattinata dopo il blocco di alcuni pullman da parte dei manifestanti.
A Napoli gli studenti si sono armati dei "book block", a Olbia ed a Ravenna vengono sanzionate le sedi di alcune banche, a Pisa la stessa sorte è subita dalla sede del Partito Democratico.
Al termine del corteo nel catanese, gli studenti della città hanno occupato la facoltà di Scienze Politiche in vista dell'assemblea che si sarebbe dovuta tenere nel pomeriggio verso il 19 ottobre. Stessa azione da parte degli studenti palermitani, che hanno sciolto il corteo solo dopo aver raggiunto la facoltà di Lettere e Filosofia nella cittadella universitaria per lanciare un'assemblea in vista delle prossime giornate di lotta nazionali. Il corteo palermitano è stato riempito da 5000 studenti che hanno paralizzato il traffico nel cuore della città dividendosi in altri piccoli cortei prima di raggiungere il concentramento.
Azione importante una volta raggiunta il palazzo dell'Assemblea Regionale Siciliana: incendiati i manichini di Letta, Berlusconi, Crocetta ed i simboli dei partiti parlamentari, in denuncia all'operato di tutti i politici, dal centro-destra al centro-"sinistra", in denuncia a chi, come Crocetta si riempiva la bocca di parole come la "rivoluzione" e ha gridato durante la campagna elettorale che la costruzione del Muos a Niscemi non l'avrebbe permessa e oggi ha revocato la precedente revoca per l'arresto dei lavori! e criminalizza gli attivisti noMuos; in denuncia a chi, come Letta, con il suo governo delle larghe intese approfondisce la miseria delle masse popolari con misure antioperaie e antipopolari e finanzia con milioni di euro le missioni di guerra all'estero, milioni che spetterebbero all'istruzione pubblica, e mentre loro si affannano nei palazzi per le poltrone, gli studenti come i precari, i disoccupati, i proletari sono quelli che subiscono il peso della crisi.
Gli striscioni dal nord al sud avevano slogan come "siamo tutti antifascisti", "se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città", "pagherete caro, pagherete tutto" , "ripresa economica solo a parole, scendiamo nelle piazze prendiamoci le scuole" e a Roma, alla fermata della metro Colosseo, è stato aperto uno striscione con scritto "Offre l'Atac", in risposta al caro-trasporti della capitale.
Una importante giornata di lotta che ha dato l'avvio a questo autunno, che può dare una forte spinta per le prossime mobilitazioni, tra cui l'importante data del 19 ottobre a Roma.
pc 5 Ottobre - UN ULTIMO SALUTO AL GENERALE GIAP!
Ieri è morto il generale Giap all'età di 102 anni, grande stratega e teorico della guerra di guerriglia che combattè contro l'invasione dell'Indocina da parte dell'impero giapponese durante la seconda guerra mondiale (1942-1945), contro l'occupazione coloniale francese cacciando definitivamente l'invasore con la storica battaglia di Dien Bien Phu (1954) che ancora si studia sui manuali militari di tutto il mondo e infine combattè il governo fantoccio filo-americano del Vietnam del Sud e l'invasione americana fino alla vittoria di Saigon del 1975 che riunificò definitivamente la nazione vietnamita.
Non sono mancati episodi anche negli ultimi anni in cui, nonostante l'età avanzata, Giap si interessava di questioni sociali arrivando anche a schierarsi con movimenti vietnamiti contrari alla concessione dell'estrazione di bauxite nel Vietnam centrale ad aziende cinesi contro il governo socialfascista vietnamita colluso con l'imperialismo in generale e l'espansionismo cinese in particolare.
Ricordiamo il ruolo di grande rivoluzionario al servizio del popolo e amato dalle masse fino alla fine dei suoi giorni e che continuerà ad essere ricordato per quello che era e per come lui stesso si definì in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera il 16 Febbraio 1998:
"Non sono un mito, il solo mito è il popolo. E io sono un suo figlio"
pc 5 Ottobre - INDIA: Osservare il Bharat Bandh del 5 Ottobre per protestare contro il brutale massacro dei 14 Maoisti a Malkangiri del governo neo‐fascista di Naveen Patnai in Odisha
Partito Comunista dell'India (Maoista)
COMITATO CENTRALE
Comunicato stampa
17 settembre 2013
Il 14 settembre 2013, il SOG di Odisha ha condotto un’
operazione congiunta con la Forza Volontaria di Distretto e la polizia nelle
foreste Silakota, nel blocco Podiya del distretto Malkangiri in Odisha, e hanno
massacrato brutalmente 14 maoisti tra cui una compagna donna. La polizia ha
anche sequestrato le loro armi. Il nostro Comitato Centrale, il PCI ( Maoista)
chiama a raccolta la gente del nostro paese per celebrare un Bharat Bandh (in
hindi ha un significato più ampio rispetto a quello di “sciopero generale”, è
una sorta di blocco totale di tutte le attività pubbliche e private n.d.t.),
il 5 ottobre, e per protestare contro questa brutalità perpetrata dal governo
neo-fascista di Naveen Patnaik in collusione con il governo centrale e sotto la
guida degli imperialisti, in particolare degli imperialisti americani.
Naveen Patnaik svolge spudoratamente il ruolo del compradore
finale da quando è salito al potere, con la firma di numerosi protocolli di
intesa con le multinazionali per consegnare alle stesse gli arachidi, le
ricchezze naturali e le risorse di Odisha. Il popolo di Odisha, in particolare
gli Adivasi e i contadini di Dalit si sono impegnati in una lotta all'ultimo
sangue contro i governi centrali e statali e la loro mafia mineraria, che sono
diabolicamente attenti ai loro spostamenti, impoverendoli, per compiacere le
aziende mediante l'attuazione di questi protocolli d'intesa.
D'altra parte essi stanno conducendo una dura lotta contro i
grandi signori della terra, usurai e mafiosi dei liquori che stanno succhiando
il loro sangue come sanguisughe.
Le battaglie militanti, di lungo corso e intransigenti del
coraggioso popolo di Odisha contro POSCO a Kashipur, Niyamagiri e
Narayanapatna, non solo hanno ispirato il popolo combattente del nostro paese,
ma anche ogni attivista che lotta contro gli effetti malsani delle politiche
neoliberiste di tutto il mondo. Il Governo di Naveen Patnaik nato con le
orecchie da mercante, a causa del suo carattere
compradore, ha ignorato le richieste reali della gente ed ha invece
ricorso ad una severa repressione, con il completo appoggio e aiuto inclusi i
27 battaglioni di forze paramilitari tra cui COBRA Bns, contro tutti i movimenti
popolari in corso in Odisha.
Massacri di persone e attivisti tra cui i maoisti sono
diventati una caratteristica comune di questa repressione. Arresti, falsi
processi, dure punizioni, disumane incarcerazioni, pestaggi, atrocità, stupri,
case e proprietà del popolo bruciate, i neofascisti non hanno lasciato alcuna
intentata traccia di crudeltà per sopprimere le reali aspirazioni del popolo.
Il nostro partito sta lavorando da decenni a Odisha e sta
organizzando le masse oppresse, in particolare gli Adivasi, contro lo
sfruttamento, l'oppressione e la repressione che stanno soffrendo sotto il
giogo delle classi dominanti. Esso è stato sia in prima linea o ha esteso il
suo pieno sostegno a tutti i movimenti popolari contro la liberalizzazione, la
privatizzazione e la globalizzazione, non solo in Odisha ma nella maggior parte
degli stati nel nostro paese.
Così le classi dominanti indiane sotto la guida e
l'incitamento degli imperialisti hanno lanciato la vasta, e nazionalmente
estesa offensiva su più fronti, l'Operazione Green Hunt - La guerra contro il
Popolo avviata dalla metà del 2009 per spazzare via il nostro movimento e
reprimere le lotte reali del popolo. La repressione delle masse oppresse è il
marchio di garanzia di qualsiasi Stato sfruttatore e l'Operazione Green Hunt ne
è una prova schiacciante, in quanto ha superato tutti i precedenti attacchi
offensivi sia per dimensioni che brutalità. Anche se l'Operazione Green Hunt si
prefigura di spazzare via il movimento maoista, è infatti finalizzata a sopprimere
ogni autentica rivendicazione democratica del popolo, in particolare per Jal,
Jungle e Zameen. Ecco perché i maoisti, le organizzazioni, gli individui e le
persone democratiche sono i bersagli finali di questa offensiva.
Il nazista Hitler, il fascista Mussolini o i loro
discendenti attuali come Bush, Obama, Hollande, Cameroon, oppure le loro
reincarnazioni Sonia, Manmohan, Rahul Gandhi, Chidambaram, Jairam Ramesh,
Pranab Mukherji, o i loro satrapi negli stati come Raman Singh, Naveen Patnaik,
Kirankumarreddy, Mamta Banerji, Piruthvi Raj Chavhan ecc. hanno tutti una cosa
in comune. Tutti pensano di poter giocare con la vita delle persone quanto e
come vogliono. Quello di cui immancabilmente non si rendono conto è che così
stanno accumulando la furia della gente, e che sono destinati ad essere sepolti
sotto il torrente di questa furia.
Le uccisioni di persone nel Kashipur,
Niyamagiri, Narayanapatna o nel Malkangiri come è accaduto il 14 settembre, le
sparatorie della polizia e i falsi scontri non riusciranno mai a sopprimere il
popolo dell' Odisha.
Invece questo da loro
più motivi per odiare questo governo e mobilitarsi per il suo rovesciamento.
La
ignorante DGP di Odisha, fedele alla sua natura di cane leccaculo delle classi
dirigenti, ha avvertito che qualsiasi maoista che entra in Odisha si troverebbe
ad affrontare lo stesso destino di quei 14 maoisti uccisi a Malkangiri.
Impareranno mai dalla storia? No, a meno che non sia il loro giorno del
giudizio. E' l'anti-popolo, pro-imperialista, pro-CBB, pro-politiche
neoliberiste per i proprietari terrieri delle classi dominanti indiane che sta
dando vita al Maoismo nelle vaste aree rurali del nostro paese, in ogni stato e
non è necessario per i maoisti entrare dagli stati confinati (dagli altri
stati federali confinanti con l'Odisha n.d.t.) o dal cielo.
Ogni governante
compradore che sta attuando politiche di LPG è destinato a fronteggiare la
resistenza del popolo ed è solo un passo avanti nella direzione giusta per loro
di trasformarsi in maoisti.
Come tutti i fascisti si rifiuta di rispettare i fatti ed è
per questo che i figli prediletti di Odisha che sono stati uccisi a Malkangiri
sono alla ricerca, come "forestieri", di questa progenie di Goebbels.
Il popolo di Odisha vendicherà sicuramente l'uccisione dei loro amati figli e
figlie nelle foreste del Silakota abbracciando il maoismo in gran numero e
impartendo alla banda di Naveen Patnaik una lezione che si merita.
Amato popolo dell'India, i nostri amati compagni che sono
stati uccisi in Malkangiri sono per lo più Adivasi che hanno assunto il compito
di combattere le politiche neoliberiste che sono dannose non solo per gli
Adivasi, ma per tutte le masse sfruttate e oppresse nel nostro paese.
Protestare contro i loro scontri significa prestare la
propria voce non solo contro l'offensiva brutale dell''Operazione Green Hunt ma
anche dire un grande NO alle politiche economiche pro-imperialiste delle classi
dominanti.
Solo quest'anno ha visto massacri di persone e maoisti in
posti come Lakadbandha Jharkhand, Govindgaon, Bhatpar, Sindesur, Medri,
Bhagawanpur, nel Gadchiroli del Maharashtra, nel Edesmetta e a Puvvarti nel
Chhattisgarh per citarne alcuni. In quasi tutti questi episodi sia le donne del
villaggio che le donne maoiste sono state anche brutalmente assassinate. Tutte
loro appartengono alle fasce oppresse del nostro paese e loro, inoltre, hanno
combattuto per la liberazione di tutti i settori oppressi della società.
Protestare contro questi massacri dovrebbe essere fatto da
chi si oppone al modello di sviluppo asimmetrico delle classi dirigenti e
facciamo appello a ogni cittadino che aspiri alla democrazia nel nostro paese
di partecipare alla protesta. Facciamo appello a tutte le organizzazioni,
partiti e persone sinceramente democratici del nostro paese a condannare in
modo inequivocabile il massacro del 14 settembre, e organizzare e partecipare
alle proteste contro di esso.
Facciamo appello al popolo del nostro paese ad osservare il
5 ottobre il Bharat Bandh e partecipare alle proteste in gran numero.
(Abhay) Portavoce, Comitato centrale, CPI (Maoista).
pc 5 ottobre - ALFANO LO JETTATORE
«Non vi è alcuna ragione per pensare che quanto accaduto ieri a Lampedusa sia l'ultima volta»
Loro lo sanno bene!!
Perchè sono loro gli ASSASSINI
Alfano lo annuncia per mettere le mani avanti. E' un'esplicita dichiarazione che il governo non farà nulla aspettando un'altra strage. Loro non solo non la fermeranno, ma non vogliono impedirla, sperando che questi 350 morti agiscano da deterrente verso altri immigrati.
E la richiesta del "nobel all'isola di Lampedusa" suona di fatto come una "campana a morte", da dare per i morti non per i vivi.
QUESTO JETTATORE DEVE ESSERE CACCIATO!
pc 5 ottobre - India - mentre i maoisti dichiarano sciopero generale contro massacri e repressione- partono le nuove campagne internazionali del comitato di sostegno internazionale- decise nella riunione del 21 settembre in italia
India - Observe Bharat Bandh on October 5 protesting the brutal massacre of 14 Maoists in Malkangiri by the neo‐fascist Naveen Patnaik government in Odisha
COMMUNIST PARTY OF INDIA (MAOIST)
CENTRAL COMMITTEE
campagna nelle università di tutto il mondo
Fermiamo per la persecuzione contro il professor GN Saibaba dell’ Università di New Delhi!
Condanniamo fermamente l'operazione arbitraria delle forze repressive indiane, ennesimo disperato tentativo di mettere a tacere le voci del dissenso. Il 12 settembre 2013, la casa del professor GN Saibaba, è
stata perquisita da 50 agenti col pretesto di cercare "refurtiva”.
Durante l’operazione illegale gli agennti hanno impedito al professor Saibaba e alla sua famiglia di uscire di casa, di fare entrare qualcuno, di fare o ricevere telefonate, di contattare un avvocato. Non hanno
trovato nessun oggetto rubato ma sono usciti da casa Saibaba portandosi via oggetton personali dei famigliari, tra cui telefoni cellulari, pen-drive e copie di pubblicazioni del Fronte Democratico Rivoluzionario
dell'India (RDF), organizzazione di cui il Dott. Sai Baba è segretario.Lo stato indiano con la sua prassi quotidiana e sempre più ricorrente di persecuzioni, uccisioni, arresti arbitrari e accuse infondate contro chi
difende le lotte popolari, cerca di fermare la lotta di tutto un popolo che non si arrende di fronte a intimidazioni e abusi.
Per la sua scelta di lavorare dalla parte del popolo, per i suoi sforzi per denunciare la Operazione Green Hunt, per il suo lavoro da docente universitario, per il suo ruolo di democratico impegnato nella difesa
del popolo indiano e nella lotta contro l'oppressione, la violenza e la miseria, esprimiamo la nostra solidarietà e rispetto per il professor GN Saibaba. Condanniamo lo stato fascista indiano per i suoi crimini contro
il popolo e i suoi dirigenti e affermiamo che che il popolo brasiliano si schiera a sostegno del popolo indiano nella sua giusta lotta per la liberazione nazionale e sociale.
aderisci e sostieni
scrivi a csgpindia@gmail:com
pc 5 ottobre - PER IL 18 OTTOBRE - sciopero generale - SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE
lottiamo per
Riduzione di orario di
lavoro a parità di salario
NO ai
licenziamenti, NO a Cig senza fine, NO a contratti di solidarietà,
per spartirsi la miseria e non intaccare i profitti dei padroni.
Riduzione
d'orario a
partire dalle fabbriche in crisi, ma con estensione in tutte le
fabbriche e posti di lavoro con processi di ristrutturazione in
corso – es. Fiat
“Decreto operaio”
per l'Ilva e situazioni similari
NO alla falsa e interessata alternativa tra lavoro e salute, basta
coi decreti pro-padroni, vogliamo un decreto che stabilisca che
nessun posto di lavoro si deve perdere, che gli operai devono essere
impiegati nella messa a norma delle fabbriche, che 20 anni di lavoro
bastano in una fabbrica a rischio salute e vita per il profitto
Per la sicurezza,
postazioni ispettive fisse
nelle fabbriche e nei lavori a rischio infortuni
Contratto nazionale
per gli operai della logistica
NO allo schiavismo verso i lavoratori immigrati delle cooperative
legate ai partiti di governo e parlamentari, NO alle discriminazioni
salariali e normative, all'attacco ai diritti sindacali
Lavoro o salario
garantito ai disoccupati e a chi ha perso il lavoro
Vogliamo una legge per un piano immediato di lavoro di massa, e di
formazione retribuita per l'occupazione, in particolare, nella
raccolta differenziata, nelle bonifiche territoriali;
esenzione dal pagamento di tasse, tariffe, ticket, ecc
Clausola sociale negli
appalti pubblici per assunzioni e contro la precarietà
NO ad appalti al massimo ribasso, NO a contratti a termine con orari
e salari da fame, anche in violazione di CCNL e principi della
Costituzione
Rappresentanza
sindacale decisa dai lavoratori
Tutte le organizzazioni sindacali, di base, decise dai lavoratori
devono essere riconosciute e avere i diritti previsti dallo Statuto
dei lavoratori, in proporzione ai numero di iscritti in ogni realtà
lavorativa.
Su questa piattaforma, nello sciopero e manifestazione del 18
ottobre, oltre il 18 ottobre, costruiamo una mobilitazione unitaria
organizzata /lotte/vertenze, a livello nazionale e in ogni realtà di
lavoro e territoriale, dandoci strumenti collettivi di rete, FINO A
RISULTATI CONCRETI.
SLAI
COBAS per il sindacato di classe
coordinamento nazionale
ottobre 2013
info slaicobasta@gmail.com
pc 5 ottobre - sbirri violentatori in servizio permanente effettivo
Roma, arrestati tre poliziotti per violenza sessuale su due donne
Le vittime degli stupri sono una donna sudamericana agli arresti domiciliari e una ragazza italiana che era stata fermata per accertamenti. Destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare sono un sostituto commissario, un assistente ed un operatore tecnico della Questura
E a quanto si è appreso da ambienti investigativi gli stessi poliziotti avrebbero ammesso le accuse. La prima vittima aveva 18 anni all’epoca dei fatti. La ragazza, romana, era stata fermata assieme ad altri amici nel 2012, la sera della finale degli Europei di calcio, perché in possesso di hashish. Una volta trovatasi da sola in ufficio al commissariato di San Basilio, mentre gli altri ragazzi fermati venivano sottoposti al fotosegnalamento, la vittima sarebbe stata costretta ad avere un rapporto sessuale con l’agente in borghese. Tutto sembrava essere passato sotto silenzio. Alcuni mesi dopo, però, la giovane ha denunciato l’accaduto. Ma il commissariato aveva altre due ‘mele marce’. A denunciarli è stata una prostituta sudamericana che era agli arresti domiciliari dal dicembre 2012. La donna era stata arrestata assieme al marito perché accusata di gestire un locale notturno con delle squillo.
Nei mesi seguenti, durante i controlli dei due agenti, la donna sarebbe stata costretta ad avere diversi rapporti sessuali. In entrambi i casi – chiariscono gli investigatori – le vittime non sarebbero state picchiate, ma costrette dalla sudditanza psicologica di fronte al ruolo che quelle persone rivestivano. La vicenda ha ricordato l’episodio della caserma del Quadraro a Roma nel febbraio 2011, quando – secondo le accuse di una 32enne – tre carabinieri ed un vigile avrebbero indotto la donna a subire atti sessuali mentre era ristretta nella camera di sicurezza dopo averla fatta ubriacare. Solo alcuni mesi fa invece altri agenti sono stati arrestati con le accuse di violenza sessuale, corruzione, falso e furto. A far scattare le manette da parte della Squadra Mobile era stata una denuncia presentata da un commerciante. I quattro agenti avrebbero preteso dagli stranieri, tra il 2009 e il 2010, somme di denaro in cambio di mancate denunce. Le accuse di stupro invece riguarderebbero violenze ai danni di prostitute. I quattro indossavano sempre la divisa per tenere sotto scacco le vittime.
L’operazione della Squadra mobile, inoltre, arriva pochi giorni dopo la sentenza definitiva che ha condannato un altro poliziotto per stupro. Massimo Pigozzi, tra gli agenti responsabili delle violenze di Bolzaneto dopo il G8 di Genova, dovrà scontare dodici anni e sei mesi di carcere per quattro episodi di violenza sessuale risalenti al 2005. Le vittime erano prostitute, rumene e senza fissa dimora, fermate e seviziate in Questura a Genova.
venerdì 4 ottobre 2013
pc 4 ottobre - Il Governo approva la proroga per le missioni internazionali di guerra
presto presto i soldi per la guerra!
è bastata mezz'ora! e si trovano immediatamente i soldi
E' terminato poco dopo le 13 il Cdm a Palazzo Chigi dedicato al rifinanziamento delle missioni internazionali all'estero. Il Consiglio dei ministri è durato circa mezz'ora. Il Cdm ha approvato il decreto legge che proroga le missioni italiane. Lo riferiscono le agenzie di stampa.
pc 4 ottobre - Basta con le stragi di immigrati, la responsabilità è del governo italiano e di tutti i paesi imperialisti
Palermo, 4 ottobre 2013
Basta con le stragi di immigrati, la responsabilità è del governo italiano e di tutti i paesi imperialisti
Basta con le stragi di immigrati, la responsabilità è del governo italiano e di tutti i paesi imperialisti
Due assemblee di lavoratori, precari e disoccupati in preparazione dello sciopero del 18 ottobre prossimo si sono aperte ieri, presso la sede dello Slai Cobas per il s.c., con la denuncia dei compagni del circolo di proletari comunisti dell'ulteriore strage di innocenti immigrati nel mare di Lampedusa.
Con commozione si sono ripercorse le immagini dei morti, adulti, uomini donne e bambini, avvolti nei sacchi neri ; i discorsi, il senso di impotenza di uomini e donne e il pianto di una delle volontarie che soccorrono questi immigrati... Abbiamo gridato che non è più possibile assistere a queste visioni.
È stata denunciata con forza tutta l'ipocrisia dei governi borghesi italiani fino all'attuale innanzi tutto e poi di quelli dei paesi imperialisti in generale, Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti... l'immensa ipocrisia che li vede “mobilitarsi”, quando si arriva a stragi di questa grandezza, e andare addirittura a Lampedusa, come ha fatto ieri il ministro Alfano, ma solo per scaricare sull'Europa il “problema” dell'immigrazione, solo per mettersi la loro sporca coscienza a posto, solo per confondere chi ascolta perché si fa diventare la morte tragica di tanti a tanti migranti solo un problema di burocrazia e leggi non più adatte... solo per piagnucolare ancora una volta sul fatto che il governo italiano si sente “lasciato solo” nell'affrontare questa tragedia... a parte il fatto che in quanto a numeri i governi italiani hanno sempre avuto a che fare con piccoli numeri a paragone degli altri paesi europei che in genere “accolgono” milioni di immigrati, a cominciare dall'Inghilterra, dalla Francia e dalla Germania e dai paesi del nord...
in questo senso i politici fanno a gara sia in quanto a ipocrisia così come in quanto a cinismo... bisogna ancora sentire un reazionario fascista e razzista come Bossi, in rappresentanza dei leghisti , dire che la “sua” legge, la famigerata Bossi-Fini, è buona e che la colpa sarebbe di altri… e il governo attuale, di cui il ministro Alfano vorrebbe essere vergognosamente il rappresentante del “dolore del governo”, moderno fascista e razzista che attivamente questa legge ha mantenuto in vigore fino ad oggi per non parlare dell'altrettanta ipocrisia del Presidente Napolitano, difensore accanito di questo governo
bisogna ancora sentire il ministro Bonino che dice che si tratta di una disgrazia e che non si possono fare miracoli mentre sa bene che i motivi per cui questi proletari fuggono dai loro paesi sono sempre la guerra e la miseria due condizioni causate proprio da paesi imperialisti come il “suo”
Questi paesi da dove fuggono gli immigrati, definiti “poveri”, non avrebbero mai e poi mai la possibilità di comprare armi per fare la guerra se non gliele vendessero i paesi come l'Italia... infatti vengono armati di tutto punto dai paesi “occidentali” come li ha chiamati ieri Alfano, intendendo quelli più industrializzati, e cioè l'Europa, gli Stati Uniti e qualche altro, insomma quelli più ricchi sono proprio quelli che riforniscono di armi tutti i paesi in cui ci sono molte materie prime come il petrolio, il gas, minerali importanti per l'industria tradizionale e tecnologicamente avanzata per tenere in pugno le classi dirigenti di questi paesi, quelli che stanno al governo in quei paesi, da dove migliaia si immigrati fuggono dalla guerra e dalla miseria, sono i “clienti” dei paesi ricchi, sono legati ai paesi imperialisti, ricevono “sostegno” economico, politico e militare (corruzione, mazzette ecc. ecc.) proprio per permettere alle industrie dei paesi ricchi di accaparrarsi queste materie prime...
La forte denuncia contro tutto questo ci vuole ma non basta!
Organizzarsi e lottare a tutto campo contro i governi imperialisti come quello italiano dalle politiche sempre più antiproletarie, antipopolari, gerrafondaie, moderno fasciste per rovesciarli è una necessità, “ il proletariato non ha nazione, internazionalismo, rivoluzione” è una parola d'ordine che deve diventare concreta nella lotta rivoluzionaria, unica soluzione, contro un sistema marcio e barbaro per cui la vita della maggioranza del'umanità non conta nulla.
Le assemblee dei lavoratori, precari, disoccupati... che hanno espresso tutto lo sdegno anche relativamente all'indifferenza che a livello di massa si diffonde su queste ripetute tragedie, causata ad esempio, come hanno detto alcuni, da come il governo agisce anche attraverso l'uso mirato dei mass media asserviti "per distrarci o farci concentrare solo su alcune cose, o intontirci le menti...", hanno deciso che porteranno a Roma il 18 Ottobre anche questa denuncia e lotta contro il governo, lo Stato, come parte di una lotta che non può che essere a 360°...
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"non vi sbarazzerete di me. va bene, muoio; ma in tre giorni resuscito e ritorno"
Siamo gli innumerevoli, raddoppia ogni casella di scacchiera. Lastrichiamo di corpi il vostro mare per camminarci sopra. Non potete contarci; se contati, aum...entiamo, figli dell’orizzonte che ci rovescia a sacco. Nessuna polizia può farci prepotenza più di quanto già siamo stati offesi. Faremo i servi, i figli che non fate. Nostre vite saranno i vostri libri di avventura. Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino – l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso.
Da qualunque distanza, arriveremo. A milioni di passi. Noi siamo i piedi, e vi reggiamo il peso. Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo tappeti, raccogliamo il pomodoro e l’insulto. Noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo. Noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento di stasera. Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: "Non vi sbarazzerete di me. Va bene, muoio; ma in tre giorni resuscito e ritorno" (Erri De Luca)
Siamo gli innumerevoli, raddoppia ogni casella di scacchiera. Lastrichiamo di corpi il vostro mare per camminarci sopra. Non potete contarci; se contati, aum...entiamo, figli dell’orizzonte che ci rovescia a sacco. Nessuna polizia può farci prepotenza più di quanto già siamo stati offesi. Faremo i servi, i figli che non fate. Nostre vite saranno i vostri libri di avventura. Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino – l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso.
Da qualunque distanza, arriveremo. A milioni di passi. Noi siamo i piedi, e vi reggiamo il peso. Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo tappeti, raccogliamo il pomodoro e l’insulto. Noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo. Noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento di stasera. Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: "Non vi sbarazzerete di me. Va bene, muoio; ma in tre giorni resuscito e ritorno" (Erri De Luca)
pc 4 Ottobre - LAMPEDUSA RESPINGE LE PROVOCAZIONI DEL GOVERNO E DI TUTTI I REALI RESPONSABILI DELLA STRAGE
da adnkronos:
Naufragio Lampedusa, striscioni con 'Non accettiamo visite'
Lampedusa - (Adnkronos) - Un gruppo di cittadini lampedusani protesta contro l'arrivo sull'isola dei vertici delle istituzioni. Su un altro striscione si legge: "Un'isola piena di dolore che porta il peso dell'indifferenza del mondo"
Lampedusa, 3 ott. (Adnkronos) - "Nel rispetto di questa ennesima tragedia tornatevene indietro, non accettiamo visite". E' quanto si legge su uno degli striscioni sistemati nella piazza principale di Lampedusa da un gruppo di cittadini lampedusani che protestano contro l'arrivo sull'isola dei vertici delle istituzioni.
Su un altro striscione si legge: "Un'isola piena di dolore che porta il peso dell'indifferenza del mondo". E ancora: "Lampedusa li vuole accoglierevivi e non morti".
giovedì 3 ottobre 2013
pc 3 ottobre - il mare di Lampedusa restituisce centinaia di corpi - contro le lacrime di coccodrillo dei governi imperialisti responsabili di queste morti - mobilitazione nazionale di proletari comunisti PCm Italia
155 i superstiti tratti in salvo. Secondo il loro racconto sull'imbarcazione c'erano circa 500 persone, tutte provenienti dai Paesi dell'Africa subsahariana, soprattutto Eritrea e Somalia. Almeno altri 150 profughi, dunque, mancano all'appello.
Il mare è pieno di morti" è stato il primo agghiacciante commento del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. "E' un orrore infinito. Ora basta, cosa dobbiamo ancora aspettare dopo questo?" ha poi aggiunto sconvolta e in lacrime, mentre sul molo assisteva all'arrivo dei pescherecci dei soccorritori carichi di cadaveri.
Straziante il racconto di alcuni superstiti: "Siamo partiti due giorni fa dal porto libico di Misurata - hanno detto - Su quel barcone non riuscivamo nemmeno a muoverci. Durante la traversata tre pescherecci ci hanno visto ma non ci hanno soccorso. Quando siamo arrivati in prossimità dell’isola abbiamo deciso di accendere un fuoco, incendiando una coperta, per farci notare. Ma il ponte era sporco di benzina: in pochi attimi il barcone è stato avvolto dalle fiamme; molti di noi sono si sono lanciati in acqua tra le urla mentre la barca si capovolgeva".
L'ennesimo naufragio nelle acque siciliane allunga il lungo elenco di vittime senza nome ingoiate dal Mediterraneo: migliaia di uomini, donne e bambini morti nella ricerca di un futuro migliore. Secondo Fortress Europe, dal 1994 nel solo canale di Sicilia sono morte oltre 6.200 persone, più della metà (4.790) disperse. Il 2011 è stato l'anno peggiore: tra morti e dispersi, sono scomparse almeno 1.800 persone, 150 al mese, 5 al giorno.
pc 3 ottobre - ROSSO PER LO SCIOPERO DELLE DONNE DEL 25 NOVEMBRE
Certo, c'è parecchia confusione, si guarda alla Comune di Parigi e non si guarda alle rivoluzioni, d'Ottobre, in Cina, per l'Italia si guarda al biennio rosso e alle lotte sindacali e contadine e non alla guerra di popolo della resistenza antifascista; passando ai giorni nostri, si mette spudoratamente insieme le rivolte studentesche e delle donne in Turchia con le ipocrite sceneggiate delle deputate italiane, e con i monaci tibetani...
ma almeno scelgono il ROSSO!!
Scegliamo il Rosso. Per protestare
di Adriana Terzo
Rosso
come la protesta,
o come la Rivoluzione
che
stravolge lo stato presente delle cose.
Per questo – e non per il martirio di Cristiana memoria – lo
“Sciopero” delle donne sceglie il colore Rosso per manifestare il
25 novembre. Drappi e stoffe rosse fuori da balconi e finestre perché
Rosso è il colore dell’energia,
di chi non
abbassa la testa,
di chi grida
forte il proprio dissenso.
Rosso
di rivolta,
ma soprattutto di
quella
Sinistra
che
ha fatto dell’eguaglianza il suo valore fondante, simbolo
delle insurrezioni
popolari contro
l’autorità costituita, a partire dalla Rivoluzione francese. Rosso
come le
bandiere che,
nel 1831, rafforzarono l’opposizione dei minatori nel Galles contro
la polizia, pagata dai proprietari delle miniere. Rosso come la
Rivoluzione
del
1848, con centinaia di bandiere rosse al vento durante le proteste
partite in Francia e poi dilagate in mezza Europa. Rosso come il
colore del primo governo marxista allaComune
di Parigi,
nel 1871: quello sarebbe stato il colore ufficiale della Comune, e
rossa la sua bandiera (invece del tricolore francese). Rosso come il
Biennio
italiano,
cruciale dellelotte
sindacali e contadine del
1919-1920.
Rosso
di
contestazione,
anche ai giorni nostri. Come le tuniche dei monaci
tibetani contro
la violenta politica cinese nel 2008. Come il quadratino
disegnato sui cartelli e sulle vetrine dei negozi, cucito sulle
magliette e tatuato sui corpi che ha segnato la
rivolta
studentesca dell’anno
scorso a Montréal contro l’aumento delle tasse universitarie. Come
gli abiti indossati dalle deputate qualche mese fa a
Montecitorio, contro l’obiezione dei medici e per la piena
applicazione della legge
194 sull’aborto.
Rosso come il fuoco, che canta Bella
Ciao al
funerale di Franca Rame. Rosso come i vestiti delle donne
turche che
fermano gli idranti della polizia. Rosso come i
fazzoletti ai
funerali delle donne uccise per femminicidio.
E’
vero, nella simbologia il colore Rosso si presta a molteplici
interpretazioni, ed è vero anche che per lungo tempo questo colore è
stato usato dai governi per intimidire gli eserciti opposti, o per
indicare emergenze o situazioni d’allarme. Ma a noi preme
sottolineare che il Rosso, scelto per le manifestazioni
del 25 Novembre,
non è e non sarà in nome del sangue versato dalle nostre donne
ammazzate, ma della ribellione
ad ogni forma di violenza.
Né in nome di un vittimismo che non ci appartiene. Abbiamo alzato la
testa, e lo sguardo. Per questo, finalmente, “scioperiamo”.