sabato 13 luglio 2013

pc 13 luglio - contestata la festa del PD a Roma

Roma, cariche alla festa del PD contro studenti e precari

altManganellate della celere contro un corteo di studenti e precari uniti sotto la sigla di 'Roma Sud contro la crisi' che rivendicavano reddito e casa per tutti/e: questo il triste spettacolo andato in scena ieri sera al parco Schuster di Roma che in questi giorni ospita la festa del Partito Democratico.
Il corteo era partito dalla Piramide dove era stato calato un lungo striscione e si era poi snodato per le vie di Roma passando sotto alcuni luoghi simbolo della precarietà e dell'impoverimento dettati dall'imposizione di politiche di austerity: sanzionate banche e sedi di Equitalia, denunciate le condizioni di lavoro all'interno dell'azienda Telecom e presidiato il rettorato dell'università, simbolo dei processi di privatizzazione e dei tagli che investono il mondo della formazione ormai da anni.
La manifestazione è poi arrivata all'interno del parco Schuster trovando un ampio dispiego di forze dell'ordine schierate a difesa della festa del PD, evidentemente sordo alle richieste che si levavano dal corteo e troppo impegnato a garantire un tranquillo svolgimento della serata. Studenti e precari hanno infatti cercato di accedere alla festa per contestare il Partito Democratico, ormai sempre più impresentabile e parte attiva nelle politiche di impoverimento e precarizzazione, ma all'ingresso principale hanno ottenuto in risposta i manganelli della polizia che hanno causato alcuni feriti e contusi. La stessa scena si è ripetuta agli altri ingressi della festa dove alcuni manifestanti stavano tentando di accedere rimuovendo le protezioni che delimitavano l'area.
Casomai il messaggio di risposta del Partito Democratico non fosse stato chiaro, alcuni esponenti del PD e partecipanti alla festa hanno dato man forte ai celerini scagliando il tavolino di un bar contro il corteo.
Il corteo si è comunque ricompattato e ha terminato il proprio percorso poco dopo denunciando l'atteggiamento tenuto da polizia e PD e rivendicando un uso libero e aperto a tutti del parco Schuster che in questi giorni è stato invece blindato per lasciare spazio al triste teatrino del Partito Democratico. 

pc 13 luglio - l'EXPO affari e lavoro nero .. come modello di sviluppo del capitale in tempi di governi di larghe intese

 

Una scusa da pezzenti per mascherare la voglie irrefrenabile di avere manodopera a bassissimo costo e soprattutto totalmente ricattabile. Confindustria chiede che con l'Expo di Milano si possano fare contratti a termine dapperttto. Per tre anni e senza "causale".

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La Confindustria, la Rete delle piccole imprese, l'Associazione delle Banche, l'Alleanza delle Cooperative, praticamente tutte le organizzazioni imprenditoriali italiane hanno chiesto al Parlamento la precarizzazione totale dei rapporti di lavoro fino al 31 dicembre 2016.

Fino a a quella data le imprese vorrebbero poter assumere con contratti a termine senza vincoli e quindi con la libertà assoluta di fare quel che si vuole dei lavoratori e i loro diritti. Va aggiunto che contemporaneamente l'Assolombarda ha chiesto che per lo stesso periodo sia possibile applicare con deroghe, cioè non rispettare nei punti fondamentali, i contratti nazionali.

Tutto questo è giustificato con l'appuntamento dell'EXPO 2015 a Milano. L' Italia, secondo il sistema delle imprese, dovrebbe sfruttare al meglio quell'evento mondiale per creare occupazione al più basso costo possibile.

Questa campagna di concorrenza sleale al lavoro nero è l'ultimo frutto marcio di diverse piante cattive, da trenta anni amorosamente coltivate.

La prima è la tesi che più il lavoro è flessibile e precario e più si crea occupazione. È questo il punto di vista classico della destra liberista in tutto il mondo.

Secondo questa ideologia, se le aziende non assumono è perché la merce lavoro costa troppo. Se non si vuole che questa merce resti invenduta bisogna allora abbassarne il prezzo in salario e diritti, fino a che che sia di nuovo conveniente acquistarla.

Questo punto di vista ha orientato da trenta anni tutte le politiche del lavoro dei principali governi, compresi i nostri, ed è una delle cause fondamentali, assieme alla speculazione finanziaria, del perdurare e dell'aggravarsi della crisi.

Infatti il lavoro precario non si aggiunge al lavoro più tutelato, ma lo sostituisce. Così si creano dei margini di guadagno per le imprese che però durano e producono poco; perché sono accompagnati da un impoverimento generale dei lavoratori, con la conseguente caduta depressiva del potere d'acquisto e da una caduta generale della produttività, perché le imprese preferiscono assumere lavoratori low cost piuttosto che investire un innovazione.

Alla fine del ciclo economico drogato dalla precarietà la situazione è peggiore che al suo inizio. Ma nonostante questo le classi dirigenti educate nei dogmi e negli interessi liberisti vanno avanti a coltivare la mala pianta della flessibilità. E se questa non produce frutti è perché non la si è ancora coltivata a sufficienza . E così ogni deregulation sul lavoro apre la via a quella successiva, e tutte non bastano mai.

La seconda pianta velenosa è il sistema economico delle grandi opere e dei grandi eventi.

Dalle Olimpiadi di Torino, con il loro lascito di rovine materiali, debiti pubblici e disoccupazione di ritorno, alla Tav, al ponte di Messina, agli F35 e ora all'EXPO 2015 è sempre la stessa storia.

Grandi investimenti per grandi opere civili o militari, giustificati nel nome dello sviluppo, dell'occupazione e dell'immagine internazionale del paese, che in realtà portano solo danni.

Perché si fanno allora, perché non si cercano altre strade? Perché come la precarietà del lavoro, le grandi opere producono lauti profitti a breve sia per gli imprenditori che ci investono, sia per i politici che le sostengono. Profitti materiali e di immagine che sono sempre sempre pagati da tutto il paese.

E qui troviamo la terza mala pianta.

La campagna delle imprese per la precarizzazione del lavoro segue la scia di una conferenza congiunta del governo, del sindaco di Milano e del presidente della Lombardia, che assieme hanno esaltato la grande occasione della fiera del 2015. E il Presidente della Repubblica si è subito affrettato a benedire, come con gli F 35.

Ancora una volta di fronte ad una scelta vera si manifesta il pensiero unico di gran parte della classe dirigente politica, in tutte le sue articolazioni comprese le opposizioni di sua maestà della Lega e di SEL. Tutti d'accordo proprio là dove invece sarebbe indispensabile ricercare e costruire delle alternative, ma questo non è solo un male dei politici.

Quante volte in questi mesi abbiamo sentito le imprese manifatturiere accusare le banche, le piccole aziende litigare con le grandi, l'imprenditoria privata recriminare contro la cooperazione. Ora i loro rappresentanti sono tutti assieme a chiedere piena libertà di sfruttamento del lavoro.

CGIL CISL UIL oggi criticano, più o meno, la proposta delle imprese, ma sostanzialmente chiedono solo un tavolo dove evitare le esagerazioni. Ma se flessibilità e grandi opere sono cose buone perché limitarle, e se invece sono cattive perché continuare con esse?

La questione di fondo sta tutta qui, sta nella subalternità e nell'obbedienza della classe dirigente politica, imprenditoriale e sindacale verso un modello liberista che viene presentato senza alternative, quanto più invece trovare un'alternativa ad esso diventa indispensabile.

Flessibilità del lavoro a tutti i costi, politica delle grandi opere, classe dirigente incapace di qualsiasi vera rottura con il liberismo, questi sono tre mali profondi del paese, mali che aggravano la crisi e si manifestano ad ogni evento.

Così l'EXPO 2015, dedicata ad uno sviluppo sostenibile, diventa la fiera dello sfruttamento insostenibile del lavoro, diventa la vetrina mondiale della precarietà.

Proviamo a farla fallire.

pc 13 luglio - blocchi e lotta nell'appalto ENI a Taranto - scontro tra sindacati del padrone e sindacato di classe

Riprende sciopero e blocco appalto ENI, ma i sindacati confederali non vogliono disturbare l'Eni.

Questa mattina sciopero di 8 ore di tutte le ditte dell'appalto ENI di Taranto indetto da tutte le Rsu fim, fiom, uilm. Con blocco ai due varchi, compreso quello di entrata e uscita delle autobotti e all'ingresso centrale della Raffineria (su quest'ultimo aspetto, vedi sotto: ultimora)
Questa decisione è stata presa dopo l'assemblea tenutasi ieri mattina a fronte del mancato rientro dei lavoratori (neanche di una parte come da precedente impegno delle ditte subentranti) della De Pasquale e della Rendelin; mentre nello stesso tempo quest'ultima ditta, la Rendelin, ha dichiarato l'apertura della procedura di mobilità (licenziamento) per tutti i 13 lavoratori in forza.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe della Rendelin aderisce allo sciopero, ma dicendo chiaro che questa volta, a differenza della precedente fase, la lotta deve portare ad un vero e certo risultato per tutti i lavoratori: clausola di salvaguardia per il passaggio immediato dei lavoratori in tutti i cambi di appalto e conservazione dei livelli, contratti e diritti acquisiti.
Quindi, NO a "bacini" da cui le ditte dovrebbero attingere gradualmente, NO a contratti a tempo determinato.


L'RSA slai cobas su questo il 3 luglio ha già depositato un lungo esposto in Procura in cui si evidenziano tutte le irregolarità verificatesi e si chiede che vengano accertate le responsabilità di tutti coloro che hanno permesso che si arrivasse a questa situazione non tutelando i lavoratori.

Sia chiaro che lo slai cobas contrasterà ogni linea per cui gli operai fanno sciopero, sacrifici, perdono salario e poi cgil, cisl, uil, fanno accordi che vanificano la lotta.
Chiamiamo il Prefetto a fare concretamente la sua parte, e non solo a parole o con comunicati, come nell'altra fase.
La Direzione ENI è pienamente responsabile di questa situazione e deve essere coinvolta fin da oggi - basta con atteggiamenti di accondiscendenza.
L'ENI se ne lava le mani, dice che non centra - stesso atteggiamento scellerato che stiamo vendendo in questi giorni sulla questione della fuoruscita di gas e inquinamento del mare; per questo la lotta può vincere se intacca e mette alle strette la direzione Eni. 
ULTIMORA:
IL VARCO 2 DELL'ENI SI DEVE BLOCCARE!
LO SCIOPERO DI OGGI DEVE INCIDERE SULL'ATTIVITA' DELL'ENI!
Dopo aver emesso un comunicato sindacale in cui si parla di blocco alla portineria centrale dell'Eni e ai varchi 3 (entrata degli operai dell'appalto) e 2 (entrata e uscita delle autobotti), ora il rappresentante della UILM, Basile, dicendo che quel comunicato sarebbe stato sbagliato, vuole impedire che si blocchi il varco 2, sostenendo che se si fa il presidio rallentando le autobotti, gli operai vengono arrestati. Questo è falso!  
Chi dice questo vuole fare solo terrorismo tra gli operai! Far fare scioperi per giorni, senza poi portare a casa alcun risultato! Chi parla così, comunque si chiami e rappresenti, fa di fatto il gioco dell'ENI.
Nello stesso tempo questo signore, come aveva fatto anche nella precedente fase della lotta, attacca l'RSA dello Slai cobas, vorrebbe che stesse zitto e non dicesse, come invece sta facendo, la verità agli operai.
Se si vogliono ottenere veri risultati, se si vuole ottenere che si muova la direzione dell'ENI, il Prefetto occorre fare una lotta incisiva. Non devono con la lotta perdere solo gli operai, ma si devono intaccare anche gli interessi dell'ENI, principale responsabile di come vengono fatti gli appalti.
per info: RSA slai cobas Galasso Salvatore 3403249863
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pc13 luglio - ENI TARANTO un gas che avvelena la città, con la complicità istituzioni e sindacati


La catena di episodi gravissimi verificatesi per responsabilità dell'ENI di Taranto negli ultimi giorni hanno creato gravi disagi e preoccupazione a tutta la popolazione. La soglia è stata superata e il verificarsi di questi avvenimenti chiarisce senza ombra di dubbio che l'ENI non è in grado di assicurare la sicurezza e la salute in città, che gli organi di controllo non hanno funzionato e non sono stati in grado di prevenire questi eventi, che l'AIA concessa all'Eni è una truffa conclamata e che il carico inquinante sulla città ha superato ogni limite e che, quindi, esso va contenuto con la battaglia per la messa a norma dell'Ilva e con il blocco di ogni fonte nociva che possa aumentare il carico inquinante fuori dall'Ilva.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe invita, quindi, tutte le forze, a partire da quelle già attive ad una mobilitazione delle dimensioni di quella realizzatesi in tutto quest'anno nei confronti dell'Ilva, per ottenere il risultato concreto del blocco del carico inquinante di matrice Eni.
Ma lo Slai cobas per il sindacato di classe va oltre. Intende denunciare direttamente il Direttore dell'Eni di Taranto che negando l'evidenza, con arroganza e mancanza di senso di responsabilità, ha preso in giro apertamente il Comune, la Commissione comunale che lo hanno incontrato e pretende in maniera indegna di ritenersi in regola. L'azienda e questo signore in particolare non possono attentare alla salute e prenderci pure in giro. Con il suo atteggiamento, questo Direttore, si assume la responsabilità di non dare altra alternativa che la chiusura dell'Eni.
Quindi noi chiediamo alla stessa azienda Eni di rimuovere immediatamente questo signore e alle Istituzioni locali, sindaco in testa, di smetterla con la politica delle parole e delle lettere e di emettere invece atti amministrativi pienamente nelle loro competenze che rappresentino realmente i cittadini e mettano fine a questo scempio Eni.

Durante tutto quest'anno è stato ripetutamente sollevata la questione: perchè tutti contro l'Ilva di Riva – giustamente – e poco o niente nei confronti dell'Eni?
Noi a questa domanda abbiamo sempre risposto sollevando, sin da tempi non sospetti e documentabile, la questione Eni su cui pende un esposto in Procura fatto da alcuni anni. Ma pensiamo che questa domanda sia legittima e getti un ombra oscura sui legami esistenti tra Eni, organi di controllo, Istituzioni, e forse qualcos'altro.
Quindi, chiediamo che la Procura faccia luce, come dice di stare facendo, su tutta questa vicenda. Ma siccome lo Slai cobas non è abituato a lanciare pietre e a nascondere la mano, noi denunciamo con assoluta certezza, oltre che le responsabilità del Direttore Eni di Taranto, quella dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, Ugl dell'Eni, i cui dirigenti provinciali di settori e parte dei delegati Rsu sono apertamente collusi con l'azienda Eni, ne coprono le responsabilità in materia inquinante e ne ricavano benefici e privilegi. Nell'esposto aggiuntivo alla Procura saranno contenuti i nomi e cognomi esatti di questi signori.
Anche a coloro che nel malinteso senso di tutela del lavoro pensano che questo lavoro si possa tutelare lasciando l'Eni di Taranto così com'è, diciamo che si sbagliano, perchè proprio questa Eni se resta così com'è rischia la chiusura certa.

Con assoluta chiarezza, inoltre, dobbiamo dire che non ci hanno convinto assolutamente le dichiarazioni del Direttore dell'Arpa, Assennato, che da un lato ammette che nove volte su dieci la causa è l'Eni, ma basandosi su dei “dovrebbe”, pretende di dire che i gas emessi sono senza conseguenze sulla salute immediata e futura dei cittadini. A parte che numerose persone sono già andate in ospedale – e sia sicuro il Dr. Assennato che di fronte ad un ripetersi di un episodio come quello dei giorni scorsi, saranno in tanti ad andarci - come fa Assennato a dire che non c'è danno per la salute? Lo venga a dire per esempio ai lavoratori del cimitero di Taranto.
Ma ancora più sconcertante è la soluzione che il Dr. Assennato propone: “Un dispositivo messo a punto dal Prof. Gianluigi De Gennaro dell'Università di Bari basato sulle telefonate dei cittadini e sull'intensità dell'odore avvertito in una scala da 1 a 5... il sistema si attiverà in presenza di un certo numero di telefonate che segnalino un odore intenso... a quel punto automaticamente si attiverà la centralina e partirà il campionamento”. Ma siamo su “scherzi a parte”? Assennato prosegue l'opera del direttore dell' Eni di prenderci in giro?
Queste dichiarazioni di Assennato ci preoccupano doppiamente perchè confermano che nei rapporti Eni-Enti di controllo c'è qualcosa che non funziona.
Ci auguriamo che la Procura intervenga, ma certamente come sempre invitiamo lavoratori e cittadini a non delegare ai giudici la tutela della propria salute.
slai cobas per il sindacato di classe taranto
slaicobasta@gmail.com
347-5301704

venerdì 12 luglio 2013

pc 12 luglio - il PC india maoista chiama allo sciopero generale nella regione Andhra Orisha per il 21 luglio - manifestazione di massa unitaria per la morte del dirigente del Fronte democratico rivoluzionario

in spagnolo in via di traduzione

LOS MAOISTAS LLAMAN A UNA HUELGA GENERAL EN LA REGIÓN FRONTERIZA DE ANDHRA ORISHA EL 21 JULIO
Hyderabad 11 Julio 2013 – El Comité Zonal Especial del AOB [Región  Fronteriza Andhra Orisha] del  PCI (Maoísta) ha llamado a un bandh (huelga general) el 21 de julio en las áreas de la Región Fronteriza Andhra Orisha (AOB)  para protestar contra el asesinato de Ganti Prasadam  a manos de la División Especial de Inteligencia (SIB) de la policía el 4 de julio. En un comunicado de prensa el miércoles, el representante político del Comité Zonal Especial del AOB [Región Fronteriza Andhra Orisha] del  PCI (Maoísta)  Jagabandhu llamó al pueblo a secundar una semana de protesta desde el 15 de julio y un bandh (huelga general) el 21 de julio. Declaró que el pueblo secundará un programa de protestas cada día de la semana.
Pidió al pueblo y fuerzas democráticas del Estado a participar en los programas de protesta de modo relevante. Jagabandhu advirtió al Gobierno de Kiran Kumar Reddy, que fue el responsable de la muerte de Prasadam, que se enfrentaría a la furia del pueblo. Jagabandhu declaró que el asesinato de Prasadam era parte de los intentos tanto de los Gobiernos central como del estado por aplastar las agitaciones y luchas revolucionarias en nombre de la [Operación] Cacería Verde.
Declaró que la policía de la SIB mató a Ganti Prasadam y afirmó que fueron personas sin identificar quienes le asesinaron. Jagabandhu también clarificó que Ganti Prasadam no era un antiguo maoísta según afirmó la policía de la SIB. Añadió que Prasadam era un dirigente maoísta hasta que fue asesinado. El dirigente del Comité de la Zona Especial de AOB señaló en el comunicado de prensa que: “El asesinato de Ganti Prasadam fue parte de la política de los gobiernos fascistas, que están dolidos por la creciente conciencia del pueblo al igual que la creciente respuesta del movimiento popular en Dandakaranya”. Y señaló que: “Prasadam apoyaba públicamente la filosofía maoísta. El Tribunal Supremo determinó que no era un crimen hacer campaña de la ideología maoísta. Y aún así, el Estado le asesinó”.
Comunicado de Prensa - Informe de la Manifestación en Delhi Protestando por el Cobarde Asesinato del Dirigente Revolucionario Ganti Prasadam 
Hoy, 10 de julio de 2013, voces democráticas y revolucionarias de Delhi se unieron para condenar el brutal ataque y asesinato de Ganti Prasadam en una manifestación de protesta en Jantar Mantar. Un asesinato cobarde de un popular dirigente sindical con una larga historia de dirección del movimiento obrero en su distrito natal Viijyaqnaram. Un dirigente revolucionario que se mantuvo firme en favor de los pobres –los dalits, adivasis, trabajadores y todos los oprimidos y desfavorecidos, y un prolífico poeta y escritor que se mantuvo erguido entre el pueblo como una voz incansable en pro de las verdaderas demandas  del pueblo. Ganti Prasadam fue asesinado por rufianes patrocinados por el estado el 4 de julio. Ganti Prasadam ocupaba el cargo de Vicepresidente del Frente Democrático Revolucionario (FDR) de Toda la India y era Miembro Ejecutivo del Comité de Familiares y Amigos de los Mártires cuando fue asesinado en Nellore.
Ganti Prasadam se había graduado en la Universidad Hindú Banaras en los años sesenta y desde entonces ha estado dedicado al movimiento revolucionario y su cultura como poeta, escritor y analista político, junto a ser un intelectual público. El 4 de julio, un grupo armado  de tres miembros patrocinados por el Estado con pistolas y cuchillos le atacaron a las 3.40 de la tarde delante del hospital gubernamental de Nellore. Estaba allí para intervenir en la reunión anual del Comité de Familiares y Amigos de los Mártires, que se celebra cada año para conmemorar a los revolucionarios, activistas y personas que han perdido sus vidas a manos del Estado en falsos enfrentamientos o bajo custodia policial y personas desaparecidas en el Estado de Andhra Pradesh como parte del movimiento popular y lucha revolucionaria a lo largo de los años. Tras la reunión, fue al hospital local a reunirse con el miembro de una familia de un mártir que estaba hospitalizado. Cuando salía del hospital, fue brutalmente atacado por un grupo de asesinos compuesto por tres sujetos del Buró de Inteligencia del Estado de Andhra Pradesh con cuchillos y luego le dispararon a bocajarro tres veces con una pistola. Aunque fue operado  durante varias horas, las heridas resultaron fatales y en las primeras horas del 5 de julio, la vida de Prasadam llegó a su fin.
Poner como objetivo a los dirigentes revolucionarios de Andhra Pradesh y la criminalización de los activistas populares a través de casos inventados y el encarcelamiento extendido ha sido práctica común del Gobierno estatal. Durante años Ganti Prasadam se enfrentó repetidamente a detenciones por defender los genuinos movimientos populares. Luchó incesantemente por los derechos de las masas oprimidas y los presos políticos, particularmente los adivasis de Orisha y Andhra. Pese a la represión a la que se enfrentó, continuó dirigiendo y participando en el movimiento popular. También escribió extensamente participando en debates políticos y literarios contemporáneos.
En la manifestación de protesta celebrada en Delhi, muchas personas y organizaciones revolucionarias y democráticas condenaron el asesinato. En esta manifestación, el Presidente del Frente Democrático Revolucionario , Rajkishore, denunció la naturaleza preplanificada del ataque contra él. Reiteró que Ganti Prasadam no era una voz solitaria sino la voz de miles de personas combatiendo por las genuinas demandas para los jal, hangal y jameen en todas las partes del país. Miles de personas en el pasado han sido atacadas de esta manera año tras año y las vidas que ha  sido silenciadas son testimonio de la brutalidad del Estado indio. Banojyotsna, de la Unión de Estudiantes Demócratas se refirió a la Guerra civil  emprendida por el Estado indio en contra de su propio  pueblo bajo el nombre  de la Operación Cacería Verde. Este asesinato de Gani Prasadam es una extensión de esta guerra contra el pueblo y refleja la desesperación del Estado indio para reprimir violentamente a todas las voces que disienten. Mrigank de Naujawan Bharat Sabha señaló que el modo en que Ganti Prasadam fue asesinado demuestra una vez más el miedo de las clases dominantes al poder de la lucha revolucionaria. Desde el surgimiento de la lucha revolucionaria, incidentes como este han continuado sin cesar. P K Shahi de AIFTU llamó a las fuerzas revolucionarias y democráticas del país a unirse y responder al asesinato de Ganti Prasadam. Para Arjun Prasad del PDFI este asesinato de Ganti Prasadam es una extensión de la amplia agenda del Estado reflejada en la Operación cacería Verde. Los dirigentes del Frente Popular – Delhi, Inquilabi Mazdoor Kendra, Viplava Sanskritik Manch, Mehanatkash Mazdoor Morcha, Krantikari Yuva Sangathan, Krantikari Naujawan Sabha y otros intervinieron en esta manifestación.
Está claro para nosotros que este ataque era para eliminar al dirigente de masas revolucionario que podía llegar a amplios sectores de la sociedad y dirigir exitosamente a las masas revolucionarias contra la campaña militar lanzada por el Estado indio contra su propio pueblo. Esta campaña denominada Operación Cacería Verde ha tenido como resultado la muerte y destrucción de miles de vidas y medios de subsistencia en los Estados de  Chhattisgarh, Jharkhand, Odisha, Bengala Occidental, Bihar, Karnataka, Maharashtra y Andhra Pradesh.
Estas organizaciones se han juntado para alzarse unidas en demanda de la creación de una investigación judicial de alto nivel donde participe un juez del Tribunal Supremo o la Corte Suprema en relación con el asesinato a sangre fría de Ganti Prasadam e identifique a sus autores y, posteriormente, el castigo de aquellos oficiales, políticos y matones responsables de este criminal asesinato de un dirigente revolucionario. El Ministro del Interior de este país debe romper su acto de silencio. El Gobierno Central debe responder a la muerte de este dirigente popular.
Al final de la manifestación, se presentó un memorándum ante el Ministro del Interior de la Unión exigiendo una investigación judicial por el brutal asesinato de Ganti Prasadam.
Las organizaciones que participaron en la Manifestación:
Federación de Sindicatos de Toda la India [AIFTU (Nueva)], Asociación de Estudiantes de Toda la India [AISA], Bigul Mazdoor Dasta, Frente Campus de la India [CFI], Partido Comunista de la India Marxista-Leninista (Nueva Democracia) [CPIML(ND)], Comité para la Libertad de los Presos Políticos [CRPP], Unión de Estudiantes Demócratas [DSU],  Inquilabi Mazdoor Kendra [IMK], Krantikari Lok Adhikar Sangathan, Krantikari Naujawan Sabha [KNS], Krantikari Yuva Sangathan [KYS], Mehnatkash Mazdoor Morcha [MMM], Confederación Nacional de Organizaciones de Derechos Humanos [NCHRO], Nawjawan Bharat Sabha, Nuevo Partido Democrático de la India [NDPI], Nowroz, Frente Democrático Popular de la India [PDFI], Frente Popular - Delhi [PF (Delhi)], Pratidhwani, Notas Radicales, Frente Democrático Revolucionario [RDF], Sanhati,  Organización Islámica de Estudiantes [SIO], Viplava Sanskritik Manch, y personas a título individual

pc 12 luglio - lo stato d'Israele è uno stato di tipo nazista che deve essere distrutto

Cisgiordania, arrestato a 5 anni per aver tirato una pietra


Il video è stato rilanciato da B’Tselem, una delle Ong più importanti di Israele. Nelle immagini, risalenti a due giorni fa, un bambino palestinese di cinque anni viene fermato dall’esercito israeliano a Hebron e tenuto in custodia assieme al padre (l'uomo bendato che compare all'inizio del video) per due ore. Il ragazzino è stato arrestato per aver lanciato un sasso contro un’automobile di coloni. Il direttore di B”Tselem Jessica Montell ha commentato duramente l'accaduto: “Il filmato mostra chiaramente che questo non è stato un errore fatto da un singolo soldato, ma piuttosto un comportamento che è stato ritenuto ragionevole da tutti i militari presenti, tra cui anche alcuni alti ufficiali''

p 12 luglio - I NoMuos bloccano la parata USA a Gela I

I NoMuos bloccano la parata USA a Gela 


nomuosgelaUn centinaio di NoMuos oggi ha rovinato la messinscena organizzata a Gela per la ricorrenza dei 70 anni dallo sbarco dell'esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale.
La manifestazione istituzionale, organizzata dagli enti locali e sponsorizzata dall'ambasciata USA, è stata infatti bloccata per quasi un'ora quando i mezzi anfibi storici hanno tentato di guadagnare il mare per mettere in scena il teatrino che avrebbe dovuto celebrare lo sbarco. I NoMuos si sono fatti trovare preparati sul lungomare e hanno bloccato il passaggio di uno scarno corteo popolato per lo più da forze dell'ordine, personaggi istituzionali, comparse in costume e mezzi militari storici.
All'arrivo della parata il presidio ha sbarrato la strada coi propri corpi, ribadendo il proprio rifiuto alle politiche imperialiste americane e alle imposizioni statunitensi in termini di basi militari, devastazione del territorio e pericoli per la salute.
Solo ieri è arrivata la sentenza del TAR siciliano che ha respinto il ricorso del governo alla revoca dei permessi sanitari per l'impianto MUOS, e già oggi l'ambasciatore americano ha ribadito la necessità di quell'opera e il suo fermo impegno a che i lavori procedano. Ma, se queste sono le parole dell'ambasciatore, quanti in questi mesi hanno imparato a bloccare i lavori oggi hanno bloccato anche la passerella che avrebbe dovuto restituire un'immagine positiva all'esercito americano, ribadendo la propria determinazione a negare legittimità politica all'amministrazione statunitense.
Durante il lungo blocco Turi Vaccaro, un noto pacifista, ha aggirato il cordone di polizia ed è salito sul tettuccio di uno dei mezzi della parata, a ciò sono seguiti il suo arresto e dei tafferugli tra le forze dell'ordine e gli altri NoMuos. Di qui la decisione dei presidianti di recarsi di fronte il commissariato di Gela per richiedere l'immediata liberazione. La decisione presa in caserma è stata invece quella di confermare l'arresto per danneggiamento e di tradurre Turi nel locale carcere.
Il presidio ha quindi continuato a bloccare la strada antistante il commissariato a lungo, cosciente comunque di essere riuscito a far saltare per aria i piani di restyling d'immagine dell'esercito USA.

pc 12 luglio - movimento per la casa in piazza a Roma contro il pacco bomba

(1 Voto)
Oggi pomeriggio ci sarà una manifestazione per le strade del quartiere di Ponte di Nona, alla periferia est della capitale, dopo il pacco bomba lasciato nella notte tra sabato e domenica scorsa all'entrata delle case di occupate.

Le ragioni di una lotta per direno alle provocazioni
La sera del 6luglio, ignoti hanno depositato davanti alla palazzina occupata di via Cerruti uno zainetto dal quale si vedeva un oggetto dalle sembianze di ordigno. Dopo un lungo intervento, gli artificieri hanno portato via lo zainetto, senza darci informazioni sul suo contenuto. Ancora non sappiamo se esso contenesse un ordigno che non è esploso perché è stato disinnescato in tempo o un ordigno finto. Nel rifiutarci dicredere che qualcuno intendesse farci del male, l’ipotesi più probabile è quella per cui chi ha depositato lozainetto voglia creare tensione o più semplicemente fornire la prova che un quartiere dove si trova una casa occupata è un quartiere insicuro. Insomma,generare uno stato di allarme non tanto e non soltanto in noi, ma anche e soprattutto, negli altri abitanti del quartiere. Ebbene, noi diciamo che l’occupazione nonè un problema di ordine pubblico.
A dispetto del tentativo che qualcuno sta portando avantidi demonizzarci, non siamo ladri, non siamo banditi. Siamo semplicemente giovani, anziani, famiglie, in una situazione di forte disagio economico. Nona bbiamo nessuna mira sui beni dei nostri vicini di casa. E non abbiamo mire dirette neanche sulla palazzina che abbiamo occupato. Essa riveste per noi un carattere simbolico. Occupando un palazzo di Caltagirone, noi, insieme a Action, vogliamo porre al centro dell’interesse della politica e dell’opinione pubblica il problema dell’invenduto.
A Roma ci sono
250.000 APPARTAMENTI SFITTI
30.000 NUCLEI IN GRADUATORIA
a fronte di 150 / 300 APPARTAMENTI DI EDILIZIA POPOLARE CONSEGNATI OGNI ANNO.
Questi numeri noi vogliamo ricordare a chi ci contrappone ai “cittadini onesti che si mettono onestamente in lista per ottenere una casa popolare” (dieci, o quindici, o venti anni dopo). Abbiamo il massimo rispettoper chi si mette in graduatoria e aspetta il suo turno, ma pensiamo chel’emergenza abitativa debba essere trattata dalle istituzioni in maniera piùincisiva.
Perquesto abbiamo occupato una casa invenduta: perché da decenni non esiste unaseria edilizia popolare, mentre si continua a cementificare la città conpalazzi residenziali destinati a restare vuoti.
Grazie alle occupazioni e allo tsunami tour, la Regione sta stanziando subito 200mln dieuro e successivamente altri 400mln immediatamente utilizzabili per un piano straordinario per l’emergenza abitativa.
Ma un'occupazione abitativa,specie dentro un quartiere periferico, non si limita certo ad esseresemplicemente un “grande condominio”. Ilnostro obiettivo è che l’occupazione diventi un luogo importante e prezioso pertutto il quartiere per capire quali sono le problematiche che ci accomunano e le soluzioni che possiamo costruire.
Spesso alcuni “giornalisti”  indicano nelle occupazioni luoghi di degrado che entrano in conflitto con gli “onesti cittadini” che abitano i quartieri.Non c'è niente di più falso, i problemi quotidiani che accomunano chi occupa echi continua ad essere inquilino o ad avere il mutuo sono tantissimi. Pensiamoche il vero degrado sia rappresentato da interi palazzi lasciati all'incuria,all'abbandono e alla speculazione. Anche per questo riteniamo che fra noi occupanti e glialtri abitanti di Nuova Ponte di Nona possa svilupparsi un dialogo.                               
Per questo vi invitiamo tutti alla
Manifestazione di oggi, Venerdì 12 luglio ore 17, da via Valentino Cerruti
(Quartiere Ponte di Nona)
 Popolo di ponte di nona in Action

pc 12 luglio - verso leggi sempre più da moderno fascismo e stato di polizia


La proposta di legge del PdL è arrivata alla Camera. Dovrà servire a zittire le contestazioni in piazza o negli eventi pubblici. Messa allo studio dopo la contestazione di Berlusconi a Brescia, potrebbe tornare utile a tutti gli esponenti del partito unico.

Due giorni fa alla Camera, è approdata una proposta di legge presentata dal PdL. Primo firmatario l’on. Ignazio Abrignani. La proposta di legge prevede pene piuttosto pesanti per chiunque disturbi una manifestazione politica. 
"Chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione politica, sia pubblica che privata, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 1.000 a 2.500 euro - recita letteralmente il testo, il quale aggiunge significativamente che “se la riunione è di propaganda elettorale la multa è raddoppiata".
E’ prevista inoltre un’aggravante, con la "reclusione da due a cinque anni" qualora che il contestatore sia un pubblico ufficiale. E' dallo scorso maggio, infatti, che il parlamentare del PdL Abrignani lavora a questa proposta di legge.
Tutto era cominciato subito dopo la manifestazione del Pdl a Brescia del 12 maggio, quando Berlusconi fu duramente contestato da una piazza che si era ritrovata spontaneamente e durante la quale c’erano stati forti momenti di tensione fra i fedelissimi del Cavaliere e i suoi "contestatori". Dopo Brescia, Berlusconi aveva deciso di annullare la sua partecipazione ai comizi pubblici. Subito dopo, il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta era partito alla carica sulle pagine de"Il Giornale" denunciando che "Se non si interviene subito, il virus delle contestazioni sistematiche sarà legittimato e diverrà endemico, così da indurre a rinunciare a incontri pubblici di chi è sgradito a qualcuno".
Ovviamente il deputato del PdL estensore della proposta di legge premette di non volere azzerare il dissenso: "Si tratta di assicurare la libertà di manifestare, garantita dalla Costituzione". Quindi, una legge che preveda il carcere per chi manifesta "contro qualcuno" serve e garantire la "libertà di manifestare" di qualcun altro. Un assioma in linea con la cultura liberale “di destra” che oggi tende sempre più a convergere con la cultura liberale “di sinistra” nel partito unico.

pc 12 luglio - verso una nuova tappa nella costruzione del Partito Comunista in Italia

 per il marxismo-leninismo-maoismo, per il partito comunista marxista-leninista-maoista, per organismi di massa diretti dai marxisti-leninisti-maoisti

scuola quadri estiva di 3 giorni 
nella seconda metà di agosto 
promossa dal PCm Italia

la scuola quadri riguarda i compagni 
dei circoli proletari comunisti, ma è aperta a chi
vorrebbe conoscere, aderire, unirsi nel lavoro teorico-politico e pratico ai circoli nella costruzione del PC maoista in Italia


info
prcro.red@gmail.com



proletari comunisti - PCm Italia
luglio 2013

pc 12 luglio - L'azione del MFPR di "chiusura" dell'ambasciata turca a Roma il 6 luglio

 
Il MFPR ha realizzato questa azione di "chiusura" dell'ambasciata turca in solidarietà con le 
donne e ragazze turche attaccate, arrestate, violentate a piazza taksim gezi park 
dalla polizia fascista del regime di Erdogan

pc 12 luglio - GUANTANAMO: NO ALLA NUTRIZIONE FORZATA - OBAMA BOIA!

(Da Il Manifesto del 11.7.13)

Respinta la richiesta dei detenuti: la nutrizione forzata prosegue anche durante il Ramadan. Il messaggio disperato di un prigioniero al suo avvocato: «Il mondo è indifferente»

«Guantanamo è la barbarie del ventunesimo secolo... È l'immagine sporca di Obama e della sua amministrazione... Guantanamo sarà lo stigma per ogni americano che invochi la democrazia e invoca la libertà». Inizia così la lettera scritta da un detenuto di Guantanamo al suo legale, David Remes, giurista e avvocato dei diritti umani che ha concesso al manifesto di pubblicarla. «Perché questo silenzio? Tutti dovrebbero chiedersi perché tanta violenza nei nostri confronti. E così a lungo. I tribunali vengono messi a tacere. I giudici tacciono. Il mondo è indifferente. I media sono in gran parte assenti. Eppure è una tragica storia. Un essere umano dovrebbe essere in grado di difendersi, se la situazione continua saremmo costretti a intraprendere la più tragica e difficile, ma semplice, delle decisioni, perché non ci rimane altra opzione di fronte all'umiliazione della dignità umana», conclude la drammatica missiva. 
Sono 166 i detenuti che da oltre dieci anni restano rinchiusi in questo gulag sull'isola di Cuba, spogliati di ogni dignità umana, senza avere diritto a un processo e all'habeas corpus. Centosei di loro hanno aderito allo sciopero della fame iniziato il 6 febbraio scorso, 45 tra questi sono nutriti forzatamente perché in precarie condizioni fisiche, anche durante il Ramadan appena iniziato. Il governo degli Stati uniti ha infatti respinto la loro richiesta di interrompere la pratica almeno nei giorni del digiuno islamico. 
«Non abbiamo alcuna intenzione di interrompere la nutrizione forzata con i sondini e lasciar morire di fame i prigionieri durante il Ramadan. Vorrà dire che da oggi praticheremo l'alimentazione forzata durante la notte e prima dell'alba per rispetto della religione islamica», è stata la risposta del portavoce militare di Guantanamo, Robert Durand, pervenuta ai 100 avvocati che avevano presentato un ricorso per il rispetto dei diritti «etici e morali» affinché venisse interrotta, o almeno sospesa, questa «tortura crudele e inumana» della nutrizione forzata. 
Una pratica crudele, che anche l'ufficio dei diritti umani dell'Onu considera tortura e violazione del diritto internazionale, che costringe il prigioniero a essere legato a forza a una sedia, soprannominata dai fornitori del carcere «cella a rotelle». Un documento del Pentagono rivela altri dettagli delle norme seguite dai militari dello Standard Operating Procedure: una maschera viene applicata alla bocca del detenuto per evitare che questi sia tentato di sputare o mordere mentre i secondini inseriscono una sonda nello stomaco, e per sedare il dolore o lo stimolo al vomito somministrano un sedativo, il Reglan, i cui effetti, a lungo andare, provocano depressione fino al suicidio. 
«È meglio il rischio di morte in cui incorriamo rifiutando il cibo, è la nostra scelta, piuttosto che continuare la detenzione a Guantanamo senza speranza di uscirne se non in una bara», ha dichiarato telefonicamente un detenuto all'avvocato David Remes, che sta seguendo 13 dei prigionieri in sciopero della fame. È grazie a legali come lui che la barbarie di Guantanamo riesce a uscire fuori dalla barriera di filo spinato che circonda il carcere. Come fu nel caso di Samir Naji al Hasan Moqbel, prigioniero yemenita, rinchiuso dal 2002 senza accuse formali, che raccontò delle tremende condizioni di prigionia e della crudeltà del sondino naso-gastrico ai suoi avvocati che hanno raccolto la sua testimonianza pubblicata poi in un editoriale dal New York Times l'aprile scorso.
L'illegalità di Guantanamo è stata più volte denunciata all'amministrazione Obama: da Navi Pillar commissaria delle Nazioni unite per i diritti umani, dall'associazione mondiale dei medici, da Amnesty international, ma sebbene Obama continui a promettere una soluzione, la chiusura del supercarcere non sembra all'ordine del giorno nei programmi dell'amministrazione Usa. L'ultima decisione del dipartimento di Giustizia lo dimostra chiaramente. 
Tra le situazioni più tragiche c'è quella di 96 yemeniti innocenti, prosciolti già da Bush nel 2006 e dallo stesso Obama nel 2009, che ormai non hanno più speranza di uscire vivi. Da maggio sono rinchiusi in celle di totale isolamento cui si è aggiunta una recente duplice tortura. Per comunicare con il proprio avvocato o i familiari devono sottoporsi a un'umiliante perquisizione fisica per due volte: in uscita dal campo 6 e al ritorno in cella. «Non riesco ad avere più nessuna notizia dai miei clienti, pur di evitare la duplice tortura evito di chiamarli - dice David Remes - Temiamo un altro suicidio o un altro caso di morte, come fu per Adnan Latif, mio cliente, per dieci anni a Guantanamo, innocente, è uscito dal carcere in una bara». «Il Pentagono - aggiunge Remes - ha redatto una inchiesta di 80 pagine per dimostrare che Latif è morto per 'eccesso di narcotici e antidepressivi'. Una risposta per evitare la responsabilità di una morte per suicidio indotto, che resterà impunita».

pc 12 luglio - STUPRO DI MONTALTO - INGIUSTIZIA E' FATTA!

Ieri mattina, dopo un giro di telefonate per seguire l'andamento dell'udienza finale prevista per l'11 luglio, ci era stato comunicato che l'udienza era slittata a causa dello sciopero degli avvocati.
In realtà "a sorpresa" l'udienza si è tenuta ugualmente come si evince dagli articoli di seguito riportati.

Siamo profondamente addolorate e arrabbiate per l'andamento e l'esito del processo. Dopo la messa in prova per pochi mesi, in cui gli stupratori potranno tranquillamente continuare a studiare e a lavorare, il reato sarà estinto.
E cosa poi prevede la messa in prova?... "un percorso di reinserimento sociale presso associazioni che assistono donne in difficoltà".
UNA SENTENZA PROVOCATORIA E OSCENA!!

Al fianco di Marinella, al fianco di tutte le donne stuprate e offese.
Scateniamo la nostra ribellione!!
MFPR

da Repubblica

Stupro di Montalto di Castro, i colpevoli affidati ai servizi social

11 07 2013
La notte del 31 marzo 2007 il branco - otto ragazzi all'epoca tutti minorenni - violentò ripetutamente una ragazzina di 14 anni  L'accusa aveva chiesto quattro anni per ciascun imputato.
Dopo sei anni gli otto ragazzi componenti il branco che la notte tra il 31 marzo e il primo aprile del 2007 hanno stuprato una ragazzina di 14 anni in una pineta di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, saranno sottoposti al regime della messa alla prova per 24 mesi, svolgeranno lavori socialmente utili, potranno continuare a studiare o lavorare.
Trascorso questo periodo e in base al giudizio che sul loro comportamento sarà dato dagli assistenti sociali e dal giudice delegato a seguire i loro progressi, potranno anche sperare di ottenere la dichiarazione di estinzione del reato loro contestato. Quello di violenza sessuale di gruppo per avere aggredito una loro coetanea violentandola a turno.
Lo ha deciso il tribunale dei minori, presieduto da Debora Tripiccioni, che lo scorso gennaio aveva sospeso il processo giunto al termine della fase dibattimentale e che aveva fatto richiedere al pubblico ministero, Carlo Paolella, condanne per complessivi 32 anni di reclusione a carico degli otto imputati, vale a dire quattro anni a ciascuno.
Nel provvedimento il tribunale sottolinea che ciascuno degli imputati deve mantenere l'attuale attività lavorativa e che comunque deve sempre seguire gli studi che ha in corso.
Lo stupro avvenne nella pineta di Montalto di Castro e la vittima venne immobilizzata e violentata a turno. La serata del 31 marzo 2007 era iniziata in una festa di compleanno e poi la quattordicenne, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, venne convinta da un amico a fare una passeggiata nella pineta della località sul litorale laziale. Qui venne violentata dal branco per oltre tre ore e al termine minacciata di ripercussioni se avesse denunciato l'episodio. I responsabili furono poi rintracciati dagli agenti della squadra mobile di Viterbo due mesi dopo.
Nel provvedimento il tribunale sottolinea che ciascuno degli imputati deve mantenere l'attuale attività lavorativa e che comunque deve sempre seguire gli studi che ha in corso.

da Tuscia Times


E' stata disposta la messa in prova per gli imputati dello stupro che avvenne nella pineta di Montalto di Castro, la notte del 30 marzo del 2007. Vittima una 15 enne, che venne violentata a turno da otto ragazzi , all'epoca dei fatti minorenni. Il tribunale dei minori di Roma ha deciso per gli otto imputati un percorso di reinserimento sociale presso associazioni che assistono donne in difficoltà. La durata di tale percorso è di un anno e cinque mesi per alcuni e di un anno e dieci mesi per altri. Dopo la messa in prova sarà
fissata una nuova udienza, nella quale si valuterà l'esito di tale percorso. Se sarà giudicato positivo il reato sarà estinto. Soddisfazione è stata espressa da uno dei legali difensori, l'avvocato Antonio Cardone, che ha affermato, secondo quanto riportato dall'Agi: "Siamo pienamente soddisfatti per la decisione assunta oggi dal tribunale coerente e conforme ai principi che ispirano il processo minorile. Siamo sicuri - ha sottolineato il difensore - che il provvedimento garantirà un adeguato recupero dei giovani che tutti, nessuno escluso, hanno ammesso i fatti pur precisando come non fossero pienamente consapevoli della gravità di quanto stavano facendo. Comprendiamo il dolore della famiglia della ragazza offesa e contiamo che da oggi in poi tutte le persone che hanno strumentalizzato questo processo abbiano rispetto per tutte le parti coinvolte". Sulla vicenda interviene anche Daniela Bizzarri (Pd), che spiega: "Nessuna di noi, nè le Donne di Viterbo, nè l'Udi ha partecipato stamani in quanto ci avevano detto sino a ieri sera che in virtù dello sciopero degli avvocati  non ci sarebbe stata oggi alcuna udienza. Invece- prosegue Bizzarri - si sono presentati tutti  e si è proceduto a stabilire i criteri della messa in prova degli otto ragazzi. Ora - conclude Bizzarri - vedremo come agire di comune accordo con la famiglia della vittima".

giovedì 11 luglio 2013

pc 11 luglio - proletari comunisti-PCm Italia per l'assassinio in India del compagno Pramasad


assassinato il compagno Ganti Prasadam
vicepresidente del Fronte Democratico Rivoluzionario, 
per mano di uno squadrone della morte
agli ordini del governo e dello stato indiano.
Grandi proteste in India e nel mondo.
Massima denuncia della repressione e della criminale operazione 'Green hunt'
Massima solidarietà al Fronte democratico rivoluzionario
Massima solidarietà alle masse indiane in armi per costruire uno Stato di nuova democrazia antimperialista in marcia verso il socialismo e il comunismo

pc 11 luglio - IL "MOSTRO A TRE TESTE" SI RIFA' IL VOLTO.

Avevamo detto che Berlusconi era un “mostro a tre teste”, e tale resta anche se due teste sono cambiate. 


Prima le “tre teste” erano: lui stesso, il plurinquisito miliardario Berlusconi, che utilizzava il governo per salvaguardare le sue ricchezze e proprietà; il fascista in doppio petto Fini che puntava, all’ombra di Berlusconi, a realizzare una riforma dello Stato e degli assetti del Paese che ponesse al servizio dell’intera classe dominante un nuovo Stato di moderno fascismo; il leghista Bossi che difendeva gli interessi di quella media e piccola borghesia industriale, finanziaria e bottegaia delle zone del nord del paese saliti sul carro di Berlusconi.
Ora le teste sono: sempre lui, Berlusconi che vuole imporre un governo, uno Stato a sua difesa personale; buona parte del PD, a partire da Letta, Epifani, Bersani che sono disposti a tutto pur di stare al governo per realizzare le “larghe intese” sul moderno fascismo; il “re travicello”, Napolitano, che si pone come garante della fascistizzazione della Costituzione e dello Stato.

Avevamo detto, in tempi non sospetti che Berlusconi non se ne sarebbe andato, anche quando sembrava ad occhi di sciocchi gaudenti superficiali, tanti nel campo della “sinistra”, che dopo la caduta del suo governo era arrivato l'inizio della fine dell'era Berlusconi.
Avremmo voluto tanto essere smentiti dalla realtà. Ma Berlusconi non solo è ancora qui, ma sempre più impone le sue vicende giudiziarie come diktat per la politica, il governo. Mentre qualcuno imperterrito continua a dire che si tratta di “vicende private di Berlusconi” che devono essere tenute separate dalla vicende politiche.
Ma c'è da dire soprattutto che ciò che sta avvenendo in questi giorni può sembrare un pesante ricatto al governo da parte di Berlusconi e del PdL, ma in realtà non lo è – dato che si ha “ricatto” quando l'altro non vorrebbe ed è costretto a fare, ma qui l'altro lo vuole ben fare.
Infatti, che ricatto è se Napolitano riceve il pluricondannato Berlusconi – che dovrebbe stare in galera - subito dopo la pesante condanna per Ruby; se Letta continua a dire che le condanne di Berlusconi non cambiano la tabella di marcia e di tenuta del governo, nonostante tutti i principali esponenti del PdL, i ministri PdL nel governo stanno più alle manifestazioni proBerlusconi che alle sedute del governo?
Che ricatto è se buona parte del PD e Napolitano acconsentono alla sospensione imposta dal PdL delle sedute parlamentari – (volendo far passare la ridicola quanto tragica “mediazione” - da tre giorni a un giorno – come salvaguardia delle regole democratiche, quando siamo allo stravolgimento di ogni minima regola)?
Che ricatto è se un partito di delinquenti e malfattori tra un po' potrà occupare tranquillamente il parlamento, con Letta e Napolitano che diranno che è “tutto tranquillo”... ?

Avevamo detto che il moderno fascismo non aveva da fare “marcia su Roma” perchè già stava saldamente nei Palazzi del potere di Roma. E oggi è tragicamente confermato. E tutti coloro che pensavano, e pensano, tramite le elezioni, e ultimamente votando Grillo, di ripulire i Palazzi, devono far rapidamente i conti.

pc 11 luglio - Il PCFilippine dichiara il Mese di Solidarietà delle Filippine con la Guerra Popolare in India



1 luglio 2013

Il Partito Comunista delle Filippine (PCF), insieme con tutte le forze rivoluzionarie nelle Filippine, dichiara Luglio 2013 il mese di Solidarietà delle Filippine con la Guerra Popolare in India. Il PCF rilascia la dichiarazione in unità con l'appello delle forze democratiche e anti imperialiste per una giornata internazionale di sostegno alla guerra popolare in India del primo luglio. Rendiamo il nostro più alto omaggio agli eroi e martiri della rivoluzione popolare indiana, celebriamo le sue vittorie e guardiamo agli ulteriori progressi nel futuro.

Il PCF chiama tutti i suoi militanti, i Combattenti rossi (Red Fighters) del Nuovo Esercito del Popolo (NEP) e tutte le forze rivoluzionarie e le masse sotto la sua leadership a svolgere attività educative e culturali durante tutto il mese di luglio per approfondire ulteriormente la comprensione e la solidarietà, da parte delle forze rivoluzionarie filippine, con la rivoluzione democratica popolare in India.

Sezioni del partito, unità del NEP, organizzazioni di massa rivoluzionarie e dipartimenti dei governi locali potranno dedicare uno o più giorni di attività durante il mese di luglio per svolgere attività come discussioni didattiche, proiezioni di film, presentazioni culturali e imprese di propaganda di massa per esprimere solidarietà e generare sostegno alla guerra popolare in India.

Nel lanciare il Mese di Solidarietà delle Filippine con la guerra popolare in India, il PCF ricambia la settimana di solidarietà lanciata dal Partito Comunista dell'India (Maoista) o PCI-M dello scorso 22-28 Aprile in coincidenza con il 40° anniversario del Fronte democratico nazionale delle Filippine (NDFP) dello scorso 24 aprile.

Nonostante la distanza geografica e le peculiarità nazionali, la guerra popolare in India e nelle Filippine condividono molte somiglianze. Primo, entrambe le guerre popolari sono sotto la guida di partiti comunisti che aderiscono al marxismo-leninismo-maoismo e sono profondamente radicate tra le masse lavoratrici del popolo.

Entrambi difendono gli interessi democratici dei contadini e delle popolazioni indigene per la terra contro i monopolisti latifondisti e contro la propagazione di compagnie minerarie straniere e contro il monopolio dei capitalisti saccheggiatori stranieri. Entrambi difendono le lotte democratiche dei lavoratori, giovani, studenti, donne e altri settori democratici contro gli sfruttatori e gli oppressori.

Il PCI-M è al timone dell’Esercito Popolare Guerrigliero di Liberazione (People's Liberation Guerrilla Army) allo stesso modo in cui il PCF dirige il Nuovo Esercito del Popolo (NEP) nelle Filippine. Entrambe conducono una guerriglia intensiva ed estensiva mentre è in atto la costruzione degli organi del potere politico democratico del popolo e conducono campagne per far avanzare il movimento per la riforma agraria. Godendo di un ampio sostegno, l’EGPL e il NEP continuano ad espandersi e ad accumulare grandi vittorie nel campo della lotta armata rivoluzionaria.

Sia la guerra popolare in India che nelle Filippine si scontrano entrambe con campagne brutali di repressione condotte dalle forze reazionarie, sotto la direzione del governo imperialista degli Stati Uniti. L'Operazione Green Hunt dei reazionari indiani e l'Oplan bayanihan dei reazionari filippini impiegano entrambe le forme più abominevoli di repressione armata che rappresentano delle violazioni gravi e diffuse dei diritti umani. Invariabilmente, questi atti di repressione sono diretti contro le masse rivoluzionarie nel vano tentativo di terrorizzare il popolo.

Gli imperialisti USA e i reazionari diffamano le forze rivoluzionarie in India e nelle Filippine come "terroriste". Non sono tuttavia riusciti ad ostacolare la crescita dei movimenti rivoluzionari del popolo in India e nelle Filippine che entrambi avanzano costantemente con il profondo e vasto sostegno del popolo. La guerra popolare in India e Filippine ha più volte e in modo decisivo frustrato i tentativi dei reazionari di repressione armata in quanto fermamente aderiscono alle reali aspirazioni del popolo per la democrazia.

Le forze rivoluzionarie indiane e filippine entrambe lavorano per dare un aiuto alla costruzione di un vasto movimento internazionale anti-imperialista e democratico per promuovere gli interessi delle masse lavoratrici in mezzo all'aggravarsi della crisi del sistema capitalista internazionale e il fallimento delle politiche neoliberiste. Le guerre popolari in India e nelle Filippine vedono un grande potenziale per avanzamenti rivoluzionari di fronte all'intensificazione dello sfruttamento e dell'oppressione dei popoli sia nei paesi capitalisti che in quelli semi-coloniali e semifeudali.

Il PCF acclama il PCI-M e tutte le forze rivoluzionarie in India che perseverano sulla via della guerra popolare. Le masse del mondo apprezzano la crescita e la grande avanzata della guerra popolare in India dato che il popolo indiano continua a sollevarsi e a ribellarsi contro l'oppressione e lo sfruttamento delle classi dirigenti e degli imperialisti. I popoli del mondo vedono le epocali dimensioni e le potenzialità della guerra popolare in India capaci di cambiare la faccia della terra in modo grandioso, più o meno allo stesso modo in cui la vittoria della rivoluzione in Cina e in Russia cambiò l'equilibrio internazionale del lotta di classe.

Il popolo filippino guarda alla vittoria completa della rivoluzione indiana mentre cerca di raggiungere la vittoria nella sua stessa terra. Il popolo filippino e quello indiano stanno servendo gli interessi del proletariato e dei popoli di tutto il mondo conducendo guerre popolari nei loro paesi d'origine e assestando colpi armati contro l'imperialismo e i loro lacchè reazionari. I loro progressi e le loro vittorie ispireranno indubbiamente tutti gli altri popoli del mondo a sollevarsi contro gli imperialisti e scatenare la rivoluzione per ottenere la liberazione nazionale e sociale.

pc 11 luglio - Incontro di formazione politica sul testo di Marx "Lavoro salariato e Capitale"


  • 17.30

  • Via G. del Duca 4 (accanto i cantieri culturali della Zisa)

  • "Che cosa è il salario? Come viene esso determinato?"

    "da cosa è determinato il prezzo di una merce?"

    "Quale influenza esercita sul salario l’accrescimento del capitale produttivo?"
    ...
    Sostenere che gli interessi del capitale e gli interessi dell’operaio sono identici, vuol soltanto dire che il capitale e il lavoro salariato sono due parti dello stesso rapporto. L’uno condiziona l’altro, nella stessa maniera in cui si condizionano reciprocamente l’usuraio e lo scialacquatore.”

    (Karl Marx, Lavoro salariato e capitale)

    Primo di due incontri di studio collettivo con l'obiettivo di impadronirsi di un'altra "un'arma" e maneggiarla per comprendere meglio la realtà e rispondere agli attacchi quotidiani di governo, stato e padroni contro  lavoratori, giovani, donne, disoccupati e masse popolari.

    A SEGUIRE APERITIVO DI AUTOFINANZIAMENTO ATTIVITA' DEL CIRCOLO DI PROLETARI COMUNISTI PALERMO
  • mercoledì 10 luglio 2013

    pc 10 Luglio- Giornata internazionale in solidarietà a Georges Ibrahim Abdallah (5-6 luglio 13)



    1. Appello
    Georges Ibrahim Abdallah è un militante comunista libanese. E' stato arrestato a Lyon nel 1984. Nel 1987 è stato condannato all'ergastolo con l'accusa di essere il fondatore supposto delle Frazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi. Era legalmente liberabile dopo 14 anni di prigione, ma è in prigione da 29 anni malgrado nove domande di liberazione.
    Recentemente, un tribunale gliel'aveva accordata, ma questo giudizio non è stato applicato dalle autorità fino a quando un tribunale ha reso un avviso contrario, sotto la pressione degli Stati Uniti e di Israelem che hanno espresso la loro "seria inquietudine" circa la possibilità di ritorno sul campo di Battaglia di Georges Abdallah.
    Georges non è che un esempio dei numerosi rivoluzionari prigionieri che restoano per decenni dietro le sbarre perché la loro identità rivoluzionaria non è stata sciolta e perché essi continuano a comportarsi come dei rivoluzionari.
    Secours Rouge Internazional fa appello per due giornate d'azione, venerdì 5 e sabato 6 luglio.
    In quest'occasione una dozzina di prigionieri rivoluzionari, comunisti, anarchici e antifascisti imprigionati in Italia, Grecia, Marocco e Svizzera organizzeranno uno sciopero della fame in solidarietà a Georges. Mostriamo la nostra solidarietà con Georges Ibrahim Abdallah e tutti i rivoluzionari prigionieri a lungo termine non pentiti, lottiamo al loro fianco per la loro liberazione!

    2.Mobilitazioni annunciate in Francia
    Parigi: Appuntamento sabato 6 luglio alle 11,30 a Fontaine des innocents. Carvin: Intervento per Georges Ibrahim Abdallah del comitato "Bassin Minier" al Festival della Resistenza, sabato 6, Cour du Cercle du Progrès, rue du progrès, 14. Limoge, Bordeaux, Montpellier, Pau, Marseille: luogo, giorno e ora da precisare

    3.Mobilitazioni annunciate fuori la Francia
    Tunisi: Realizzati dei collage di manifesti giorno 4 luglio dal Comitato Tunisino per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah
    Incontro venerdì 5 luglio davanti l'ambasciata francese a Tunisi, nell'occasione della visita di Hollande, per la liberazione di Georges Ibrahim Abdallah



     Montréal: Incontro venerdì 5 alle 13 per l'iniziativa di Secours Rouge Canada, davanti il consolato di Francia, 1501 avenue McGill (métro McGill) (vedi l'appello sul blog di Secours rouge Canadien: http://secoursrougecanada.wordpress.com/2013/06/24/ligne-de-piquetage-de-solidarite-avec-georges-ibrahim-abdallah)

    Beirut, Milano, Amman, Berlino: luogo, giorno e ora da precisare
    Amburgo: Incontro e meeting organizzati sabato 6 per la sezione di Amburgo del Netzwerk Freiheit fur alle politische Gefangenen. Kundgebung (raccolta), 16 Uhr in Hamburg-Altona, Ottenser Hauptstr.1 (am Bahnhof) statt.Samstag, 6. Juli 2013 Veranstaltung (meeting) im Internationales Zentrum, 19:30 Uhr, Brigttenstr. 5, 20357.
    Stuttgart: incontro e meeting organizzati sabato 6 per la sezione locale del Netzwerk Freiheit fur alle politische Gefangenen. Samstag, 6. Juli 2013 : Kundgebung (rassemblement), 14 Uhr Schillerplatz. Veranstaltung (meeting) im Arabischen Kulturclub ab 17 Uhr, Ostendstraße 83, 40/42/45er Haltestelle Wagenburgstr.
    (il sito della campagna per la liberazione di George Ibrahim Abdallah: http://www.freegeorges.tk/)

    Bruxelles: raccolta venerdì 5 dalle 17 alle 18 all'iniziativa di Secours Rouge Belgio di fronte la residenza dell'ambasciatore di Francia, 42 boulevard du Régent (métro Art-Loi).

    4.Solidarietà nelle prigioni
    In Svizzera, Andrea "Andi" Stauffacher (membro della Révolutionarer Aufbau e del Segretariato di Secours Rouge international) e Marco Camenisch (prigioniero verde-anarchico a lungo termine) sono in sciopero della fame. Questo sciopero è il loro contributo alle giornate internazionali d'azione per 1. Mercoledì 3, il servizio di competenza dell'ufficio cantonale della correzione ha dato ad Andi un ultimatum: o cessa lo sciopero della fame entro le 24 ore o sarà trasferita in una prigione di alta sicurezza. Quest'ultimatum è una risposta all'iniziativa collettiva dei prigionieri politici per partecipare alla campagna per Georges. E' lo stesso dipartimento che tiene Marco in prigione, quando sarebbe liberabile da tempo, e non deve uscirne perché Marco continua a mantenere la sua identità anarchica. Andi ha rifiutato di cedere all'ultimatum, ed è stata trasferita.

    Dieci detenuti politici m-l-m, membri dell'Unione Nazionale degli studenti del Marocco/ Gruppo Aziz Elbour e della Via Democratica di Base, sono entrati venerdì 5 in sciopero della fame in solidarietà con Georges nel quadro delle giornate internazionali d'azione. Questi detenuti sono stati condannati a fine april a delle pene da due a tre anni di prigione a causa di manifestazioni all'università di Marrakech e sono detenuti alla prigione locale di Boulmherez di Marrakech. Si tratta di Ibrahim ENNAJMI, Hamid ELBAGHDADI, Abdelhak ETTALHAWI, Aziz ELBOUR, Hicham ELMASKINI, Hamid ZADOU, Mohamed ELWAKASSI, Mohamed ELMOADEN, Boujmâa JAMOU, Mohamed AHRIK.

    Dichiarazioni di altri prigionieri politici solidali:
    5. Altri appelli e iniziative annunciate:
    Appel du Secours Rouge Arabe
    trasmissione su Radio Galère 88.4 giovedì 4 luglio dalle 18H alle 20H con i collettivi PACA, Bordeaux,Toulouse, Paris, Nord Pas-de-Calais.
    Il sito di radio Galère: http://www.radiogalere.org/




    pc 10 luglio - Il fascismo padronale targato Fiat alza la posta dei suoi diktat

    Marchionne alla Sevel di Atessa ha dato la sua risposta agli operai, in particolare di Pomigliano e a quei fatti e a quelle voci che non si allineano ai suoi diktat. Il primo dei quali è il ritorno su il ricatto allo Stato e alla Costituzione: "certezza sulle leggi o la Fiat finisce qua", che per lui significa: o la mia legge è legge di Stato o la Fiat chiude stabilimenti, va via...
    Per usare il linguaggio che dovrebbero usare i democratici, si tratta di una dichiarazione eversiva, perchè è diretta principalmente contro la sentenza della Corte Costituzionale che aveva dato ragione alla Fiom sull'applicazione dello Statuto dei Lavoratori.
    Marchionne vuole, quindi, ridurre a carta straccia Statuto dei Lavoratori e Costituzione. Ovvero torna a rilanciare l'infamia originaria del piano 'Fabbrica Italia', senza che ci sia più 'fabbrica Italia'. A questo aggiunge, perchè sia chiaro: "i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati, se però continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo". Per Marchionne vivere significa vivere senza diritti, come schiavi al servizio del profitto, e non come ordinaria legge dello sfruttamento capitalista ma come 'forma Stato'.
    A questa posizione lo Stato già si è allineato, ma ora a Marchionne non basta e quindi anche una signora Boldrini che non lo ossequia o un vescovo che non lo benedice diventano nemici da spazzare via. Questo è fascismo della peggiore specie. Questo spiega più di ogni altra frase cosa vuole dire 'moderno fascismo' come Stato-regime in formazione, di come il grande capitale, qui rappresentato dalla Fiat di Marchionne, sia di esso la punta trainante, e di come ad esso si siano allineati tutti i partiti parlamentari e in particolare il più forte di esso, il PD, insieme naturalmente al capo dello Stato Napolitano e a tutti i governi, da Berlusconi a Monti, a Letta.
    Chiaramente tutto questo è anche volto a compattare gli alleati della prima ora, i sindacati confederali, Cgil compresa, la quale, prima con l'accordo del 28 giugno sancito di fatto poi dall'art. 8 del governo dell'epoca, poi con la legge fascista sulla rappresentanza che già stabilisce che un sindacato o è subordinato a patti e ad accordi neocorporativi o non ha diritto ad alcuna rappresentanza, si è già "dichiarata".
    Ora Marchionne alza il tiro per allargare il patto neocorporativo, inglobando la Fiom.
    In questo senso la dichiarazione della Boldrini e soprattutto la sentenza della Corte Costituzionale vengono ad essere un "intralcio" ad un processo che già cammina spedito in realtà.

    La Fiom di Landini sono mesi che elemosina un incontro esprimendo tutta la sua disponibilità a rientrare; la Fiom è pienamente riconciliata con la Cgil della Camusso; la Fiom accetta la legge fascista sulla rappresentanza. Quindi, la Fiom di Landini è già ad un passo dal rientrare nel gioco fascista di Marchionne. Nè può contrastare tutto questo la patetica manifestazione di Roma del 28 giugno e la propagandistica presenza ai cancelli di Pomigliano.
    In più occorre dire che attualmente verso questa riconciliazione giocano anche personaggi che pure sembravano schierati sull'altra sponda, vedi il miserabile sindacalista Torinese, oggi parlamentare di Sel, Giorgio Airaudo, che è stato il primo a dire: bene la sentenza della Corte Costituzionale ma ora Landini tratti e che oggi si definisce "pontiere" tra la Fiat e la Fiom.
    Lo stesso Landini, per favore, non giochi con la parole. Nelle dichiarazioni di Marchionne lui vede uno "spiraglio", il suo novo vice in carriera, Michele De Palma, responsabile nazionale del settore auto (sulla cui biografia sarà interessante tornare su un altro articolo), si limita a dire a Marchionne che non gli bastano le parole, vuole una lettera scritta...

    Lo Stato delle cose dà ragione a noi che abbiamo parlato sin dall'inizio di fascismo padronale e dà torto a tutti coloro che pensano che solo la lotta sindacale di classe e la politica della difesa della democrazia siano la risposta; dà ragione a noi che non abbiamo mai creduto sulla possibilità di considerare la Fiom il centro di questa battaglia e dà torto a tutti gli altri, non ultimo agli stessi compagni dello Slai cobas di Pomigliano, che pure lottano e duramente, ma che sulla sostanza ancora non colgono la necessità di una guerra di classe e un'accumulazione di forze in questo senso come unica e decisiva risposta al moderno fascismo targato Fiat.
    Gli operai in questi stabilimenti o ripiegano o si oppongono con strumenti inadeguati organizzativi, di linea e di prassi, nè si può dar fiducia ai parolai di sempre, alla Cremaschi.
    La Fiat torna ad essere il cuore, o almeno il cuore più palpitante, di uno scontro di classe nitido e chiaro che deve permetterci a noi come comunisti e all'avanguardia operaia come classe di trasformarlo da punto di debolezza a punto di forza.