sabato 15 giugno 2013

pc 16 giugno - Turchia - Taksim ovunque, resistenza ovunque - proletari comunisti sostiene con forza la rivolta giovanile e popolare e i partiti e le organizzazioni maoiste e rivoluzionarie che in essa operano

Dopo aver chiamato a raccolta i suoi sostenitori, Erdogan manda i poliziotti a sgomberare piazza Taksim con idranti e una pioggia di lacrimogeni. La resistenza continua Turchia, assalto a Gezi Park Retata di manifestanti, distrutto il campo In serata le forze dell'ordine fanno irruzione in piazza Taksim e attaccano con gas lacrimogeni e idranti i manifestanti asserragliati nel parco. Smantellate le tende, decine di arresti e feriti. Dal palco della manifestazione filo-governativa di Ankara, il premier turco Erdogan aveva parlato di "complotto" contro il suo partito e minacciato l'uso della forza. ISTANBUL - Violenti scontri a Gezi Park. In serata la polizia ha fatto irruzione nei giardini presidiati dagli attivisti che si battono contro il piano di taglio degli alberi, attaccandoli con lanci di lacrimogeni e idranti. Sgomberato il campo cuore della protesta iniziata 18 giorni fa. Dopo le cariche con lacrimogeni ed idranti in piazza Taksim, la polizia ha distrutto le tende dei dimostranti. Secondo testimoni, alcune persone sono rimaste ferite e sono state portate in ambulanza in un vicino ospedale. Oltre 100 autobus erano stati parcheggiati nelle vicinanze per portare via le centinaia di manifestanti che sono stati fermati dalla polizia. Dalle foto postate su twitter dai manifestanti si vedono agenti in azione con i manganelli anche dentro le tende-ospedale del campo, dove operavano medici volontari. Lo sgombero è avvenuto meno di un'ora dopo che il primo ministro Recep Tayyip Erdogan aveva minacciato l'intervento della polizia se i dimostranti non avessero lasciato il parco entro domani. Il movimento di protesta, chiamato la piattaforma di solidarietà Taksim, aveva indetto per domani una grande manifestazione. Un'escalation seguita alla decisione di proseguire l'occupazione, nonostante la disponibilità espressa ieri dal premier recep Tayyip Erdogan a sospendere la riqualificazione del sito e alle aperte minacce pronunciate da Erdogan davanti a decine di migliaia di sostenitori accorsi al suo comizio ad Ankara. "Continueremo la nostra resistenza contro ogni ingiustizia che avviene nel nostro paese... È Solo l'inizio, la nostra lotta continuerà", si leggeva nel comunicato diffuso da Tayfun Kahraman, esponente di spicco della Piattaforma Taksim, che riunisce 116 movimenti di protesta, uno dei due membri di Taksim Solidarity che ha incontrato Erdogan. Cade nel vuoto la richiesta del governo a una delegazione di manifestanti incontrata proprio nella capitale di convincere le centinaia di persone che occupano da giorni Gezi Park a Istanbul a lasciare l'area.  E così Erdogan è tornato a mostrare i muscoli: "Lo dico chiaramente: se la piazza Taksim non sarà evacuata, le forze di sicurezza di questo paese cominciano a sgomberarla", ha dichiarato il premier turco, di fronte alle decine di migliaia di sostenitori del governo in piazza oggi ad Ankara. Nel quartiere roccaforte del Partito per la giustizia e lo sviluppo del primo ministro dove è stato organizzato il comizio, Erdogan si è rivolto alle "masse silenziose" che lo appoggiano mentre in Turchia è in corso un "complotto" contro il governo: "Sapete il complotto che è stato ordito, la trappola che è stata costruita. Voi siete qui, voi state rovinando questo pericoloso attacco", ha detto il premier alla folla che lo incitava a non piegarsi. E in serata l'intervento a Gezi Park ha dimostrato quanto la minaccia sia seria. Ieri lo stesso Erdogan aveva accettato, in cambio della fine delle proteste, di lasciare a un tribunale e a un referendum l'ultima parola sul futuro del progetto di riammodernamento del parco, che prevede l'abbattimento di 600 alberi per fare sorgere una replica di una caserma ottomana e un centro commerciale Tutti gli appelli, però, sono caduti nel vuoto. Gli attivisti di Gezi Park in risposta hanno chiesto la liberazione dei manifestanti arrestati dalla polizia durante le proteste dei giorni scorsi in tutto il paese, che hanno causato quattro morti e 7.500 feriti, sostenendo che il partito della giustizia e lo sviluppo (akp), al potere dal 2002, "ha perso la sua legittimità agli occhi della stampa nazionale e internazionale".    

pc 15 giugno - Dalle reazionarie galere del Marocco i prigionieri politici maoisti in sciopero della fame in solidarietà con le masse turche in rivolta!


Unione Nazionale degli Studenti del Marocco Aziz Group -  Basist Democratic Way MLM


carcere Boulmherez - Marrakech 

sciopero della fame di 48 ore in solidarietà con il popolo turco!

Il regime conduce un attacco feroce e barbaro contro le masse popolari in Turchia. Tutti i mezzi sono utilizzati per mettere a tacere queste rivolte che denunciano la repressione, lo sfruttamento, l'emarginazione, l'oppressione che subiscono le masse ogni giorno.

Le masse hanno manifestato con forza, ancora una volta, che "sono le masse che fanno la storia "e che" quando le masse si sollevano tutto trema. "

Le masse hanno un solo obiettivo: avanzare sulla via della vittoria tracciata da Ibrahim Kaypakkaya, e non esitano a dare i loro figli migliori che vengono arrestati o cadono come martiri.
E tutto questo nel silenzio dei media reazionari.


L'attacco delle masse è il segno della accentuazione della crisi in cui sono impantanati le istituzioni statali turche, reazionarie e lacchè dell'imperialismo.

In questo contesto, in linea con la volontà del popolo turco e con i popoli che anelano libertà combattendo per la libertà politica e per la democrazia, e per questo hanno fatto enormi sacrifici (martiri, prigionieri politici, esuli ...), abbiamo -

Siamo prigionieri politici (Aziz Gruppo Elbour) - che hanno deciso di iniziare uno sciopero della fame di 48 ore dal 14 giugno al 15 giugno 2013, in solidarietà con la lotta del popolo turco.

I nomi dei compagni in sciopero in solidarietà:

* Ibrahim ENNAJMI - 21411 * Hamid ELBAGHDADI - 21413 * Abdelhak ETTALHAWI - 21863 * Aziz Elbour - 21408 * Hicham ELMASKINI - 21415 * Hamid Zadou - 21404 * Mohamed ELWAKASSI - 21401 * Mohamed ELMOADEN - 21409 * Boujmaa JAMOU - 21412 * Mohamed AHRIK - 21407


Democracy e Class Struggle salutano i compagni marocchini per avere intrapreso la solidarietà internazionalista con il popolo turco nel momento del bisogno e della lotta.

Facciamo appello ai compagni in Turchia e in tutto il mondo per propagandare subito lo sciopero della fame dei prigionieri nelle carceri in Marocco!

http://democracyandclasstruggle.blogspot.co.uk/2013/06/declaration-of-solidarity-with-people.html

Declaration of Solidarity with People of Turkey from National Union of Students of Morocco University of Cadi Ayyad Marakech (French and English )




Union Nationale des Etudiants du Maroc
Université Cadi Ayyad Marrakech


Déclaration de solidarité avec le peuple Turc




« En s’appuyant sur l’union et la lutte 
du peuple comme seul facteur déterminant 
pour anéantir le colonialisme et ses chiens de garde »
(Président Mao Tsé-toung).

Le soulèvement actuel du peuple Turc démontre au quotidien et avec persistance le caractère réactionnaire du régime en place dans ce pays. Il est aussi le signe de l’accentuation de la crise dans laquelle se trouvent les institutions étatiques - valets de l’impérialisme. Il est aussi révélateur de l’aggravation de la crise financière et de sa transformation en crise économique qui va inévitablement peser de tout son poid sur les épaules du peuple par la hausse des prix, par l’accroissement du taux du chômage, par la fermeture des usines et par les attaques contre les libertés politiques et syndicales.

De cette crise vont resurgir des plans de la réaction visant à de plus en plus d’appauvrissement, d’affamassions et exploitation des couches populaires. Cette situation va aussi avoir pour conséquence directe d’intensifier l’oppression des soulèvements populaires. Une répression d’une ampleur sans précédent touche déjà le peuple Turc qui subit chaque jour les méthodes barbares qu’utilise le régime contre les enfants, les vieillards et les femmes. Et s’ajoutent à cela l’acharnement contre les manifestants, vite encerclés et isolés pour favoriser l’intervention brutale et sans limite des forces de répression sous toutes leurs formes (police anti-émeute, police secrète…).

Par ailleurs, l’occultation de ces événements par la presse de ce pays n’est que l’expression de l’approfondissement de cette crise que traverse le régime.

Face à toutes ces attaques, les masses populaires ne restent pas les mains liées ; bien au contraire, elles ont déclenché des ripostes héroïques dans lesquelles des dizaines de martyrs sont tombés et suite auxquelles des centaines de militants ont été blessés, mutilés ou arrêtés. Les masses populaires démontrent une fois de plus qu’elles sont les forces créatrices de l’Histoire et qu’elles sont capables de changer les rapports de force en adoptant la violence révolutionnaire.

Aujourd’hui, les masses populaires en Turquie écrivent leur Histoire avec le sang de leurs martyrs et avec la résistance de milliers de leurs prisonniers, en s’opposant à toutes formes d’exploitation, d’oppression et d’asservissement, et en construisant un avenir de liberté politique et de démocratie.

Nous, en tant qu’enfants d’ouvriers, de paysans et de toutes les couches exploitées, militants au sein de l’U.N.E.M., nous saluons les masses populaires Turques et nous saluons leur détermination à se doter de toutes les armes pour assurer la défense de leurs acquis et continuer leur combat jusqu’à la victoire finale.

Nous adressons aussi notre appel à tous les militants sincères du peuple Turque à renforcer leur lutte et à participer activement dans les luttes des masses populaires afin de les organiser, de les politiser et de mener au sein d’elles une propagande acharnée pour qu’elles saisissent que les causes de l’exploitation et de l’oppression ne sont pas seulement le produit d’« Erdogan en tant que personne » mais bien l’émanation des rapports dominants de production et du système d’Etat de classes.

Oh, masses populaires ! Le président Mao Tsé-toung a dit : « rappelez-vous comment les forteresses derrière lesquelles se protégeaient les serfs et les féodalistes étaient imprenables et pourtant comment elles sont tombées les unes après les autres lorsque les masses se sont soulevées ; rappelez-vous aussi comment le temps du Tsar de Russie – l’un des despotes les plus autoritaires- s’est un jour fini et ce que sont devenues ses défenses imprenables. Elles se sont effondrées les unes après les autres sous l’effet de la force des masses ».

Aujourd’hui, les masses populaires avec toutes leurs composantes (étudiants, chômeurs, ouvriers, paysans, femmes…) manifestent dans les rues des villes de Turquie en arborant haut le drapeau de la révolution et les photos du martyr « Ibrahim Kaypakkaya ». Elles protestent, confrontent le pouvoir et créent de nouvelles formes de lutte aux yeux du monde entier. Les voilà qui continuent à combattre avec héroïsme, avec pour seule arme leur conviction en la victoire et leur abnégation totale pour la révolution.




Oui, c’est effectivement ainsi que s’expriment la volonté des masses et celle du peuple Turc, avec sa combativité et son héroïsme ; et les coups que leur porte l’ennemi ne font que consolider leurs forces. Car nous savons très bien que le marteau brise le verre mais qu’il forge l’acier.

Le peuple et la classe du prolétariat Turc sont des héros. Le peuple et tous les prolétaires sont des combattants qui s’acharnent sans relâche dans la lutte des classes, et ce jusqu’à l’avènement du communisme.

Nous soutenons, avec notre enthousiasme révolutionnaire, le combat des masses populaires et voyons se réaliser clairement ce que Mao Tsé-toung a dit : « à savoir que la répression ne fait que consolider la révolution ».

- Nous déclarons à l’opinion publique nationale et internationale notre solidarité inconditionnelle avec la lutte du peuple Turc et avec tous les peuples qui aspirent à la liberté.

- Nous dénonçons avec fermeté l’emprisonnement du camarade Georges Ibrahim Abdallah dans les geôles de l’impérialisme français, et l’emprisonnement de tous les détenus politiques au niveau international.

- Nous dénonçons avec fermeté les condamnations arbitraires contre nos camarades du groupe Aziz Albor, à Marrakech. Liberté pour tous les détenus politiques !

- Nous demandons la suspension de la circulaire tri-ministérielle.

- Nous appelons tous les démocrates et les progressistes, et tous les militants(es) épris de liberté et de justice à contribuer au combat du peuple Marocain pour réaliser les libertés politiques et démocratiques.

Fait à Marrakech, le 07.06.2013

National Union of Students of Morocco Cadi Ayyad University Marrakech Statement of solidarity with the Turkish people


"Based on the unity and struggle the people as the sole determinantto destroy colonialism and its watchdogs "(Chairman Mao Tse-tung).The current uprising of the Turkish people demonstrate daily and persistently the reactionary character of the regime in that country. It is also a sign of the deepening crisis in which there are state institutions - lackeys of imperialism. It is also indicative of the deepening financial crisis and its transformation into an economic crisis that will inevitably throw its weight on the shoulders of the people by rising prices, by increasing the rate of unemployment by closing plants and attacks against the political and trade union freedoms.

This crisis will resurface plans response to growing impoverishment, exploitation of the  masses. This will also serve to intensify the direct oppression of popular uprisings accordingly. Repression of unprecedented magnitude is already affecting Turkish people who suffers daily barbaric methods used by the regime against children, the elderly and women. And add to that the harassment against protesters quickly surrounded and isolated to support the brutal intervention and limitless forces of repression in all its forms (riot police, secret police ...).

In addition, the orientation  of these events by the press in this country is that the expression of the deepening of the crisis in the regime.

Faced with all these attacks, the masses do not stay their hands tied, on the contrary, they have triggered heroic responses in which tens of martyrs fell and following which hundreds of activists were injured, maimed or arrested.

The masses demonstrated once again that they are the creative forces of history and they are capable of changing the balance of power by adopting the revolutionary violence.Today, the masses in Turkey write their history with the blood of their martyrs and resistance of thousands of their prisoners, opposing all forms of exploitation, oppression and enslavement, and building a future of political freedom and democracy.

We, as children of workers, peasants and all the exploited classes, activists in the UNEM, we welcome the masses Turkey and we salute their determination to acquire all weapons to defend their achievements and continue their struggle until the final victory.

We also extend our sincere appeal to all activists of Turkish people to strengthen their struggle and to participate actively in the struggle of the masses in order to organize, politicize and carry within them a fierce propaganda that grasp the causes of exploitation and oppression are not only the product of "Erdogan as a person" but the emanation of the dominant relations of production and the state system of classes.

Oh, masses! Chairman Mao Tse-tung said: "Do you remember how the fortresses behind which protected the serfs and feudalists were breathtaking and yet how they fell one after the other when the masses rose up, also remember how time of the Tsar of Russia - one of the most authoritarian despots is a finite-day and what happened to its stunning defenses. They collapsed one after the other due to the force of the masses. "

Today the masses with all their components (students, unemployed, workers, peasants, women ...) take to the streets of cities in Turkey by flying the flag of the revolution and the pictures of the martyr "Ibrahim Kaypakkaya."

They protest, confront power and create new forms of struggle in the eyes of the world. Here they continue to fight with heroism, armed only with their belief in the victory and their total dedication to the revolution.




Yes, it is actually as well as to express the will of the masses and of the Turkish people with his fighting spirit and his heroism and beating their door the enemy merely consolidate their forces. Because we know very well that the hammer breaks the glass but forges steel.The people and the proletariat are Turkish hero. The people and all the workers are fighters who are struggling tirelessly in the class struggle, until the advent of communism.

We support our revolutionary enthusiasm, the struggle of the masses and see clearly realize that Mao Tse-tung said, "namely that repression only consolidate the revolution."- We declare to the national and international public opinion our unconditional solidarity with the struggle of the Turkish people and all peoples who aspire to freedom.- We firmly condemn the imprisonment of fellow Georges Ibrahim Abdallah in the jails of French imperialism, and imprisonment of all political prisoners internationally.- We firmly condemn the arbitrary sentences against our comrades Aziz group Albor in Marrakech. Freedom for all political prisoners!

- We demand the suspension of tri-ministerial circular.- We call upon all democratic and progressive, and all activists (es) love freedom and justice to contribute to the struggle of the Moroccan people to achieve political and democratic freedoms.

Done at Marrakesh on 07.06.2013

THE ENGLISH TRANSLATION IS BY DEMOCRACY AND CLASS STRUGGLE AND ANY MISTAKES OUR OURS AND NOT THE MOROCCAN STUDENTS.

See Also :

Ibrahim Kaypakkaya the founder and leader of the Communist Party of Turkey/Marxist Leninist,was born in 1949 murdered by Turkish State in 1973.

Study his theoretical contributions on Kemalism and the Kurdish National Question here :

See http://democracyandclasstruggle.blogspot.co.uk/2013/06/komunist-onder-ibrahim-kaypakkaya_8.html

http://democracyandclasstruggle.blogspot.co.uk/2013/06/kemalism-and-fascism-revolutionary.html

http://democracyandclasstruggle.blogspot.co.uk/2013/06/statement-of-mkp-maoist-komunist.html

http://www.bannedthought.net/Turkey/TKP-ML/EarlyDocs/Kaypakkaya-KurdishQuestion-1972.pdf

pc 15 giugno - Brasile, viva i giovani ribelli! Ribellarsi è giusto!

Cari compagni,

Ecco i link ai video e informazioni sulla recente protesta giovanile che riunisce decine di migliaia di persone in diverse parti del paese contro l'aumento tariffe dei trasporti pubblici.
Questa è una rivolta spontanea, ma ha avuto l'importante ruolo delle forze rivoluzionarie in diverse grandi città. Le masse hanno sconfitto le direzioni riformiste, e la repressione delle forze poliziesche.
Le proteste sono cresciute e si radicalizzano ogni giorno di più.
In Sao Paulo oltre 200 persone sono state arrestate in un giorno. A Rio de Janeiro il movimento rivoluzionario ha attaccato con bottiglie molotov la sede della Banca centrale e le forze di polizia.
Questi combattimenti hanno avuto luogo in un contesto di crescita e di radicalizzazione delle lotte popolari, dei contadini, indigeni e dei lavoratori in tutto il paese.
Il governo del Partito dei Lavoratori - PT, sta minacciando di mandare le "forze speciali federali" per contrastare le proteste, e sta criminalizzando lotta di massa come il terrorismo.

Saluti rivoluzionari FRDDP-Brasile



Rio de Janeiro





São Paulo: 







pc 15 giugno - alla fiat di pomigliano ..è la polizia che fa entrare gli operai in fabbrica mentre c'è il blocco

POMIGLIANO D'ARCO
Lavoratori scortati dalla polizia per entrare in fabbrica. E’ quanto è accaduto in queste ore davanti allo stabilimento di Pomigliano d’Arco dove Fiom e Slai Cobas hanno indetto un sit in di protesta contro il primo sabato di recupero.- Momenti di tensione e incidenti sono avvenuti all'alba davanti allo stabilimento della Fiat di Pomigliano, presidiato da ieri sera da manifestanti che protestano contro i sabato di recupero produttivo concordati fra azienda e sindacati. Alcuni manifestanti del comitato di lotta cassaintegrati è venuto a contatto con le forze dell'ordine vicino al varco 1 e uno di loro è stato portato via in ambulanza dopo essere stato bloccato a terra. La tensione era salita quando un piccolo gruppo di manifestanti si è staccato dagli altri presenti nella zona e, preceduto da uno striscione con la scritta "No al reparto confino di Nola" si è diretto verso la strada per impedire l'accesso agli operai in entrata. Le forze dell'ordine hanno bloccato il piccolo corteo venendo a contatto con i manifestanti, uno dei quali è stato prima bloccato a terra e, poi, colto da malore, portato via in ambulanza.Altre tensioni si erano registrate in precedenza nei pressi dello stesso varco 1, tra le forze dell'ordine e un altro gruppo di cassaintegrati.
Il gruppo di manifestanti stava cercando di convincere i colleghi in entrata (molti lavoratori hanno anticipato di alcune ore l'ingresso), ad unirsi alla protesta, Secondo i manifestanti, le forze dell'ordine starebbero "accompagnando i lavoratori in fabbrica", senza dare loro la possibilità di parlare con i manifestanti per spiegare le ragioni della protesta.

pc 15 giugno - la repressione non piega la rivolta giovanile e popolare in Turchia - non è più questione di un parco..."Continueremo la nostra resistenza contro ogni ingiustizia che avviene nel nostro paese... È Solo l'inizio, la nostra lotta continuerà

Turchia, i manifestanti restano a Gezi Park.
L'appello del presidente: "Tornate a casa"

Ieri il premier Erdogan si era detto pronto a salvare il parco a Istanbul. Il Capo di Stato  Abdullah Gul invita su Twitter i ragazzi e dialogare. Ad Ankara a polizia ha disperso con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni  i dimostranti che si erano accampati vicino al Parlamento

Ieri infatti il governo aveva chiesto a una delegazione di manifestanti incontrata proprio nella capitale di convincere le centinaia di persone che occupano da giorni Gezi Park a Istanbul a lasciare l'area. Erdogan ha accettato che sia un tribunale, e un eventuale referendum, a decidere il futuro del progetto di riammodernamento del parco, che prevede l'abbattimento di 600 alberi per fare sorgere una replica di una caserma ottomana e un centro commerciale. I sostenitori del governo hanno in programma per il fine settimana contro manifestazioni ad Ankara e Istanbul.
... gli attivisti di Gezi Park hanno chiesto la liberazione dei manifestanti arrestati dalla polizia durante le proteste dei giorni scorsi in tutto il paese, che hanno causato quattro morti e 7.500 Feriti. I manifestanti sostengono inoltre che il partito della giustizia e lo sviluppo (akp), al potere dal 2002, "ha perso la sua legittimità agli occhi della stampa nazionale e internazionale".Intanto nella capitale Ankara la polizia turca ha usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti che nella notte hanno costruito barricate vicino al Parlamento. L'intervento è avvenuto prima dell'alba, in una strada vicino alla sede dell'ambasciata Usa.

pc 15 giugno - sostenere la Guerra popolare in India è il modo di essere e dimostrare di essere comunisti internazionalisti

Contro l'imperialismo le sue crisi, le sue guerre, i suoi crimini, proletari e masse popolari lottano, resistono, si ribellano in ogni paese del mondo, dal più povero al più ricco.
Le masse lo fanno nelle forme e contenuti che si trovano davanti e che riflettono i loro livelli di coscienza, forme di organizzazzione,  usi e costumi.
I comunisti internazionalisti appoggiano la lotta, la resistenza, la ribellione delle masse contro l'imperialismo sempre, anche quando chi li dirige non è comunista e spesso non è neanche progressista, ma i comunisti chiaramente sanno bene che contro l'imperialismo le masse possono vincere solo se lo sconfiggono politicamente e militarmente. Senza un partito comunista le masse non possono vincere contro l'imperialismo e i regimi ad essi asserviti. Senza una guerra di popolo, fatte dalle masse, per le masse, sotto la direzione proletaria e comunista, l'imperialismo può essere ostacolato, combattuto, attaccato, ma non si può vincere.
Per questo i comunisti sono sopratutto a fianco dei partiti comunisti autentici che dirigono una guerra di popolo antimperialista. Questi sono i loro compagni, ad essi devono essere collegati, con essi devono condurre la battaglia comune. Questa via è alternativa all'imperialismo realmente e può vincere.
Noi come comunisti internazionalisti sosteniamo la guerra popolare in India e il Partito Comunista dell'India maoista, perchè attualmente sono la più importante guerra popolare del mondo, e il PCIm è il più grande Partito Comunista del mondo, da acui abbiamo tanto da imparare, sia pure in un contesto diverso dell'INDIA. Il nostro obiettivo è fare la rivoluzione, attraverso la guerra popolare diretta dal proletariato sfociante nell'insurrezione vincente, nel nostro paese come espressione autentica dell'internazionalismo e la forma di sostegno migliore che possiamo dare: Ma la battaglia ideologica, politica, organizzativa a sostegno della GP e del PCIm è parte indispensabile dell'azione per fare la rivoluzione nel nostro paese:
Se non si comprende questo, si deforma il marxismo-leninismo-maoismo e non è vero che si fa la rivoluzione nel nostro paese.. si fa il riformismo, l'economicismo, il revisionismo nel nostro paese.
Per questo al di là dell'importanza che ha per tutto il mondo, per i rapporti di forza del mondo, per le masse e ipopoli di tutto il mondo ciò che succede moggi in India, la questione è che non sostiene la GP in India e il PCI a parole e con i fatti, non è nè comunista, nè internazionzlista, nè a parole e nè nei fatti.

proletari comunisti -PCm Italia

pc 15 giugno - i comunisti rivoluzionari devono propagandare, agitare, organizare per la rivoluzione come unica soluzione

In  questo paese senza una rivoluzione è impossibile cambiare le cose, questo dovrebbe essere sempre più abbastanza chiaro agli operai,lavoratori, precari,disoccupati e alle masse popolari in genere.
Padroni, Governi, Stato, Parlamenti, istituzioni, partiti parlamentari, sindacati confederali operano tutti nel loro campo per scaricare la crisi economica sulle masse, conservare il potere economico e politico, costruire un apparato di polizia, forze armate, giustizia, mass media, che possa difendere lo stato di cose esistente e costringere le masse che lottano, che si ribellano, le avanguardie di esse organizzate o no, a desistere con la repressione, il carcere, l'isolamento, la criminalizzazione.
In questa situazione è necessario che chi vuole rovesciare lo stato di cose esistente si organizzi e operi per  farlo nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame con le masse.
La prima cosa da costruire è il Partito, un partito proletario e rivoluzionario, un partito comunista di tipo nuovo, che noi vogliamo basato sul marxismo-leninismo-maoismo applicato alla realtà concreta del nostro paese. Il partito non lo costruiscono le masse, lo avrebbero già fatto, lo costruiscono le avanguardie. Le avanguardie non possono scaricare sulle masse che non sono pronte, un compito che è loro e a cui loro devono essere pronte. Le avanguardie che non lavorano per costruire innanzitutto il partito, non sono vere avanguardie e non ragionano in termini corretti, scientifici e concreti. Sono volenterose, a volte combattive, ma politicamente idioti e confusi e nonostante le loro intenzioni e i loro sforzi sono dannosi a sè stessi e agli altri. Se invece si lavora per il partito il problema è che non basta volerlo, ma bisogna saperlo fare. Serve teoria, attività militante, ma tanta,tanta tanta capacità di risolvere problemi. Il primo problema che quello che si deve costruire è un partito rivoluzionario, non un sindacato. Un partito rivoluzionario non fa vertenze, ma fa politica e azioni rivoluzionarie. Questo è quello che dobbiamo fare dimostrando con i fatti concreti. scritti, azioni,piani, strumenti,numeri di essere capaci di farlo 'nel fuoco della lotta di classe, in stretto legame con le masse. Chi lavora con questo metodo e obiettivo è Partito, sia pure allo stado iniziale e in formazione.
Come sempre la verifica di questo è nei fatti e non nelle parole.
Noi siamo proletari comunisti e lavoriamo per costruire il Partito Comunista maoista, tutto il nostro lavoro serve e deve servire questo scopo. Il lavoro teorico interno, blog e pubblicazioni,l'attività sindacale di classe, il lavoro giovanile, il lavoro femminile, il lavoro internazionalista; tutto è fatto in funzione della costruzione del Partito rivoluzionario della classe operaia, nucleo dirigente delle masse popolari.
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Proletari Comunisti - PCm Italia
15 giugno 2013

venerdì 14 giugno 2013

pc 14 giugno - Giornata Internazionale di Sostegno alla guerra popolare in India -nell'anniversario della morte di AZAD leader del PCIm- lettera del CC del PCI(M) del 30.10.10

riportiamo qui una lettera del PCI m dopo la morte di AZAD e la mobilitazione in india e internazionale che
ne segui' - ancora oggi questo messaggio fa comprendere il perchè della mobilitazione del 1 luglio


PARTITO COMUNISTA DELL’INDIA (MAOISTA) COMITATO CENTRALE 
30 Novembre 2010

Cari compagni e amici della rivoluzione indiana,

A nome del nostro partito, il PCI (Maoista), dell’Esercito Guerrigliero Popolare di Liberazione (EGPL), dei Comitati Rivoluzionario Popolari (RPC), delle organizzazioni di massa rivoluzionarie e dei rivoluzionari dell'India, in primo luogo, inviamo i nostri accorato Laal Salaam (Saluto Rosso) a tutti i partiti, le organizzazioni, i diversi forum e individui in India e all'estero, che hanno inviato al nostro CC messaggi di condoglianze e hanno condannato i brutali omicidi dei compagni Cherukuri Rajkumar (Azad) e Hemchand Pandey perpetrati il 1 luglio 2010 dalle classi dominanti fasciste indiane. Come tutti voi avete riconosciuto, la peerdita del compagno Azad è uno dei più duri colpi che il nostro partito e la rivoluzione indiana hanno subito. Azad è stato uno dei più alti dirigenti del nostro partito. Da lungo tempo dirigente della rivoluzione indiana. Nel nostro paese, la guerra popolare si intensifica di giorno in giorno. Con l'aiuto e il sostegno degli imperialisti, in particolare gli imperialisti USA, le classi dominanti reazionarie indiane stanno cercando di reprimere il movimento rivoluzionario e perpetrano atrocità di gravità senza precedenti. In questa guerra tra il popolo e le classi dominanti, il nemico ha concentrato le sue cospirazioni per assassinare i nostri leader e in particolare compagni come Azad che era una guida della rivoluzione. È come parte di questo piano che il compagno Azad è stato catturato e ucciso nel modo più vile e brutale. Il compagno Azad dirigeva l'intero movimento urbano per conto del nostro Comitato Centrale e seguiva anche la propaganda politica, i periodici di partito, la formazione di partito e altri compiti cruciali. Era uno dei dirigenti  di massa più esperti e popolari. Manteneva stretti rapporti con molti compagni a vari livelli e con le masse rivoluzionarie. Nel mezzo della dura repressione, ha lavorato disinteressatamente e senza esitazioni, nonostante i tanti rischi. In queste circostanze, il nemico è venuto a sapere da qualche parte dove si trovava e gli potuto tendere un agguato e catturarlo.
I vostri messaggi e le condanne scritti con vero spirito internazionalista hanno dato agli oppressi e ai compagni addolorati da questa notizia sconvolgente il necessario sostegno morale. A causa delle dure condizioni repressive in cui agiamo, non siamo riusciti a ricevere tutti i messaggi e alcuni anche dei messaggi ricevuti sono arrivati in ritardo. Siamo perciò molto dispiaciuti del ritardo con cui vi inviamo risposta.
Il compagno Azad si è avvicinato al movimento rivoluzionario quando era studente al Warangal Regional Engineering College nel 1972. Azad, che era particolarmente brillante nei suoi studi, aveva anche avuto un ruolo dinamico nel movimento rivoluzionario. Nel 1974, giocò un ruolo nella formazione dell'Unione degli studenti radicali (RSU). Nel 1978 fu eletto presidente della RSU in quello stato. È stato uno dei fondatori del movimento rivoluzionario studentesco di tutta l'India, che guidò fin dalla formazione, nel 1985. Nel 1981 ebbe un ruolo chiave nella conduzione del seminario sulla questione delle nazionalità nella città Madras. In seguito ha assunto la responsabilità della costruzione del movimento rivoluzionario in Karnataka, di costruire per la prima volta il partito maoista in questo stato. Ha conquistato al partito molti compagni, come Saketh Rajan. Quando , nel 1985 e nel 1991, gli opportunisti cercarono di dividere il partito, il compagno Azad svolse un ruolo cruciale per la difesa della linea del partito e per mantenerlo unito e forte, fino alla sconfitta della loro politica opportunista. Ha lavorato instancabilmente per 20 anni come membro CC e membro del Politburo, dal 1990 ad oggi. Non possiamo separare la vita di Azad dalla storia del movimento rivoluzionario degli ultimi 40 anni. In particolare, svolse un ruolo chiave nelle sfere della politica, ideologia, formazione di partito e nella realizzazione dei periodici. Col nome di battaglia 'Azad' ha adempiuto nel modo più eccellente ed esemplare la responsabilità di portavoce del negli ultimi tre anni. Usava il suo intelletto eccezionale e la sua penna tagliente nella lotta contro la 'guerra al popolo' condotta dalla cricca Manmohan Singh-Sonia-Chidambaram. Di levò come voce poderosa del popolo contro oppressori e sfruttatori. Il lavoro ideologico, politico e pratico di Azad ha svolto un ruolo decisivo nello sviluppo della linea politica del partito, nello sviluppo del partito, dell'esercito popolare e delle organizzazioni di massa, nell’espansione del movimento, la creazione di nuovi organi di potere democratico e in tutte le vittorie conquistate, ideologica. Il suo risoluto impegno di fronte a qualsiasi circostanza, nei flussi e riflussi del movimento, l’attitudine al sacrificio, l’altruismo, la sua vita semplice, il lavoro instancabile per la rivoluzione e per gli interessi del popolo, lo studio brillante, l’analisi di volta in volta dei fenomeni di cambiamento nella società, il saper stare sempre con il popolo sono solo alcuni dei grandi ideali proletari incarnati dal compagno Azad. Anche se lui non c'è più, è innegabile che servirà da modello rivoluzionario per tutti gli studenti e gli intellettuali rivoluzionari e in particolare i giovani.
Hemchand Pandey era un giornalista free lance progressita di Uttaranchal, che usava la penna per portare alla luce la condizione dei poveri e degli oppressi del nostro paese. è stato ucciso perché avrebbe potuto far emergere la verità sull'assassinio di Azad. Il brutale assassinio di questo giovane intellettuale dalla parte del popolo è l’ennesimo esempio della brutalità dei fascisti.
Avete giustamente condannato questi orribili omicidi, denunciando il piano delle classi dirigenti indiane dietro l’assassinio di Azad, che è quello di schiacciare il movimento rivoluzionario in continua espansione sotto la guida del PCI (Maoista) e di privare il popolo dei dirigenti del partito. Assassinio di Azad è l'ultimo di una serie di assassinii di nostri dirigenti, coperti come 'scontri', negli ultimi 40 anni, soprattutto dopo il successo del nostro Congresso di Unità, il 9° Congresso del 2007. Il governo ha dichiarato che il PCI (Maoista) è la più grande minaccia per la sicurezza interna e ha lanciato molte campagne repressive per schiacciare il movimento, l'ultima delle quali, l a Operazione Green Hunt, è iniziata a metà del 2009. Questa è la più grande offensiva finora lanciata contro il movimento rivoluzionario in India, che ha portato a distruzione senza precedenti di vite e beni del popolo. Esecuzioni extragiudiziali di dirigenti e massacri di persone sono tutti parte di questa offensiva controrivoluzionaria su più fronti.
saluti rivoluzionariTutti avete condannato questa guerra contro popolo indiano, in particolare gli Adivasi, con la giusta indignazione e avete chiesto che venga immediatamente interrotta. La popolazione delle zone del movimento rivoluzionario ricordano calorosamente questa solidarietà internazionale espressa dai vari partiti, organizzazioni, individui e dal proletariato dei vari paesi in quanto è esattamente il tipo di supporto che deve essere esteso a qualsiasi autentico movimento popolare, quando esso affronta una assalto fascista di questo tipo. Apprezziamo molto questo tipo di sostegno e di solidarietà e ci impegniamo fermamente a ricambiarlo stesso nei confronti di altre masse in lotta in diverse parti del mondo. Questo tipo di solidarietà infonde grande fiducia e rassicura i combattenti che non sono soli nella loro lotta. Inoltre punta ancora una volta con chiarezza il dito contro i nemici comuni che tutti noi stiamo affrontando, l'imperialismo e i reazionari di ogni tipo. Esalta lo spirito combattivo del popolo e lo aiuta a far avanzare con fermezza il movimento. Il nostro partito, il PLGA, i RPC, le organizzazioni rivoluzionarie di massa, i rivoluzionari e tutte le forze progressiste e democratiche del nostro paese auspicano proprio questa unità e solidarietà su scala nazionale e internazionale. Essa è estremamente importante per difendere il movimento popolare farlo avanzare.
Rinnoviamo ancora di fronte a voi il nostro impegno a portare avanti gli alti ideali di tutti i grandi martiri della rivoluzione proletaria mondiale, tra cui il compagno Azad, e affermiamo che nessuna repressione fascista può soggiogare lo spirito combattivo del nostro Partito e del popolo rivoluzionario di India . Andremo avanti con rinnovata determinazione, sfidando ogni circostanza e pronti a nuovi sacrifici, fino alla vittoria finale. Questa è la nostra promessa a tutti gli amici e sostenitori della rivoluzione indiana.

«      VIVA L’INTERNAZIONALISMO PROLETARIO!

«      VIVA L’UNITA’ DEL PROLETARIATO INTERNAZIONALE, DELLE FORZE RIVOLUZIONARIE E DEMOCRATICHE E DELLE NAZIONI E POPOLI OPPRESSI DI TUTTO IL MONDO!

 (Abhay)
portavocee,
Comitato Centrale,
CPI (Maoist)

pc 14 giugno - Turchia - invaso il padiglione della Turchia alla biennale d'arte a Venezia - oggi presidio a Bologna


La protesta contro il governo della Turchia ha fatto ieri il suo ingresso anche alla Biennale d'Arte in corso a Venezia. Giovani dei centri sociali hanno invaso il padiglione della Turchia ed hanno appeso una serie di foto giganti che testimoniano le violenze subite dai manifestanti a Gezi Park e a Piazza Taksim. Quindi hanno lanciato slogan e volantini in più lingue a sostegno della protesta contro il capo del governo di Recep Tayyip Erdogan per poi rimuovere dal padiglioni gli stemmi della Turchia.

VENERDI’ 14 GIUGNO ORE 18.00 IN PIAZZA NETTUNO – BOLOGNA

Per la fine della repressione e il riconoscimento della piena libertà di manifestazione in Turchia!

Continuano le manifestazioni in decine di città turche: la contestazione dell'ennesimo progetto di cementificazione di un'area verde di Istanbul ha fatto da detonatore ad una protesta più vasta in termini di partecipazione e di motivazioni.

Centinaia di migliaia di persone scendono in piazza contro l'autoritarismo del governo del primo ministro Erdogan e contro una politica che, ad un arretramento sui diritti civili, accosta un processo di sviluppo capitalistico selvaggio che taglia fuori milioni di persone per concentrare in poche mani il prodotto della crescita economica di cui sta godendo il paese.

E' una rivolta per la difesa dell'ambiente, la democrazia, la laicità e la giustizia sociale.

La repressione contro il movimento è brutale: l’attuale governo turco, al di là delle parole, si dimostra in linea con il regime che lo ha preceduto. Quattro persone sono morte. Dopo ore di scontri, ad Istanbul, Piazza Taksim, luogo simbolo delle lotte e uno degli epicentri delle manifestazioni di massa, è stata sgomberata. Per sabato 15, Erdogan ha chiamato a raccolta la base del partito di governo, AKP, con l'esplicito obiettivo di schiacciare la rivolta.

Ai manifestanti di Istanbul, come delle altre città in mobilitazione, va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno. Solidarietà e sostegno che esprimeremo domani, venerdì 14 giugno, alle ore 18.00 in Piazza del Nettuno a Bologna, con un presidio aperto a tutti i singoli e a tutte le realtà di lotta e di movimento della città che vogliano partecipare.

Per la fine della repressione e il riconoscimento della piena libertà di manifestazione in Turchia!

Hanno già aderito:
Associazione ControCorrente
Rete dei Comunisti Bologna
PCL sezione Bologna
CSA Lazzaretto


pc 14 giugno - il Viminale cloaca di ladri e corrotti? - Il prefetto La Motta arrestato insieme ad altre 3 persone

L'inchiesta capitolina riguarda la gestione dei Fondi del Viminale: le accuse sono di peculato e falsità ideologica. Un'inchiesta parallela a Napoli lo vede indagato per associazione a delinquere e rivelazione del segreto d'ufficio


ROMA - Peculato e falsità ideologica. Con queste accuse sono stati arrestati dai carabinieri del Ros stamattina il prefetto Francesco La Motta e l'ex banchiere Klaus George Beherend. Altre due ordinanze di custodia in carcere sono state notificate ai broker Edoardo Tartaglia e Rocco Zullino, già arrestati dalla procura di Napoli. 

Ed è proprio dalla Campania che sono arrivati gli atti ai Pm romani: la vicenda dei soldi rubati dalle casse del Viminale attraverso il Fec (fondo per gli edifici di culto attraverso il quale il ministero dell'Interno gestisce un enorme patrimonio artistico) era di competenza della capitale. Il Pm Paolo Ielo e i militari hanno continuato le indagini e accertato che, grazie a La Motta, direttore del Fec dal 2003 al 2006 quando è stato nominato vice direttore di quello che ora è l'Aisi, sarebbero spariti nel nulla circa 10 milioni di euro, transitati su conti svizzeri. La Motta avrebbe affidato l'investimento a Zullino, collaboratore di Tartaglia, a sua volta parente di La Motta. Per quanto riguarda la posizione del banchiere Beherend, secondo i Ros e i carabinieri di Napoli che stanno svolgendo le indagini, è colui che avrebbe redatto i piani di investimento dei Fondi in collegamento con Tartaglia. Stamattina all'alba, gli arresti.

Ma La Motta è indagato anche in un'inchiesta parallela
condotta dalla Direzione antimafia della Procura di Napoli per associazione per delinquere e rivelazione di segreto di ufficio, sulla base di dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Secondo un pentito, avrebbe offerto coperture a imprenditori e fornito informazioni sulle indagini in corso, nonche' tentato di ostacolare le inchieste ''silurando'' un magistrato della Procura. L'indagine, svolta dal procuratore aggiunto Melillo e dai pm Ardituro e Del Gaudio, riguarda in particolare l'attività di riciclaggio del clan Polverino, una potente organizzazione camorristica attiva nell'hinterland settentrionale di Napoli. 
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pc 14 giugno - il 1 luglio anche in Italia a sostegno della guerra popolare in India e allo storico colpo assestato alla classe dominante indiana e al fascismo in India

Partecipa alla campagna- prendi contatto con il comitato csgpindia@gmail.com

Partito Comunista dell’India (Maoista)
Comitato di Zona Speciale Dandakaranya
26 maggio, 2013

L’eliminazione di Mahendra Karma capo fascista del Salwa Judum: Legittima risposta alle atrocità inumane, i brutali assassinii e al terrore senza fine perpetrato contro gli Adivasi del Bastar!

L’attacco ai leader del Partito del Congresso:
Inevitabile rappresaglia per la fascista Operation Green Hunt condotta per mano del governo dell’UPA attraverso i diversi governi locali!

Il 25 maggio 2013, un distaccamento dell’Esercito Popolare Guerrigliero di Liberazione (EPGL) ha condotto un massiccio attacco contro un convoglio di più di 20 veicoli del Partito del Congresso, che ha portato all’eliminazione di almeno 27 leader del Congresso, attivisti e poliziotti tra cui Mahendra Karma, l'acerrimo nemico del popolo oppresso del Bastar e di Nand Kumar Patel, presidente dell'unità statale del Congresso. L’attacco avuto luogo mentre i leader del Partito del Congresso giravano per regione del Bastar per la loro “Parivartan Yatra” (Marcia per il Cambiamento) in vita della prossime elezioni. Almeno altri 30 sono rimasti feriti nell’attacco, anche il l’ex-ministro e leader anziano del Congresso, Vidya Charan Shukla. La morte da cane in questo attacco storico di Mahendra Karma, famigerato oppressore, assassino, stupratore, ladro e notoriamente corrotto, ha prodotto reazioni festose in tutta la regione del Bastar. Anche l'ex ministro degli interni del governo centrale Nand Kumar Patel, in passato si era distinto nella repressione del popolo. Sotto il suo mandato, per la prima volta nella regione di Bastar sono state impiegate le forze paramilitari (CRPF). Non è un segreto per nessuno, inoltre, che anche l'ex ministro centrale VC Shukla, già titolare di diversi dicasteri tra cui il ministero degli interni, è stato un nemico del popolo, attivo e fedele servo di imperialisti, borghesia compradora burocratica e latifondisti e che ha svolto un ruolo chiave nella formulazione e attuazione delle politiche sfruttatrici del governo. L'obiettivo di questo attacco era principalmente quello di eliminare Mahendra Karma e alcuni altri dirigenti di spicco del Congresso. Tuttavia, nel corso dell’attacco di massa sono stati uccisi e feriti alcune persone innocenti e alcuni attivisti di base del partito del congresso, che in realtà non erano nostri nemici, colpiti nel lungo scontro a fuoco durato due ore fra le nostre forze guerrigliere e le forze armate e di polizia. Il Comitato Speciale Zonale Dandakaranya del Partito Comunista dell'India (Maoista) si rammarica per questo ed esprime cordoglio e solidarietà alle famiglie delle vittime.
Il Comitato Speciale Zonale Dandakaranya del Partito Comunista dell'India (Maoista) si assume comunque la piena responsabilità di questo attacco. Inviamo i nostri saluti rivoluzionari ai comandanti dell’EPGL che hanno condotto questa audace imboscata, ai rossi combattenti che hanno contribuito a questo successo, a tutti quelli che hanno partecipato ad esso col loro sostegno attivo e a tutte le masse rivoluzionarie della regione del Bastar. Questo attacco ha dimostrato ancora una volta la verità storica che i fascisti perpetrano violenze, atrocità e massacri contro il popolo, non sono mai perdonati e vengono inevitabilmente puniti dal popolo.
Il presunto leader tribale Mahendra Karma era nato dalla famiglia di signori feudali Manjhi. Tanto il nonno, Masa Karma, quanto il padre, Bodda Manjhi, erano ai loro tempi famigerati oppressori del popolo e fungevano da agenti di fiducia del governo coloniale. Tutta la storia della sua famiglia è nota per lo sfruttamento disumano e l'oppressione degli Adivasi. La vita politica di Mahendra Karma è iniziata nel 1975, mentre studiava giurisprudenza, da membro del AISF. Nel 1978 fu eletto MLA nel PCI. Poi, nel 1981, quando gli fu negata candidatura nel PCI, aderì al partito Congresso. Nel 1996, andò con la fazione separatista Madhavrao Scindhia e divenne membro del Parlamento indiano come indipendente. Poi si riunì ancora al partito del Congresso.
Nel 1996 in Bastar si sviluppò un movimento di massa per l'attuazione del Sesto Programma. Anche se era principalmente PCI che dirigeva quel movimento, anche il nostro partito – allora PCI (ML) [People’s War] partecipò attivamente a quel movimento che mobilitò le masse su larga scala. Ma Mahendra Karma prese duramente posizione contro quel movimento per dimostrare di essere degno rappresentante degli avidi affaristi delle città, venuti in Bastar come coloni e avevano accumulato ricchezze enormi. Così fu chiara a tutto il popolo la sua natura anti-Adivasi e filo-compradora. Fin dagli anni 80, aveva stretto legami con le grandi imprese e le classi capitaliste in Bastar.
Successivamente, nel 1999, il nome di Karma fu coinvolto nella grande truffa nota come 'Malik Makbuja'. Un rapporto del Lokayukta rivelò che nel periodo del 1992-1996 Mahendra Karma, colluso col mercato nero del legno aveva fatto milioni di rupie truffando il popolo adivasi spartendo profitti coi funzionari forestali e il responsabile del distretto. Anche se sullo scandalo fu disposta un’inchiesta del CBI, come sempre, i colpevoli non subirono nessuna conseguenza.
Mahendra Karma fu ministro delle carceri di tutto il Madhya Pradesh. Più tardi diventò ministro dell’industria e commercio nel governo Ajit Jogi quando il Chhattisgarh fu separato da quello stato. Ci furono allora in Nagarnar ingenti requisizioni di terre la costruzione dell'impianto siderurgico proposto dalla Romelt/NMDC. Mentre le popolazioni locali rifiutavano di abbandonare le loro terre, Mahendra Karma prese posizione contro il popolo e a favore dei capitalisti. Ebbe un ruolo chiave nella requisizione forzata delle terre e nella brutale repressione del popolo col supporto delle forze di polizia. La gente del Nagarnar che perse le proprie terre non ha ricevuto né indennizzo né lavoro, come promesso dal governo. Furono costretti a disperdersi.
Fin dall'inizio, Mahendra Karma si è dimostrato acerrimo nemico del movimento rivoluzionario. Il motivo è chiaro: nato da una tipica famiglia feudale è cresciuto come agente delle grandi imprese e le classi borghesi. Nel 1990-91 contro il movimento rivoluzionario fu lanciata la campagna Jan Jagaran (“sensibilizzazione”). Il PCI revisionista prese parte a quella campagna controrivoluzionaria. Karma e molti dei suoi parenti appartenenti alle classi latifondiste vi parteciparono attivamente. Nel 1997-98 fu lanciata la seconda campagna Jan Jagaran, guidata dallo stesso Mahendra Karma. Prese il via proprio dal villaggio di Mahendra Karma Faraspal e dai villaggi nei dintorni e e si diffuse fino alle zone di Bhairamgarh e Kutru. Centinaia di persone furono torturate, arrestate e incarcerate. Ci furono molti casi di case saccheggiate e incendiante e di donne violentate. Ma, sotto la guida del nostro partito e delle organizzazioni di massa, il popolo si è riuniti e contrastò con forza questi attacchi contro-rivoluzionari. In breve tempo, questa campagna fu sconfitta.
In seguito, il movimento rivoluzionario si è consolidato. In molte aree le lotte anti-feudali si intensificarono. Latifondisti come Podia Patel, fratello di Mahendra Karma, e alcuni parenti suoi stretti furono uccisi nel quadro di azioni di resistenza di massa. In molti villaggi il potere delle forze feudali e dei signorotti fu espulso e iniziò il processo di creazione di organi rivoluzionari di Potere Popolare. Le forze feudali, e lo stesso Mahendra Karma, erano furiosi perché le terre di loro proprietà erano ridistribuite tra i poveri e i contadini senza terra e le sospese le ingiuste tradizioni che li costringevano a pagare alte rendite ai latifondisti. Si opponevano anche ad altri cambiamenti progressivi, come la fine dei matrimoni forzati per le donne, la lotta alla poligamia, ecc. Allo stesso tempo, il movimento rivoluzionario appariva come un ostacolo per la grandi aziende come Tata e Essars, che avevano iniziato i loro sforzi per saccheggiare le risorse naturali della regione del Bastar. Così, naturalmente, collusero con elementi contro-rivoluzionari come Mahendra Karma. Li foraggiarono con milioni in contanti per creare un ambiente favorevole alla loro razzia. Dall'altra parte, dopo la nascita di PCI (Maoista), partito consolidato a livello nazionale risultato della fusione tra le autentiche organizzazioni rivoluzionarie, le classi dominanti sfruttatrici intensificarono la loro offensiva contro-rivoluzionaria sotto la guida degli imperialisti per schiacciare il movimento rivoluzionario. Inizio così nella regione Bastar, complici il Congresso e il Bjp il brutale attacco noto come Salwa Judum. Tanti seguaci e parenti di Mahendra Karma, come Soyam Muka, Rambhuvan Kushwaha, Ajay Singh, Vikram Mandavi, Gannu Patel, Madhukarrao e Gota Chinna si distinsero uomini chiave del Salwa Judum.
È difficile trovare altri esempi storici paragonabili per gravità alla devastazione e barbarie causate da Salwa Judum nella vita del popolo del Bastar. Più di mille persone uccise a sangue freddo; 640 villaggi incendiata e ridotti in cenere, migliaia di case saccheggiate, mangiando o razziando polli, capre, maiali, ecc; più di due milioni di persone costretto a spostarsi altrove; più di 50 mila persone trascinate nei campi di “soccorso” gestiti dallo Stato. Così il Salwa Judum è diventato una maledizione per il popolo. Centinaia di donne stuprate in gruppo. Molte uccise dopo lo stupro. Massacri in molti villaggi. Le atrocità perpetrate contro il popolo e il caos creato dai teppisti di Salwa Judum, forze di polizia e paramilitari, in particolare i battaglioni Naga e Mizo hanno oltrepassato ogni limite. Ci sono stati diversi casi di persone brutalmente tagliate a pezzi prima di essere scaricate nei fiumi. Cherli, Kotrapal, Mankeli, Karremarka, Mosla, Munder, Padeda, Paralnar, Pumbad, Gaganpalli: in molti villaggi ci sono state uccisioni in massa. Centinaia di giovani tribali furono reclutati e trasformati in criminali di professione. Lo stesso Mahendra Karma ha condotto gli attacchi contro diversi villaggi col pretesto di realizzare raduni e marce. Molte donne sono state violentate dai suoi sicari su ordine diretto di Mahendra Karma, che è stato anche direttamente coinvolto in molti episodi di incendi di villaggi, torture e uccisioni. Così, nella mente del popolo di Bastar, il nome di Mahendra Karma è impresso come quello di un disumano assassino, stupratore e servo fedele dei grandi capitalisti. In tutto il Bastar per molti anni il popolo ha chiesto al nostro partito e al PLGA che fosse punito. Molti di loro si sono fatti avanti spontaneamente per sostenerci attivamente in questo impresa. C'erano già stati un paio di tentativi, ma per errori piccoli o altro era riuscito a fuggire.
Con questa azione abbiamo vendicato oltre mille adivasi brutalmente assassinati per pano dei sicari di Salwa Judum e delle forze armate governative. Abbiamo vendicato centinaia di madri e sorelle che vittime delle più crudeli forme di violenza, umiliazione e stupro. Abbiamo vendicato migliaia di Bastarites che hanno perso le loro case, buoi, polli, capre, suppellettili, abbigliamento, sementi, raccolti,ogni cosa, e sono stati costretti a vivere una vita miserabile in condizioni disumane.
Subito dopo questo attacco, il primo ministro Manmohan Singh, la presidente UPA Sonia Gandhi, il primo ministro del Chhattisgarh Raman Singh, ecc lo hanno definito un attacco alla democrazia e ai valori democratici. C’è da chiedersi hanno che titolo morale hanno questi cani da compagnia delle classi sfruttatore, anche solo di nominare la democrazia! Recentemente, il 17 maggio, otto persone, tra cui tre bambini innocenti, sono stati uccisi dalla polizia e dalle forze paramilitari nel villaggio di Edsametta del distretto di Bijapur, perché nessuno di questi leader si è preso allora la briga di pensare alla “democrazia”? Tra il 20 e il 23 gennaio, quando i villaggi di Doddi Tumnar e Pidiya del distretto di Bijapur sono stati attaccati dalle loro forze che hanno incendiato 20 case e una casa scuola del popolo, lo hanno fatto per portarvi la vostra “democrazia”? Esattamente 11 mesi fa, la notte del 28 giugno 2012, nel villaggio Sarkinguda 17 adivasi sono stati assassinati e 13 donne violentate. Erano quegli esempi dei vostri “valori democratici”? La vostra “democrazia” è applicata solo dagli assassini di massa come Mahendra Karma e gli agenti della classe dominante come Nand Kumar Patel? L’ombrello della vostra “democrazia si estende ai poveri adivasi di Bastar, ai loro anziani, bambini donne? I massacri di adivasi sono parte della vostra “democrazia”? Qualcuno di quelli che stanno strillando contro questo attacco ha qualche risposta da dare a queste domande? Alla fine del 2007 Salwa Judum è stato sconfitto dalla resistenza delle masse. Poi, nel 2009, il governo UPA-2 guidato dal Congresso ha scatenato l’offensiva nazionale chiamata Operazione Green Hunt. Gli imperialisti USA stanno non fornendo solo guida, aiuti e supporto, ma mettono in campo in India le loro forze speciali che stanno anche partecipando attivamente a operazioni antisovversive. Uccidere la direzione maoista è il loro bersaglio. Il governo centrale ha finora inviato più di 50.000 uomini di forze paramilitari in Chhattisgarh nel corso della Green Hunt, è cioè una vera e propria guerra contro il popolo. Di pari passo, si sono moltiplicati massacri e distruzioni. Dal 2009 a oggi 400 adivasi sono stati uccisi dalle forze armate centrali e statali solo in Bastar. Dalla metà del 2011, le truppe dell'esercito hanno stabilito basi nella regione di Bastar col pretesto delle “scuole di addestramento”. L’ex ministro degli interni Chidambaram e quello attuale Shinde, il primo ministro Manmohan Singh, hanno dato tutto il loro sostegno al governo Chhattisgarh ed espresso piena soddisfazione per le prodezze del governo di Raman Singh per schiacciare il movimento rivoluzionario. Lo stesso Raman Singh ha manifestato in ogni occasione la sua gratitudine per l’aiuto del governo centrale. Dunque, in Chhattisgarh, non ci sono differenze tra BJP al governo e il Congresso all’opposizione per quanto riguarda le politiche di repressione del movimento rivoluzionario. Solo su pressione dell'opinione pubblica, e per calcolo elettorale, alcuni dei leader locali del Congresso, a volte hanno condannato episodi come i massacri di Sarkinguda e Edsametta. La loro opposizione è finta, che non è che opportunismo. Il Congresso che il Bjp sono uguali nell’applicare politiche a favore delle grandi aziende e oppressive verso il popolo. La frequente incursioni dei Greyhounds attraverso le frontiere tra Chhattisgarh e Andhra Pradesh, le uccisioni omicidi di massa perpetrati prima Kanchal (2008) e recentemente a Puwwarti (16 maggio 2013) sono parte integrante delle politiche oppressive adottate e attuate dal partito del Congresso . È per questo che abbiamo preso di mira principali leader del Congresso.
Oggi, il Primo Ministro del Chhattisgarh Raman Singh, il Ministro degli Interni Nankiram Kanwar, i ministri Ramvichar Netam, Kedar Kashyap, Vikram Usendi, il Governatore Shekhar Dutt, il ministro degli interni del Maharashtra RR Patil, ecc; Ram Niwas, Mukesh Gupta e altri alti funzionari della polizia, tutti determinati a schiacciare il movimento rivoluzionario di Dandakaranya, hanno perso la grande illusione di essere imbattibili. Mahendra Karma ha perso l'illusione che gli Z-plus, veicoli di sicurezza anti-proiettile l'avrebbero protetto sempre. Nella storia mondiale, anche Hitler e Mussolini avevano la stessa illusione che nessuno poteva batterli. Nella storia contemporanea del nostro Paese, anche fascisti come Indira Gandhi e Rajiv Gandhi sono state vittime di simili illusioni. Ma è il popolo che è invincibile. È il popolo che fa la storia. Alla fine, quel pugno di sfruttatori e i loro cani da compagnia saranno gettati nella pattumiera della storia.
Il Comitato Zonale speciale Dandakaranya del Partito Comunista dell'India (Maoista) invita i lavoratori, contadini, studenti, intellettuali, scrittori, artisti, gente comune e tutti i democratici a chiedere ai governi di fermare immediatamente Green Hunt, ritirare ogni tipo di forze paramilitari dal Dandakaranya; rinunciare alla manovra di schierare l'esercito col pretesto dell’addestramento, porre fine alle incursioni dell’aviazione, rilasciare immediatamente tutti gli attivisti rivoluzionari e gli adivasi innocenti che languono in varie carceri, cancellare leggi crudeli come UAPA, CSPSA, MACOCA, AFSPA, ecc, annullare il tutti quei protocolli di intesa sottoscritti con le grandi aziende allo scopo di saccheggiare le ricchezze naturali del paese.

(Gudsa Usendi)
Portavoce
Il Comitato Zonale speciale Dandakaranya
PCI (Maoista)