sabato 15 giugno 2013
pc 16 giugno - Turchia - Taksim ovunque, resistenza ovunque - proletari comunisti sostiene con forza la rivolta giovanile e popolare e i partiti e le organizzazioni maoiste e rivoluzionarie che in essa operano
Dopo aver chiamato a raccolta i suoi sostenitori, Erdogan manda i poliziotti a sgomberare piazza Taksim con idranti e una pioggia di lacrimogeni.
La resistenza continua
Turchia, assalto a Gezi Park
Retata di manifestanti, distrutto il campo
In serata le forze dell'ordine fanno irruzione in piazza Taksim e attaccano con gas lacrimogeni e idranti i manifestanti asserragliati nel parco. Smantellate le tende, decine di arresti e feriti. Dal palco della manifestazione filo-governativa di Ankara, il premier turco Erdogan aveva parlato di "complotto" contro il suo partito e minacciato l'uso della forza.
ISTANBUL - Violenti scontri a Gezi Park. In serata la polizia ha fatto irruzione nei giardini presidiati dagli attivisti che si battono contro il piano di taglio degli alberi, attaccandoli con lanci di lacrimogeni e idranti. Sgomberato il campo cuore della protesta iniziata 18 giorni fa. Dopo le cariche con lacrimogeni ed idranti in piazza Taksim, la polizia ha distrutto le tende dei dimostranti. Secondo testimoni, alcune persone sono rimaste ferite e sono state portate in ambulanza in un vicino ospedale. Oltre 100 autobus erano stati parcheggiati nelle vicinanze per portare via le centinaia di manifestanti che sono stati fermati dalla polizia. Dalle foto postate su twitter dai manifestanti si vedono agenti in azione con i manganelli anche dentro le tende-ospedale del campo, dove operavano medici volontari.
Lo sgombero è avvenuto meno di un'ora dopo che il primo ministro Recep Tayyip Erdogan aveva minacciato l'intervento della polizia se i dimostranti non avessero lasciato il parco entro domani. Il movimento di protesta, chiamato la piattaforma di solidarietà Taksim, aveva indetto per domani una grande manifestazione.
Un'escalation seguita alla decisione di proseguire l'occupazione, nonostante la disponibilità espressa ieri dal premier recep Tayyip Erdogan a sospendere la riqualificazione del sito e alle aperte minacce pronunciate da Erdogan davanti a decine di migliaia di sostenitori accorsi al suo comizio ad Ankara.
"Continueremo la nostra resistenza contro ogni ingiustizia che avviene nel nostro paese... È Solo l'inizio, la nostra lotta continuerà", si leggeva nel comunicato diffuso da Tayfun Kahraman, esponente di spicco della Piattaforma Taksim, che riunisce 116 movimenti di protesta, uno dei due membri di Taksim Solidarity che ha incontrato Erdogan. Cade nel vuoto la richiesta del governo a una delegazione di manifestanti incontrata proprio nella capitale di convincere le centinaia di persone che occupano da giorni Gezi Park a Istanbul a lasciare l'area.
E così Erdogan è tornato a mostrare i muscoli: "Lo dico chiaramente: se la piazza Taksim non sarà evacuata, le forze di sicurezza di questo paese cominciano a sgomberarla", ha dichiarato il premier turco, di fronte alle decine di migliaia di sostenitori del governo in piazza oggi ad Ankara. Nel quartiere roccaforte del Partito per la giustizia e lo sviluppo del primo ministro dove è stato organizzato il comizio, Erdogan si è rivolto alle "masse silenziose" che lo appoggiano mentre in Turchia è in corso un "complotto" contro il governo: "Sapete il complotto che è stato ordito, la trappola che è stata costruita. Voi siete qui, voi state rovinando questo pericoloso attacco", ha detto il premier alla folla che lo incitava a non piegarsi. E in serata l'intervento a Gezi Park ha dimostrato quanto la minaccia sia seria.
Ieri lo stesso Erdogan aveva accettato, in cambio della fine delle proteste, di lasciare a un tribunale e a un referendum l'ultima parola sul futuro del progetto di riammodernamento del parco, che prevede l'abbattimento di 600 alberi per fare sorgere una replica di una caserma ottomana e un centro commerciale
Tutti gli appelli, però, sono caduti nel vuoto. Gli attivisti di Gezi Park in risposta hanno chiesto la liberazione dei manifestanti arrestati dalla polizia durante le proteste dei giorni scorsi in tutto il paese, che hanno causato quattro morti e 7.500 feriti, sostenendo che il partito della giustizia e lo sviluppo (akp), al potere dal 2002, "ha perso la sua legittimità agli occhi della stampa nazionale e internazionale".
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