sabato 23 marzo 2013

pc 22-23 marzo - fascismo e sessismo - 'pensiero libero' del blog di Beppe grillo

Il nuovo femminismo

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Le donne non sono mai state così desiderate. Il desiderio maschile cede alla passione che poi cede allo stupro. E’ da animali, ma è così. La natura fa il suo corso. Accoppiamenti abusivi avvengono ovunque. Nei bagni pubblici, dietro ai cespugli, nelle carrozze dei treni in sosta. Non esiste più intimità per chi vuole farsi una passeggiata in santa pace.
Le donne non devono stupirsi, ma coprirsi.
Le religioni sono maschiliste, i governi sono maschilisti, le aziende sono maschiliste, la pubblicità è maschilista. Perchè il sesso maschile non dovrebbe essere maschilista?
Persino le signore di una certa età sono palpeggiate in pubblico. Per risolvere il problema delle penetrazioni moleste va introdotta la segregazione razziale. Autobus, scuole, taxi, bar, ristoranti rosa. Un mondo rosa. Per donne e gestito da donne. Il burka per legge e il velo solo dopo gli ottant’anni. Odoranti nauseabondi per le più attraenti. L’automutilazione dei seni è un buon rimedio, se si vuole andare sul sicuro c’è l’espianto dell’organo. Misure che devono essere attuate però nel massimo riserbo. Senza manifestazioni di protesta per eventuali stupri per far valere i propri diritti. Senza cortei, petizioni, raccolte di firme. Esattamente come le donne fanno adesso. Forse, perchè, in fondo in fondo, ci stanno.

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pc 22-23 marzo - L'Aquila - Fascisti e stupratori, uscite fuori adesso ve lo facciamo noi un bel processo!

L'Aquila - ancora una volta il Giudice Giuseppe Grieco sceglie da che parte stare:
Dopo aver ridotto la pena al militare stupratore Francesco Tuccia di circa 1/2 di quanto aveva chiesto il PM, ieri, 22 marzo, contro una rischiesta di assoluzione mossa dallo stesso PM, Ilaria Prezzo, verso Alberto Aleandri, accusato di diffamazione da casa pound, il giudice Grieco ha inflitto all'imputato una multa per aver postato sul suo profilo facebook un manifesto con scritto «Il raduno neo-nazista di Casapound all'Aquila è un'offesa per i 309 martiri del terremoto». 

Casa pound offesa? - Casa pound è un'offesa

pc 22-23 marzo - onore al compagno rivoluzionario Nicola Pellecchia

ultimo-buono
Qui potete trovare il manifesto che i compagni e il movimento di Napoli hanno voluto dedicare alla memoria di Nicola Pellecchia, scomparso pochi giorni fa.














Ultima modif

pc 22-23 marzo - comunicato finale iniziativa ILVA-TARANTO della Rete nazionale

Comunicato finale dell'assemblea a Tamburi della Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio

La Rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio, a conclusione dell'iniziativa nazionale di sfida, di indicazione e di lotta realizzata nella giornata del 22 marzo all'Ilva - con il combattivo e rappresentativo presidio della direzione Ilva, con l'affollato incontro con gli operai ilva alla port.A,, la significativa visita al cimitero con i lavoratori cimiteriali e i familiari delle vittime del lavoro 12 giugno, e la molto partecipata e rappresentativa assemblea al quartiere Tamburi di Taranto- decide di proseguire la mobilitazione nazionale in tutti i posti di lavoro e sul territorio, per fare sempre più della questione ILVA e Taranto un paradigma nazionale della battaglia per affermare che salvaguardare salute e lavoro è possibile a condizione che si sviluppi un movimento nazionale di lotta contro padroni, Governo, Stato, che imponga profonde trasformazioni del sistema economico, politico, sociale in cui viviamo, mettendo la sicurezza, la salute in fabbrica e sul territorio al primo posto rispetto alla produzione per il profitto.
Noi siamo per la messa a norma radicale e d'emergenza dell'azienda, da imporre a qualsiasi proprietà Riva, nuovi assetti, Stato, con i fondi necessari prelevati dai profitti dei padroni, con misure anche di esproprio senza indennizzo.
Noi siamo perchè questa messa a norma avvenga con l'utilizzo pieno di tutti gli attuali operai dell'Ilva nei lavori di bonifica, garantendo il salario pieno – questa soluzione va estesa alle ditte dell'indotto.
Noi siamo per dare potere di proposta e di controllo agli operai dell'Ilva sui lavori da fare e sulla tempistica di essi.
Noi siamo per la riduzione dell'orario del lavoro nella siderurgia e negli impianti inquinanti e per il riconoscimento dei benefici pensionistici da lavori usuranti per tutti gli operai operanti nella zona industriale e ai Tamburi, in particolare per i lavoratori cimiteriali.
Noi siamo per lo sviluppo di un piano di bonifica di Taranto e del territorio, a partire dal quartiere Tamburi, con massicci investimenti dello Stato, che sia opportunità di lavoro per i disoccupati di questa città anche tramite un grande piano di corsi di formazione retribuiti e finalizzati al lavoro.
Noi siamo per un piano sanitario d'emergenza per Taranto per monitorare salute dei cittadini, malattie professionali, e prevedere strutture ospedaliere in grado di intervenire con le migliori cure e tecnologie esistenti.
Noi siamo per un processo rapido ai responsabili del disastro ambientale e sanitario secondo il modello realizzato per Thyssen ed Eternit, che utilizzi i reati di omicidio volontario e disastro ambientale.
Noi siamo per la costituzione di parte civile associata di lavoratori e cittadini per giusti risarcimenti
nei processi in preparazione.
La Rete sostiene tutte le lotte in fabbrica e sul territorio che assumano questi obiettivi e obiettivi similari e sostiene la necessità di uno sciopero generale e di una manifestazione a Roma.
La Rete lavora per l'unità e la cooperazione tra operai e masse popolari e contrasta fermamente
posizioni e iniziative che mettano in contrapposizione operai e cittadini e che mettano in contrapposizione lavoro in fabbrica e salute dei cittadini
La Rete sostiene su scala nazionale
  • potenziamento del ruolo degli Rls in fabbrica da eleggere sui posti di lavoro tra tutti i lavoratori indipendentemente dalle sigle sindacali
  • postazione ispettiva in tutti gli impianti industriali come l'Ilva
  • corsie preferenziali per i processi aventi oggetto sicurezza e salute sui posti di lavoro e tutela ambientale sul territorio
  • costituzione automatica di parte civile per tutte le associazioni familiari, sindacali, ambientali
  • fondo di sostegno per i familiari delle vittime del lavoro.
Taranto 22 marzo 2013 rete nazionale bastamortesullavoro@gmail.com info 347-1102638

pc 22-23 marzo - Manganelli - un uomo al servizio delle vicende più infami e vergognose della Polizia in questi ultimi anni


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Rappresentazioni ossequiose rimbalzano sui media nel rendere “onore” al capo della Polizia, Antonio Manganelli, deceduto pochi giorni fa.


Di fronte a questa esaltazione che, in modo totalmente bipartisan, viene rivolta alla figura del capo della polizia, è opportuno ricordare che Manganelli, prima come vice di De Gennaro e poi come capo della Polizia, ha presieduto alle sue funzioni durante le vicende più oscure e vergognose che hanno visto coinvolte le forze dell’ordine italiane in questi anni.
A differenza di quanto scrivono la quasi totalità dei media, è necessario sottolineare che Manganelli non solo non ha mai rivolto delle scuse a nome della polizia a coloro che a Genova, ed in particolare alla Diaz e a Bolzaneto furono vittime delle violenze, soprusi e torture da parte delle forze dell’ordine, ma è anche colui che, secondo quanto emerso da un'intercettazione di una telefonata dell'ex questore di Genova Colucci, avrebbe detto, riferendosi al pm Enrico Zucca che conduceva le indagini sull'assalto alla scuola Diaz,: "..dobbiamo dargli una bella botta in testa a 'sto magistrato". 
Cosi come non ha mai “destituito” dal corpo di polizia i quattro agenti condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi.
Ora al di là di chi sarà il successore,  le scelte fatte da Manganelli, nel suo mandato da capo della polizia, sono un chiaro segno dei tempi, come quello di nominare Oscar Fioriolli – noto alle cronache per essere stato uno dei torturatori contro i militanti delle formazioni armate - a capo della Scuola di formazione per la Tutela dell’ordine pubblico istituita nel 2008, proprio con l'intento di formare agenti in grado di affrontare situazioni di conflittualità quali cortei e manifestazioni.
Diventa sempre più chiaro l’intento che per fronteggiare la crisi economica e il crescente disagio sociale, i nostri governanti e i media mainstream non perdono tempo e criminalizzano qualsiasi forma di conflitto sociale, temendo possibili saldature tra le varie soggettività colpite dalla crisi. E le forze dell’ordine rappresentano il braccio armato di uno Stato che fa della repressione del dissenso uno dei suoi punti di forza. 
Manganelli ha avuto un ruolo primario nel processo di militarizzazione della polizia che è stata addestrata e a muoversi come negli “scenari di guerra”.
Non a caso sono stati quasi del tutto aboliti i concorsi di reclutamento nella polizia, riservando l’ingresso quasi esclusivamente ai militari che hanno fatto la ferma volontaria nelle guerre in Iraq, Balcani, Afghanistan, Bosnia. Le brutali cariche subite dagli abitanti della Val Susa, cosi come quelle degli studenti massacrati nelle piazze del 14 novembre 2012 ne sono una cocente testimonianza. 
Questo è lo scenario che abbiamo di fronte. Ne dobbiamo essere consapevoli.

* Osservatorio sulla Repressione

pc 22-23 marzo - riesce in numerosi posti di lavoro e città lo sciopero dei lavoratori della logistica - cariche poliziesche a Bologna

22 Marzo: Diretta sciopero generale della #logistica

Eciopero proclamato dalle assemblee dei lavoratori della logistica, appoggiati ed organizzati dai sindacati autorganizzati, il S.I. Cobas e l'ADL Cobas, nonché dal “Coordinamento di sostegno alle lotte dei lavoratori della logistica”: uno sciopero generale interregionale di 24 ore per il rinnovo del contratto nazionale trasporto merci facchinaggio, proprio mentre CGIL, CISL e UIL siederanno al tavolo delle trattative, i lavoratori rivendicano il proprio protagonismo, la propria organizzazione e diritto di imporre con la lotta le condizioni del rinnovo!
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LA DIRETTA

17:30 - PiacenzaSi conclude la manifestazione che chiude questa grande giornata di sciperi e lotta!
"Oggi tutti sanno qual'è la forza dei lavoratori quel'è... possiamo vincere ogni battaglia" (Arafat - IKEA Piacenza)
16:09 - Bologna
Picchetto sciolto alla Unilog mentre continua uno sciopero tranquillo dei lavoratori alla Coop Adriatica di Anzola

15:42 - Milano
(Da La Sciloria) Il blocco alla DHL di Settala (Milano) si è concluso alle 13.00 ma lo sciopero continua per tutta la giornata. Nonostante le provocazioni della CGIL e della polizia anche i lavoratori iscritti al sindacato confederale non sono entrati a lavorare.
Oggi pomeriggio gli scioperi continuano alla TNT di Peschiera Borromeo e alla SDA di Carpiano.

15:20 - Bologna
Dopo 5 dure cariche il blocco stradale in via Emilia è diventato una assemblea.
Un operaio del picchetto ferito da un tir, diversi manifestanti contusi. Lo #sciopero continua.
14:08 - Bologna
Diverse cariche ad Anzola. I lavoratori e i compagni stanno provando a bloccare la via Emilia per rispondere alla carica. Ci sono stati tentativi da parte della polizia di portare via alcuni lavoratori.

LA POLIZIA AL PICCHETTO DI ANZOLA (BO) CARICHE DELLA POLIZIA AD ANZOLA (BO)
13:20 - Bologna
Tutti i lavoratori si sono spostati presso la COOP Unilog anche dall'Interporto per bloccare i camion merci. La Polizia sta accorrendo in gran numero per impedire il blocco dei magazzini. La situazione è tesa.
Ad Anzola i facchini gridano "logistica è mafia!" Fuori al cancello dell'azienda. A 200m la celere schierata. A breve aggiornamenti.

12:15 - Padova

Il presidio si sposta ai magazzini dell'Alì dove i lavoratori rivendicano i diritti sindacali all'interno del magazzino.

12:05 - BolognaDue camionette della celere si sono spostate dal magazzino Centrale Adriatica al magazzino Unilog.
Il picchetto dell'interporto è confluito alla Centrale Adriatica.

11:30 - Milano - DHL Settala
I lavoratori decidono di togliere il blocco dopo 6 ore di picchetto.Lo sciopero va avanti per tutta la giornata. Solo 20 lavoratori tra cui il delegato CGIL, su 350 tornano al lavoro.

11:24 - Bologna
Bologna finisce il blocco dell'interporto con un'assemblea che rivendica lo sciopero. Continua il blocco ad Anzola

11:00 - Milano - DHL Settala
Assemblea dei lavoratori e dei solidali per valutare la giornata e rilanciare la lotta.
Inizia l'assemblea dei lavoratori Polizia, crumiri e CGIL alle 10:30 al picchetto DHL
Assemblea lavoratori DHL Settala
10:46 - Bologna (Interporto)
È iniziata l'assemblea al picchetto dell'Interporto di Bologna. Si fanno le valutazioni sulla prima parte dello sciopero.

10:38 - Cortolena (Pavia)
A Corteolona lo sciopero alla Dhl prosegue, con il 50% dei lavoratori di una delle cooperative presenti!
10:30 - Milano - DHL Settala
Continua il blocco alla DHL. Sono arrivati blindati della polizia e un paio di crumiri, spalleggiati dal delegato della CGIL, hanno provocato gli scioperanti. Provocazione caduta nel vuoto. La maturità dei lavoratori è disarmante.
Intervento di Papis da DHL Settala (Milano)
10:00 - Bologna - Anzola
Cariche ad Anzola (Bologna) dove lavoratori e solidali stanno bloccando il magazzino della Coop Adriatica.
Primo aggiornamento: è arrivata l'ambulanza per due ragazzi feriti duante le cariche. Lo sciopero continua!

Intervento di Silvio dal picchetto

Tensione e carica ad Anzola - Bologna Tensione e carica ad Anzola - Bologna
BOLOGNA - INTERPORTO BOLOGNA- INTERPORTO
09:55 - Roma
Lo sciopero che sta bloccando da questa notte i principali nodi della logistica nel Nord Italia si allunga fino alla capitale. A Roma dalle primissime ore del mattino lavoratori e solidali hanno bloccato Bartolini e Sda e ora sono a Via Europa davanti alla sede centrale di Poste Italiane.
09:50 - Bologna
All'interporto i padroni cercano di far uscire i camion dalla uscita di sicurezza

09:15 - Piacenza TNT-IKEA
Alta adesione allo sciopero: da stamattina alle 6 il magazzino Ikea è totalmente chiuso. I dirigenti hanno provato a contattare Babbo Natale per usare le sue renne volanti ma anche lui si è rifiutato di consegnare le merci.

09:07 - Padova

Il corteo di macchine paralizza la zona industriale dirigendosi alla MTN ditta che ha denunciato gli attivisti.
Bologna: intervista a un facchino durante il picchetto all'Interporto (infoaut)
09:05 - Palmanova (UD) - Treviso - BARTOLINI
Sciopero e blocco anche alla Bartolini di Palmanova (UD). I lavoratori hanno risposto in massa alla mobilitazione.

08:45 - Verona
Bloccati i magazzini della Coca Cola, Dhl, GLS, TnT; circa 500 operai in sciopero in tutta la provincia oggi non si lavora.

BOLOGNA - ANZOLA tensione al presidio BOLOGNA: Interporto
08:15 - Bologna (Interporto)
All'Interporto si monta il gazebo, la situazione è sotto controllo

08:15 - Aggiornamenti dalla DHL di Settala (Milano)
Il blocco delle merci procede grazie ad un'alta adesione allo sciopero dei lavoratori della logistica. Dall'inizio del turno solo un paio di lavoratori hanno cercato di varcare i cancelli, ovviamente recedendo ben presto dai loro propositi. Ancora una volta va segnalato il comportamento tenuto dalla CGIL, che ha provato a rompere il picchetto, invitando diversi lavoratori ad entrare.

08:00 - Bologna

Fermento all'esterno della Coop Adriatica (Anzola) da parte dei facchini in lotta contro dirigenza sempre più nervosa a braccetto con polizia.
Comincia lo sciopero all'INTERPORTO di Bologna
07:45 - Milano - DHL di Settala
Aggiornamenti dalla DHL di Settala (Milano): il blocco delle merci procede grazie ad un'alta adesione allo sciopero. Dall'inizio del turno solo un paio di lavoratori hanno cercato di varcare i cancelli, ovviamente recedendo ben presto dai loro propositi. Ancora una volta va segnalato il comportamento tenuto dalla CGIL, che ha provato a rompere il picchetto, invitando diversi lavoratori ad entrare.
Intanto continua ad ingrossarsi il presidio. Arrivano altri lavoratori e solidali con lo sciopero.

07:00 - MilanoIniziano a radunarsi i lavoratori di fronte ai cancelli DHL di Settala: iniziato il blocco #logistica.

24:00 - Bologna
la TNT è Bloccata
via Comibo: iniziato lo sciopero alla UPS di Calderara (Bo) i lavoratori immigrati sono usciti non torneranno al lavoro fino a lunedì.
MILANO - DHL SETTALA BOLOGNA: TNT
TREVISO: BARTOLINI PADOVA: Picchetto rotonda di via Messico
ore 24 - Treviso
Blocchi alla Bartolini
22:20 - PadovaComincia lo sciopero... DIRETTA
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pc 22-23 marzo - Napoli iniziativa per la palestina alla BRAU - nuovo spazio conquistato dagli studenti

25/3 ::: Biblioteca BRAU ::: Palestina: ieri, oggi, domani



Immaginate cosa significa vivere sotto occupazione militare, immaginate di dover impiegare ogni giorno dalle 2 alle 6 ore (a volte anche di più) per raggiungere luoghi distanti anche solo 20 km da casa vostra a causa di controlli lunghissimi ai checkpoint, strade bloccate o non percorribili da voi, che siete discriminati solo per la vostra “nazionalità”, per la vostra “cultura”, per la vostra “identità”. Immaginate di essere per questo continuamente controllati, le vostre case possono essere demolite in qualsiasi momento, i vostri campi distrutti, i Biblioteca BRAU-Palestina: ieri, oggi, domani

vostri alberi bruciati dalla follia razzista del sionismo, immaginate di venire sparati solamente perché cercavate di pescare oltre le 3 miglia dalla costa, di venire bombardati con armi non convenzionali e illegali per la legislazione internazionale.

Voi, i vostri figli, amici, compagni, conoscenti potete essere arrestati senza nessun capo d’accusa per disposizione di ordini militari perché magari osate ribellarvi contro chi vi priva di ogni possibilità di vivere e sperimentare qualsiasi forma di libertà perché ha deciso che quella terra non è la vostra, che siete solo un “pericolo per la sicurezza”.

Da 63 anni in Palestina continua un processo di colonizzazione, pulizia etnica, discriminazione e apartheid e da 63 anni i Palestinesi continuano a resistere portando avanti diverse forme di lotta per supportare la causa di chi mantiene ancora alta la propria dignità contro l’oppressore, contro ogni forma di ingiustizia.

Mentre qui, nel nostro “civilizzato” Occidente, la violenza dello sfruttamento poltico, economico, sociale aumenta giorno dopo giorno e si allontanano sempre di più le speranze di cambiamento, in Palestina di speranze non se ne scorgono da tempo, ma questo però non ha mai significato per i Palestinesi la rinuncia, l’attesa di momenti migliori, l’abbandono della resistenza di un popolo contro il 4 esercito più potente al mondo.

E’ questa la grande verità che ci arriva dall’altra sponda del Mediterraneo, in Palestina, come in Egitto, in Bahrein, in Tunisia: che per mantenere e costruire la propria dignità la resistenza è possibile e necessaria, anche quando il cambiamento è ancora tutto da immaginare e costruire.

Non è un caso quindi che abbiamo deciso di organizzare un dibattito sulla Palestina alla BRAU, uno spazio conquistato grazie alle lotte di noi studenti che abbiamo deciso di cominciare a riprenderci una piccola parte di quello che ci spetta.

Per l’occasione, interverranno:

- Rosa Schiano (attivista e fotoreporter da poco tornata dalla Striscia di Gaza)
- Un membro della Comunità Palestinese di Napoli
- Khalil del Palestinian Center for Human Rights di Gaza (in collegamento skype)


Con loro parleremo delle ultime evoluzioni di questi mesi, dell’incredibile lotta dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, della recente visita di Obama e molto altro ancora.

Con la Palestina nel cuore,
fino alla Vittoria!


Brau in agitazione

pc 22-23 marzo - opposizione nella CGIL Nazionale

DICHIARAZIONE DI VOTO
AL COMITATO DIRETTIVO DELLA CGIL - 20 marzo 2013
del compagno Francesco De Simone

(22 Marzo 2013)

I risultati elettorali del 24/25 Febbraio sono profondamente negativi per il movimento operaio.
Essi registrano una crisi di rigetto da parte delle grandi masse operaie e popolari delle politiche di austerità del governo Monti, funzionale agli interessi del grande capitale finanziario, sostenute da PD, PDL, UDC; prova ne sia da un lato la particolare penalizzazione dei partiti maggiormente identificatisi nel sostegno al governo (PD), e dall'altro il sorprendente recupero realizzato da Berlusconi, rispetto alla crisi profonda del centrodestra, grazie allo smarcamento cinico e demagogico dell'ultima ora dal governo.
Ma la crisi di rigetto dell'austerità è stata capitalizzata da un movimento populista essenzialmente reazionario. Che certo è segnato da importanti contraddizioni interne, ma che è guidato da un'organizzazione settario-aziendale che mira alla conquista del potere politico sulla base di un programma di attacco alle libertà democratiche e sindacali: un programma che rivendica l'abolizione del sindacato in quanto tale e la cancellazione di tutti i partiti politici.
In altri Paesi, l'ascesa della mobilitazione sociale contro le politiche di austerità ha cercato e cerca il suo sbocco a sinistra, anche sul terreno elettorale. In Italia, il quadro di passività e disgregazione sociale di fronte alla crisi, ha beneficiato il populismo reazionario.
La politica del nostro sindacato ha una responsabilità enorme per quanto è accaduto. Negli anni della più grande crisi sociale del dopoguerra, la CGIL non ha sviluppato una reale opposizione di massa proporzionale alla radicalità della crisi, limitandosi alla “critica” o ad azioni simboliche e rituali. Ciò al solo scopo di tenere aperto un canale di ricomposizione concertativa con Confindustria, e di favorire una soluzione politica di centrosinistra che potesse dare sponda alla concertazione. La non belligeranza della CGIL verso il governo Monti al solo scopo di coprire il gruppo dirigente del PD è stato l'ultimo atto e il più grave di questa politica rovinosa. Questa politica- che oltretutto ha fallito i propri scopi- ha consentito al padronato e al governo colpi pesanti agli interessi dei lavoratori (in particolare su pensioni e art.18); ha disarmato il movimento operaio di fronte alla crisi, ostruendo spazi e canali di opposizione di massa e di resistenza sociale; ha finito per spingere ampi settori di lavoratori, senza riferimenti e socialmente disperati, tra le braccia del populismo reazionario.
Un bilancio disastroso, su tutta la linea.
S'impone tanto più ora una svolta radicale della linea della CGIL.
Tanto più a fronte della crisi di rappresentanza della sinistra politica, la nostra confederazione deve assumersi fino in fondo le proprie responsabilità.
Va promossa una grande vertenza generale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati, capace di unificare e rilanciare il fronte della mobilitazione sociale, di disgregare il blocco sociale populista,e di indicare una soluzione alternativa alla crisi.
Una vertenza che rivendichi quindi prioritariamente:
• una drastica riduzione dell'orario di lavoro (30-32 ore) a parità di salario
• un salario minimo intercagoriale di almeno 1500 euro netti
• un vero salario sociale di almeno 1200 euro ai disoccupati disponibili all'avviamento al lavoro e ai giovani in cerca di occupazione
• l'abolizione del lavoro precario con la trasformazione degli attuali contratti e il ritorno al contratto a tempo indeterminato quale forma normale di assunzione
• la nazionalizzazione, senza indennizzo ai grandi azionisti e siotto controllo dei lavoratori, delle aziende che licenziano , inquinano, negano oi diritti sindacali, a partire dal gruppo Fiat e da quello Ilva
• un forte recupero salariale con aumento di almeno 300 euro mensili per tutt@
• l'abolizione della riforma dell'art. 18 e la sua estensione, nella forma originaria, a tutti i/le lavoratori/trici
• l'abolizione delle controriforme pensionistiche, con il ritorno al sistema retributivo, calcolato sui migliori anni e al 2% annuo.
• un grande piano di lavori pubblici di utilità sociale.

Per recuperare le risorse per questi obbiettivi è necessario avere come obbiettivi:
• l'annullamento del debito pubblico verso le banche (con salvaguardia degli interessi dei piccoli risparmiatori) e la nazionalizzazione di quelle italiane senza indennizzo con la costituzione di una banca nazionale unica.
• Una patrimoniale ordinaria sui patrimoni oltre i 500.000 euro
• una patrimoniale straordinaria sulle grandi ricchezze che per quelle enormi possa giungere all'esproprio quasi totale
• l'aumento delle aliquote Irpef per i più ricchi, a fronte di una riduzione di quelli per i lavoratori.
• L'abolizione dei trasferimenti pubblici alle imprese private
• una lotta serrata all'evasione fiscale e contributiva e alla corruzione politica, con forti pene per grandi evasori e sfruttatori di lavoro nero
• l'abbattimento delle spese militari
• la riduzione delle spese parassitarie del ceto politico, salvaguardando forme di finanziamento per l'attività associativa e di propaganda di tutti i partiti
• l'annullamento delle grandi opere inutili e dannose, a partire dalla linea TAV Torino-Lione

Di fronte alla crisi politica è poi necessario che la CGIL dismetta il proprio ruolo passivo, rivendichi come minimo obbiettivo democratico, il ritorno ad una legge elettorale proporzionale pura e metta in campo la propria forza organizzata.
Ciò con la promozione di una fase di mobilitazioni culminanti in una grande manifestazione nazionale, aperta alla adesione dei sindacati di “base” e di tutte le residue forze della sinistra che rivendichi la necessità di un'alternativa politica dalla parte dei lavoratori, in aperta contrapposizione alla riedizione di centrosinistra confindustriali, al montismo, al berlusconismo e al grillismo.
Francesco De Simone – CD CGIL

pc 22-23 marzo - Lettera aperta di Davide Rosci dal carcere Mammagialla di Viterbo


(21 Marzo 2013)
Viterbo, Domenica 17/03/13
Torno a scrivere dopo alcuni giorni passati in isolamento. Sì, mi sono fatto 4 giorni di isolamento dopo essere stato trasferito dal carcere di Rieti al carcere di Viterbo. Ora voi vi chiederete cosa mai io abbia potuto fare. La risposta è niente, giuro niente! Così come quando mi tradussero da Teramo a Rieti: non avevo fatto nulla e, per di più non ho potuto conoscere le motivazioni che giustificato questi trasferimenti.
. C'è la chiara volontà di punirmi, facendomi capire con questo modo di fare, che la mia voglia di informare chi è fuori e la lotta di tutti coloro che mi sono vicini sono da arginare. Hanno dapprima trattenuto tutta la posta in arrivo che gli scorsi lunedì e martedì mi era arrivata a Rieti, giustificando, in maniera fantasiosa, che all'interno vi fosse qualcosa di pericoloso(?) anche se le avevano aperte e avevano visto che non c'era niente (per la cronaca si trattava di due lettere di miei amici, 4 lettere di mia zia contenenti le foto dei miei adorati nipoti e due cartoline). Hanno di fatto violato la mia privacy e deliberatamente censurato ogni tipo di corrispondenza in arrivo. È palese che hanno agito in modo illegale ed incostituzionale
Poi, non contenti, hanno fatto la cosa più vile ed infame, trasferendomi qui a Viterbo e mettendomi in isolamento! Non mi hanno giustificato la cosa e mi hanno sbattuto in una cella di 5 mq senza riscaldamento e senza poter avere contatti con nessuno. Mi hanno vietato di prendere una coperta e ho dormito tre notti(!) al gelo con solo il giubbino. Ditemi voi se questo è un atteggiamento da paese civile! Trasferire, lasciare al freddo e in isolamento una persona che non ha avuto rapporti disciplinari o altro è il chiaro modo di fare di chi, nel buio e nel silenzio delle carceri italiane, ignora ogni legge morale e giuridica.
Non nascondo di aver provato sconforto, provate a mettervi al posto mio e a vivere in 20 giorni tre cambi di carcere, la censura delle lettere e l'isolamento totale senza sapere quanto tempo duri. È qualcosa che ti fa perdere la fiducia nelle istituzioni, oltre che la testa. Così mi sono affidato ai miei libri e solo la lettura di “Gramsci in carcere e il Partito” e “Oltretorrente”, che narra le gesta di Guido Picelli, gli Arditi del Popolo e le barricate di Parma, mi ha dato la forza e la serenità per affrontare queste vicissitudini. L'esempio di Gramsci e quello di Picelli sono stati per me qualcosa di indescrivibile. Attraverso quelle pagine rigo dopo rigo ho ricaricato il mio cuore e la mia mente.
Ormai pensavo al peggio, convinto di dover rimanere in quello scempio di posto fino all'11 Aprile, data nella quale a Roma ci sarà l’appello per l’aggravamento degli arresti domiciliari in custodia cautelare, invece mi hanno portato in sezione. Solo dopo che il consigliere regionale di Rifondazione Comunista del Lazio, che ringrazio di cuore, era venuto a trovarmi.
Concludo con la mia convinzione personale che continuerò ad urlare: potranno imprigionare il mio corpo, mai la mia mente.

A testa alta! La lotta non si arresta!
DAVIDE ROSCI

pc 22.23 marzo - Firenze ..non saranno i tribunali a fermare le nostre lotte

NON SARANNO I TRIBUNALI A FERMARE LE NOSTRE LOTTE
Solidarietà per chi lotta!

Nei prossimi mesi numerosi saranno i processi a carico di compagni e compagne del movimento a Firenze.
Si tratta di processi per svariati episodi ed ipotesi di reato. Dalla resistenza a pubblico ufficiale, semplice ed aggravata, ai danneggiamenti, violenza privata, fino ad arrivare all'associazione a delinquere, utilizzata sempre più spesso in tutta Italia al fine di costruire un castello accusatorio tale da consentire l'applicazione di misure cautelari, dal carcere, ai domiciliari, agli obblighi di firma o residenza, per reati che altrimenti non le consentirebbero.
Molti dei processi riguardano denunce per legittime iniziative volte a impedire o contestare l'apertura di nuove sedi di fascisti, la loro presenza in città e non solo. E' in questo senso importante sottolineare il ruolo che questi ricoprono come elementi interni cooptati e protetti dal sistema, in quanto funzionali al suo mantenimento.
Il 3 maggio sarà poi la prima udienza del processo maxi a carico di 87 compagni del movimento a Firenze. A questo quadro di per se sufficientemente pesante vanno aggiunte le numerose denunce che continuano ad arrivare, dalle manifestazioni contro il TAV a Firenze, contro la guerra in Libia ed ultima in ordine cronologico quelle contro 15 studenti "colpevoli" di aver contestato la presenza di Visco all'Università di Novoli.
Di fatto quindi,  centinaia di persone sono sotto processo e denunciate a Firenze per le attività e le mobilitazioni politiche e sociali degli ultimi anni.

Lo Stato adegua continuamente la propria legislatura repressiva. Oggi si sviluppa in una cornice europea, sia nell'allineamento delle legislazioni che nel coordinamento delle forze di polizia e magistratura. Negli ultimi 20 anni numerosi sono stati i nuovi provvedimenti sviluppatisi in questo senso: dalle liste internazionali delle organizzazioni e delle persone “terroriste”, alla comune legislazione antiter, in Italia adeguata con il comma sexies al reato 270 del Codice Rocco, che definisce condotte “terroristiche” le pratiche proprie delle manifestazioni e delle contestazioni verso organi dello Stato, sovranazionali ed economici.  Le conseguenze di questo clima di controllo e repressione si sono concentrate anche sui conflitti sul lavoro. Se, da una parte, vengono attaccati i diritti dei lavoratori e limitato lo stesso diritto a manifestare, dall'altra le cariche verso i lavoratori in lotta, gli arresti, l'uso dei crumiri per sfondare i picchetti o di squadrette per intimorire gli occupanti (fascismo/repressione), i provvedimenti restrittivi a carico di chi attivamente partecipa alle mobilitazioni e/o porta loro solidarietà, sono diventati pratica comune di stati e padroni.
I processi, le denunce, gli arresti, le botte in piazza a lavoratori e studenti, sono ormai ovunque una costante. La repressione, come sempre, diventa una delle principali forme per garantire controllo sociale, disgregare momenti organizzativi, intimidire e spingere verso il “privato” migliaia di ragazzi e ragazze che si affacciano oggi nelle mobilitazioni di piazza, spinti tra l’altro da una condizione sociale giovanile estremamente difficile, pesantemente condizionata da oltre 25 anni di tagli continui a scuola ed università, con conseguente impoverimento della qualità didattica.
Scuola ed università diventano non a caso luoghi dove le forme proprie di controllo (dalle note alle sospensioni, fino ad arrivare alle espulsioni…) vengono sostituite con modelli culturali repressivi finora mai usati in questi ambiti, con le richieste di intervento di polizia e carabinieri. Di fatto, applicando alla gestione dei comportamenti "devianti" e del disagio dispositivi repressivi propri di altre istituzioni, la scuola abdica al suo ruolo educativo (i cani davanti e dentro le scuole, le operazioni spettacolari dei carabinieri, l'utilizzo dell'emergenza bullismo), ed il corpo docente rischia di essere relegato ad una sorta di "guardia scolastica”. Così come assistiamo sempre più spesso alla cooptazione per finalità repressive di alcuni settori del lavoro: dai controllori degli autobus nella repressione dell'immigrazione, al personale medico per reprimere comportamenti devianti attraverso i TSO, ai vigili del fuoco in manifestazioni e sgomberi. Vediamo territori sempre più militarizzati, a maggior ragione se contesti di lotte e vertenze significative (dalla Val Susa a Napoli), parallelamente ad una sempre maggiore militarizzazione delle stesse forze dell'ordine con ricadute pesanti sulla gestione stessa dei conflitti, sempre più vicina ad una strategia propria delle zone di guerra.

Tutto ciò la dice lunga sulla fase di profonda arretratezza che la sinistra italiana sta vivendo. Mentre i magistrati dalle aule dei tribunali svolgono il loro naturale ruolo nella strategia repressiva, parte della sinistra si butta a capo fitto nel giustizialismo, nella legalità e nella sicurezza. In questo senso possiamo dire con certezza che questo sistema culturale ha fatto breccia: la presa di distanza od il silenzio, la desolidarizzazione, finanche la denuncia, come abbiamo visto per il 15 ottobre 2011, sono purtroppo diventate pratiche comuni anche in parte del movimento.

Crediamo che rispondere alla repressione, manifestare la solidarietà necessaria a chi lotta non voglia dire piangersi addosso, ma al contrario siano tutti elementi che contrastano l’agire dello Stato. Non basta dire banalmente che alla repressione si risponde con le lotte…questa è una completa ovvietà!
Alla repressione bisogna rispondere anche con la comprensione del fenomeno, con la solidarietà, con la diffusione delle informazioni, con l’appoggio materiale ai compagni, con le mobilitazioni ed il coinvolgimento su questo terreno dei più ampi settori possibili. Questo, a nostro parere, rafforza le nostre posizioni, contribuisce a ricostruire dei rapporti di forza adeguati a non dover subire passivamente lo Stato e rende chiaro a compagni ed avversari che nessuno verrà lasciato solo. Se, per i nostri limiti, rinunciamo a questo, continuiamo a fare passi indietro.                                                                                 

Allora, di fronte a questo scenario, si deve avere la capacità di affrontare il fenomeno  e  rilanciare anche su un terreno di mobilitazioni comuni, necessario proprio nella costruzione di legami sociali e di solidarietà che contrastino visibilmente le strategie di controllo e repressione.

Solidarietà per tutti i compagni e le compagne denunciati, sotto processo, in carcere.

Centro Popolare Autogestito fi-sud

giovedì 21 marzo 2013

pc 21 marzo - operai siderurgici dell'arcelor Mittal si scontrano con la polizia in Belgio


Belgique : Fin de manif ArcelorMittal mouvementée

A l’occasion d’une séance du parlement wallon, environ 500 travailleurs d’ArcelorMittal ont défilé dans les rues de Namur en début d’après-midi. Alors qu’une délégation de syndicalistes était reçue par les parlementaires, les manifestants se sont opposés au forces de l’ordre qui avaient été déployées en nombre devant et autour du bâtiment. Des projectiles et de la peinture ont volé, suite à quoi un manifestant a été arrêté. Les métallos ont alors tenté de forcer le cordon policier. Les forces de l’ordre ont répliqué avec leurs autopompes, blessant trois personnes. Le manifestant arrêté a rapidement été relâché.
Déploiement policier pour une manif ArcelorMittal

pc 21 marzo - SU PATRIARCATO E PATRIARCALISMO

Riportiamo stralci di una parte di un lungo documento proveniente dal Canada, intitolato “In difesa del femminismo proletario” uscito sul blog: http://www.moufawad-paul.blogspot.com.es/.
Questa parte che tratta della differenza tra “patriarcato e patriarcalismo” fornisce un utile contributo al lavoro teorico per una corretta linea e prassi femminista proletaria rivoluzionaria che affronti la questione delle donne in termini di classe e di genere, demolendo false idee, da cui provengono anche politiche, in senso lato, devianti.

Da un lato l'idea, presente anche in settori dei movimenti femministi, che la condizione di discriminazione e oppressione delle donne, il ruolo di subordinazione che viene mantenuto e anzi rafforzato nella crisi all'interno della famiglia perchè sempre più utile come ammortizzatore sociale sia pratico che ideologico nel sistema capitalista, il maschilismo con tutto il carico tragico di violenze sessuali e uccisioni, siano da addebitare unicamente al permanere di aspetti del patriarcato, e come tali, in contrasto con l'attuale sistema sociale; di conseguenza a questo normalmente si risponde con proposte e politiche riformiste che vogliono mascherare la vera causa che è l'attuale sistema capitalista e deviare la lotta contro di esso.

Dall'altro l'idea, presente soprattutto nei settori della borghesia, che negando una pesante presenza di concezioni, ideologie, condizioni di vita, che potremmo definire “patriarcaliste”, vogliono negare la condizione generale e sociale di subordinazione delle donne, nei fatti la limitano a situazioni individuali in contrasto con una società che consentirebbe alle donne un percorso emancipativo; di conseguenza a questo si risponde con il pensiero e la politica del “gli ultimi restano indietro” (per colpa loro), e con la “emancipazione” solo per una ristrettissima minoranza di donne della propria classe, e rigidamente all'interno dei canoni del sistema borghese, per cui il doppio sfruttamento e oppressione della maggioranza delle donne è uno dei puntelli principali.

Nello stesso tempo negare il permanere di ciò che possiamo chiamare “ideologie patriarcali”, “concezioni maschiliste” nega in termini antimaterialistico dialettici il rapporto tra sovrastruttura e struttura. Nel senso che è la struttura che determina le idee, ma queste a loro volta hanno influenza sulla pratica e possono diventare “forza materiale” che indirizza/devia la pratica.

Questo pone al movimento rivoluzionario proletario delle donne la necessità di una lotta articolata, ricca, a 360°, che non perdendo mai la rotta delle ragioni determinate dal modo di produzione capitalista, di classe della condizione delle donne, punti sempre le sue armi contro il nero dell'ideologia che per le donne non resta affatto solo nel cielo delle idee ma avvolge pesantemente tutta la loro vita.


Infine, riprendendo una frase del testo canadese che dice “le relazioni patriarcali, intrinseche ai precedenti modi di produzione, sono state riportate e incorporate nella struttura del capitalismo realmente esistente”, noi pensiamo che non sia soltanto un “riportare e incorporare”, ma il sistema capitalista in questo ambito ha prodotto parecchio di “suo”, anche se più subdolo ma non meno pesante, per mantenere ed usare l'oppressione delle donne, che oggi potremmo sintetizzare nella neo nazista ideologia de “gli uomini che odiano le donne”. E questo richiede aggiornare ed affilare le nostre armi teoriche, di analisi e soprattutto di lotta.


DAL DOCUMENTO PROVENIENTE DAL CANADA “IN DIFESA DEL FEMMINISMO PROLETARIO”

Si “...fraintende la distinzione che viene fatta tra patriarcato e patriarcalismo...
...La distinzione qui è tra il patriarcato come una parte essenziale del modo di produzione contro il residuo del patriarcato che si conserva nella sovrastruttura e ostacola quindi lo sviluppo della base. Il primo è essenziale per i rapporti di produzione precapitalistici in cui la posizione della donna nella società è determinato dal fatto che essa è formalmente classificata come "proprietà", che la proprietà viene ereditata dagli uomini invece delle donne... e dove la divisione sessuale del lavoro è, in ultima istanza, intrinsecamente parte della divisione materiale del lavoro. Il secondo non nega che ci sia la continuazione dei rapporti patriarcali solo che sono state trasformati dal capitalismo: il capitalismo come modo di produzione non richiede questa divisione di genere del lavoro al fine di mantenere il capitalismo e tuttavia, allo stesso tempo, conserva questa divisione di genere del lavoro - questo è ciò che si intende per patriarcalismo.
E quindi, sì, la famiglia patriarcale esiste ancora in una certa misura, ma non è identica a quella famiglia patriarcale che esisteva prima del capitalismo; anzi, nell'epoca del capitalismo si assiste a lotte femministe che non sarebbero potute esistere in epoche precedenti, se non in misura molto limitata, e che sono riuscite a vincere alcuni diritti borghesi. Sì, questi diritti saranno sempre tenui, possono essere autorizzati sotto il capitalismo senza compromettere il capitalismo; non avrebbero potuto esistere per le donne sotto, per esempio, il feudalesimo senza compromettere il feudalesimo....
...La teoria di Mao “Sulla contraddizione”, spiega come la conservazione di residui di ideologie di modi di produzione precedenti possono ostruire la base materiale e diventare "concetti autodeterminanti".
Ancora, definire che questi sono solo "formali", perché fanno parte della sovrastruttura, significa ignorare tutto ciò che i maoisti dicono circa la Sovrastruttura e il suo ruolo: la sovrastruttura non esiste in piani separati connessi alla base - non sono "liquidati" e quindi irrilevanti - ma sono davvero concetti autodeterminanti che sono conservati e vanno così a deformare lo sviluppo della base materialistica. Affermare che patriarcato è un elemento costitutivo della base economica del capitalismo è estremamente problematico. Possiamo immaginare un mondo possibile in cui il capitalismo, astrattamente, funzioni senza il patriarcato: secondo i dettami del capitalismo astratto, non ci sarebbe
ragione logica del perché il patriarcato dovrebbe ancora esistere in quanto le donne sarebbero sfruttate proprio come gli uomini con i diritti borghesi. Eppure, ovviamente, le donne proletarie sono di solito doppiamente oppresse, nonostante la logica di quest'astratto capitalismo e quindi è necessario chiedersi il perché.
Perché le relazioni patriarcali, intrinseche ai precedenti modi di produzione, sono state riportate e incorporate nella struttura del capitalismo realmente esistente. Questa distinzione può sembrare accademica, ma è importante per due ragioni: a) dimostra che il femminismo proletario non respinge semplicemente il patriarcato come qualcosa che non esiste più, ma cerca di dare un significato in un modo capitalistico di produzione, b) allora potremmo sostenere che una rivoluzione potrebbe essere prodotta da una lotta di classe della classe femminile contro la classe maschile? - proprio l'argomento delle femministe radicali criticato dalle femministe proletarie - quando è evidente che le donne come classe sociale di questo storico frangente non possono essere unite come classe.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
21.3.13

pc 21 marzo - la rivoluzione civile era con Manganelli che Ingroia la voleva fare ! intanto Vendola per farsi riconoscere come uomo di stato fa il servo dei servi dello stato di Polizia

La dichiarazione di cordoglio da parte di Ingroia, leader di Rivoluzione Civile, per la scomparsa del capo della polizia Manganelli rivela ancora una volta le contraddizioni di un'operazione politica che doveva parlare al popolo della sinistra ma che ha scelto, per farsi rappresentare, un pezzo degli apparati statali.

"Cordoglio per Antonio Manganelli grande poliziotto e uomo di Stato dalla schiena dritta".

Per quanto ci riguarda nessuna sorpresa per le dichiarazioni di un magistrato, di un uomo che appartiene agli apparati dello Stato e che con essi, o almeno con una parte di essi, si identifica. Ingroia aveva già detto come la pensava, prima di buttarsi in politica, ai tempi della condanna di alcuni dirigenti di Polizia per i fatti di Genova 2001.

Sulla morte di Manganelli, questa volta, parla via facebook, Nichi Vendola:

"Manganelli è stato un vero servitore dello Stato, un sincero democratico, un protagonista intelligente e determinato della lotta contro le mafie. Lo ricordo per la sua limpidezza e umanità.
Gli dico addio con sincera commozione".

mercoledì 20 marzo 2013

pc 20 marzo - i padroni e i loro partiti in Parlamento preparano un nuovo governo che prosegua la strada di Monti

Tutti uniti in Parlamento, ci vuole un nuovo governo, padroni ed Europa del capitale premono.
Sia esso guidato da Bersani, come vuole il PD e non solo, sia guidato da un altro del PD capace di raccogliere più adesioni in Parlamento, sia guidato da un esterno - a chi e a che cosa  non è poi chiaro - come vuole Grillo; Lega e PdL vogliono un governo qualsiasi per condizionarlo e prepararsi a nuove elezioni.
Tutti sono pronti a mettere da parte le promesse elettorali, tutti ben decisi a non tener conto di circa il 30%
che ha rifiutato di dare a tutti loro il voto - unico vero 'primo partito' - e a tenere poco conto di chi ha votato per 'protesta' - sbagliando -  per Grillo, se non solo con cambi di facciata, con uomini cosidetti presentabili alla Grasso-Boldrini, che si tagliano un pò i loro emolumenti ufficiali.
Grillo è per metà un cane che abbaia ma non morde, e per metà un ducetto internauta con oscuri pesonaggi al fianco, che rischia di trasformarsi da comico in tragico, se settori delle masse gli danno corda e se anche settori del movimento di opposizione non vedono l'ora di sostenere, capire, dialogare, ecc.
Lavoro, salario garantito ai disoccupati, fermare i licenziamenti, fine della precarietà e contratti veri, difesa della salute e della sicurezza in fabbrica e sul territorio, blocco delle grandi opere della speculazione affaristica e militaristica da Notav Valsusa a Nomuos Sicilia, no alle leggi razziste antimmigrati e no allo sdoganamento dei fascisti, no all'aumento delle spese militari, al militarismo e all'imperialismo interventista,  no allo stato di polizia, sono tutte cose che necessitano lotta e organizzazione autonoma, indipendente, di classe e non teatrini della politica di 'sinistra'. Questa grottesca parte lasciamola ai Carc-(n)PCI, ex rivoluzionari, oggi 'grillini' d'adozione, pulci che cavalcano elefanti, sentendosi guida dell'elefante.
Il 16 marzo abbiamo avuto una grossa manifestazione antifascista e anticapitalista. il prossimo week-end vede appuntamenti importanti, grandi o piccoli numeri che siano, dalla manifestazione all'Ilva e a Taranto della Rete nazionale per la sicurezza e la salute in fabbrica e sul territorio, allo sciopero di un grosso settore di operai immigrati della logistica, alle manifestazioni NOTav, Nomuos.
Proletari comunisti sostiene tutte queste lotte per far avanzare un  messaggio e una indicazione di classe nelle file proletarie e popolari. E' poco, ancora molto poco, soprattutto davanti alla necessità di costruire un sindacato di classe e di massa e un partito proletario, rivoluzionario, un partito comunista di tipo nuovo.
Ma è meglio che niente, è un eterno inizio che speriamo avanzi, è un embrione che speriamo diventi persona.

proletari comunisti - PCm italia
20 marzo 2013

pc 20 marzo - La NATO sta preparando l'aggressione in Siria con l'appoggio logistico di Turchia e Italia


Siria, comandante Nato: "Pronti a intervenire su modello libico"



BRUXELLES- "Se ci dovesse essere una richiesta di intervento da parte dell'Onu, l'Alleanza Atlantica sarebbe pronta a fare la sua parte anche in Siria, sul modello di quanto fatto in Libia nel 2011".
Lo ha detto il comandante supremo delle forze Nato, l'ammiraglio americano James Stavridis. "La situazione in Siria – ha aggiunto – peggiora, senza che ci sia in vista, al momento, la fine di una brutale guerra civile".

pc 20 marzo - Sullo sciopero della logistica del 22 marzo e oltre - un contributo

proletari comunisti sostiene tutte le lotte che si svolgono nel settore , invitando all'unità di classe

intervento

Ci siamo. Dopo tanti anni passati davanti ai cancelli dei vari luoghi della logistica, si prova a fare un importante passo in avanti.
I lavoratori del settore lo vogliono e lo hanno costruito con la loro fatica quotidiana fatta di nottate al freddo e a respingere provocazioni e manganellate.
Lo vogliono perchè è una risposta di grande dignità contro caporali, sindacati confederali complici e istituzioni conniventi con sistemi schiavistici e mafiosi di sfruttamento.
Lo vogliono perchè è molto tempo che hanno iniziato a riprendersi ciò che loro spetta e non vogliono fermarsi.

Infatti, tanti anni sono passati da quando ad Origgio, dopo mesi di lotta, alla vigilia di natale si strappava una vittoria importante con accordo e rientro di tutti con in più il fondamentale riconoscimento dei sindacato di base come vero rappresentante dei lavoratori. Da allora tante vittorie e anche qualche sconfitta. Da allora il livello di scontro con tutti i vari livelli repressivi (da quello delle forze dell'ordine a quello dell'isolamento razzista voluto da istituzioni: su tutti il caso ikea piacenza) è andato progressivamente aumentando.
La risposta è sempre stata importante: i lavoratori e i solidali hanno costruito intelligenza nell'intervento, compattezza e grandissima solidarietà.

Da Milano a Piacenza, da Bologna a Padova e così via, masse di lavoratori e militanti antagonisti hanno attraversato i territori per raggiungere e costruire forza senza mai che gli uni sovradeterminassero altri. Anzi si è costruito un fronte compatto tra soggetti paritari che sanno utilizzare comitati di lotta specifici, sindacato di base, coordinamenti a seconda di quello che la lotta specifica e generale richiede.

E molto importante sono stati in questi anni i contribuiti di molte realtà e molti compagni che trovandosi lontano dallo specifico luogo dell'intervento hanno voluto comunque esserci.
Sono coloro che hanno dato vita a iniziative per la cassa di resistenza dei lavoratori licenziati; sono coloro che hanno bombardato i siti dei committenti delle cooperative sfruttatrici (su tutti il grande danno d'immagine a ikea attraverso il blog della casa svedese); i presidi di solidarietà davanti ai negozi come Esselunga, billa, ikea...
Un gran lavoro in costante collegamento con chi davanti ai cancelli riprendeva la pratica (volutamente dimenticata dai sindacati complici) del blocco dell'attività durante lo sciopero.

Certo nel corso degli anni sono arrivate denunce (il 29 marzo a Saronno ci sarà l'udienza per il processo su Origgio contro tanti lavoratori e tanti militanti). Un nostro compagno e una nostra compagna sono stati obiettivo mirato di una vendetta "preventiva" della questura che ha portato ad una condanna definitiva a 7 mesi e mezzo e il nostro compagno è in attesa della sua esecuzione.
E' di questi giorni il foglio di via da Piacenza per Aldo Milani (coord.nazionale Si Cobas) e altri militanti. Fatto ancor più grave perchè colpire un sindacalista che sedeva al tavolo delle trattative (a memoria di lotta sindacale fatto mai visto) da il senso di quanto ormai ogni lotta rivendicativa e sociale assuma, per le controparti, la dimensione di scontro aperto ma anche di paura della dimensione che il conflitto sta assumendo.

Ovviamente ciò non ferma niente.
La giornata del 22 è importante per tutti ed è una messa alla prova di quanto diffuso possa essere il fronte. un fronte costruito, stavolta senza retorica o frasi di comodo, veramente dal basso. I compagni e i militanti hanno appoggiato e costruito insieme senza mai pensare di primeggiare.
Anzi più volte il contesto in cui ci si è trovato è stato quello di assimilare e imparare. Essere presenti senza parlare di astratta politica, sapendo che la politica è da costruire sul campo e nella quotidianità.





Così si è costruito in questo mese e mezzo assemblee preparatorie.
Mentre il mondo guardava altrove, demandando la soluzione di ogni problema al solito teatrino della politica parlamentare ora investito da un’ ondata di radicalismo interclassista, i lavoratori hanno costruito assemblee in più città nello stesso giorno (3 marzo) con collegamento in streaming e proponendo una piattaforma rivendicativa di grande importanza e concretezza .
Hanno continuato con assemblee davanti ai singoli magazzini. Sono arrivati a metà marzo ad un ulteriore assemblea per tutti tenutasi a bologna e ben riuscita, per poi ricalarsi nei singoli territori per ulteriori confronto per preparare la giornata di questo venerdi

Il risultato è già stato ottenuto: i lavoratori hanno deciso modalità e strumenti.
I lavoratori vogliono dignità e respingono al mittente ogni tipo di provocazione repressiva o mediazione. Mandano un segnale a chi (cgil-cisl-uil) senza legittimità si sta sedendo al tavolo della trattativa nazionale: sono i lavoratori che decideranno.

E se questa settimana è iniziata con il blocco degli straordinari, venerdi i presidi saranno il segnale della compattezza e della dignità.
Segnale che si vorrebbe arrivasse a chiunque lotta.
Perché il 22 è una tappa di un percorso più complessivo che deve coinvolgere un contesto di cambiamento generale necessario.
Ecco, questo i lavoratori della logistica stanno provando a praticarlo, a partire dai loro bisogni primari con l’unico strumento nelle loro mani: la lotta di classe.

Centro Sociale Vittoria
www.csavittoria.org

mercoledi 20 marzo 2013

pc 20 marzo - Via Obama, il "fiero alleato di Israele", dalla Palestina!


Mentre il capo dell'imperialismo USA, Obama, da ieri in Israele, visiterà la batteria antimissile Iron Dome dello stato terrorista israeliano, la stessa che ha seminato morte tra i palestinesi di Gaza nell'agosto 2011 e nel novembre 2012,  dice di essere un "fiero alleato di Israele", e che "l'alleanza è per sempre", il popolo palestinese gli sta preparando l'accoglienza manifestando a Ramallah e a Gaza, bruciando il suo ritratto e bandiere USA, scontrandosi con la polizia dell'ANP che ha pure cercato d'impedire di raggiungere i principali uffici del presidente Mahmoud Abbas a Ramallah. Manifestanti a Betlemme hanno guidato l’auto su un manifesto di Obama lunedì, dipingendo una svastica sulla sua fronte.
Il cantante palestinese Alaa Shaham e altri artisti hanno registrato un video-clip satirico in cui viene mostrato un attore che interpreta Obama fermato a un posto di blocco israeliano alla guida una BMW in un campo profughi palestinese affollato.“Obama è in ritardo, povero ragazzo. Deve avere una buona scusa”, canta Shaham.
Nessun negoziato di pace può portare all'autodeterminazione nazionale e sociale del popolo palestinese e la visita in Israele del capo dei criminali imperialisti è l'ennesimo sostegno all'occupazione israeliana della terra dei palestinesi.
Esercito d'occupazione nazisionista, genocidi, espansione continua di colonie, migliaia di palestinesi nelle carceri, negazione al ritorno dei profughi, sono la realtà di quella che imperialisti, sionisti e i loro servi corrotti chiamano "pace".
Solo con l'esplosione di una nuova rivolta il popolo palestinese potrà formare una nuova direzione e con la trasformazione di una nuova Intifada in guerra popolare le masse arabe e palestinesi potranno riprendere il proprio cammino per la propria liberazione.
Con la Palestina nel cuore.

pc 20 marzo - Sardegna - Salto di Quirra, la mattanza del Poligono. Cento morti sospette, tumori, deformità

Istituita nel 1956, l'area militare situata nel Sarrabus, in Sardegna, è una piccola industria che dà lavoro a soldati, civili, tecnici. Ha ospitato sperimentazioni belliche e addestrato soldati di tante nazionalità. Migliaia di esplosioni di missili terra aria e anticarro - pure i famigerati Milan francesi che rilasciavano torio radioattivo - hanno provocato conseguenze letali su uomini, animali e territorio. Domenico Fiordalisi, capo della procura di Lanusei, ha indagato sulla vicenda. Venti persone (tra cui 7 generali) sono finite sotto inchiesta per aver nascosto il disastro ambientale: l'udienza è fissata per il prossimo 17 luglio Era una famiglia numerosa e compatta. Due anziani genitori e dieci figli che si dividevano i lavori per mandare avanti questo piccolo podere: gli alberi da frutta, l'orto, i campi da arare, gli animali da cortile, le pecore e le mucche da accudire, un po' allo stato brado un po' riparate dentro la stalla bianca, poco discosta dalla casa. Più in là, a qualche centinaio di metri sulla collina, le cupole di due strani edifici, anch'essi bianchi. Il Poligono militare di Salto di Quirra incombe e circonda questo e altre decine di piccoli poderi, case sparse, ovili.

La gente di queste terre conserva il pudore antico di chi non ama esibire il dolore. E ti racconta storie drammatiche chiedendo l'anonimato. C'erano dieci figli, qui, ma due se li è portati via il tumore e altri due combattono contro la stessa malattia. E la mamma, donna forte senza più lacrime, seduta al tavolo della scarna cucina, dice che lei stessa è stata colpita dal male, anche se sembra non curarsene, anche se non sa come andrà a finire. C'è il pudore atavico, ma c'è anche la paura d'essere accusati di esibizionismo, di danneggiare la povera economia locale di questa zona della Sardegna povera tra le povere, il Sarrabus.

È già accaduto, e l'ostracismo sociale si fa più feroce quando c'è di mezzo il lavoro e la già misera occupazione rischia di estinguersi. Perché il poligono è una piccola industria che dà da mangiare a qualche centinaio di persone. Militari, ma anche civili, operai e tecnici altamente specializzati della Vitrosicet, l'azienda legata all'Aeronautica, che controlla i sistemi elettronici degli armamenti impiegati nel poligono e ne cura la manutenzione. Naturale, quindi, che per anni i pochi avventurosi che osavano protestare contro questa e altre basi militari che fanno della Sardegna la regione a più alto tasso di occupazione militare del territorio, abbiano dovuto combattere su due fronti: i militari e i loro alleati, cioè buona parte della popolazione di Villaputzu, di Muravera, di San Vito, Di Perdasdefogu. Paesi dove per anni si sono tenuti convegni presieduti dai sindaci per confutare gli ambientalisti anti base, per dire che nessun danno alla salute poteva venire dai missili e dalle bombe, i cui fragori e le cui nuvole di polvere invadevano case a campagne. 

C'è voluta tutta la testardaggine e forse la temerarietà di Domenico Fiordalisi, capo della procura di Lanusei venuto dalla Calabria, dove si è occupato a lungo di antimafia, per bucare il muro d'omertà che ha sempre avvolto il poligono con la sua propaggine a mare di Capo San Lorenzo, costa est dell'isola. Centotrenta chilometri quadrati di terra selvaggia e mare bellissimo, interdetto, però, alla navigazione e alla pesca, e sfregiato nei suoi fondali da ogni sorta di rifiuto militare: obici, bombe inesplose, pezzi di missile, come hanno documentato i sommozzatori inviati da Fiordalisi per inserire anche questo tassello nella mole di dati, reperti, analisi e testimonianze che costituiscono il nerbo di un'inchiesta ambientale che per la prima volta in Italia ha intaccato la sacralità di un'istituzione militare .

Non era mai accaduto che sette generali dell'Aeronautica militare, sei dei quali ex comandanti del Poligono, ma anche due colonnelli, un maggiore, un tenente, oltre a tecnici e ricercatori di società private e dell'Istituto di Scienze ambientali Sarfatti dell'università di Siena, medici e persino un sindaco, quello di Perdasdefogu, per un totale di venti persone, venissero messi sotto accusa per reati che vanno dalla "omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri" al falso ideologico per avere cercato di nascondere la reale portata del disastro ambientale causato dalle attività del Poligono.

L'udienza definitiva del giudice dell'udienza preliminare che dovrà decidere se avviare a processo gli accusati, dopo una serie di rinvii è fissata per il 17 luglio, giorno in cui si pensa sarà pronta la perizia disposta dal Gup per verificare se le attività dentro il Poligono, con la conseguente diffusione di elementi letali per la salute dell'uomo, abbiano o no avuto ripercussioni sul territorio circostante, come afferma la pubblica accusa.

Sta lì da 57 anni il Poligono interforze del Salto di Quirra, essendo stato istituito nel 1956 con il compito preciso di sperimentare nuovi sistemi d'arma. Ma non è un Poligono per le sole forze armate italiane. Qui vengono ad addestrarsi israeliani, turchi, tedeschi, inglesi, paesi della Nato ma anche paesi dell'est e, in passato, persino i libici di Gheddafi. La notte del 27 giugno 1980, in cui l'aereo Itavia diretto a Ustica fu colpito e abbattuto da un missile rimasto misterioso, nel Poligono, secondo alcuni testimoni, erano presenti specialisti libici, che la mattina dopo furono rispediti in tutta fretta a casa.

Gestito dal centro sperimentale volo del comando logistico dell'Aeronautica militare, il Poligono è diviso in due aree. Quella a mare, di 2mila ettari per 50 chilometri di costa, verso cui, attraverso le rampe, avvengono i lanci di missili terra aria che viaggiano verso bersagli simulati e che riducono i fondali a un'immensa pattumiera. L'area a terra, di 12 mila ettari, è invece utilizzata per l'addestramento al tiro dagli elicotteri e con mezzi corazzati e di artiglieria. Qui fino al 2003 vennero lanciati 1187 dei famigerati missili anticarro Milan, di fabbricazione francese, ritirati poi proprio perché considerati pericolosi a causa del rilascio di torio radioattivo contenuto nei loro sistemi di guida. È in quest'area, in zona Torri, esposta a tutti i venti perché a 600 metri sul livello del mare, che avveniva, dal 1984 al 2008, quella sorta di tiro al bersaglio contro munizioni e sistemi d'arma ormai obsoleti, che il Procuratore Fiordalisi cita nell'atto d'accusa contro i generali. "Enormi quantità di munizioni e bombe fuori uso che provenivano dagli arsenali di tutt'Italia e varie teste di missili Nike, che avevano valvole radioattive, con cariche di biglie al tugsteno, altamente cancerogene se vaporizzate nell'aria e respirate... e missili anticarro come il Tow che contiene amianto".

Forti esplosioni che, secondo i periti della Procura, producevano nuvole di nanoparticelle che poi ingerite per via diretta o attraverso il cibo e l'acqua avrebbero provocato un centinaio di morti tra i 167 ammalati di tumori, accertati tra pastori e altri abitanti e dipendenti civili e militari del poligono. Esplosioni provocate anche da altri tipi di esperimenti. Come i bombardamenti contro simulazioni di gasdotti e condotte petrolifere, per testarne la resistenza in caso di attentati.

Oltre ai morti, sostiene Fiordalisi nella sua indagine, vanno contate le deformità di animali e persone. Agnelli nati con un solo occhio e con mostruose alterazioni, secondo le segnalazioni di due veterinari della zona, dalle rivelazioni dei quali è nata l'inchiesta. Ma anche numerosi casi di bimbi malformati e menomati. Nel paese di Escalaplano nei giorni scorsi è morta, all'età di 25 anni, Maria Grazia, una ragazza nata nel 1988 con gravi menomazioni. In quell'anno, nel paesino che conta poco più di duemila abitanti, furono ben 14 i bambini nati con malformazioni o tumori mortali. Il caso di Maria Grazia, della cui mamma Fiordalisi è riuscito, dopo molte e delicate insistenze, ad avere la testimonianza, è raccontato nell'inchiesta ed è uno dei pilastri d'accusa.

La risposta degli scettici è però sempre la stessa: niente di quel che dice Fiordalisi può essere dimostrato. Intanto, dice l'Avvocato dello Stato Francesco Caput, in difesa dei generali e degli ufficiali, "una commissione d'inchiesta parlamentare ha escluso la presenza nel Poligono di uranio impoverito e quindi è escluso qualsiasi collegamento con la salute della gente del posto". E così si avanza la richiesta di un'indagine epidemiologica per dimostrare che l'incidenza dei morti di tumore, sul totale della popolazione del Sarrabus, è irrilevante se non inferiore a quella di altre zone dell'isola. Una richiesta che fa andare su tutte le furie Mariella Cao, combattiva e storica leader antimilitarista di "Gettiamo le basi": "Questi vogliono spalmare i poveri morti su tutta la popolazione. Ma i morti accertati, un centinaio, sono tutti concentrati tra i pastori della zona e nella frazione di Quirra. Guarda caso nelle zone più esposte alle esplosioni".

Il giudice Nicola Clivio che presiede il procedimento preliminare per decidere se mandare a processo i 20 accusati, ha ammesso ben 62 parti civili. Un numero straordinario di parti offese: oltre ai parenti delle vittime, i pastori sfrattati dal Poligono, associazioni ambientaliste, la Provincia di Cagliari, i Comuni di Villaputzu, Ulassai, Tertenia e Villagrande e persino una decina di abitanti che pur non lamentando danni diretti, rivendicano però il danno da esposizione. Manca invece il governo e, soprattutto la Regione Sarda.

In silenzio, attenta a ogni fase del dibattimento, c'è una donna che non ha quasi mai perso un'udienza nel tribunale di Lanusei. È la madre di Valery Melis, il militare di Cagliari morto a 26 anni per un linfoma di Hodgkin dopo una missione in Kossovo e vari addestramenti nel poligono di Capo Teulada. È stata la prima a denunciare il legame tra le esplosioni e le morti per tumore di militari e civili. In primo grado, in sede civile il governo è stato condannato a risarcire la famiglia di Valery. Poi, dice lei con un sorriso mesto, "c'è stato il ricorso del governo e ancora aspettiamo giustizia".

pc 20 marzo - questo parlamento è come quello di prima.. o forse peggio a giudicare dai capogruppi PD/PDL

SI VERGOGNINO
Il nuovo capogruppo sedicente democratico al Senato della Repubblica è il democristiano cagliaritano Luigi Zanda; costui si lamenta - lo scrive Sonia Oranges, nel suo pezzo pubblicato a pagina cinque dell'edizione del Secolo XIX di mercoledì venti marzo - perché, poverino, non sa come fare: "Ho una settantina di ex parlamentari senza pensione da sistemare".
E' evidente che nessuno di questi 'signori' ha alcuna intenzione di tornare a lavorare onestamente per vivere: forse trovano ignominioso che un ex rappresentante del popolo italiano torni a produrre la ricchezza del Paese, invece di continuare ad accaparrarsene una buona fetta senza fare assolutamente nulla per meritarla.
A questo punto il lettore potrebbe pensare che, quello dei 'parlamentari esodati', sia un problema che tocca soltanto via Sant'Andrea delle Fratte 16 - la sede romana del Partito (sedicente) Democratico - ma è evidente che non può essere così: tutti i gruppi parlamentari hanno avuto degli avvicendamenti interni e si trovano alle prese con questa situazione; il metodo di risoluzione del problema è sempre lo stesso per tutti, cambia soltanto lo stile con il quale si da attuazione allo schema.
Ogni fine di legislatura, per la quasi totalità dei collaboratori parlamentari - leggasi portaborse - la fine della stessa coincide con il termine del proprio periodo di assunzione; il sistema per ricollocare i 'parlamentari esodati' è semplice e naturale, a questo punto: non si rinnovano i contratti a coloro che sono in scadenza, e li si sostituisce con qualcuno di lorsignori.
Come dicevo, la differenza tra le varie 'sensibilità politiche' consiste semplicemente nel metodo di esecuzione di tale sconcio, e come al solito la palma del peggiore se la aggiudica il Popolo della Libertà: il nuovo capo dei deputati, Renato Brunetta, si affretta a far disattivare il passi agli ex dipendenti, senza neppure premurarsi di avvisarli; la solita manifestazione di arroganza da parte di uno dei peggiori personaggi che la storia delle istituzioni della Repubblica italiana ricordi.
Genova, 20 marzo 2013

Stefano Ghio - Proletari Comunista Genova
http://pennatagliente.wordpress.com

pc 20 marzo - INFORTUNI SUL LAVORO, I MIGRANTI RISCHIANO DI PIU'

I risultati di un rapporto dell'Anmil. Il divario è legato in primo luogo al fatto che gli stranieri sono occupati in settori come edilizia, metallurgia e agricoltura. Ma pesano anche le difficoltà di comunicazione in lingua italiana

di rassegna.it

Il rischio di morire sul lavoro per uno straniero è di gran lunga superiore rispetto a quello di un lavoratore italiano. È quanto emerge da un convegno dell'Anmil, che ha presentato il progetto "Cis - Cultura Integrazione Sicurezza", realizzato dall'associazione insieme all'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) e finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Gli infortuni sul lavoro occorsi ai lavoratori stranieri - è stato spiegato - costituiscono solo il 15,9% del totale nazionale, ma il tasso medio di incidenza infortunistica relativo agli immigrati è stimato pari a circa 40 infortuni per mille occupati rispetto a un tasso di 30 infortuni ogni mille occupati registrato tra gli italiani. Un divario legato in primo luogo al fatto che gli stranieri sono occupati in prevalenza in settori ad alto rischio come l'edilizia, la metallurgia e l'agricoltura.
 Ma un forte ruolo, sottolinea l'Anmil, lo giocano le difficoltà di comunicazione e comprensione sul posto di lavoro. In questo senso, l'approccio metodologico proposto dal progetto Cis - basato su corsi di formazione per l'insegnamento della lingua italiana e del linguaggio della sicurezza - sembra proporre, dicono, un modello valido ed efficace per la sicurezza dei lavoratori stranieri.
Quanto agli infortuni mortali degli stranieri, l'evoluzione degli ultimi anni fa registrare una crescita fino al 2008 cui fa seguito una sensibile flessione per gli anni seguenti. La quota degli infortuni mortali occorsi agli stranieri sul totale nazionale risulta comunque in crescita dal 16,8% del 2007 al 17,6% del 2011, e il divario a sfavore degli stranieri risulta ancora più pesante se si considera il tasso di incidenza degli infortuni mortali, che è pari a 0,06 casi mortali per mille occupati contro lo 0,04 dei lavoratori italiani.
Romania, Marocco e Albania, nell'ordine, le comunità che subiscono il maggior numero di infortuni. Nel 2011 queste tre da sole hanno totalizzato oltre il 40% di tutti gli infortuni occorsi a lavoratori stranieri. Se si considerano poi i soli casi mortali, la percentuale cumulata dei tre Paesi sale al 51,5%