EX ALFA _ LA PROPRIETÀ RIAPRE LE PORTINERIE E NE AFFIDA LA GESTIONE AD
ALTRI OPERAI
Volete liberarvi di
noi? Arrestateci
Esplode la rabbia dei 50 licenziati
Innova, senza paga da 30 mesi
di ROBERTA RAMPINI
— ARESE —
«QUESTA VOLTA non ci muoviamo da qui», urla un’operaia. «Se stiamo facendo
qualcosa di male che ci vengano ad arrestare, almeno a San Vittore abbiamo da
mangiare», aggiungono altri operai. La rabbia è tanta. La disperazione pure. E
così, dopo oltre trenta mesi in mezzo alla strada, senza lavoro, senza soldi, ci
sono giornate in cui la pazienza e la ragionevolezza lasciano il posto alla
lotta, quella dura. Ieri per i 50 operai dell’Innova Service di Arese, l’azienda
che si occupava della manutenzione e pulizia dell’area ex Alfa Romeo di Arese, è
stata una di quelle giornate. Da tre mesi e mezzo chiedono il rispetto della
sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha disposto per loro il reintegro
al posto di lavoro e il pagamento degli stipendi arretrati.
IL LICENZIAMENTO fu illegittimo. Loro hanno ragione. Lo ha messo nero su
bianco anche il Tribunale, ma l’Innova Service non intende ottemperare alla
sentenza e dalle istituzioni, a parte solidarietà e belle parole, non hanno
ottenuto nulla di concreto. E così ieri mattina, quando si sono accorti che la
proprietà dell’area industriale ex Alfa aveva riaperto due portinerie affidando
ad altri la sorveglianza, si sono arrabbiati. Prima hanno bloccato le ruspe che
stavano lavorando vicino alla portineria Sud-Ovest, quelle che da mesi stanno
abbattendo i vecchi capannoni industriali per fare spazio al più grande centro
commerciale d’Europa. «Vogliamo parlare con la proprietà dell’area, noi abbiamo
diritto a stare qui, lo prevedono gli accordi di programma», spiega un
operaio.
Ci sono stati momenti di tensione. Poi hanno spostato il presidio di protesta
davanti alla portineria Est: in corteo, spingendo il vecchio furgone simbolo di
mille battaglie operaie, hanno raggiunto la portineria e hanno bloccato
l’accesso ai camion fino alle tre del pomeriggio. Sulla strada per Garbagnate e
Arese si sono create lunghe code di camion. «Qui c’è lavoro per tutti tranne che
per noi - spiega Renato Parimbelli, delegato sindacale Cobas, ex operaio Innova
-. Hanno assunto altri operai e noi restiamo ancora una volta sulla strada.
Anche il lavoro che facevamo noi con l’Innova Service adesso è stato affidato a
operai sottopagati e senza diritti sindacali».
MA GLI OPERAI, tutti ex tute blu della Fiat, ieri mattina hanno fatto
un’altra amara scoperta: il monumento ai caduti realizzato con i paraurti della
Giulia e il grande stemma dell’Alfa Romeo, quello con il Biscione visconteo, che
si trovavano all’ingresso della portineria Est, non ci sono più. «Sono i simboli
della storia industriale di quest’area ma qualcuno sta cancellando tutto, non ci
stiamo. Ora basta».
roberta.rampini@ilgiorno.net
RHO SLITTA LA CAUSA CONTRO UN VIGILANTE PER UN EPISODIO DEL 2007
Sindacalisti aggrediti, nuovo
rinvio
— ARESE —
I FATTI risalgono al 6 aprile 2007. In quell’occasione quattro delegati dello
Slai Cobas furono aggrediti da un paramilitare addetto alla sicurezza della
portineria Est dell’area ex Alfa Romeo di Arese. Una di loro, Carmela Tassone,
finì in ospedale. Ieri mattina, dopo sei anni e mezzo, davanti al giudice di
pace di Rho si è aperto il processo contro l’aggressore che lavorava per una
delle società di Angela Di Marzo. Il processo è stato rinviato al 17 gennaio
2014 perchè all’imputato non era stata notificata la convocazione
dell’udienza.
PICCHIATI. Osteggiati. Beffati. Non c’è pace per i rappresentanti dello Slai
Cobas. E ancora una volta «dietro queste angherie c’è Angela Di Marzo»,
spiegano. «Il processo infatti inizialmente era stato fissato davanti al giudice
di pace di Rho, poi spostato in Tribunale a Milano perchè la delegata picchiata
aveva avuto una prognosi superiore ai due mesi - spiega Corrado Delle Donne,
rappresentante nazionale del sindacato di base -. Infine è stato trasferito
nuovamente a Rho. Intanto hanno perso il certificato medico, non hanno
notificato i documenti all’imputato e ora c’è anche il rischio della
prescrizione. Vogliono buttarci fuori dall’area perchè diamo fastidio, perchè
ostacoliamo le loro speculazioni immobiliari». Solo martedì scorso il Tribunale
di Milano aveva ammesso lo Slai Cobas e gli operai ex Innova Service come parte
civile nell’ambito di un altro processo contro la Di Marzo, accusata di aver
istigato un pubblico ufficiale a rivelare notizie d’ufficio riservate su Delle
Donne.
Ro.Ramp.
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