... LIBIA, SIRIA,
MALI...
Basta
guerre Basta spese
militari
Contro l’imperialismo
del governo italiano
Il vergognoso “ordine del giorno” del
Parlamento italiano che autorizza l’invio di istruttori militari, aerei,
finanziamenti e “supporto logistico” per la nuova guerra nel Mali
necessita di una pronta mobilitazione
contro il ruolo imperialista del nostro Paese.
Una politica di aggressione che ha già
determinato la distruzione della Libia e che si estrinseca oggi anche
nell’appoggio diplomatico, militare ed economico ai mercenari che stanno
insanguinando la Siria (tra l’altro, quegli stessi “jihadisti” che a febbraio
saranno ospitati ufficialmente alla Farnesina e che oggi l’Occidente dichiara di
volere combattere in Mali).
Contro questa politica criminale,
costellata da distruzioni, morti, crescenti spese militari, assolutamente
insufficiente è la mobilitazione dei movimenti che pure si battono contro il
governo Monti-Bersani-Alfano-Casini, forse perché, tra questi, (così come è
stato ieri per la Libia e oggi per la Siria) c’è ancora chi si illude che dalla
distruzione (in un modo o nell’altro) di un qualche “stato canaglia” possa
sprigionarsi un’altra “primavera araba”.
E
così non pochi hanno chiuso gli occhi sulle infami manovre del nostro governo
che ha dapprima rotto le relazioni diplomatiche con Damasco, poi comminato
sanzioni (che hanno gettato nella fame la popolazione siriana), poi riconosciuto
ufficialmente i “ribelli” (prima quelli del CNS ora quelli della Coalizione)
quali “legittimi rappresentanti del popolo siriano”, poi ha inviato, più o meno
nascostamente, soldi, armi e mercenari (come i quattro arrestati ad agosto alla
frontiera con il Libano), poi ha negato il visto di ingresso a parlamentari
siriani venuti ad incontrare loro colleghi italiani, poi ha spalleggiato la
Turchia nelle sue provocazioni ed appoggiato lo schieramento dei Patriot ai
confini con la Siria.
A
giustificazione della propria indifferenza, se non del proprio appoggio, non
pochi continuano a dare credito alle “notizie” di “armi di distruzioni di massa”
in mano ad Assad o ai “bombardamenti indiscriminati sulla popolazione” che
continuano ad inondare i nostri mass media; ignorando o sottacendo volutamente
le ormai centinaia di autobombe fatte esplodere (nei mercati, nelle strade,
davanti gli ospedali...) dai “ribelli”, le migliaia di civili inermi assassinati
per non essersi schierati contro Assad, le centinaia di migliaia di profughi che
scappano dalla guerra e dalla pulizia etnica e religiosa imposta dai “ribelli”.
Non c’è dubbio che Assad, come ieri
Gheddafi o Saddam, si è macchiato di crimini verso il proprio popolo, ma i
maggiori terroristi e dittatori (del capitale) sono i nostri governanti che
vestendo i panni della difesa della democrazia intervengono con le armi più
micidiali non per colpire i regimi o i fondamentalisti islamici, con cui hanno
abbondantemente collaborato e collaborano quando gli conviene, bensì per mettere
le mani sulle risorse e le massa di proletari di questi Paesi da sfruttare per
il loro profitto e, nello stesso tempo, ostacolare una efficace lotta per un
cambiamento non subordinato agli interessi occidentali e all’islamismo
reazionario.
La lotta contro gli attacchi del
governo alle nostre condizioni di vita e di lavoro e contro i tagli che rendono
precaria la nostra stessa sopravvivenza, deve andare di pari passo con
l’opposizione alla politica imperialista di distruzione e sfruttamento verso i
popoli di questi Paesi.
Per discutere su questi punti e
rilanciare un movimento contro la guerra, la Rete No War di Napoli, facendo
proprio l’appello “Giù le Mani dalla Siria” dell’estate 2012 indice
una
ASSEMBLEA
15 febbraio 2013, ore
16,30
Napoli, via Mezzocannone
16,
Nessun commento:
Posta un commento