sabato 1 settembre 2012

pc 1 settembre - Chiudere i moderni lager / libertà per gli immigrati

È accaduto nel centro di prima accoglienza di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Lo scorso 20 agosto un'altra rivolta era stata domata a fatica e il centro era stato totalmente distrutto


Nuova rivolta nel centro di pronta accoglienza di Pozzallo (Ragusa) da parte di una sessantina di migranti che erano stati trasferiti in mattinata da Porto Empedocle. Feriti lievemente 5 uomini delle forze dell'ordine. Lo scorso 20 agosto un'altra rivolta era stata domata a fatica e il centro era stato totalmente distrutto. La polizia aveva proceduto a individuare gli autori della rivolta e ad arrestare 14 cittadini tunisini.

Oggi la storia si è ripetuta. I tunisini sono giunti a Pozzallo nelle prime ore del mattino e il viaggio, come riferiscono le forze dell'ordine, è stato tranquillo. Ma una volta arrivati nel centro, ai migranti è stato chiesto di prepararsi per un ulteriore trasferimento, in patria. Da qui, la rivolta. Una ventina di immigrati si è scagliata contro gli agenti di polizia e nello scontro sono rimasti feriti quattro poliziotti e un carabiniere. Il dirigente della Mobile Francesco Marino non esclude che nelle prossime ore possano registrarsi alcuni arresti.

www.repubblicapalermo.it 01/09/2012

pc 1 settembre - NO TAV: UNA BUONA E PROFICUA NOTTE...

Valsusa, altra notte di guerriglia No Tav

Pubblicato Sabato 01 Settembre 2012, ore 8,00

Ennesimo assalto al cantiere di Chiomonte da parte di un gruppo di manifestanti. Tagliata parte della recinzione. Sassi e lacrimogeni. Oggi al campeggio assemblea nazionale

Dalla teoria all’azione. Conclusa la lezione di Raffaele Sciortino dal titolo “Lotte against debito e crisi”appuntamento inserito nella quattro giorni “Val Susa, l’università delle lotte” che si conclude oggi con un’assemblea nazionale del movimento universitario, un gruppo di No Tav (circa trecento per gli organizzatori, poche decine secondo la Questura) ha dato l’ennesimo assalto al cantiere della Torino-Lione. I manifestanti, alcuni partiti da Giaglione, percorrendo i sentieri della val Clarea, altri muovendo dal campeggio allestito nei pressi della centrale elettrica di Chiomonte, dopo una fitta sassaiola hanno tagliato le reti di recinzione in più punti e hanno abbattuto parte della paratia in cemento armato creando un varco. Sono stati poi respinti dalle forze dell’ordine con il lancio di lacrimogeni e getti di acqua degli idranti, allontanandosi fuggendo nella boscaglia. Gli addetti ai lavori hanno immediatamente chiuso la breccia nella recinzione aperta dai No Tav. Le forze dell’ordine riferiscono che molti indossavano maschere antigas ed erano travisati con caschi e passamontagna.

L’azione è stata seguita in diretta da Radio Blackout di Torino, l’emittente “ufficiale” dell’area antagonista, e puntualmente diffusa sui siti del movimento. Ecco il resoconto:

- Ore 21.30 Ci segnalano posto di blocco a Gravere in direzione Chiomonte.
- Ore 21.50 Partiti in centinaia da Giaglione e dal Campeggio in direzione Clarea!
- Ore 22.15 Forze dell’ordine uscite alle vasche, il gruppo del campeggio bloccato lì.  Forze dell’ordine uscite anche alla baita. Per chi é diretto a Giaglione si segnalano blocchi delle fdo autostrada to-bardonecchia ad avigliana e susa – blocchi anche sulla ss25.
- Ore 23.10 Il gruppo partito da Giaglione, ripiegando su un sentiero più in alto, ha raggiunto il mulino, vicino al ponticello. Il gruppo partito da Chiomonte, anch’esso attraverso un sentiero più in alto, si sta ricongiungendo con gli altri.  I due gruppi si stanno ricongiungendo al sentiero dove ci sono i vecchi mulini.
- Ore 23.40 Diretta da Radio Blackout. Nonostante il tentativo delle forze dell’ordine di bloccare l’accesso alla Val Clarea e la baita e impedire che i no tav si avvicinassero, l’iniziativa continua. Ancora molta la gente presente, che non si é persa d’animo e con intelligenza ha saputo aggirare gli ostacoli per perseguire l’obiettivo di questa notte. Dopo essersi riuniti, sia il gruppo partito da Giaglione che quello da Chiomonte, stanno procedendo con l’iniziativa, dando fastidio alle fdo con il fine di costituire un problema per il cantiere. Ora si stanno avvicinando attraverso nuove vie di accesso. La notte é ancora lunga…!
- Ore 00.30 Aggiornamento da Twitter: “Maschere antigas e kway. Tra poco incominciano le danze [...]“.
- Ore 00.50 Diretta da Radio Blackout: i no tav sono assestati nella zona archeologica, tutti i gruppi sono riuniti. Venuta giù parte consistente di newjersey e reti. Fittissimo lancio di lacrimogeni da parte delle fdo anche ad altezza uomo e uso di idrante. I no tav resistono e mantengono la presenza. Nonostante l’impianto militare messo in campo, ancora una volta si è riusciti a dimostrare la determinazione e la forza del movimento no tav!
- Ore 01.05 I no tav stanno lentamente ripercorrendo la strada del ritorno gridando i nomi dei compagni arrestati.
- ore 01.28 Forze dell’ordine in assetto antisommossa (per ora una trentina) uscite dal cancello della centrale. Per ora sono assestate sul ponte. Al campeggio tutti tranquilli. Intanto una diretta su Radio Blackout fa il resoconto della serata e tira le somme di un ennesima vittoria no tav.
- Ore 01.39 Le fdo stanno percorrendo il sentiero e stanno entrando nel campeggio, a breve ulteriori aggiornamenti.
- Ore 01.45 Da rbo: al momento la situazione al campeggio é in stallo. Le fdo sono ferme all’imbocco del sentiero che conduce al campeggio mentre un altro plotoncino si é spostato verso gli imbocchi dei sentieri, probabilmente in attesa di coloro che si trovavano in Clarea.
ore 01.59 un tweet segnala che al momento la strada dal lato di Giaglione é libera. Ovviamente le cose potrebbero cambiare.
- ore 02.08 aggiornamento da Radio Blackout, Nicoletta in diretta. Le fdo continuano a stare fuori dal cancello della centrale, minacciano di voler entrare al campeggio e identificare la gente ma probabilmente si tratta dell’ennesima provocazione.  L’umore di chi si trova lì é tranquillo ma determinato.
- Ore 02.23 nuovo aggiornamento da Rbo. #notav situazione stazionaria – fdo non danno segno di voler entrare – affermano di voler attendere la gente che torna dalla Clarea. L’appello é che chi può – soprattutto dalla valle – vada a portare solidarietà al campeggio. Approfittiamo per smentire il tweet che sta circolando in cui si dice che le fdo sono entrate nel campeggio.
- Ore 3.07 In questo momento le forze dell’ordine sono rientrate all’interno dei cancelli del cantiere. L’invito a tutti e tutte rimane comunque quello di rimanere in allerta e mantenersi aggiornati su possibili eventuali sviluppi, anche nella giornata di domani. Stay tuned!

pc 1 Settembre- OPERAI GESIP IN MOBILITAZIONE A PALERMO


Il sindaco Orlando ha ricevuto un netto diniego dal governo tecnico-dittatoriale Monti-Napolitano per il finanziamento di 5 milioni di euro che avrebbe permesso di prorogare il servizio fornito dagli operai Gesip indispensabili in molti settori (trasporto disabili, pulizia dei cimiteri e scuole, manutenzione di strade e giardini, supporto al canile ecc.).
Tecnicamente da oggi i 1800 operai sono in "astensione forzata dal lavoro" ovvero quasi disoccupati, ciò rappresenta una vera e propria bomba sociale prossima ad esplodere.
 Già da ieri sera e fino a notte inoltrata gli operai sono scesi in un corteo spontaneo e combattivo per le vie del centro. Intanto i sindacati, dai confederali agli autonomi a quelli di base, fanno sapere con una sola voce che andranno a Roma "vestiti a lutto e senza bandiere".

Se queste sono le premesse siamo sicuri che i sindacati che assumono questa linea non porteranno nulla di buono, abbiamo già assistito ai "lutti" degli operai di Termini Imerese che dopo "l'estrema unzione" data da sindacati confederali e governo adesso sono morti e sepolti!
La risposta invece deve essere combattiva e di lotta a oltranza contro Giunta Comunale incapace e governo!
Chi lotta coerentemente allora dovrebbe metterci la faccia e quindi le bandiere, se non lo si fa e un altro paio di maniche ma si prendono in giro i lavoratori. Il sindaco Orlando, quello che "lo sa fare", a questo diniego di finanziamento da parte del governo ha reagito "minacciando" le proprie dimissioni per poi fare subito marcia indietro.

Il Circolo di Palermo di proletari comunisti, durante la campagna di boicottaggio elettorale attivo aveva anticipato che chiunque fosse stato eletto, di conseguenza durante il ballottaggio abbiamo fatto lo stesso discorso sia per Ferrandelli che per Orlando, avrebbe attuato il programma di Monti e nessuno avrebbe rappresentato un'alternativa per lavoratori e masse popolari. Senza i soldi del governo questa classe politica in generale e in particolare idv e rifondazione comunista, è incapace di risolvere i problemi delle masse popolari, al massimo elemosinando i soldi dal governo centrale può perpetuare lo stato di abbrutimento assistenziale alla stregua di una concezione di reddito garantito che non guarda alla risoluzione del problema in senso definitivo: il lavoro stabile come premessa per i lavoratori ad una vita dignitosa.

Invitiamo i lavoratori della Gesip a impugnare la loro lotta abbandonando i sindacati venduti e autorganizzandosi dal basso, è inoltre necessario un'autonomia politica dei lavoratori che senza il "proprio" partito non possono avere, iniziamo col respingere qualsiasi tipo di strumentalizzazione elettorale: per i proletari non esistono governi e giunte amiche, alle prossime regionali bisogna disertare le urne e organizzarsi con la lotta!

Evma

pc 1 settembre - proletari comunisti ILVA: "PANE E VELENO"

Il nuovo presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ogni giorno sta girando in una mensa diversa, si presenta in “maniche di camicia”, e “molto democratico” mangia con i lavoratori, e intanto parla agli operai per fare propaganda, da piazzista della politica dell'azienda, e soprattutto chiamare gli operai a sostenerlo.
Il servo che accompagna questa politica è soprattutto la Cisl.
Emblematico è quanto è successo giovedì scorso: Ferrante si presenta in mensa e fa il suo discorsetto, facendo appello ai sindacati a collaborare; si alza un rappresentante della Cisl e da buon servo dice: ma noi abbiamo già organizzato delle manifestazioni... Ferrante, da buon padrone, risponde: certo, però ora si tratta di lavorare... E spiega agli operai che la produzione sia pur riducendola un pò, deve continuare, altrimenti dove li trova l'azienda i soldi da investire per la messa a norma degli impianti? Tradotto, operai se volete che l'Ilva faccia qualche piccolo intervento per la vostra salute, voi ve lo dovete pagare col vostro lavoro e continuando a mettere a rischio la salute...

In effetti, un operaio dello Slai cobas per il sindacato di classe dell'Acciaieria 1 dice che stanno continuando a lavorare più o meno come prima, sono al 75% della produzione, da 50 colate di prima, ora sono passati solo a 43/44 colate; ma questo calo è meno di quello che avviene durante la manutenzione ordinaria.
Se qualche tempo fa – continua l'operaio – ci sono voluti ben 5 mesi per cambiare solo il sedile difettoso della gru su cui lavoravo, quanti anni ci metteranno per mettere in sicurezza interi impianti, per rinnovare gli impianti vecchi?
A Ferrante, quando viene in mensa, dovremmo fargli mangiare fettina di carne impanata di polvere di minerale... “pane e veleno!”.

Questo rilancia la palla dello scontro di classe dentro la fabbrica e la centralità, per la battaglia per la salute e la vita degli operai e della popolazione dei quartieri, dell'azione di lotta degli operai contro padron Riva e lo Stato dei padroni.
Ferrante propaganda una disponibilità di intervento che è, per soldi e per lavori, quasi una normale manutenzione; mentre rilascia interviste di buoni propositi continua ad immettere nell'aria come prima polveri sottili e scarichi altamente nocivi; dice di voler anche rispettare le prescrizioni della giud. Todisco ma intanto fa gli interventi secondo i suoi piani (e quelli di Governo e Regione) – vedi la questione dei parchi minerali che la prescrizione parla di copertura e l'Ilva sta per intervenire invece con la costruzione al alte barriere e la irrogazione con un sostanza gelatinosa (una vera sciocchezza, come dicono gli stessi operai), ecc.

La messa a norma non si farà realmente, e non basteranno certo giudici o custodi a imporla, se gli operai - affermando nei fatti con l'organizzazione sindacale di classe un'autonomia da sindacati aziendalisti e dall'ambientalismo ambiguo che contrasta proprio il ruolo degli operai – non la impongono con la lotta. Sono gli operai che, tra l'altro hanno da dire e dare indicazioni effettive, che, organizzati nello slai cobas, devono essere protagonisti della messa a norma; così come devono esercitare un controllo continuo sugli interventi da fare e fatti, e chiedere una continua relazione con loro da parte degli stessi “custodi” nominati dalla Todisco, e tecnici. Nessuna “collaborazione”! Gli operai devono fare una “guerriglia” quotidiana! E questo, ora, deve essere anche il loro concreto contributo alla battaglia della popolazione della città.

MC 

pc 1 settembre - RIFORMA DEL LAVORO, GIOCO DELLE PARTI TRA FORNERO E CGIL CISL UIIL: CASO GOLDEN LADY

(dal Mfpr) 

GOLDEN LADY: CGIL, CISL, UIL FIRMANO UN ACCORDO DEROGA PER DARE LA POSSIBILITA' ALL'AZIENDA DI CONTINUARE A FARE LA “BANDITA”.

Il 16 luglio, proprio mentre in tutt'Italia gli Ispettori del Lavoro facevano ispezioni nei negozi Golden Lady e accertavano l'assoluta irregolarità dei rapporti di lavoro delle commesse, tutte con falsi contratti di associazione in partecipazione e quindi diffidavano l'azienda a regolarizzare entro settembre tutte le lavoratrici con contratti di lavoro dipendente a Tempo Indeterminato, Cgil, Cisl e Uil facevano un accordo collettivo con l'azienda per concedere a padron Nerino Grassi di tenere ancora per un anno, fino a luglio 2013, 1200 lavoratrici in associazione in partecipazione, senza diritti retributivi, contributivi, di malattie, ferie, ecc.

Una cosa gravissima. Dagli accertamenti degli Ispettori è confermato che non solo questi rapporti, insieme ai contratti di stage, sono tutti in realtà rapporti di lavoro dipendenti, ma che la condizione di fatto di queste lavoratrici è all'insegna della più pressante subordinazione e soggetta ad un controllo continuo, anche a sorpresa (l'azienda utilizza anche finti clienti per “prendere in castagne” le lavoratrici, per controllare anche come salutano, sorridono, se hanno sistemato la roba secondo precise e inderogabili direttive della sede, ecc. ecc.).
Il padrone Nerino Grassi, negli ultimi anni, per fare più profitti, come ha mandato in mezzo ad una strada le operaie dell'Omsa di Faenza e trasferito l'azienda in Serbia per tagliare il costo del lavoro, così ha trasformato tutti i contratti in associazione in partecipazione, con un taglio di salari notevole, eliminazione secca dei diritti minimi, e con posti di lavoro sempre a rischio.
La lotta delle operaie dell'Omsa aveva permesso di mantenere alta la denuncia nazionale su questa azienda e questo ha portato al controllo ispettivo, fatto comunque in nettissimo ritardo, e chiaramente utilizzato dal Ministero del lavoro soprattutto per eliminare gli evidenti abusi di questo contratto atipico, allo scopo di far meglio passare la controriforma del Lavoro.

Ma Cgil, cisl e uil sono andate oltre la stessa Fornero! Sembra che Sindacati confederali e Fornero facciano una sorta di “gioco delle parti”, la Fornero smussa alcuni contratti atipici, senza affatto eliminarli, e cgil, cisl e uil fanno gli accordi per mantenerli intatti!
La firma di questo accordo “di prossimità, in deroga alla legge 92/2012, può ora estendersi pericolosamente anche in altre aziende, la Uil dice: “noi crediamo in questo accordo, speriamo che faccia scuola”! E il rischio immediato di questa intesa, definita “più che soddisfacente” è l'annullamento di tutte le prescrizioni fatte dagli ispettorati del lavoro, rendendo così inefficace il loro accertamento.
Stefania Pomante della Cgil, con una faccia di bronzo, per giustificare questo accordo scandaloso, arriva a dire che “loro non disponevano di alcuna informazione sull'impiego degli “associati”. E anche per luglio 2013 non dà affatto per scontato la trasformazione di questi contratti irregolari in contratti a Tempo Indeterminato, ma afferma che: bisogna vedere caso per caso!!

CGIL, CISL, UIL SONO UN DANNO DELLE LAVORATRICI!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario


pc 1 settembre - INIZIA LA SCUOLA, MALE

precari uniti contro il concorso truffa

I precari della Scuola Statale considerano paradossale la campagna “pubblicitaria” intrapresa dal ministro Profumo riguardo a un concorso-panacea spacciato per un’operazione di “necessario svecchiamento” della scuola pubblica. Il Ministro e i partiti che lo appoggiano vogliono risolvere velocemente i problemi di una scuola privata di 8 miliardi di euro e 150.000 lavoratori, una scuola senza materie “portanti”, senza sostegno e laboratori, una scuola con classi-pollaio, docenti mortificati nei loro diritti e nelle loro aspettative professionali, fatta oggetto di un feroce attacco da parte di forze politiche ed economiche determinate a farne merce da mercato (la Legge “ex Aprea”, DDL 953, il cui passaggio “estivo” è stato scongiurato dai Precari uniti, va nella direzione della privatizzazione della scuola statale, con l’ingresso dei privati in una sorta di consiglio di amministrazione in ogni scuola) e a meccanizzare,
 isterilendoli, i processi di valutazione.
Tali processi verrebbero neutralizzati con gli avversati e antimetodici test la cui inadeguatezza e miseria culturale è stata denunciata pochi giorni fa da 27 noti intellettuali e docenti universitari italiani, tra cui Luciano Canfora, che hanno additato i marchiani errori commessi dal ministero nel redigere le batterie di test per i TFA e ribadito l’inidoneità della formula del “quiz” per testare capacità e conoscenze di un aspirante docente (si veda il suo intervento apparso sulla Stampa: http://www3.lastampa.it/scuola/sezioni/news/articolo/lstp/465710).
Sono inoltre sbigottiti nel constatare che le testate giornalistiche nazionali che hanno spesso accolto le proteste e le ragioni dei precari (vd. La Repubblica, ed. di Napoli del 16/07/2012, l’articolo di Conchita Sannino contro il concorso annunciato), si siano frettolosamente ed entusiasticamente precipitate, senza diffondere nemmeno le informazioni “tecniche” di base, a celebrare le magnifiche sorti e progressive che sarebbero prefigurate dall’agire sconsiderato di Profumo, del governo “tecnico” e di PD, PDL, UDC. Il PD aveva promesso ai Precari uniti, nel corso di un’audizione a Montecitorio concessa ai loro delegati il giorno 26/07, un incontro col Ministro proprio riguardo al concorso, ma ora sta appoggiando in tutto il massacro dei diritti acquisiti dai precari.
Vogliono perciò chiarificare, per amor di verità e giustizia, se ancora queste parole hanno un senso e un valore in un paese in cui il nonsenso ha sostituito la razionalità e la paranoia dello spread ha cancellato ogni altro valore, che:
1. al concorso “dinamizzante” che sarà bandito a settembre sono chiamati a partecipare non i giovani aspiranti docenti, portatori di non si sa quali linfe vitali, ma proprio i matusalemme da “far fuori”, i famigerati precari “storici”, quelli che sono già abilitati, quelli che hanno la gravissima colpa di avere conseguito più di un titolo, di aver superato più di un concorso, di avere, magari, dei dottorati di ricerca, e di aver accumulato, da quando erano “giovani” fino a oggi, cioè a 40-50 anni, tantissimo servizio, mandando avanti la scuola pubblica e facendo sì che la stessa si attestasse su livelli di decenza, mentre piovevano soldi a palate (e, come Monti ha pubblicamente promesso, ancora ne pioveranno!) sui diplomifici privati. In questa scuola creata dai nostri governi si contano 10.000 docenti in “esubero” che la spending review sta per “riciclare” mandandoli ad insegnare una qualsiasi materia, alla faccia dello
 strombazzato “merito” e della qualità.
1. E’ falso e ridicolo sostenere che non ci sono stati concorsi dal 1999 ad oggi. Le scuole di specializzazione (SSIS e Scienze della Formazione Primaria) a numero chiuso, con prova selettiva in entrata e prova finale, attivate in ossequio ad una normativa europea che mandava in cantina definitivamente la superata procedura selettiva contestata (la quale ha storicamente dato adito a fenomeni di clientelismo), hanno valore di concorso (legge 306 del 27/10/2000, art. 6 ter e legge 40 del 1990 art.4 comma 2)
1. Non è possibile, in uno Stato di diritto, fare sperequazioni tra lavoratori con gli stessi requisiti. Dal 2000 ad oggi, infatti, sono stati immessi in ruolo, prima e dopo i tagli Gelmini, migliaia di docenti abilitati, SENZA ALCUNA ALTRA PROVA SUPPLETIVA! Con quale criterio, dopo 10 anni di assunzioni effettuate dalle Graduatorie ad Esaurimento il ministro riesuma il concorso e sottopone ai suoi ridicoli quiz (uguali per tutte le materie, ha detto: un’altra assurdità!) docenti che hanno la stessa anzianità di servizio e gli stessi titoli di chi è stato più “fortunato”? Siamo all’anarchia procedurale, alla follia pura!
I precari annunciano, perciò, che impugneranno il bando di concorso il giorno stesso della sua pubblicazione eventuale, perché questo concorso spregia e sfregia il Diritto.
I precari invitano la stampa a ragionare sulle contraddizioni di un ministero che calpesta i diritti acquisiti da migliaia di docenti sfruttati, partendo dal presupposto inaccettabile e pedagogicamente destituito di ogni fondamento del “necessario ringiovanimento” del corpo docente italiano, che intanto, però, viene tenuto in cattedra fino a 67 anni.
Proclamano che non si lasceranno umiliare ed epurare, dopo anni di lavoro, passione e sacrifici, dai propositi “eugenetici” del ministro, e che metteranno in campo ogni azione volta a tutelare i loro diritti e la Scuola Pubblica.
Chiedono alla stampa quel minimo di coerenza logica e di onestà intellettuale sufficienti a demolire le menzogne e i castelli ideologici del ministro Profumo, animato dalla smania di “selezionare” chi è già stato selezionato dallo Stato e da migliaia di alunni, lui che, paradossalmente, nessuno ha mai scelto, e chiedono che i tagli vecchi e nuovi vengano ritirati, che gli organici vengano adeguati ai bisogni reali della scuola e che tutti i precari vengano immessi in ruolo, come loro imprescrittibile diritto, dalle Graduatorie, unico strumento meritocratico e trasparente, senza ulteriori, inaccettabili penalizzazioni economiche o professionali.
Precari uniti contro i tagli
http://www.myframes.net/precariuniti/comunicato-stampa-precari-uniti-contro-il-concorso-truffa/

pc 1 settembre - MASSIMO E DANIELA LIBERI SUBITO!

(Dal CPA FI*sud)

Massimo e Daniela liberi subito!!Solidarietà agli indagati!

Come compagni e compagne del Centro Popolare Autogestito Fi*sud esprimiamo la nostra massima solidarietà a Massimo, in carcere ad Udine, a Daniela, agli arresti domiciliari, e a tutti i compagni indagati nella cosiddetta “operazione loxididae” condotta lunedì 27 agosto con decine di perquisizioni tra Trento e Rovereto dalla Digos trentina. 
Questa è solo l’ultima di una lunga serie di “sensazionali” maxioperazioni che nell'ultimo anno sono state condotte in varie città italiane: Bologna, Firenze, Torino e Perugia. L’accusa stavolta è associazione sovversiva.
L’apparato repressivo riprova a costruire teoremi e a cucirli addosso a chi si espone tenacemente e quotidianamente contro la devastazione del territorio (in Val Susa come a Trento), contro il fascismo, contro un sistema fondato sullo sfruttamento, nel tentativo di dividere e isolare i cosiddetti "cattivi". Il solito schema, funzionale affinché la contestazione rientri nei ranghi delle compatibilità “democratiche” e legalitarie. Anche i tempi non sono casuali. L’apparato repressivo sa bene quando è il momento giusto per sferrare l’attacco: pochi giorni prima dell’apertura del campeggio Notav a Marco nei pressi di Rovereto, nonostante gli arresti fossero stati firmati già un mese fa data la “pericolosità” dei soggetti, nel tentativo di scoraggiarne la partecipazione che nell’ultimo anno in Trentino è cresciuta esponenzialmente.
Il movimento NOTAV ha dimostrato che uniti si va avanti, che non ci sono buoni e cattivi. Noi non ci stiamo a prendere parte al gioco della desolidarizzazione e delle divisioni: la lotta di Massimo, Daniela e degli altri 43 indagati sono le lotte dei NOTAV e quindi di tutti noi.
Anche per questo ci rendiamo disponibili fin da ora per organizzare iniziative di solidarietà, d'informazione e di autofinanziamento per sostenere politicamente ed economicamente i compagni. La solidarietà è un’arma. Continuiamo ad usarla!

CPA Fi*sud

venerdì 31 agosto 2012

pc 1 settembre - Sudafrica: ritorno a passato

Utilizzando come e peggio le politiche repressive dei passati governi dell'apharteid, il governo sudafricano, per mano dei servi armati dellapolizia, prima ha ucciso i minatori in sciopero ed ora accusa i minatori, 270, arrestati, per essere la causa di questi uccisioni, come dire che sono stati questi operai a costringere la polizia a sparare. Una manovra che i governi dell'apharteid utilizzavano per reprimere chi si opponeva alle politiche segregazioniste, ma che non è dissimile con quanto avviene in Italia dove da Genova 2001 in poi si sono inventati "compartecipazione pischica" "devastazione e saccheggio" e via di questo passo, col solo obiettivo di difendere il profitto del capitale.


Sudafrica  la polizia uccise 34 minatori
Accusati però i 270 lavoratori
I lavoratori uccisi dopo gli scontri tra gli operai della Marikana
e la polizia. La decisione della Procura riaccende la protesta
Sono 270 le persone incriminate per la morte dei 34 minatori della Lonmin, la miniera alle porte di Pretoria, in Sudafrica. Sono i 270 minatori, compagni di quelli uccisi dalla polizia il 16 agosto ad essere accusati di omicidio, secondo la procura locale, compresi coloro che erano disarmati o che si trovavano ai margini della folla che si confrontò con la polizia. Nessuna accusa, al momento, per gli agenti che negli scontri aprirono il fuoco contro i manifestanti. Per loro si attendono gli esiti della commissione di inchiesta costituita dopo l'incidente.
SINDACATI - Due settimane fa al culmine dello scontro sindacale tra minatori di Marikana e polizia, le forze dell'ordine avevano aperto il fuoco commettendo la strage. In seguito l'azienda, terzo produttore mondiale di platino, aveva aperto al confronto sindacale con gli operai che proseguono lo sciopero: meno del 7 per cento dei 28mila uomini che compongo la forza lavoro locale infatti si sta presentando in azienda.
RILASCIO SU CAUZIONE - La prossima settimana verrà esaminata la richiesta di rilascio su cauzione. Ma la mossa della procura sembra destinata a infiammare la situazione. Intanto, l'organismo di vigilanza del governo, l'Independent Police Investigative Directorate, ha fatto sapere di aver ricevuto oltre 200 denunce da parte dei minatori arrestati che sostengono di esser stati aggrediti o abusati mentre sono in stato di fermo.
Redazione Online30 agosto 2012 | 21:10© RIPRODUZIONE RISERVATA

CAMPAGNA NAZIONALE SULL'ILVA DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE

IL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE QUESTA VOLTA SI E' RIUNITO A TARANTO, IL 31 AGOSTO, PER METTERE AL CENTRO LA MOBILITAZIONE SULLA VICENDA ILVA, COME IMPORTANTE ED ESEMPLARE QUESTIONE NAZIONALE NELLO SCONTRO DI CLASSE TRA OPERAI, MASSE POPOLARI CONTRO PADRONI, GOVERNO E STATO.

In questa riunione il Coordinamento nazionale ha deciso una campagna nazionale sull'Ilva. 
Segue il comunicato.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe, lancia una campagna nazionale a sostegno della lotta degli operai dell'Ilva e a sostegno delle masse popolari di Taranto per il lavoro e la salute contro padron Riva e lo Stato dei padroni.
Questa campagna tocca le principali città del nord e del sud e ha l'obiettivo di una mobilitazione nazionale che sfoci in una manifestazione nazionale a Taranto, da organizzare insieme a tutte le organizzazioni sindacali di base e di classe e a tutti gli organismi che si occupano della lotta sulla sicurezza sul lavoro e il diritto alla salute degli operai e della popolazione; nonché a tutte le forze politiche di diverso orientamento che affermino con chiarezza che nocivo è il capitale e non le fabbriche e gli operai.
Il Coordinamento nazionale Slai cobas svilupperà questa campagna attraverso volantinaggi, presidi, assemblee, incontri nazionali, mozioni e ogni altra forma di comunicazione.

In questo quadro il CNSC presterà particolare attenzione ai siti Ilva su scala nazionale nelle fabbriche siderurgiche importanti nel ns paese, quale Dalmine, Marcegaglia, e promuoverà un'iniziativa di lotta presso la sede nazionale dell'Ilva di Milano.

Il CNSC come parte della Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro - che ha già realizzato una campagna sulle morti sul lavoro all'Ilva e una manifestazione nazionale a Taranto il 18 aprile del 2009, che dai Tamburi ha invaso la città con operai, lavoratori, cittadini e organismi di lotta di varie città italiane – convocherà una riunione della Rete naz. per la sicurezza a Roma nel corso delle prossime settimane,perchè la Rete assumi la sua funzione di centro, unità e raccolta di questa campagna in continuità e sviluppo di tutta l'attività che la Rete sui diversi fronti ha svolto in questi anni.

Il CNSC promuove per i primi di novembre (data provvisoria) un Convegno nazionale a Taranto per approfondire tutti gli aspetti della questione Ilva, all'interno della lotta più generale della classe operaia dei lavoratori e delle masse popolari contro padroni e governo, al servizio della costruzione del sindacato di classe e di massa alternativo ai sindacati confederali e sindacati autonomi, necessario oggi più che mai all'Ilva come alla Fiat, come in tutto il mondo del lavoro.

Il CNSC esprime il massimo appoggio agli operai precari, disoccupati dello Slai cobas per il sindacato di classe a Taranto che stanno conducendo una coraggiosa battaglia per affermare in fabbrica e in città l'autonomia operaia, il fronte unito popolare contro le tendenze aziendaliste e l'ecologismo ambiguo che vuole la chiusura delle fabbriche invece che la lotta in fabbrica per fabbrica messa a norma, e una città risanata e salvaguardata.

Coordinamento Nazionale Slai cobas per il sindacato di classe
TARANTO - 30.8.12

UN UTILE E CONDIVISIBILE TESTO SULLO SCONTRO ALL'ILVA DI TARANTO DEL LABORATORIO POLITICO ISKRA NAPOLI

(“Il lavoro rende liberi”, frase di benvenuto posta all'interno dei campi di concentramento nazisti e oggi fatta propria da Riva, partiti di governo, Cgil-Cisl-Uil)

Morire di tumore o morire di disoccupazione: anche questa volta governo e padroni vorrebbero che gli operai scelgano a quale corda impiccarsi...
Per decenni, tutti erano a conoscenza delle sostanze tossiche rilasciate dall'ILVA di Taranto. Al pari dell'Italsider, di proprietà statale, il gruppo Riva, proprietario della fabbrica e decimo produttore al mondo nel campo dell’acciaio, ha speculato per anni, perfettamente consapevole delle nocività e incurante della salute degli operai, delle loro famiglie e della popolazione dei quartieri circostanti all'acciaieria.
Per decenni padroni, sindacati concertativi, mass media e politicanti di ogni colore hanno messo il silenziatore al disastro ambientale prodotto a Taranto: non poteva essere altrimenti, essendo oramai di dominio pubblico che costoro, a partire da PDL e PD, sono da anni sul libro paga di Riva.

Mentre centinaia di operai di Taranto e di cittadini residenti nel quartiere Tamburi morivano di tumore, l'ILVA raggranellava miliardi di profitti grazie al supersfruttamento della manodopera, a un rigido e spietato sistema di controllo poliziesco all'interno degli stabilimenti, all'emarginazione e l'umiliazione di chiunque dall'interno della fabbrica si opponesse ai suoi disegni, alla palese violazione delle più elementari misure di tutela della salute e di messa in sicurezza degli impianti.
Ora a seguito della sentenza della magistratura che impone il fermo degli stabilimenti, i servi sciocchi di Riva si uniscono al loro padrone chiedendo a viva voce che l'acciaieria non chiuda. Cgil-Cisl-Uil, che in tutti questi anni non hanno proclamato una sola ora di sciopero in difesa della salute dei lavoratori e delle loro famiglie, si sono invece fatti trovare pronti allo sciopero ora che si tratta di difendere i profitti di Riva, e con essi i privilegi ottenuti in fabbrica dalle burocrazie sindacali grazie alla loro omertà. E così, dietro lo spauracchio della perdita del posto di lavoro e della disoccupazione, si chiamano a raccolta i lavoratori di Taranto come carne da macello al servizio del padrone facendoli sfilare nel solito passeggiatone confederale in nome del “diritto al lavoro”.

Quello che Riva e i parassiti di Cgil-Cisl-Uil chiamano “lavoro” è per gli operai una vera e propria polpetta avvelenata: essi devono non solo essere schiavi in nome dei profitti miliardari del patron, ma accettare in silenzio la produzione e il contatto diretto con quel veleno che quotidianamente uccide loro stessi e le loro famiglie.
“O muori di lavoro e sul lavoro, o muori di disoccupazione e stenti”: questo in sintesi il diktat di Riva e dei suoi zerbini, questa più in generale l'unica idea di “crescita” che alberga nelle teste dei padroni e dei governi europei (politici o tecnici che siano), per far fronte alla crisi sistemica del capitalismo mondiale.
Gli operai, molti dei quali hanno già pagato con la vita o con la salute propria o dei loro familiari questa criminale rincorsa ai profitti, sanno bene che si tratta del solito ricatto, della solita “pistola puntata alla tempia”, ed è forse per questo motivo che la giusta contestazione portata fin sotto al palco dei confederali lo scorso 2 agosto dal giovane e combattivo “Comitato di cittadini e lavoratori liberi e pensanti” non ha incontrato pressochè nessuna resistenza neanche tra gli stessi operai iscritti a Cgil-Cisl-Uil.

Gli operai (Ilva e non solo) tra l'incudine del ricatto occupazionale e il martello di un ambientalismo antioperaio.
Mentre il governo Monti cerca di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, temendo (a ragione!) una rivolta sociale da parte delle migliaia di operai e lavoratori dell'indotto che rischiano di finire per strada, da più parti, soprattutto negli ambienti della sinistra riformista ecco rispuntare fuori la parolina magica “bonifica!”, buona per tutte le stagioni e, soprattutto, per tutte le dismissioni. Un paradosso pensando come tra i principali esponenti di questa sinistra vi siano Nichi Vendola ed il suo partito, per anni al governo della regione Puglia, e uno responsabile a pieno titolo della devastazione portata su Taranto.
Per costoro, che evidentemente problemi a campare non ne hanno, l'unico problema è chiudere lo stabilimento: la sorte di 12000 operai e altrettanti dipendenti dell'indotto non è affare loro... In realtà, dietro un'apparente scontro ideologico pompato ad arte dai media, nei fatti gli interessi del profitto e quelli dell'ambientalismo borghese si sono già più volte dimostrati perfettamente conciliabili: mentre Riva potrà comodamente continuare a fare i suoi affari dismettendo, incassando un bell'indennizzo e andando ad inquinare in paesi ancor più compiacenti e a più bassi salari, i paladini del profitto ”ecocompatibile” saranno lieti di essersi liberati dell'odiata “fabbrica” e di vederla sostituita da centri commerciali e attività “terziarie” che sfruttano manodopera precaria e sottopagata. Dunque, tutti felici e tutti contenti, tranne ovviamente gli operai, da sempre gli unici a pagare i costi del capitalismo selvaggio. D'altronde, a decenni dalla scoperta della “questione ambientale” e dopo migliaia di casi di inquinamento doloso in nome del profitto, non abbiamo mai visto questi signori battersi per il principio che chi inquina paga.
Noi che viviamo a Bagnoli conosciamo bene cosa si cela dietro l'imbroglio delle finte “bonifiche”: da noi l'Italsider ha chiuso nel lontano 1991, e insieme ad essa hanno chiuso Eternit e Cementir.
Dopo oltre 20 anni, la bonifica completa delle aree è ancora un miraggio; la Società di Trasformazione Urbana è un inutile carrozzone clientelare che gareggia per il record di società pubblica più indebitata d'Italia; la famiglia Caltagirone, proprietaria dei suoli ex-cementir, non ha neanche ufficialmente dismesso, restando proprietaria dei suoli e sottraendosi in questo modo a qualsiasi obbligo di bonificarli; mentre Bagnoli è diventata per i politici e gli amministratori oggetto di un quotidiano ed estenuante carosello di proposte bizzarre e fantascientifiche che nascono e muoiono nel giro di un giorno, intanto aumentano gli affitti e la speculazione edilizia in virtù dell'apprezzamento dei suoli e il quartiere è alle prese con tassi di disoccupazione alle stelle e un crescente disagio sociale.
Ma soprattutto a Bagnoli si continua a morire: nel 2010, la popolazione residente sul nostro territorio ha ancora una speranza di vita di 2 anni inferiore alla media nazionale, e cio' grazie ai veleni (amianto, IPA, metalli pesanti) che l'Italsider e soprattutto l'Eternit hanno disseminato sia sui suoli che nel mare.

Dunque, se è vero che a Taranto come in ogni altro luogo non si può e non si deve più morire per i profitti, i lavoratori Ilva e gli abitanti del quartiere Tamburi stiano altrettanto alla larga da chi semina l'illusione che alla chiusura della fabbrica faccia seguito un futuro radioso fatto di sviluppo “ecosostenibile”, commercio e turismo.

Se gli operai e i proletari tarantini non prenderanno in mano le redini del loro destino, muovendosi in proprio e in maniera autonoma dai padroni e dall'intero ciarpame istituzionale che fino a ieri ha vissuto con le prebende elargite da Riva e dal suo clan, Taranto farà la fine di Bagnoli: niente più fabbrica che inquina, ma al suo posto un enorme e desolante deserto post-industriale, regno della precarietà e della disoccupazione e in cui, per giunta, si continua a morire “in differita”.

LAVORO E SALUTE: OTTENERE ENTRAMBI E' POSSIBILE, MA SOLO FUORI DALLE COMPATIBILITA' IMPOSTE DAL CAPITALE E DAL PROFITTO
La vicenda dell'Ilva non ci parla solo dello specifico tarantino, ne può essere ridotta a mera questione riguardante le sole “città industriali”, poiché essa in realtà pone in essere in modo quanto mai esplicito il nodo di fondo con cui l'intera classe sfruttata è costretta a fare i conti se vuol evitare di finire stritolata e annientata dalla crisi capitalistica: decidere in prima persona cosa produrre, come produrlo e per chi produrlo. Se il sistema del capitale nella sua fase di decomposizione è capace solo di produrre miseria, disoccupazione, morti e devastazioni ambientali, e se le ragioni del profitto rendono storicamente impossibile la riproposizione di compromessi e soluzioni riformiste, allora sta ai lavoratori e ai proletari il compito di abbattere quel sistema.
Nell'immediato, a Taranto come ovunque rivendichiamo:
  • L'ESPROPRIO SENZA INDENNIZZO E LA NAZIONALIZZAZIONE SOTTO CONTROLLO OPERAIO DELLE IMPRESE CHE INQUINANO IL TERRITORIO E AVVELENANO LE POPOLAZIONI
  • UNA VERA BONIFICA E UN IMMEDIATA RICONVERSIONE PRODUTTIVA DEI SITI A SPESE DEL PADRONE E NON DEL CONTRIBUENTE
  • LA DIFESA DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI E UN SALARIO GARANTITO A TUTTI GLI OPERAI NELLE FASI DI FERMO DELLA PRODUZIONE RESE NECESSARIE DALLA BONIFICA, CON RISORSE TRATTE DAI PROFITTI AZIENDALI O DA UNA PATRIMONIALE SULLE GRANDI RICCHEZZE
Napoli, 28-08-2012Laboratorio Politico Iskra
www.laboratoriopoliticoiskra.org
Facebook/Twitter: Laboratorio Politico Iskra
iskrassociazione@gmail.com
Sede: Via Enea 19a – 80124 Bagnoli (Na)