Oggi e domani alcune compagne di Taranto e L'Aquila del MFPR partecipano
all'incontro nazionale "Contro la violenza maschile sulle donne" che si tiene a
Roma, promosso dal "Coordinamenta femminista e lesbica di collettivi e
singole-Roma". Quanto mai attuale: solo in questi ultimi giorni 3 donne sono
state uccise, e sempre dai loro mariti, o ex.
Riportiamo sotto stralci dell'intervento che faremo all'incontro: "NOI
ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE” - violenza sessuale/femminicidi e moderno
fascismo/medioevo capitalista camminano insieme"
Noi siamo perchè questo incontro abbia una continuità in un lavoro
coordinato e unitario e in una rete di collettivi, organismi, compagne che
risponda con una mobilitazione/battaglia, politica, pratica,
teorica, ideologica, all'altezza dello scontro necessario rispetto a questa
"guerra di bassa intensità contro le donne"; non saremmo invece per un
coordinamento-rete che si parli addosso, e per questo è l'unità parole e fatti,
il rapporto costante pratica/teoria/pratica è la questione per noi
centrale.
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"NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE”
violenza
sessuale/femminicidi e moderno fascismo/medioevo capitalista camminano
insieme"
"...Serve partire innanzitutto dalla necessità e urgenza, che per noi donne
OGGI si pone, di inquadrare il clima politico, ideologico e sociale in cui e per
cui tali violenze sessuali e uccisioni avvengono... la violenza contro le donne,
le uccisioni stanno assumendo una dimensione da vera e propria “guerra di bassa
intensità” contro le donne, la stessa giurisprudenza ha iniziato a parlare di
femminicidio.
“Uomini che odiano le donne”, come si saprà, è il titolo di un
libro di successo dello scrittore Stieg Larsson che noi abbiamo utilizzato in
questi ultimi tempi perché, al di là dei limiti che può avere il titolo di un
romanzo, esprime in modo significativo la questione del perché oggi di questo
aumento impressionante della violenza contro le donne, del fatto che essa tocca
oggi soprattutto realtà di grandi città, di paesi capitalisti più moderni, e
quindi del legame che vi è tra la violenza e la fase attuale che viviamo che noi
definiamo di moderno fascismo/moderno medioevo, tra il carattere attuale della
violenza contro le donne e questa società capitalista.
Il moderno fascismo
sta ora edificando a sistema tutto ciò che è reazionario, maschilista,
nero, coltivando, in legame con i pesanti attacchi alle condizioni di vita, di
lavoro, ai diritti della maggioranza delle donne, un humus di odio, anche
preventivo, verso tutto ciò e tutti coloro che non possono accettare questo
sistema di oppressione, repressione e che possono fuoriuscire dal “controllo”:
dalle donne, ai giovani, agli immigrati. Per le donne soprattutto, questo odio,
che al di là di come si esprime è fascista, si carica e alimenta sempre più il
maschilismo; un odio tout court verso le donne, in quanto donne che pensano, che
agiscono, che decidono.
In questo senso le uccisioni non si potranno
fermare, né ci sono interventi di legge, di controllo che possano frenarle… “Gli
uomini che odiano le donne” esprime l’immagine del sistema capitalista, nella
sua fase di crisi, di putrefazione imperialista, di un sistema che non ha più
nulla di costruttivo ma è solo distruzione.
I mass media hanno in questo un
ruolo fondamentale... deviando o indirizzando l'opinione pubblica in un certo
modo per diffondere idee, giudizi spesso razzisti, di classe che comunque hanno
lo scopo di utilizzare i casi di violenza o uccisioni delle donne per
perpetuare/rafforzare la politica, l'ideologia "dominante" in questo sistema -
rappresentato al massimo grado/degrado dal governo Berlusconi ma che continua
nella fase del governo Monti/Fornero in cui, guarda caso, riprendono anche i
reazionari attacchi al diritto d’aborto – nascondendo invece le cause sociali
della violenza strettamente legata alla condizione della donna in questa realtà
sociale.
La violenza sulle donne non fa - infatti - che proseguire la
discriminazione, l’ingiustizia, il doppio sfruttamento e oppressione di cui
siamo vittime in questa società capitalista…
E' sempre più sotto gli occhi di tutti come i padroni, il governo al
servizio di essi, agiscono per ricacciare a casa noi donne. Tante sono nel
nostro paese in questi mesi le lavoratrici licenziate, le operaie in cassa
integrazione, le precarie sempre più precarizzate, le disoccupate alla ricerca
di uno straccio di lavoro, le donne super sfruttate come le immigrate fin quasi
a condizioni di moderno schiavismo.
Si peggiorano rapidamente le già pesanti
e discriminanti condizioni di lavoro e di salario delle donne, si scaricano
ancor di più sulle donne i tagli e i peggioramenti ai servizi sociali, la
gestione della crisi nella famiglia. Nello stesso tempo, con un discorso tanto
ipocrita “sulla parità” quanto effettivo di un primo passo di un attacco
generalizzato, da Brunetta alla ministra Fornero oggi, hanno fatto
l’innalzamento dell’età pensionabile delle lavoratrici, non riconoscendo
l'aspetto “usurante” del doppio lavoro delle donne ai fini dei tempi di lavoro e
della pensione... Tutta la "politica di conciliazione" di cui anche la Camusso,
le donne del PD, ecc. si riempiono la bocca, vuol dire solo: conciliate tra di
voi! Perché il governo comunque deve tagliare! E sono ancora e proprio le donne
a pagare i tagli alla sanità e la logica puramente produttivista e utilitarista
che vi regna, con il ritorno delle morti per parto.
La Riforma del Lavoro
anche per quanto riguarda il lavoro delle e per le donne non solo non contrasta
ma cristallizza ed estende l'attuale condizione fatta, se va bene, di soli
lavori a tempo determinato, precari. Nelle fabbriche la causale delle
“motivazioni economiche” (contenuta nell'attacco all’art. 18) verrà usata per
dare legittimità ai licenziamenti delle donne già molto elevati; inoltre la
riforma, pur se ipocritamente la Fornero parla delle donne, mantiene tutte le
forme esplicite di discriminazioni - sul salario, sulle mansioni, su assunzioni
e licenziamenti, ecc. - come le operaie Fiat hanno denunciato.
Vi è poi tutta la questione della famiglia, nuovamente posta al centro sia
da destra che da “sinistra”, e del ruolo che le donne devono avere in essa in
questa società. Noi diciamo “in morte della famiglia”. Ma che cos’è la
famiglia?
Dal 30 maggio al 3 giugno di quest'anno si tiene a Milano
l'incontro mondiale delle famiglie in cui si discuterà del ruolo della famiglia
che, secondo le associazioni cattoliche:"resta, infatti, per comune percezione
nel paese, la fondamentale istituzione della società e richiede, specialmente in
questo momento di pronunciata crisi economica e sociale, la pianificazione di
interventi adeguati e meditati, che ne sostengano la funzione e ne promuovano il
ruolo.” Solo da questa premessa si comprende come al centro di questo incontro è
il fatto che la famiglia e le donne all'interno di essa ancor più dovranno
svolgere un ruolo di ammortizzatore sociale, sia pratico che ideologico, su cui
scaricare il peso dei servizi sempre più tagliati, come tutte le tensioni
sociali. Sappiamo bene, poi, come questi incontri abbiano risvolti ideologici e
pratici contro le donne a partire dalla “difesa della vita sin dal suo
concepimento”.
La famiglia è uno dei puntelli fondamentali della marcia verso
il moderno fascismo del governo e dello Stato borghese affiancati dalla Chiesa,
una famiglia che deve essere funzionale ad essa sia nel senso di essere
subordinata alle scelte politiche del governo e dello Stato, sia in termini di
sostegno attivo sul piano ideologico di quelle scelte (la difesa della
“sicurezza”, dei valori di conservazione, ecc.),
La 'famiglia' poi per la
Chiesa sempre più invadente nella vita sociale e politica è la “sacra famiglia”.
Volutamente sempre più astratta, non reale, perché essa e il ruolo della donna
in essa, devono essere il fondamento che salva “l'ordine sociale esistente -
cioè che salva il loro sistema capitalista - in cui le donne devono, come scrive
Ratzinger, “lenire le ferite, far zittire chi vuole urlare e lottare...”, per
impedire che le contraddizioni di classe, sociali esplodano in ribellione,
rivolta, rivoluzione.
Ma questa santificazione non può nascondere una realtà
concreta in cui per la maggioranza delle donne non c'è scampo in questa società;
in particolare per le proletarie si tratta sempre più di un ritorno ad un
moderno medioevo che si lega alla concezione della “proprietà” che in questo
caso, a differenza delle famiglie dei borghesi, dei capitalisti, dei ricchi, può
essere per i maschi solo quella della moglie e dei figli, alla concezione del
ruolo del maschio che a volte schiacciato sul lavoro, frustrato nel suo ruolo,
si rivale sempre più spesso in modo maschilista e fascista sulla "propria"
donna. Tutto questo trova la sua manifestazione più tragica nei femminicidi
fatti da “normali” uomini.
Chi violenta, che uccide trova, quindi, in questa
società il clima, l'humus adatto, favorevole sentendosi legittimato, quasi
autorizzato, "…un clima politico/sociale sessista-razzista, di reazione alle
donne che si vogliono ribellare, che vogliono rompere con i legami oppressivi –
il ruolo nella famiglia…
... E’ alla luce di tutto ciò che siamo chiamate oggi a rispondere a questa
guerra scatenata contro le donne.
Affrontare la questione della violenza
sessuale e dei femminicidi esclusivamente con le misure repressive o con il
potenziamento dei centri antiviolenza, come le donne, dal governo, al PD, alla
Camusso e company fino a settori del femminismo borghese/riformista pongono, non
può essere la "soluzione".
Le misure repressive non fanno che alimentare un
clima oscurantista, razzista (vedi il pacchetto sicurezza nato dalla
strumentalizzazione del governo di allora della violenza di Giovannna Reggiani
ad opera di un immigrato), ideale per la coltivazione e diffusione di idee e
pratiche fasciste, maschiliste, di sopraffazione che finiscono per favorire la
violenza; si creano città sotto controllo, invivibili, si propongono addirittura
zone rosa/ghetto per sole donne, in cui siano bandite le normali libertà, la
socialità tra i ragazze e ragazzi, tra le persone, l’uso normale delle
città.
La logica dei centri antiviolenza è limitata e limitante perché
interna a questo sistema sociale, perché tende ad individualizzare i casi di
violenza soffocandone invece l'aspetto sociale della questione e la necessità
della ribellione e della rivoluzione attraverso la lotta collettiva delle
donne.
…Non è possibile lottare contro la violenza sessuale e i femminicidi
senza rovesciare questo sistema sociale che li produce e di cui se ne fa
puntello. Questa lotta non ha niente da spartire con la politica del femminismo
piccolo borghese che vuole “liberarsi dalla famiglia” in una logica però tutta
individualista, né può essere ridotta a mera lotta contro gli uomini… ma ha a
che fare invece con la concezione/pratica del NOI ODIAMO GLI UOMINI CHE ODIANO
LE DONNE, nel senso che ad una violenza che è sistemica la maggioranza delle
donne deve rispondere, organizzandosi, con la legittima violenza rivoluzionaria
– che deve esprimersi già da oggi, lasciando ad altri i lamenti e le inutili e
impotenti richieste, e sviluppando una linea combattiva verso gli stupratori,
assassini e le Istituzioni...
Noi odiamo gli uomini che odiano le donne vuol dire lottare contro le
radici della violenza sessuale e delle uccisioni contro le donne, lottare contro
questo sistema capitalista che deve essere distrutto per liberare le donne
dall'oppressione e dal doppio sfruttamento e l'intero proletariato e masse
popolari... E le donne hanno doppie ragioni per farlo!..."